Bisogna uscire dall’euro in fretta, e bisogna farlo senza ricorrere ad inutili furbizie ma pianificando a viso aperto una strategia che il cuore dell’impero franco-tedesco potrà soltanto assecondare o subire. Non è più possibile passare il resto dei nostri giorni ad elemosinare il consenso dell’idiota di turno, penso a tipi come Moscovici o Dombrovskis, pagato profumatamente anche dal contribuente italiano per ripetere frasi fatte sull’importanza del “contenimento del deficit” e sull’efficacia dell’avvio delle famose “riforme strutturali”. Queste cantilene hanno stancato, e il desiderio di riacquistare margini di autonomia pervade adesso gran parte della società italiana, nonostante il terrorismo mediatico che i soliti servi di Bruxelles- mascherati da giornalisti “autonomi”- quotidianamente diffondono. Anche i più fanatici devono prendere serenamente atto che il “fogno europeo” (come lo chiamava il senatore Bagnai prima di diventare “responsabile” e “importante”) è miseramente naufragato. Nessuno, neppure dalle parti di Emma Bonino, parla più di Stati Uniti d’Europa. I padri di questo mostro chiamato Ue credevano che l’unificazione finanziaria avrebbe necessariamente preceduto l’unificazione politica. Questi “storicisti” improvvisati hanno clamorosamente “toppato”, portando i popoli europei nel buio di un vicolo cieco fatto di arroganza ed insipienza. Perché prolungare oltre tale inutile agonia? Per non spaventare i “mercati”? Per non dare un dispiacere a Mattarella? Suvvia, siamo seri. Salvini e Di Maio hanno costruito un consenso ampio promettendo una discontinuità che fino ad oggi è riscontrabile solo negli annunci ma non nei fatti. Anche per il prossimo anno il ministro Tria, quello che somiglia tanto al ragionier Filini, ha predisposto ad esempio una legge di bilancio che prevede un avanzo primario dell’ 1,6%. In pratica continua lo scientifico impoverimento degli italiani che saranno costretti per l’ennesima volta a pagare in tasse più di quanto lo Stato restituirà loro in termini di stipendi e servizi. La macroeconomia non è poi così difficile come alcuni economisti da strapazzo vogliono far credere all’uomo comune. Se da un cesto si prelevano quattro mele e se ne restituiscono tre il padrone del cesto ne uscirà logicamente impoverito. Non credo ci voglia un master a Chicago per rendersene conto, basterebbe la licenza elementare. Per quanto tempo ancora Salvini e Di Maio potranno mascherarsi dietro il ghigno dell’arcigno ministro dell’Economia e dietro il sorriso ambiguo dell’europeista Conte? Siamo sicuri che gli italiani continueranno a credere alle favole anche quando, passato senza costrutto un altro lungo anno, la miseria dovesse continuare a farla da padrona? I gialloverdi si ricordino che Renzi è passato in pochissimo tempo dal 40% di consenso al sostanziale ritiro dalla scena politica (lo invitano solo all’ospizio “Bilderberg” per rendergli meno amara la pillola). Considerata però la sostanziale e vile capriola portata meschinamente in scena dai “populisti” di ieri, trasformatisi negli “europeisti” di oggi, bisogna agire subito di conseguenza. Bisogna cioè dare voce e rappresentanza politica ai milioni di cittadini italiani stanchi di vivere come vassalli e servi dei tedeschi e dei francesi. Recuperare la sovranità svenduta ad un manipolo di banchieri ed usurai apolidi riscoprendo contestualmente l’orgoglio di difendere l’interesse nazionale è una priorità storica che non può essere più rinviata. Il momento è ora.

P.s. Ci vediamo il 27 Luglio a Civitanova Marche, in compagnia di Diego Fusaro, per dare forza ad un progetto in grado di liberare l’Italia

 





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“La comunità che si costituisce per la vita quotidiana secondo natura è la famiglia”. (Aristotile, "Politica")







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