Sul “sole 24 ore”, “osservatore Romano” della globalizzazione turbocapitalistica, esce in questi giorni un puntuale articolo che spiega come la transizione green per le case imposta dalla Unione Europea costerà moltissimo agli europei e, soprattutto, agli italiani: si parla di ben 800 miliardi, dati gentilmente offerti dal “sole 24 ore”. Come volevasi dimostrare, la transizione verde viene imposta dall’alto e subita dal basso. Lo scopo di tutto questo, come sempre, non mi pare essere la difesa dell’ambiente, che svolge solo la parte di paravento per giustificare le riorganizzazioni capitalistiche a beneficio del vertice, cioè della classe transnazionale dominante. Non ci stupiremmo se presto, grazie a detta transizione verde, gli italiani non fossero più in grado di permettersi la loro stessa casa e dovessero venderla, magari a grandi gruppi multinazionali. Il profilo ideale della globalizzazione neoliberale è quello del migrante perennemente in movimento e dunque senza posto fisso senza più una casa. Perennemente in movimento, cioè perennemente disponibile per le richieste del mercato e per le sue logiche deterritorializzanti. D’altro canto, il sacro verbo di Davos parla chiaro: “2030, non avrai più niente e sarai felice”. Chissà che anche questa svolta verde non possa intendersi in questa cornice di senso. Una cosa è certa, al di là di ogni ragionevole dubbio: il verde della green economy è quello dei dollari, non certo quello dell’ambiente.
(Visualizzazioni 177 > oggi 1)