HOBBES, LO STATO ASSOLUTO
[Leviatano, II, cap. XVII]
L’unica via per fondare un potere comune capace di difenderli dalle invasioni straniere e dalla ingiurie degli uni verso gli altri e di renderli sicuri in modo che essi con la loro industria e con i frutti della terra possano nutrirsi e vivere in pace, è di conferire tutto il loro potere e la loro forza nelle mani di un singolo uomo, o di un’assemblea di uomini, che riduca le loro volontà, con la pluralità delle voci, ad un’unica volontà; il che vuol dire incaricare un uomo, o un’assemblea di uomini, di rappresentare la loro persona, e significa che ognuno riconosce se stesso come autore di tutto ciò che colui che li rappresenta farà, o farà fare in quelle cose che concernono la pace e la salvezza comune; e sottomettere in ciò le loro volontà ciascuno alla volontà di quello e il loro giudizio al giudizio di quello. Questo è piú che un consenso, o un accordo; è una vera unità di tutti quelli in una sola e identica persona realizzata attraverso un patto di ognuno con ognuno in questa maniera, come se ciascuno dicesse ad ogni altro: Io autorizzo e cedo il diritto che ho di governare me stesso a quest’uomo, o a questa assemblea di uomini, a questa condizione, che anche tu ceda il tuo diritto a lui e autorizzi tutte le sue azioni allo stesso modo. Ciò fatto, la moltitudine unificatasi cosí in una sola persona si chiama Stato, in latino Civitas.
Questa è l’origine del grande leviatano, o meglio, per parlare con piú riverenza, di quel dio mortale [Mortal God] al quale noi dobbiamo, al di sotto del Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa. Infatti con l’autorità concessa a lui da ogni singolo individuo nello Stato egli possiede tanto potere e tanta forza, che gli sono stati conferiti, che col terrore cosí ispirato è in condizione di ridurre tutte le volontà di essi alla pace in patria e al reciproco aiuto contro i loro nemici esterni. E in ciò consiste l’essenza dello Stato; esso è, per volerlo definire, una persona dei cui atti una grande moltitudine, in base a dei patti reciproci, si è considerata essa stessa l’autrice, affinché tale persona possa usare la forza e i mezzi di tutti, nel modo che riterrà piú utile, per la loro pace e la comune difesa.
Colui che rappresenta questa persona è detto sovrano, e si dice che ha il potere sovrano: tutti gli altri sono sudditi.
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"Nessun'altra dottrina più perfetta può sopraggiungere all'uomo oltre quella di scoprire di essere dottissimo nella sua propria ignoranza: e tanto più uno
sarà dotto, quanto più si saprà ignorante". (N. Cusano, “De docta ignorantia”)
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