“I ragazzi non devono essere prelevati dalla scuola per essere portati all’esibizione della pattuglia acrobatica Frecce Tricolori alla base militare di Ghedi”. Questo un passaggio della lettera con cui 200 docenti si sono schierati contro l’iniziativa promossa dall’Aeronautica e dal ministero dell’Istruzione e del Merito. I docenti hanno scritto una lettera pubblica dal titolo “Il fascino indiscreto della guerra” per prendere posizione contro le parole dell’ufficio scolastico territoriale di Brescia. Quest’ultimo ha inviato una circolare a tutte le scuole di ogni ordine e grado per invitarle all’evento di martedì 16 aprile denominato “Mettiamo le ali ai nostri sogni”. Insomma, l’invito rivolto agli studenti è quello di andare a visitare le basi imperialistiche da cui partono gli aerei della NATO. Le ali più che ai sogni le mettono alle bombe, magari anche alle “bombe intelligenti”. Un invito perfettamente in linea con il nuovo spirito bellico che si respira in una Europa che ancora una volta ha tradito se stessa: l’Europa come patria del concetto e della ragione, per dirla con Husserl, ancora una volta sceglie di tradire la propria identità per farsi strumento della guerra e dell’imperialismo. Oltre a questo aspetto, che naturalmente non deve essere trascurato, ve ne è un altro su cui vorrei richiamare l’attenzione. La vicenda segnala una volta di più il baratro in cui è precipitata la scuola italiana. Anch’essa già da lungo tempo ha tradito la propria missione e la propria storia, abbandonando integralmente il proprio ruolo educativo e formativo per farsi semplice avamposto di diffusione dei quadri ideologici di completamento del nuovo ordine mondiale liberal-atlantista. Ai miei tempi, gli studenti venivano ancora mandati a visitare il museo egizio di Torino, il Duomo di Milano e il Palazzo Reale di Genova. Oggi invece pare che sia invalsa la moda di mandarli a visitare le basi imperialistiche della NATO. Ai miei tempi si studiavano il greco e il latino, oggi invece si studiano soprattutto l’inglese e l’informatica, per non parlare poi della demenziale istituzione della alternanza tra scuola e lavoro, che oltre a sfruttare il lavoro minorile veicola l’erronea idea secondo cui la scuola non serva a formare esseri umani ma a trovare posti di lavoro.
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