FILOSOFI E UMORISMO
“Non vi è comicità al di fuori di ciò che è propriamente umano” (H. Bergson, Il riso)
CITAZIONI
Ad Alcibiade che gli diceva che il minaccioso brontolio di Santippe era insopportabile, Socrate replicò:’Ma io mi ci sono abituato, come se udissi il rumore incessante di un argano. E tu – soggiunse – non sopporti lo starnazzare delle oche?’. E poiché Alcibiade obiettò:’Ma esse mi producono uova e paperi’, Socrate replicò:’Ma anche a me Santippe genera i figli'” (Diogene Laerzio, “Vite dei filosofi” II, 36-37).
Non è vero che ridere è segno di immoralità e che il riso “abbonda sulla bocca degli stolti”, come ha per secoli sostenuto una certa corrente di pensiero. Secondo un’antica tradizione, a Eraclito, il filosofo che piange, è contrapposto Democrito, il filosofo che ride di tutto e di tutti. E che dire poi delle grandi risate dei cinici? Di loro si diceva: “ridendo castigant mores”, ossia “ridendo castigano i costumi”. Infatti, col loro riso dissacrante, essi attaccavano impietosamente tutte le abitudini tradizionali mostrandone l’assurdità.
LE MORTI DEI FILOSOFI
Mentre una volta prendeva il sole, Alessandro Magno sopraggiunto e fattogli ombra disse: “Chiedimi quel che vuoi”. E Diogene, di rimando: “Lasciami il mio sole”.
Come sono morti i filosofi?
[Si ringraziano gli amici del newsgroup e del forum di filosofia per la collaborazione. Un ringraziamento speciale va a Davide Guerra].
TALETE: affogato
ANASSIMENE: soffocato
ANASSIMANDRO: sorseggiando una “Apeiron” Soda
PITAGORA: dava i numeri
ERACLITO: ridotto a frammenti
CRATILO: è stato visto scorrere via
PARMENIDE: schiacciato da un’enorme sfera
MELISSO: immobilizzato
ZENONE DI ELEA: massacrato da Achille a colpi di guscio di tartaruga in testa
DEMOCRITO: atomizzato
EMPEDOCLE: “mbeh? non avete mai visto scomporsi quattro elementi?”
ANASSAGORA: disseminato
GORGIA: “non è vero!”
PROTAGORA: ti sembro morto? Allora per te lo sono!
SOCRATE: “siete sicuri di aver finito il thé?”
TRASIMACO: alla fine ha scoperto che non era lui il più forte…
PLATONE: radioattività (si espose all’iperuranio)
ARISTOTELE: morte naturale
EPICURO: di piacere
ARCHIMEDE: affogato nella vasca da bagno
GLI STOICI: conflagrati dal primo all’ultimo
DIOGENE DI SINOPE: di cimurro (secondo altri: di botte)
EPITTETO: fu una morte da manuale
LUCIANO DI SAMOSATA: ha riso troppo
PIRRONE: “e chi t’ha detto che son morto?”
PLOTINO: “tutto è uno, in due eravamo decisamente troppi”
PORFIRIO: crisi di astinenza
AGOSTINO DI IPPONA: “confesso di non sentirmi troppo bene”
SCOTO ERIUGENA: di vergogna, quando ha scoperto il suo vero nome (Scroto Eriugena…) PSEUDO-DIONIGI: asfissiato dal cattivo odore da lui stesso emanato (fu per questo detto Dionigi l’Areofagita)
PIETRO LOMBARDO: ultima sentenza: condannato a morte
ANSELMO DA AOSTA: tumore (la famosa “prova oncologica”)
GUGLIELMO DA OCKHAM: radendosi
ROSCELLINO: era solo un nome
ROBERTO GROSSATESTA: emicranie (altri dicono insolazione)
BURIDANO: da vero asino
RAIMONDO LULLO: è stato scombinato
DUNS SCOTO: morte univoca
AL GAZALI: si è autodistrutto quando ha scoperto di essere un filosofo
MAIMONIDE: e chi lo sa? La sua morte lascia perplessi… GROSSATESTA: abbagliato
MACHIAVELLI: fece una morte principesca
MONTAIGNE: saggiamente
TOMMASO CAMPANELLA: di insolazione
TELESIO: indebito passaggio dal troppo caldo al troppo freddo
FRANCESCO BACONE: sacrificato ad un idolo
CARTESIO: ha smesso di pensare
PASCAL: per una scommessa persa
GEULINCX: gli si ruppe l’orologio
MALEBRANCHE: per una causa occasionale
TORRICELLI: svuotato
GALILEI: l’hanno ucciso colpendolo… e pare abbia affermato: “eppur si muore”
NEWTON: mela avvelenata
HOBBES: attaccato a tradimento da un licantropo (il famoso homo homini lupus)
BERKELEY: ha smesso di percepire.
LOCKE: la sua era una vita senza sostanza
SPINOZA: non poteva andare diversamente
LEIBNIZ: ha fatto la miglior morte possibile
VICO: “di che vi preoccupate? son già venuto e andato molte altre volte!”
BENTHAM: era inutile
HUME: per contagio, anche se ci era abituato
ADAM SMITH: schiaffo di una mano invisibile.
LA METTRIE: non cambiò l’olio sulla macchina
VOLTAIRE: candidamente (altri dicono ingenuamente)
ROUSSEAU: quel selvaggio non era poi così buono…
MANDEVILLE: attaccato da uno sciame di api infuriate
KANT: la sua situazione era critica
BURKE: in maniera sublime.
FICHTE: è stato colpito da fortissime fitte, anzi fichte…
SCHELLING: con un colpo di pistola
HEGEL: fenomenologia di uno spirito
HÖLDERLIN: a forza di celebrare il dolore…
MAINE DE BIRAN: era da un po’ che sentiva uno strano senso interno…
LEOPARDI: naufragato
SPENCER: assassinato, ma l’assassino resta Inconoscibile
SCHOPENHAUER: volontariamente
KIERKEGAARD: s’era stufato di esistere
FEUERBACH: alienato
DILTHEY: dopo il vissuto…
DARWIN: non era abbastanza evoluto (non ha superato la selezione)
COMTE: era ormai all’ultimo stadio
ARDIGO‘: assassino ignoto.
