La situazione politica in Francia, alla luce delle ultime elezioni, risulta letteralmente esplosiva e altamente instabile. I principali quotidiani europei parlano unicamente della sconfitta della Le Pen, omettendo di segnalare che il vero sconfitto è Macron. Il quale ha battuto, è vero, la Le Pen, ma è stato a sua volta superato nettamente da Mélenchon e dal Fronte Popolare. Insomma, i francesi hanno detto in larga parte no al neoliberismo imperialistico del prodotto in vitro dei Rothschild, colui il quale voleva addirittura inviare le truppe in Ucraina a combattere e magari anche a sacrificarsi sull’altare dell’imperialismo della civiltà del dollaro. In un mondo vagamente sensato e finalmente libero dallo schema ingannatorio di destra e sinistra, Mélenchon e Le Pen dovrebbero allearsi e governare insieme, escludendo Macron e il pestilenziale fronte unico liberista e atlantista, mettendo al centro il lavoro e la sovranità, l’identità e i diritti sociali, l’internazionalismo degli Stati sovrani nazionali e la difesa dei ceti medi e delle classi lavoratrici. Mi rendo perfettamente conto che, allo stato dell’arte, si tratta di pura utopia. Ma se volessimo ragionare in chiave chimerica, sulle orme del Cecco Angiolieri di “S’i’ fosse foco”, potremmo davvero sviluppare questa ipotesi decisamente controvento e rivoluzionaria, peraltro in linea con quanto andiamo da anni sostenendo: lo schema dicotomico di destra e sinistra risulta oggi soltanto un cadavere concettuale, buono a garantire l’eterno trionfo dell’estremo centro neoliberale e a neutralizzare ogni possibile alternativa all’ordine turbocapitalistico dominante con imperialismo incorporato. Se solo si prendesse una buona volta coscienza del fatto che, nel nuovo scenario che stiamo vivendo, la contrapposizione è quella tra alto e basso, tra aristocrazia finanziaria e masse nazionali popolari ilotizzate; se solo una buona volta si capisse che la contrapposizione di destra e sinistra oggi mette solo in scena l’alternanza senza alternativa, figurando le due parti come le ali dell’aquila neoliberale e come propaggini del dominio della classe transnazionale capitalistica; ebbene, se si capisse davvero questo, sarebbe finalmente possibile compiere la rivoluzione copernicana della politica, abbandonando Il pensiero politico tolemaico, e articolare un concreto progetto di emancipazione del basso e delle masse nazionali popolari. Mi rendo conto che si tratta di mera utopia, ma come sapeva l’antico Eraclito, “se l’uomo non spera l’insperabile non lo troverà”.
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