“Noi vi proponiamo, se vi trovate a Roma, di provare un esperimento. L’ha già fatto il giornalista francese Marc Reisinger. Ecco l’antefatto. A febbraio scorso, il giornalista era presente alla “marcia per il Clima” che Greta guidava a Bruxelles. Interrogando con gli studenti e scolari che seguivano la ragazzina, ha avuto modo di constatare che dei problemi del Clima, questi, non sapevano praticamente niente. (…) Il giornalista decide di andare a Stoccolma per intervistare direttamente Greta; la quale sta davanti al parlamento ogni venerdì a fare il suo sciopero, e qui parla con gli studenti, i giovani. Reisinger va una volta, ma la ragazzina non c’è, è a Berlino (una delle sue tournée). Ostinato, ci riprova l’altro venerdì, e stavolta Greta c’è. Sta parlando con un gruppetto di giovani stranieri. Lui si mette in fila e quando arriva il suo turno, le spiega: “L’ho vista a Bruxelles, volevo parlare con lei ma c’era tanta gente ….Ho sentito che lei invita i giovani a studiare il clima. Sarei onorato di poterle fare una breve intervista, se è d’accordo.
Improvvisamente, Greta appare a disagio, timorosa. Non sa dire di no, ma si capisce che non vuole. A questo punto, si toglie il suo famoso berrettino – ed ecco all’istante comparire una donna sopra la quarantina, occhiali neri, che si mette di mezzo: “Buongiorno – ma abbiamo una cosa da fare adesso. Devo portarla a fare una cosa …grazie”. Fine dell’intervista. Una guardia del corpo nerovestita – che già prima sorvegliava il giornalista – le accompagna qualche metro più lontano: giusto per mettere al riparo dalle domande dell’intruso la ragazzina.
“Qualche ora dopo ripasso, e Greta è di nuovo là, spenta, fra alcune persone. Le sue guardie del corpo sono state sostituite da altre due. Ad un segnale, di colpo va a cercare il suo cartello con la scritta SKOLSTREJF FOER KLIMATET (sciopero per il clima) e come un automa si mette in posa per una foto di gruppo con dei bambini”.
Eppure Greta ha parlato all’ONU, ha parlato alla Merkel, a Juncker, a Macron…. Ha pronunciato discorsi di qualche minuto davanti alle personalità. In quello davanti al segretario dell’ONU appare sicura, anzi imperioso. (…) E allora perché una che può senza alcuna timidezza e con sicumera dire cose del genere ai grandi, poi si inquieta all’idea di rispondere a domande di un giornalista?
“Mi sono trovato davanti a una ragazzina spenta, senza passione, come una bambola gonfiabile, manipolata da gente inquietante”, dice Reisinger: “Una bambina sotto terrore, programmata per quei discorsi apocalittici di qualche minuto”. Ai ragazzi che le hgann parlato prima del giornalista, chiedendole cose della sua vita personale, ha parlato. Come mai ad un intervistatore che vuole farle domande sulla sua specialità – il Clima – la ragazza si toglie il berretto?
Perché sì’, per Marc, quello è un segnale. Quando lei si toglie il celebre berretto, vuol dire che è a disagio, chiede soccorso e subito appare qualche suo sorvegliante, inquietante, che la porta via. (…) Intanto però, la potenza organizzativa, la coordinate internazionalizzazione, il costo del finanziamento del “fenomeno Greta” (basta solo pensare alle sue tournées con la trpupe di sorveglianti) mostra che grandi poteri finanziari e politici spingono per imporre il controllo del Clima. Da una parte, è un vecchio progetto per l’estensione del controllo sulla vita umana, e per rendere un business il sistema di regole “per il clima”, attraverso la vendita di bond di “ diritti” ad inquinare, un sistema di multe e restrizioni dell’attività economica, sorveglianza con satelliti ecologici eccetera. Da quando Trump ha distrutto questo piano ritirando gli Usa dall’Accordo di Parigi (in cui Obama era riuscito a rinchiudere 195 paesi, obbligandoli ad operare per “mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi”: già solo l’enunciazione dice quanto sia truffaldino un simile programma), occorreva una risposta: nel senso di “una richiesta che sale dal basso” dai giovani, dai bambini, e il fenomeno Greta è creato per questo” (Maurizio Blondet)