NIETZSCHE: “me ne vado, ma ritornerò”
MARX: pena capitale
STIRNER: beh, almeno in questo non è stato l’unico
FREUD: alla fine l’ha vinto la pulsione di morte
SOREL: di morte violenta
BOUTROUX: in contingenze poco chiare
HUSSERL: omicidio preter-intenzionale
SPENGLER: tramontato
WEBER: è Stato
BERGSON: travolto da una valanga
SIMMEL: che tragedia!
MARCEL: che mistero!
CASSIRER: è stata una morte simbolica
JASPERS: si è trasceso
HEIDEGGER: sentiero interrotto
WITTGENSTEIN: mal-tractatus
LABRIOLA: a volte dal cielo non cascano solo le idee…
CROCE: dialettica degli estinti
GENTILE: non era più attuale
EINSTEIN: giocando a dadi con Dio
BACHELARD: s’è rotto
FREGE: “e chi se ne frege della morte?”
SARTRE: di nausea
CAMUS: di peste
HORKHEIMER: eclissato
ADORNO: “il Tutto è falso e va negato, e io stesso sono nel Tutto: quindi….”
FOUCAULT: è morto l’uomo e lui con esso
LACAN: s’è visto allo specchio
SCHMITT: che sia stato il nemico?
KELSEN: positivamente (altri dicono mangiando un piatto di pasta alla norma…)
LÖWITH: fine della storia
GADAMER: era solo un’interpretazione
SCHELER: s’è accorto che la vita non era poi un gran valore
ARENDT: all’inizio sembrava solo un male banale, e invece…
MARCUSE: si sdoppiò in due dimensioni
POPPER: è stato falsificato
KUHN: la sua esistenza era solo un paradigma
BLOCH: era un caso senza speranza
HANS JONAS: comportamento irresponsabile
DERRIDA: decostruito
SEVERINO: non è mai nato, perciò non può nemmeno morire
ANTONIO NEGRI: travolto da una moltitudine
VATTIMO: era un po’ che si sentiva debole
RICOEUR: ha intrapreso una ‘via lunga’, ma non abbastanza
NOLTE: non è stato revisionato.
RAWLS: soffocato da un velo
SEARLE: al ristorante cinese
NOZICK: pare sia stato un poliziotto…
GIRARD: sacrificato
COME VA?
il divorzio risale probabilmente alla stessa epoca del matrimonio. Ritengo, comunque, che il matrimonio sia più antico di qualche settimana (Voltaire)
[Tratto da “Il secondo diario minimo” di Umberto Eco, con aggiunte apocrife ].
1. Icaro: “Uno schianto”
2. Proserpina: “Mi sento giù”
3. Prometeo: “Mi rode…”
4. Teseo: “Finché mi danno corda…”
5. Edipo: “La mamma è contenta”
6. Damocle: “Potrebbe andar peggio”
7. Priapo: “Cazzi miei”
8. Ulisse: “Siamo a cavallo”
9. Omero: “Me la vedo nera”
10. Eraclito: “Va, va…”
11. Parmenide: “Non va”
12. Talete: “Ho l’acqua alla gola”
13. Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”
14. Gorgia: “Mah!”
15. Demostene: “Difficile a dirsi”
16. Pitagora: “Tutto quadra”
17. Ippocrate: “Finché c’è la salute…”
18. Socrate: “Non so”
19. Diogene: “Da cani”
20. Platone: “Idealmente”
21. Aristotele: “Mi sento in forma”
22. Plotino: “Da Dio”
23. Catilina: “Finché dura…”
24. Epicuro: “Di traverso”
25. Muzio Scevola: “Se solo mi dessero una mano…”
26. Attilio Regolo: “Sono in una botte di ferro”
27. Fabio Massimo: “Un momento…”
28. Giulio Cesare: “Sa, si vive per i figli, e poi marzo è il mio mese preferito…”
29. Lucifero: “Come Dio comanda”
30. Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
31. Geremia: “Sapesse, ora le dico…”
32. Noè: “Guardi che mare…”
33. Onan: “Mi accontento”
34. Mosè: “Facendo le corna…”
35. Cheope: “A me basta un posticino al sole…”
36. Sheherazade: “In breve, ora le dico…”
37. Boezio: “Mi consolo”
38. Carlo Magno: “Francamente bene”
39. Dante: “Sono al settimo cielo”
40. Giovanna d’Arco: “Si suda”
41. San Tommaso: “Tutto sommato bene”
42. Erasmo: “Bene da matti”
43. Colombo: “Si tira avanti”
44. Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
45. Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
46. Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
47. Cartesio: “Bene, penso”
48. Berkeley: “Bene, mi sembra”
49. Hume: “Credo bene”
50. Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
51. Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che…”
