Nature

VERITÀ

“La filosofia è scienza della verità”. (Aristotele, Metafisica)






A cura di Diego Fusaro

Di tutti i concetti della filosofia, “verità” è il più difficile e, insieme, il più importante. La filosofia stessa, in quanto “amore per il sapere”, è per sua essenza un amore per la verità: della quale è in cerca come – l’immagine è di Platone – l’innamorato lo è dell’amata. Ma che cos’è la verità? Questa domanda va presa sul serio, e non, come fece Ponzio Pilato, per “lavarsene le mani” e per disinteressarsene. Il filosofo si misura, in effetti, per l’intensità e per la costanza con cui è in grado di misurarsi con la questione della verità. La lingua ellenica chiama la “verità” con il nome di “aletheia”, che letteralmente vuol dire “disvelamento”: è vero ciò che non è occultato, ciò che appare per quello che realmente è. Ho richiamato questo punto per mostrare come la concezione della verità sia storicamente andata incontro a trasformazioni storiche. Oggi, ad esempio, prevale un’immagine di verità che più opportuno sarebbe chiamare “certezza”. Essa è pensata in coerenza con i procedimenti della scienza. La verità – è questo il tacito presupposto – sarebbe una sorta di corretto, certo ed esatto rispecchiamento della realtà: lo scienziato è nel “vero” quando rispecchia in forma esatta parti di realtà. È, questa, una concezione profondamente radicata nella storia occidentale: si pensa che il vero coincida con l’adeguamento del soggetto all’oggetto, della mente alla realtà. Si è nel vero, e non nell’errore, quando la nostra soggettività conoscente si adegua all’oggettività esterna del mondo, rispecchiandola fedelmente e senza stravolgerla. Ma siamo davvero sicuri che questa sia la verità? O non dovremmo, in modo più appropriato, chiamarla “correttezza” del nostro rappresentare? Troppo spesso continuiamo a confondere la verità con altro, che pure a un primo sguardo può somigliarle. Lo scienziato che rispecchia fedelmente l’oggetto è nella “certezza”, non nella verità. L’innamorato che si dichiara all’amata è nella “sincerità”, non nella verità. Ancora, il paesano che indica la strada giusta al viandante è nella “veridicità”, non nella “verità”. In sintesi, ritengo che il concetto di verità presenti un campo più limitato e, insieme, paradossalmente, più ampio di quello che solitamente gli attribuiamo: più limitato, perché occorre distinguerlo con cura dai campi, anch’essi pienamente legittimi nella loro diversità, delle scienze; più ampio, in quanto la verità non si lascia esaurire nel semplice rispecchiamento che noi, come soggetti, operiamo di porzioni più o meno vaste del mondo oggettivo. Se dovessi prospettare una definizione generale della verità, che è l’oggetto della filosofia, direi che essa coincide con la conoscenza, con la valutazione e con la trasformazione della totalità. La totalità, dal canto suo, è l’orizzonte complessivo del nostro mondo: è l’insieme delle cose che sono. La verità filosofica, dunque, riguarda la conoscenza di questa totalità, che deve essere valutata dal soggetto che la conosce, cioè da noi umani, e trasformata, affinché diventi sempre più corrispondente all’immagine della nostra ragione. In questo senso, la verità filosofica si distingue e, insieme, presenta punti in comune sia con la scienza, sia con la religione: come avviene per la scienza, la verità della filosofia si conosce mediante la ragione; come accade con la religione, l’oggetto della verità filosofica non è una sezione limitata del reale, ma è la realtà nella sua totalità. Vi sarebbe molto altro da dire sul così nobile concetto di verità, a cui qui ho, per forza di cose, dovuto soltanto fare un cenno. E ciò a maggior ragione, se si considera l’essenza della nostra epoca: la quale, seguendo Ponzio Pilato, pare aver complessivamente voltato le spalle al problema della verità, ritenendolo ora inessenziale, ora perfino dannoso. La verità – si dice talvolta – è pericolosa, perché chi pretende di averla si sente legittimato ad agire in suo nome e a costringere ad adattarsi ad essa anche gli altri. Eppure, mi pare rientri appieno nel concetto di verità ciò che la grande saggezza del popolo greco ci ha tramandato: la verità non si impone con la violenza, ma si raggiunge dialogando insieme.

Citazioni

"La società dominante non ha solo privato di quella dignità se stessa e i suoi membri coatti, ma non li ha mai lasciati diventare quegli esseri maggiorenni a cui spetta la dignità secondo la dottrina di Kant". (T.W. Adorno, "Scritti sociologici")
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