Mark Rutte, ex premier olandese, è diventato il nuovo segretario generale della Nato. Prende il posto di Stoltenberg. Rutte, come certo ricorderete, è stato un rapace falco dell’austerity, un euroinomane e austerico a tutto tondo: sostenitore integralista del verbo neoliberale, intransigente alfiere delle politiche repressive sul piano economico a nocumento dei paesi mediterranei, Rutte fa parte di quella schiatta di uomini nati per comandare. Per certi versi e con i dovuti distinguo, lo si potrebbe idealmente accostare alla figura del nostrano euroinomane Mario Draghi, l’unto dai mercati. Come Draghi, in effetti, anche Rutte deve sempre e comunque comandare, quasi come se appartenesse a una schiatta di uomini superiori, che a prescindere dal consenso popolare debbono necessariamente occupare i posti di comando. L’ordine global-liberista è cosiffatto, che i suoi corifei, anche quando non vengono eletti e votati, debbono comunque rimanere in un modo o nell’altro sulla plancia di comando, perché sono funzionali allo status quo. Vedremo ora come si comporterà Rutte in qualità di nuovo segretario della NATO, che poi altro non è se non il braccio armato dell’imperialismo della civiltà dell’hamburger. Continuerà sulla linea bellicista di Stoltenberg? Finora abbiamo conosciuto l’ex premier olandese per la sua aggressività economica, che gli è valsa la qualifica poco gratificante di falco. Staremo ora a vedere se, come ci pare prevedibile, la stessa aggressività rapace lo contraddistinguerà anche sul piano bellico, ponendolo peraltro in netta continuità con l’operato dell’uscente Stoltenberg, quello che finora ha sostenuto con zelo le ragioni dell’imperialismo di Washington peraltro contrabbandando orwellianamente la guerra come pace.
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