52. Galileo: “Gira bene”
53. Torricelli: “Tra alti e bassi”
54. Pontorno: “In una bella maniera”
55. Desdemona: “Dormo tra due guanciali…”
56. Newton: “Regolarmente”
57. Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
58. Spinoza: “In sostanza, bene”
59. Hobbes: “Tempo da lupi”
60. Vico: “Va e viene”
61. Papin: “Ho la pressione alta”
62. Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
63. Franklin: “Mi sento elettrizzato”
64. Robespierre: “Cè da perderci la testa”
65. Marat: “Un bagno”
66. Casanova: “Vengo”
67. Goethe: “C’è poca luce”
68. Beethoven: “Non mi sento bene”
69. Shubert: “Non mi interrompa, per Dio”
70. Novalis: “Un sogno”
71. Leopardi: “Sfotte?”
72. Foscolo: “Dopo morto, meglio”
73. Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
74. Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
75. Sade: “A me bene”
76. D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
77. Kant: “Situazione critica”
78. Hegel: “In sintesi, bene”
79. Schopenhauer: “La volontà non manca”
80. Cambronne: “Boccaccia mia…”
81. Marx: “Andrà meglio…”
82. Carlo Alberto: “A carte 48”
83. Paganini: “L’ho già detto”
84. Darwin: “Ci si adatta”
85. Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
86. Nievo: “Le dirò, da piccolo…”
87. Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
88. Mallarme‘: “Sono andato in bianco”
89. Proust: “Diamo tempo al tempo”
90. Henry James: “Secondo i punti di vista”
91. Kafka: “Mi sento un verme”
92. Musil: “Così così”
93. Joyce: “Fine yes yes yes”
94. Nobel: “Sono in pieno boom”
95. Larousse: “In poche parole, male”
96. Curie: “Sono raggiante”
97. Dracula: “Sono in vena”
98. Croce: “Non possiamo non dirci in buone condizioni di spirito”
99. Picasso: “Va a periodi”
100. Lenin: “Cosa vuole che faccia?”
101. Hitler: “Forse ho trovato la soluzione”
102. Heisemberg: “Dipende”
103. Pirandello: “Secondo chi?”
104. Sotheby: “D’incanto”
105. Bloch: “Spero bene”
106. Freud: “Dica lei”
107. D’Annunzio: “Va che è un piacere”
108. Popper: “Provi che vado male”
109. Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
110. Fermi: “O la va o la spacca”
111. Camus: “Di peste”
112. Matusalemme: “Tiro a campare”
113. Lazzaro: “Mi sento rivivere”
114. Giuda: “Al bacio”
115. Ponzio Pilato: “Fate voi”
116. San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
117. Nerone: “Guardi che luce”
118. Maometto: “Male, vado in montagna”
119. Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
120. Orlando “Scusi, vado di furia”
121. Cyrano: “A naso, bene”
122. Volta: “Più o meno”
123. Pietro Micca: “Non ha letto che è vietato fumare”
124. Jacquard: “Faccio la spola”
125. Malthus: “Cè una ressa…”
126. Bellini: “Secondo la norma”
127. Lumiere: “Attento al treno!”
128. Gandhi: “L’appetito non manca”
129. Agatha Christie: “Indovini”
130. Einstein: “Rispetto a chi?”
131. Stakanov: “Non vedo l’ora che arrivi ferragosto…”
132. Rubbia: “Come fisico, bene”
133. Sig.ra Riello: “Sono stufa!”
134. La Palisse: “Va esattamente nella maniera in cui va”
135. Shakespeare: “Ho un problema: va bene o non va bene?”
136. Alice: “Una meraviglia”
137. Dr. Zap: “Bene, la sai l’ultima?”
BATTUTE DEI FILOSOFI
L’intelligenza è invisibile per l’uomo che non ne possiede. (Schopenhauer)
Raccogliamo qui una ricca serie di battute divertenti sui e dei filosofi.
Cominciamo da Talete , considerato il primo dei filosofi e uno dei Sette Savi. Su lui ci sono molti aneddoti ed io ne cito solo alcuni: “… altri dicono che non era sposato e che aveva adottato il figlio di una sorella. Avendogli qualcuno domandato perché non volesse aver figli, rispose: ‘Per l’amore che porto loro’. E narrano che alla madre che voleva costringerlo a sposarsi rispondesse:’Non è ancora tempo’. E una volta in età avanzata, alle sue insistenze, replicasse:’Ormai non è più tempo’. ” (cfr. Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, I,26) “…diceva che tra la morte e la vita non v’è alcuna differenza; qualcuno gli replicò: ‘E tu perché non muori, allora?’. E Talete:’Proprio perché non c’è nessuna differenza’ ” (cfr. Diogene Laerzio,Op. cit., I,35). “A chi chiedeva che cosa fosse nato prima, la notte o il giorno, rispondeva: ‘la notte, un giorno prima’ ” (cfr. Diogene Laerzio, ibidem, I,36). Passiamo poi a Pitagora , fondatore, secondo Diogene Laerzio, della filosofia italica. “Raccontano che una volta, passando, avesse avuto compassione di un cagnolino che veniva maltrattato ed avesse detto queste parole:’Smetti di batterlo, perché è l’anima di un amico che ho riconosciuto alla voce’ ” (cfr. Diogene Laerzio, VIII,36). “un altro episodio della vita di Pitagora narra Ermippo. Racconta, infatti, che, giunto in Italia, si sia costruita un’abitazione sotterranea ed abbia dato incarico alla madre di prendere nota degli avvenimenti, su una tavoletta, con l’indicazione cronologica, e di mandargliela giù fino a quando non fosse tornato sulla terra: e che questo appunto abbia fatto la madre. Dopo un certo tempo, Pitagora ritornò alla luce, scarno e ridotto ad uno scheletro; entrato nella pubblica assemblea dichiarò di essere giunto dall’Ade e fra l’altro lesse loro quanto era accaduto. Essi turbati da quel che diceva piangevano e davano in lamenti e credevano che Pitagora fosse una divinità…” (cfr. D. L. VIII, 41). Di Senofane di Colofone, è tramandato da Plutarco che “Senofane rispose ad uno che gli aveva raccontato di aver visto delle anguille vivere nell’acqua calda.’Vuol dire che allora le cuoceremo nell’acqua fredda? ” (cfr. I Presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di A. Pasquinelli, Torino, Einaudi, 1976, p. 125, DK 17). Su Eraclito ci è tramandata, tra le altre, questa battuta : “Si narra che, quando gli fu chiesto perché tacesse, rispose: ‘Perché voi possiate chiacchierare'”(cfr. D.L., IX, 12). Su Socrate , maestro di ironia e di sapienza, gli aneddoti si sprecano: “una volta, sopportando i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meravigliava del suo atteggiamento paziente, rispose: ‘Se mi avesse preso a calci un asino, l’avrei forse condotto in giudizio?’