In questi giorni, i quotidiani nazionali fanno a gara nel dare informazioni sui movimenti del mega yacht di Mark Zuckerberg, il padrone di Meta. Infatti, il suo fastosissimo panfilo sta attraversando l’Italia, dalla Liguria alla Campania, con puntuali soste nelle località più esclusive. Con un servilismo che supera anche quello della specie canina rispetto ai propri padroni, è tutto un celebrare la presenza di Zuckerberg in Italia: come a dire, il principe dei principi ha scelto la nostra penisola! Dobbiamo ritenerci fortunati a essere graditi dall’imperatore no border! Non uno, salvo errore, che sollevi anche solo en passant la questione della irrisoria tassazione pagata dalla multinazionale del proprietario dello yacht. Non uno, salvo errore, che prenda in esame un aspetto a mio giudizio vistoso quanto contraddittorio: quanto inquina lo yacht dell’imperatore cosmopolita? Siamo alle solite, del resto: loro, i padroni, possono tutto, e sono del resto tra l’altro quelli che vanno ai consessi globalisti come quello di Davos su jet privati e iper-inquinanti per decidere l’agenda green da imporre dall’alto alle masse ilotizzate. Come se appunto il problema fossero sempre e solo le Panda dei lavoratori di Fiat Mirafiori e mai i loro jet privati o i loro yacht fastosi. Che la destra taccia, non stupisce, essendo da sempre la parte dei padroni. Che la sinistra ugualmente taccia, è la novità degli ultimi 30 anni, da quando cioè la sinistra stessa – mutatasi in sinistrash – è divenuta tanto quanto la destra la parte di difesa del blocco oligarchico neoliberale, la nemica giurata delle classi lavoratrici. La sinistra canta bella ciao e approva poi Mario Draghi, le bombe Nato, l’imperialismo a stelle e strisce, l’Unione Europea e, non in ultimo, il panfilo di Zuckerberg: perché si sa, per la sinistra il problema è sempre solo il fascismo, un problema di comodo perché riguardante un nemico morto e sepolto.
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