Pare che Giorgio Soros stia iniziando seriamente a pensare al dopo, come usa dire. Cioè a quel che sarà, dopo di lui, del suo impero non solo economico. L’età avanza inesorabilmente per tutti, anche per i padroni del mondo come Soros. Che quindi ragionevolmente inizia appunto a pensare all’eredità da passare in consegna al figlio. E proprio di questo si parla attivamente sui giornali in queste settimane, dell’eredità di Soros che passerà al figlio. Non si tratta soltanto di un’eredità economica, coincidente con l’impero finanziario dello speculatore senza frontiere. Vi è anche per così dire un’eredità ideologica, connessa al progetto della open society, vale a dire della colonizzazione neoliberale del mondo intero secondo le logiche illogiche del libero scambio come unica sorgente di senso per l’intero mondo della vita. Come sappiamo, Soros è stato uno dei protagonisti indiscussi del capitalismo globalizzato degli ultimi trent’anni, avendo egli svolto la parte di attivo propugnatore del progetto capitalistico su scala globale. Tecnicamente, egli è e resta un nemico di classe, vale a dire un nemico di tutti coloro i quali a livello globale vivano del proprio lavoro e non della speculazione finanziaria. Il fatto che Soros continui a essere celebrato come filantropo dai giornali più venduti, spesso peraltro da lui finanziati, rivela soltanto il grado di ideologia e di subalternità a cui sono condannati i più, che continuano a scambiare per amici i nemici e per nemici gli amici.
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