. (cfr. D.L., II, 21). “Interrogato se bisognasse sposarsi o no, rispose:’In entrambi i casi, ti pentirai'(cfr. D.L:, II, 33). E’ rimasto proverbiale il suo rapporto con la moglie Santippe: “Alla moglie che gli disse:’Tu muori innocente’, ribattè:’E tu volevi che io morissi colpevole?’ ” (cfr. D.L., II, 35). “Una volta Santippe prima l’ingiuriò, poi gli versò addosso l’acqua; egli commentò:’Non dicevo che il tuono di Santippe sarebbe finito in pioggia?’ “… Ad Alcibiade che gli diceva che il minaccioso brontolio di Santippe era insopportabile, replicò:’Ma io mi ci sono abituato, come se udissi il rumore incessante di un argano. E tu – soggiunse – non sopporti lo starnazzare delle oche?’. E poiché Alcibiade obiettò:’Ma esse mi producono uova e paperi’, Socrate replicò:’Ma anche a me Santippe genera i figli'” (cfr. D.L., II, 36-37). Riguardo a Platone , “dice Eraclide che in età giovanile era così pudico e composto che non fu mai visto ridere smoderatamente. Pur essendo tale, anche Platone fu tuttavia schernito dai comici” (cfr. D.L., III, 26). “Si narra che Platone abbia visto un tale che giocava a dadi e l’abbia rimproverato: costui oppose che la posta era piccola. Platone di rimando: ‘Ma l’abitudine non è cosa piccola’. …Si dice anche che ad uno dei suoi servi disse:’Ti avrei sferzato, se non fossi adirato ” (cfr. D.L. III, 39). Su Aristotele Diogene Laerzio scrive quanto segue: “Gli fu domandato quale vantaggio ricevano i mentitori ed Aristotele rispose: ‘Quello di non essere creduti, quando dicono la verità’. …Interrogato su che cosa invecchi presto, rispondeva:’La gratitudine’. Gli fu chiesto che cosa sia la speranza e la sua risposta fu:’Sogno di un uomo sveglio’. …A chi gli chiese perché conversiamo molto tempo con le persone belle, rispose: ‘E’ la domanda di un cieco’. …Ad un cicalone che gli aveva versato addosso un fiume di parole e che gli chiedeva se le sue ciance lo avessero offeso, rispose: ‘Niente affatto, per Zeus! Mentre parlavi, ad altro badavo’. (cfr. D.L., V, 17-21). Riguardo Epicuro , Diogene Laerzio scrive che aveva un carattere d’oro: era buono, moltissimi gli erano amici, mostrava gratitudine verso i suoi genitori ed era generoso verso i fratelli, mite nei confronti dei servi, devoto verso gli dèi e pieno di amor di patria (cfr. D.L:, X, 9-10). In punto di morte, scrisse ancora una lettera a Idomeneo dicendo:”In questo giorno beato, che è anche l’ultimo della mia vita, vi scrivo queste righe. I dolori derivanti dalla stranguria e dalla dissenteria non mi hanno lasciato mai né hanno mai sminuito la loro intensa violenza. Ma a tutti questi mali resiste la mia anima, lieta nella memoria dei nostri colloqui del passato. …” (cfr. D.L. X, 22). Se questo non è prendere la vita con umorismo… Vi è poi molto da dire su Diogene di Sinope , filosofo del “proletariato greco”, la cui filosofie consiste essenzialmente in battute caustiche e mordaci: ” una volta vide un topo correre qua e là , senza mèta (non cercava un luogo per dormire nè aveva paura delle tenebre nè desiderava alcunché di ciò che si ritiene desiderabile) e così escogitò il rimedio alle sue difficoltà . Secondo alcuni , fu il primo a raddoppiare il mantello per la necessità anche di dormirci dentro , e portava una bisaccia in cui raccoglieva le cibarie ; si serviva indifferentemente di ogni luogo per ogni uso , per far colazione o per dormirci o per conversare . E soleva dire che anche gli Ateniesi gli avevano procurato dove potesse dimorare : indicava il portico di Zeus e la Sala delle processioni . In un primo tempo si appoggiava al bastone solo quando era ammalato , ma successivamente lo portava sempre , non tuttavia in città , ma quando camminava lungo la strada , insieme con la bisaccia ( … ) . Una volta aveva ordinato ad un tale di provvedergli una casetta ; poichè quello indugiava , egli si scelse come abitazione una botte , come attesta egli stesso nelle Epistole . E d’estate si rotolava sulla sabbia ardente , d’inverno abbracciava le statue coperte di neve , volendo in ogni modo temprarsi alle difficoltà ( … ) . Una volta vide un fanciullo che beveva nel cavo delle mani e gettò via dalla bisaccia la ciotola , dicendo : “Un fanciullo mi ha dato lezione di semplicità” . buttò via anche il catino , avendo pure visto un fanciullo che , rotto il piatto , pose le lenticchie nella parte cava di un pezzo di pane . Ecco come ragionava : “Tutto appartiene agli dei ; i sapienti sono amici degli dei ; i beni degli amici sono comuni . Perciò i sapienti posseggono ogni cosa” . Una volta vide una donna che supplicava gli dei in atteggiamento piuttosto sconveniente e le disse : “Non pensi , o donna , che il dio può stare dietro di te , poichè tutto é pieno della sua presenza , e che tu debba vergognarti di pregarlo scompostamente ? ” ( … ) . In ogni modo egli era senza città , senza tetto , bandito dalla patria , mendico , errante , alla ricerca quotidiana di un tozzo di pane . Era solito dire di opporre alla fortuna il coraggio , alla convenzione la natura , alla passione la ragione . Mentre una volta prendeva il sole , Alessandro Magno sopraggiunto e fattogli ombra disse : “Chiedimi quel che vuoi” . E Diogene , di rimando : “Lasciami il mio sole ” . Così rispose ad un tale che sosteneva che non esistesse il movimento : si alzò e si mise a camminare. Il sovrano Alessandro , per farsi gioco di lui che veniva chiamato il cinico per le sue maniere “cagnesche” , gli mandò un vassoio pieno di ossi e lui lo accettò e gli mandò a dire : “Degno di un cane il cibo, ma non degno di re il regalo” . Sempre su Diogene, scrive Seneca: A Diogene scappò via l’unico schiavo ed egli non ritenne cosa così importante riportarlo indietro, mentre gli veniva indicato: “è vergognoso” disse “che Mane possa vivere senza Diogene, e Diogene non possa vivere senza Mane!”