Chi ancora creda che la divisione fondamentale sia fra destra e sinistra oggi si trova paralizzato alla fase tolemaica. Passare alla fase copernicana significa capire che la diade di destra e sinistra, valida nello spazio del moderno, è oggi divenuta obsoleta per più ragioni: anzitutto, per il fatto della globalizzazione, che pone problemi nuovi e nuove mappe del territorio, non inquadrabili con le vecchie categorie. Poi per il fatto che destra e sinistra sono state già da tempo sussunte sotto il capitale, di cui sono diventate a egual titolo espressione: l’aquila neoliberale presenta oggi un’ala destra bluette e un’ala sinistra fucsia, che marciano divise e colpiscono unite sotto il segno del capitale. Occorre avventurarsi al di là di destra e sinistra per elaborare una nuova geografia politica incardinata sulla nuova dicotomia di basso contro alto: contro l’alto dei gruppi dominanti transnazionali occorre organizzare anzitutto culturalmente il basso dei popoli sovrani in cerca di una democrazia compiuta, dove a contare non siano le decisioni monocratiche dei gruppi dominanti ma il principio fondamentale della sovranità popolare, che è poi un altro nome per dire democrazia. Occorre andare al di là di destra e sinistra, superandole dialetticamente, dunque prendendo da ciascuna il meglio e da ciascuna eliminando il peggio. La destra e la sinistra di oggi, per parte loro, sono rispettivamente il peggio della destra e della sinistra di ieri.
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