Sono passati ormai più di vent’anni dai tragici eventi del G8 di Genova. Disponiamo dunque della giusta distanza storica per valutare criticamente quei fatti, che in questi giorni sono tornati al centro della discussione. Desidero allora provare a tracciare, senza alcuna pretesa di esaustività, quella che mi piace chiamare una mini sintesi del G8 di Genova, nel tentativo non già di ricostruire la verità storica, ma semplicemente di fornire la mia personale interpretazione degli accadimenti. Anzitutto, credo che si possa ragionevolmente sostenere che i no global avevano perfettamente ragione, dato che la globalizzazione neoliberale è il nostro nemico principale oggi più che mai. I no global avevano ragione nell’indicare nella globalizzazione neoliberale la contraddizione principale, benché non disponessero degli strumenti teorici adeguati per fronteggiarla: nell’atto stesso con cui giustamente criticavano la globalizzazione, demonizzavano anche lo Stato sovrano nazionale, identificandolo con le tragedie del Novecento e non capendo che lo Stato sovrano nazionale può e deve essere la base della democrazia socialista e della resistenza alla globalizzazione, ponendosi a giusta distanza dal nazionalismo e dal cosmopolitismo. I no global avevano ragione, dicevo. Peccato che i no global di allora siano diventati i new global di oggi, dato che la sinistrash risulta oggi forse ancor più della destra la parte della infame globalizzazione selvaggia a beneficio del blocco oligarchico neoliberale sans frontières. Basti considerare che molti dei protagonisti del movimento no global sono oggi esponenti di punta del movimento new global, quello che per intenderci non contesta la globalizzazione ma – modalità Ilaria Salis, per intenderci – il fatto che non ce n’è ancora abbastanza (secondo uno stile di pensiero che trova in “Impero” di Toni Negri il proprio pionieristico caposaldo teorico). Per quel che poi riguarda le forze dell’ordine – alcune delle quali si macchiarono degli orrendi massacri a Genova, a Bolzaneto e alla Diaz -, ebbene deve essere chiaro che esse in quel contesto non difendevano la patria, lo Stato e l’interesse pubblico, come ripetono pappagallescamente gli stolti, ma difendevano i padroni del mondo riuniti a Genova in quei giorni per difendere i propri interessi di classe imposti sovranamente al mondo intero: padroni del mondo che, oggi forse anche più di ieri, lottano senza tregua contro le patrie e le nazioni e in difesa della selvaggia globalizzazione neoliberale. Una volta di più, l’antidoto alla globalizzazione neoliberale deve essere l’internazionalismo degli Stati sovrani nazionali democratici. Propongo un ulteriore rilievo. Quel che accadde a Genova nel G8, con l’orrendo massacro di chi protestava, fu l’incipit del nuovo ordine mondiale turbocapitalistico, con classismo planetario e repressione selvaggia di chi si oppone alla globalizzazione neoliberale, modalità tallone d’acciaio di Jack London. Era l’immagine perfetta del nuovo rapporto di classe, strutturato nella configurazione di un massacro di classe a senso unico dall’alto verso il basso: questa la cornice del nuovo ordine mondiale liberal-atlantista. Infine, un’ultima considerazione sui famigerati black block: coloro i quali, col volto rigorosamente coperto, incendiavano cassonetti, spaccavano vetrine ampiamente assicurate e in tal maniera legittimavano in modo tutto fuorché neutro la risposta repressiva delle forze dell’ordine ai danni di chi protestava pacificamente. Curiosamente le forze dell’ordine non si scagliarono mai contro i black block, che poterono compiere indisturbati le loro malefatte esecrabili. Ciò mi permette di sostenere che i black block erano funzionali al potere, se non direttamente creati in vitro e messi in opera dal potere stesso al fine di delegittimare la protesta e di legittimare la sua repressione da parte delle forze dell’ordine. Insomma, abbiamo molto da imparare anche oggi dalle vicende del G8 di Genova.
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