. Mi sembra che abbia detto: “Occupati dei tuoi affari, o fortuna, ormai da parte di Diogene non c’è più nulla di tuo: mi è scappato lo schiavo, anzi me ne sono andato io, libero”. Descartes ovvero Cartesio inizia il suo famoso Discorso sul metodo con una affermazione che, a ben vedere, è alquanto spiritosa: “Il buon senso è la cosa nel mondo meglio ripartita: ciascuno, infatti, pensa di esserne ben provvisto…” (I,1). Non è forse un modo sarcastico di dire che tutti ci crediamo ben forniti di buon senso? Nella realtà invece… Nell’era dell’illuminismo, Voltaire si scatenò in vere e proprie disfide di battute, ironizzando sullo stesso concetto di filosofia: ” Quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è filosofia. ” Ma non solo: egli ironizzò anche sul matrimonio, asserendo: ” il divorzio risale probabilmente alla stessa epoca del matrimonio. Ritengo, comunque, che il matrimonio sia più antico di qualche settimana. ” Un teologo assai in vista nel XVIII secolo, criticò i “Nuovi saggi sull’intelletto umano” di Leibniz scorgendo in essi una velata forma di ateismo: si dice che quando i due si incontrarono il teologo si vantò di aver scoperto il vero proposito dell’opera di Leibniz e che questi, in risposta, gli disse con ironia: “Voi sì che avete capito tutto!”. Nel secolo dei “Lumi”, Kant , che per tutta la vita rimase scapolo, ebbe modo di ironizzare sul gentil sesso; proprio lui, che aveva elevato a principio il coraggio di servirsi del proprio intelletto contro ogni pregiudizio e autorità, sembra perdere con le donne il lume della ragione quando afferma che ” le donne dotte adoperano i libri pressapoco come l’orologio, che esse portano per far vedere che ne hanno uno, sebbene di solito esso sia fermo o non vada con il sole “; tuttavia, Kant stesso faceva notare acutamente che ” tutto ciò che è stato scritto dagli uomini sulle donne deve essere ritenuto sospetto dal momento che essi sono ad un tempo giudici e parti in causa “. Autore di mordaci battute contro il sesso femminile fu, nell’Ottocento, Schopenhauer (che di Kant si dichiarava seguace), il quale scrisse addirittura un opuscolo sull’argomento ( L’arte di trattare le donne ): egli fa ad esempio notare che ” fra uomini esiste, per natura, soltanto indifferenza; ma fra donne, già per natura, vi è inimicizia… anche solo incontrandosi per strada, si guardano a vicenda come guelfi e ghibellini “; sempre Schopenhauer, di fronte all’insuccesso che nei primi tempi riscuoteva la sua filosofia, potè notare ironicamente: ” ” io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto ” . Norman Malcom, che fu allievo di Wittgenstein , ci ha lasciato un interessante ritratto del filosofo: ” Wittgenstein, è il caso di ricordarlo, affermò una volta che si sarebbe potuto scrivere un’opera filosofica valida composta interamente di battute di spirito (senza essere faceta). Un’altra volta disse che un trattato filosofico avrebbe potuto contenere solo domande (senza risposte). Nei suoi scritti usò largamente entrambi i metodi. Ad esempio: ‘Perché un cane non può simulare il dolore? E’ troppo onesto?’ (Ricerche filosofiche, parte 1^, parag. 250, Einaudi, Torino 1974, p. 120) ” (cfr. N. Malcom, Ludwig Wittgenstein, Bompiani, Milano 1974, p. 47). Una volta Wittgenstein affermò : “davvero non riesco a capire come si possa leggere Mind [ rivista filosofica, n.d.r.] invece di Street & Smith [ rivista di gialli,n.d.r. ]. Se la filosofia ha qualcosa a che vedere con la saggezza, senza dubbio in Mind non ce n’è neppure un granello, mentre spesso se ne trova un granello nei racconti polizieschi” (cfr. N. Malcom, Op.cit., p. 55). Malcom riferisce un episodio che lo riguarda : “Nell’autunno del 1940 divenni professore a Princeton, e Wittgenstein mi scrisse:’Le auguro buona fortuna, soprattutto nel suo lavoro all’università…Solo per miracolo riuscirà a svolgere un lavoro onesto insegnando filosofia…’ ” (cfr. Ibidem, p. 56). Il filosofo Bertrand Russell diceva a riguardo del lavoro: ” Uno dei sintomi dell’arrivo di un esaurimento nervoso e’ la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro. ” Sempre Russell scrisse: Tutti sanno la storia di quel padre che, bastonando il figlio, gli diceva: “Figlio mio, credimi, fa più male a me che a te”. Al che il figlio rispose: “Allora, papà, perchè non lasci che ti bastoni io?” Concluderei con Umberto Eco, il quale, pur non essendo un filosofo di professione, è un cultore dell’umorismo più fine. Eccovi alcune battute da Filosofi in libertà (cfr. U. Eco, Il secondo diario minimo, Bompiani, Milano 1992,pp. 203 ss.): – Tutti gli uomini sono mortali, Socrate è uomo, ergo Socrate è mortale…- Ah, deduttore! – Schopenhauer da piccolo: – Ma che bel bambinone! E com’è che cresci così, dimmi un po’? – Volontà, signora, tutta volontà… – Nietzsche alla biglietteria della stazione: Un biglietto di andata e eterno ritorno… – Gentile in confessione: …E poi ho commesso un atto puro… – Boutroux va dal datore di lavoro: – E poi naturalmente pretendo l’indennità di contingenza…
Bertrand Russell per spiegare la critica popperiana dell’induzione ricorreva ad un esempio esilarante: “Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nellallevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così, arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni le più disparate. Finché la sua coscienza induttivista fu soddisfatta ed elaborò uninferenza induttiva come questa: “Mi danno il cibo alle 9 del mattino”. Purtroppo, però, questa conclusione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato”.
