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GIUSTIZIA

“La giustizia è la virtù più efficace, e né la stella della sera, né quella del mattino sono così meravigliose, e citando il proverbio diciamo: nella giustizia ogni virtù si raccoglie in una sola. Ed è una virtù perfetta al più alto grado perché chi la possiede è in grado di usare la virtù anche verso gli altri e non soltanto verso sé stesso”. (Aristotele, Etica a Nicomaco)






A cura di Diego Fusaro

Che cos’è la giustizia? E secondo quali criteri e su quali basi possiamo definire “giuste” le cose che avvengono, le leggi, le istituzioni e, in sostanza, tutto ciò che sta quotidianamente intorno a noi? In termini generali, secondo una formula resa nota dai latini, giusto sarebbe, in ultima istanza, “dare a ciascuno il suo”. Questa definizione, che pure coglie senz’altro una parte del senso generale della giustizia, mi pare limitata e solo in parte soddisfacente. E questo soprattutto perché finisce, a ben vedere, per ricondurre la giustizia a una questione individuale: come se, in fondo, esistessero sempre e solo individui isolati e per sé stanti. Ma non bisogna, forse, sollevare la domanda intorno alla giustizia intesa in generale, e quindi in riferimento alla società tutta? Quando, in altri termini, una società può dirsi giusta? Mi pare che, in termini generalissimi, si possa dire che giusta è quella società in cui prevale il bene comune e in cui, quindi, tutti sono egualmente liberi, senza che una parte prevalga sulle altre e senza che l’interesse di pochi si imponga su quello della comunità. Questo, in termini generali, potrebbe essere inteso come il “giusto secondo natura” o, se preferiamo, come il “giusto secondo ragione”. Esso è connesso con una giusta proporzione sociale, in forza della quale certamente, come ricordato, ciascuno ha ciò che gli spetta, ma, oltre a ciò, prevale una giustizia riferita alla società complessivamente intesa, quasi fosse un organismo vivente. I greci, ancora una volta rivelando grande saggezza, chiamavano le “leggi”, che sono il modo in cui la giustizia si determina concretamente, con un nome decisivo: “nomoi”. Nomoi deriva dal greco “nemein”, che significa “dividere”, “ripartire”. La legge in cui la giustizia si determina è, di conseguenza, quella che opera una giusta divisione, facendo sì che la società sussista come un organismo in cui ogni parte è egualmente libera secondo ciò che per natura le spetta. Ma se questa è la nostra prospettiva, ne segue una conseguenza degna di rilievo: la legge è “posta” dall’uomo nel tentativo di fare in modo che ciò che è giusto per natura venga rispettato, pena l’incorrere nelle sanzioni corrispondenti. Ciò vuol dire, allora, che la legge può essere giusta, valida ed efficaca. È giusta, quando corrisponde al giusto secondo natura. È valida, quando la forza della legge la ufficiliazza e la rende, supponiamo, legge ufficiale di una città o di uno Stato. Ed è, infine, efficace, quando è effettivamente rispettata dai cittadini, che ne riconoscono la giustezza. Ora, se tutto questo è vero, ne segue che non ogni legge è automaticamente giusta: vi sono leggi che possono rispecchiare il giusto secondo natura, e per ciò sono esse stesse giuste. Ma vi sono state, e tuttora vi sono, leggi che non solo non rispecchiano il giusto secondo natura, ma che ad esso si oppongono: esse potranno, così, essere valide ed efficaci, ma non giuste. Sorge, allora, un nuovo e non meno rilevante interrogativo: come agire al cospetto di una legge ingiusta? L’antico Socrate ci ha insegnato che la via migliore sta nel battersi per modificarla, affinché essa diventi giusta. E, tuttavia, fintantoché non sia stata modificata, dobbiamo davvero seguirla? Le leggi che imponevano la deportazione degli ebrei nella Germania di Hitler erano valide ed efficienti, ma certamente ingiuste. Con la conseguenza per cui giusto, a quel tempo, fu chi non rispettò le leggi ingiuste, ad esse ribellandosi. Vi sono, dunque, casi in cui, per essere giusti, cioè per far valere il giusto secondo natura o secondo ragione, occorre opporsi alla legge che ad esso non si ispira o che, di più, palesemente lo viola. Quante volte la legge maschera, in realtà, l’interesse dei più forti, presentandolo appunto come giusto? Per questo, mi pare così importante ragionare sulla giustizia, senza la quale non può esservi vita buona tra gli uomini. Occorre sempre distinguere, allora, quando una legge è giusta, e va rispettata, e quando non è giusta, e allora va cambiata, come dice Socrate, o talvolta apertamente trasgredita.

Citazioni

"Dopo che l'esperienza mi ebbe insegnato che tutto ciò che accade nella vita comune è vano e futile; e vedendo che tutto ciò che era per me causa e oggetto di timore non aveva in sé nulla né di bene né di male, se non in quanto l'animo ne fosse turbato, decisi finalmente di indagare se si desse qualcosa che fosse un bene vero e partecipabile, dal quale soltanto, respinti tutti gli altri beni, l'animo fosse affetto; soprattutto se si desse qualche bene che, trovato e acquisito, godessi in eterno di una continua e somma letizia". (B. Spinoza, "Trattato sull'emendazione dell'intelletto")
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