Oggi vi voglio raccontare la storia di Francesco Luigi Groppelli, figlio di agricoltori dediti alla produzione intensiva di granoturco, viene da un paesino di 800 anime, Moscazzano in provincia di Cremona, dove tutta l’agricoltura è al servizio dell’industria.
Francesco Luigi ha fatto una scelta diversa, ha deciso di coltivare e riscoprire grandi antichi e luppolo per dare tracciabilità e sostenibilità ambientale al suo prodotto finito. La birra, nella fattispecie la Birra Agricola.
Oltre a tutti i problemi a livello familiare per questa sua scelta ha dovuto scontrarsi con il mercato dove la concorrenza è davvero mostruosa, dai birrifici artigianali, forti nella comunicazione, ai colossi mondiali della birra industriale quindi crea la prima distribuzione indipendente italiana di birra agricola consorzindosi con altre 22 aziende biologiche così da poter lavorare a livello nazionale.
Tutto ciò lo ha portato a ricevere il titolo di “Miglior Birrificio Emergente Lombardo” patrocinato da Comune di Milano, Regione Lombardia, Coldiretti e BUONO food&events.
Il lavoro senza sosta, la passione, il sacrificio, nonostante scelte sbagliate a livello societario, hanno reso possibile la sostenibilità del progetto a livello economico riuscendo ad aprire il Flumen Degusteria Agricola a Crema (CR) un concetto nuovo di convivialità che si rifà a valori antichi.
In questa Hosteria trovate solo prodotti Italiani, sostenibili e tracciabili provenienti direttamente da Aziende Agricole impostando un nuovo concetto di lavoro che, nonostante tutto, dava dei buoni risultati.
Grazie alla malagentione dell’epidemia legata al virus Covid19, Francesco Luigi sta rischiando di perdere il lavoro di 9 anni in undici mesi ma non si arrende e dopo un confronto con la Digos ha deciso, insieme agli altri ristoratori della sua zona di lanciare un appello: “Riapriamo tutti insieme a livello nazionale in maniera coesa e coatta”, naturalmente in sicurezza con tutte le accortezze del caso ma sicuramente senza seguire indicazioni che poco hanno a che fare con il problema sanitario tipo coprifuoco o chiusure ad orario.
Francesco, come gli altri esercenti, ha sostenuto diverse spese per mettere in regola il proprio locale, per garantire la salute di tutti e non accetta l’imposizione della chiusura della sua attività e rivendica il suo diritto al lavoro perché per lui non solo un impego, ma è la sua vita, è la sua maniera per far capire che davvero è possibile un’altra via.
Chi volesse unirsi alla sua causa può scrivere su questa mail dove, insieme ai ristoratori Cremaschi, ha raccolto migliaia di adesioni a questa iniziativa da tutta Italia.
clara.ristoratori@libero.it
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