IMMAGINI “SPIRITOSE”
Vivere vuol dire per noi trasformare costantemente in luce e fiamme tutto quel che siamo.(Nietzsche, “Gaia scienza”, 3)
Quello a sinistra è il vetusto Pitagora, quello a destra è il famigerato Bin Laden… che spaventosa somiglianza!!! A unirli forse sono i numeri: Pitagora ha elaborato una filosofia dei numeri, Bin Laden… ha dato i numeri!
Ecco qui l’illuminato Immanuel Kant, vertice insuperato dell’Illuminismo, e il lampadato Silvio Berlusconi, su cui si possono dire tante cose…
Saddam Hussein e Karl Marx… che somiglianza! Solo fisica, naturalmente.
Il Superuomo Nietzsche sta per spiccare il volo! Altro che “fedeltà alla terra”, sta per raggiungere le regioni celesti!
Socrate in versione da “boss” mafioso… oh, ecco il vero motivo per cui è finito in carcere!
Hegel versione giocattolo: un bel balocco “spirituale” da acquistare ai bambini per renderli più “filosofici”!
Marx fa la linguaccia…
INTERVISTA DOPPIA A PLATONE E AD ARISTOTELE
Aristocle |
Nome |
Aristotele |
Platone |
Soprannome |
Il Filosofo |
Atene |
Nato a |
Stagira |
Filosofo |
Occupazione |
Filosofo |
Socrate |
Amico del cuore |
Teofrasto |
Quel materialista di Democrito! |
Peggior nemico |
mmm… non saprei! |
Quella ideale! |
Città preferita? |
Atene |
Beh, direi che sono… originale! |
Cosa pensi di te stesso? |
Sono meglio di Platone! |
Promette bene… speriamo che continui su questa linea! |
Cosa pensi dell’altro?
|
Tante idee, pochi fatti… la sua teoria delle idee proprio non mi convince! |
Dialogare! |
Cosa ami? |
La natura! |
Mi hanno deluso entrambe… |
Democrazia o Aristocrazia? |
Democrazia |
E’ nei miei dialoghi… |
Cosa pensi della verità? |
E’ più amica lei di Platone! |
Conoscere è ricordare |
Motto |
La natura non fa nulla invano |
Ogni filosofo che si rispetti ce l’ha!!! |
Perché porti la barba? |
Perché non hanno ancora inventato i rasoi… |
Un ciarlatano! |
Che ne pensi di Omero? |
Qualcosa di vero l’ha pure detto… |
Dio ce ne scampi! |
E delle donne? |
Anche la natura commette qualche errore… |
E me lo chiedi? |
Meglio Anassagora o Democrito? |
Anassagora, è più intelligente. |
Nell’Iperuranio |
Vacanza ideale? |
Immerso nella natura |
Guidare le bighe (alate) |
Sport preferito? |
Passeggiare |
Carini, ma la mia filosofia va cercata altrove |
Cosa ne pensi dei tuoi scritti? |
Vi consiglio di leggere anche quelli destinati alla pubblicazione! |
Far diventare filosofi i re, o viceversa |
Il tuo obiettivo? |
Pensare, pensare, pensare |
Ragione, ma senza eliminare le passioni! |
Passioni o ragione? |
Idem |
Certo che sì, chiedetelo al mio amico Er! |
C’è una vita dopo la morte? |
Mah, è un problema un po’ delicato… provate a chiederlo ai miei commentatori! |
Naturale |
Un aggettivo per definire l’altro? |
Ideale |
Arrivederci! Non leggete troppo, perchè la scrittura inganna… |
Bene. Salutate e date un consiglio. |
Ciao a tutti! Leggetemi!!! |
IPOTETICO DIALOGO TRA MARX E POPPER
I due carissimi Karl & Karl
Oltre un secolo di distanza non ha impedito a Karl Marx e a Karl Popper di confrontarsi sul mondo globale. Ecco che cosa si sono detti
degli autori de Il Capitale e La società aperta e i suoi nemici
KARLMARX: Dove la produzione capitalistica ha acquistato piena cittadinanza fra noi, per esempio nelle fabbriche vere e proprie, le condizioni sono molto peggiori di quel che sono in Inghilterra, poiché manca il contrappeso della legislazione sulle fabbriche. In tutte le altre sfere siamo tormentati, come tutto il resto dell’Europa occidentale continentale, non solo dallo sviluppo della produzione capitalistica, ma anche dalla mancanza di tale sviluppo. Oltre le miserie moderne, ci opprime tutta una serie di miserie ereditarie, che sorgono dal vegetare di modi di produzione antiquati e sorpassati, che ci sono stati trasmessi col loro corteggio di rapporti sociali e politici anacronistici. Le nostre sofferenze vengono non solo dai vivi, ma anche dai morti.
Le mort saisit le vif!
A confronto di quella inglese, la statistica sociale della Germania e della restante Europa occidentale che fa parte del continente, è miserabile. Tuttavia solleva il velo proprio quel tanto che basta per far intuire come dietro ad esso si celi un volto di Medusa. Noi saremmo spaventati dalle nostre proprie condizioni se i nostri governi e i nostri Parlamenti insediassero periodicamente commissioni d’inchiesta sulle condizioni economiche, se tali commissioni venissero fornite di pieni poteri per la ricerca della verità, come in Inghilterra, se si riuscisse a trovare per esse uomini competenti, imparziali e privi di rispetti umani come gli ispettori di fabbrica inglesi, i relatori inglesi sulla salute pubblica, i commissari inglesi per le inchieste sullo sfruttamento delle donne e dei fanciulli, sulle condizioni delle abitazioni e della nutrizione, e così via. Perseo usava un manto di nebbia per inseguire i mostri. Noi ci tiriamo la cappa di nebbia giù sugli occhi e le orecchie per poter negare l’esistenza dei mostri (…).
Questa è la ragione per la quale ho dato un posto così esteso, fra l’altro, alla storia, al contenuto e ai risultati della legislazione inglese sulle fabbriche.
Caro Marx, non aver tanta fiducia nello Stato borghese, ma neanche nella rivoluzione totale. Il problema è la libertà, con tutti i suoi paradossi.
KARLPOPPER: Che cosa possiamo dire dell’analisi di Marx? Dobbiamo davvero credere che la politica, o il sistema di istituzioni legali, sia intrinsecamente capace di porre rimedio a una situazione del genere e che soltanto una rivoluzione sociale totale, un cambiamento completo del “sistema sociale” possa venirci in aiuto? (…). O dobbiamo credere ai propugnatori di un sistema “capitalistico” sfrenato che insistono (giustamente, a mio avviso) sull’enorme beneficio che che si ricava dal meccanismo di mercati liberi e che da ciò traggono la conclusione che un mercato del lavoro veramente libero sarebbe del massimo vantaggio per tutti? Io credo che l’ingiustizia e l’inumanità del “sistema capitalistico” sfrenato descritto da Marx non possono essere contestate; ma esse possono essere interpretate nei termini di quello che abbiamo chiamato il paradosso della libertà. La libertà distrugge se stessa se è illimitata.La libertà illimitata significa che un uomo forte è libero di tiranneggiare un debole e privarlo della sua libertà. Questa è la ragione per cui chiediamo che lo Stato limiti in qualche misura la libertà, in modo che la libertà di ciascuno risulti protetta dalla legge.Nessuno dev’essere alla mercé di altri, ma a tutti si deve riconoscere il diritto di essere protetti dallo Stato.
Caro Popper, tu parli di individui, io di classi.
KARLMARX: Una parola per evitare possibili malintesi (…). Qui si tratta delle persone soltanto in quanto sono la personificazione di categorie economiche, incarnazione di determinati rapporti e di determinati interessi di classi. Il mio punto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale, può meno che mai rendere il singolo responsabile di rapporti dei quali esso rimane socialmente creatura, per quanto soggettivamente possa elevarsi al di sopra di essi (…). Devo indagare il modo capitalistico di produzione e i rapporti di produzione e di scambio che gli corrispondono.
Caro Marx, tu vedi troppi soldi e troppo potere del capitale. Non hai tutti i torti, ma sei molto unilaterale.
KARLPOPPER: Marx e i marxisti vedono il potere economico dappertutto. Il loro argomento è in sostanza questo: chi ha il denaro ha il potere; infatti, se necessario, può comprarsi delle armi e anche dei gangsters. Ma si tratta di un argomento vizioso. Di fatto, esso implica l’ammissione che l’uomo che ha le armi ha il potere.E se l’uomo che ha le armi diventa consapevole di ciò, non passerà molto tempo prima che egli abbia non solo le armi, ma anche il denaro. Sotto un capitalismo sfrenato l’argomento di Marx risulta in qualche misura valido; infatti, un ordinamento che crea istituzioni per il controllo delle armi e dei gangsters, ma non per quello del potere del denaro, è destinato a finire sotto l’influenza di questo potere.In uno Stato del genere, può governare un incontrollato gangsterismo della ricchezza. Ma Marx stesso, io credo, sarebbe il primo ad ammettere che ciò non è vero di tutti gli Stati; che nella storia si sono avuti, per esempio, periodi in cui lo sfruttamento era rappresentato dal saccheggio direttamente fondato sulla forza del pugno di ferro.
Caro Popper, ma non ti accorgi che sta arrivando la crisi globale?
KARLMARX: La cosa che più incisivamente fa sentire al borghese, uomo pratico, il movimento contraddittorio della società capitalistica sono le alterne vicende del ciclo periodico percorso dall’industria moderna, e il punto culminante di quelle vicende: la crisi generale.Essa è di nuovo in marcia, benché ancora sia agli stadi preliminari.
Caro Marx, mi sembri catastrofico.
KARLPOPPER: Marx ha scoperto l’importanza del potere economico, ed è comprensibile che ne esageri lo status.
Caro Popper, guarda che io penso che i borghesi siano dei veri rivoluzionari!
KARLMARX: La borghesia ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria.Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche (…). La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività che fino allora erano venerate e considerate con pio timore.Ha tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l’uomo della scienza, in salariati ai suoi stipendi (…). Solo la borghesia ha dimostrato che cosa possa compiere l’attività dell’uomo.Essa ha compiuto ben altre meraviglie che piramidi egiziane, acquedotti romani e cattedrali gotiche, ha portato a termine ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate.
Caro Marx, guarda che il denaro non è tutto. Hai mai pensato a Carlo V?
KARLPOPPER: Ma ci sono anche altre cosiderazioni.Come è stato giustamente sottolineato da vari scrittori (…), solo l’attivo intervento dello Stato – la protezione della proprietà a opera di leggi sostenute da sanzioni fisiche – fa della ricchezza una fonte potenziale di potere; infatti, senza questo intervento un uomo si troverebbe ben presto senza la sua ricchezza (…). Bertrand Russel fornisce esempi storici che illustrano questa dipendenza, e talvolta anche impotenza, della ricchezza: “Cesare fu aiutato a conquistare il potere dai suoi creditori i quali non vedevano speranza di recuperare i loro prestiti se non procurandogli il successo; ma quando egli raggiunse il successo, la sua potenza gli permise di disilluderli.Carlo V prese in prestito dai Fugger il denaro necessario per comprare il titolo imperiale, ma quando fu imperatore rise loro in faccia e quelli perdettero ciò che avevano prestato”.
Caro Popper, allora tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria.
KARLMARX: La continua rivoluzione della produzione, lo scuotimento ininterrotto di tutte le istituzioni sociali, l’incertezza e l’incessante movimento contraddistinguono l’epoca borghese da tutte le epoche precedenti. Si dissolvono tutti i rapporti stabili e congelati, con il loro seguito di idee e di concetti antichi e venerandi, e tutte le idee e i concetti nuovi diventano obsoleti prima di potersi ossificare. Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria, tutto ciò che è santo viene profanato e gli uomini sono spinti finalmente a guardare con sensi asciutti e assennati le reali condizioni delle loro vite e le loro relazioni con gli altri esseri umani (…). Nel campo dell’economia politica la libera ricrca scientifica non incontra soltanto gli stessi nemici che incontra in tutti gli altri campi.La natura peculiare del materiale che tratta, chiama a battaglia contro di essa le passioni più ardenti, più meschine e odiose del cuore umano, le Furie dell’interesse privato. Per esempio, la Chiesa alta anglicana perdona piuttosto l’attacco a 38 dei suoi 39 articoli di fede, che l’attacco a un trentanovesimo delle sue entrate in denaro. (…). Questi sono segni dei tempi, che non possono essere nascosti sotto manti purpurei o sotto tonache nere.
Caro Marx, sii più pratico: bisogna che lo Stato protegga chi ha fame e chi non ha soldi.
KARLPOPPER: Il denaro in quanto tale non è particolarmente pericoloso.Diventa pericoloso solo se può acquistare il potere o direttamente o soggiogando gli economicamente deboli che devono vendere se stessi al fine di vivere (…). L’illimitata libertà economica può essere autodistruttiva allo stesso modo della illimitata libertà fisica, e il potere economico può essere quasi altrettanto pericoloso che la violenza fisica (…). Lo Stato deve vigilare a che nessuno sia costretto dalla paura della fame o della rovina economica ad assoggettarsi a una transazione iniqua.
Caro Popper, sai che cos’è la globalizzazione, cioè il mondo in cui viviamo?
KARLMARX: Il bisogno di uno smercio sempre più esteso per i suoi prodotti sospinge la borghesia a percorrere tutto il globo terrestre.Dappertutto deve mettere basi, dapertutto deve creare relazioni. Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un’impronta cosmopolita alla produzione e al consumo in tutti i Paesi. Ha tolto sotto i piedi all’industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari. Antichissime industrie nazionali sono state distrutte e ancora adesso vengono distrutte ogni giorno. Vengono spiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non lavorano più soltanto materie prime del luogo, ma delle zone più remote, e i cui prodotti non vengono consumati solo nel Paese stesso, ma anche in tutte le parti del mondo (…).All’antica autosufficienza e all’antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, così per quella intellettuale. L’unilateralità e la ristrettezza nazionali diventano sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale (…). I prezzi bassi delle sue merci sono l’artiglieria pesante con la quale la borghesia spiana tutte le muraglie cinesi, con la quale costringe alla capitolazione la più tenace xenofobia dei barbari.
Caro Marx, vado molto più in là di te. Guarda che basta controllare chi ha soldi da vendere (chi non ne ha).
KARLPOPPER: Noi dobbiamo pensare a queste faccende in termini, per così dire, ancora più materialistici di Marx. Dobbiamo renderci conto del fatto che il controllo del potere fisico e dello sfruttamento fisico resta il problema politico centrale. Per attuare questo controllo, dobbiamo instaurare la “libertà meramente formale”.Una volta che l’abbiamo ottenuta e abbiamo imparato a usarla per il controllo del potere politico, tutto dipende da noi. Non dobbiamo biasimare più oltre nessuno, e neppure strillare contro i sinistri dèmoni economici che operano dietro le scene. Infatti in una democrazia disponiamo dei mezzi idonei a controllare i dèmoni e possiamo domarli.Noi dobbiamo renderci conto di ciò, e usare quei mezzi; dobbiamo costruire istituzioni per il controllo democratico del potere economico e per la nostra protezione dallo sfruttamento economico.
Caro Popper, ti ringrazio per i suggerimenti. Degli altri, come sai, mi importa poco.
KARLMARX: Sarà per me benvenuto ogni giudizio di critica scientifica. Per quanto riguarda i pregiudizi della cosiddetta opinione pubblica, alla quale non ho mai fatto concessioni, per me vale sempre il motto del grande fiorentino: Segui il tuo corso, e lascia dir le genti!
FILOSOFIA DEL NATALE
L’uomo è un dio appena è uomo. E se è un dio, allora è bello. (Hölderlin, Iperione)
Ecco qui la foto di Babbo Natale all’opera (a destra) e in borghese (a sinistra):
Bisogna essere buoni a Natale, è risaputo. Sennò Babbo Natale non arriva (a proposito: sapevate che Babbo Natale è un’invenzione della Coca-Cola? Anche se, a vederlo così, con la sua barba, la sua mole monumentale, il vestito rigorosamente rosso e la sua attitudine a distribuire generosamente doni a tutti ricorda un po’ Carlo Marx…). E se Babbo Natale non arriva, niente regali. Se poi durante l’anno si è stati proprio cattivi, allora c’è il rischio che vengano a farci visita i tre scomodi “spiriti” di cui diceva Charles Dickens nel suo “Canto di Natale”: lo Spirito del Natale passato, lo Spirito del Natale presente e lo Spirito del Natale futuro, i quali ci mostrano in sequenza i nostri Natali passati, presenti e futuri, facendoci vergognare di noi per le nostre azioni moralmente poco elevate.
Ora (e forse non tutti lo sanno!), per chi è filosofo, tutto cambia: il superiore statuto di maestri del pensiero di cui i filosofi si fregiano, fa sì che essi, anziché ricevere la visita dei tre spiriti di Dickens, ricevano la più gradita (forse!) visita dei tre Spiriti hegeliani: Spirito soggettivo, Spirito oggettivo e Spirito assoluto. Visite inquietanti, a dire il vero. L’unica cosa da fare, dinanzi a loro, è gridare a squarciagola, seppur con voce tremante: “andate via! Io sono un kantiano!”…
Se poi scoprissimo che Hegel e soci, in occasione della Rivoluzione francese, non avevano innalzato un “albero della Rivoluzione” ma, più prosaicamente, avevano addobbato un albero di Natale…
Sicuramente Hume, inguaribile scettico, avrebbe detto che, non avendo “impressioni” di Babbo Natale, non siamo autorizzati ad esprimerci circa la sua inesistenza… Chissà poi se Husserl aveva messo “tra parentesi” anche l’esistenza di Babbo Natale… il quale può darsi che sia il “Superuomo” tematizzato da Nietzsche.