Leggo che in Francia molti vorrebbero, in nome della subcultura detta cancel culture, dimenticare Napoleone Bonaparte, liquidato come un misogino e schiavista. Ora, quale che sia il giudizio che vogliamo dare di Napoleone, è semplicemente una follia quella che sta alla base della barbarie della cosiddetta cancel culture,  sintomo di quel groviglio imperdonabile di ignoranza e nichilismo che attanaglia la nostra miserrima epoca. Il passato non si cancella: occorre sempre ricordarlo, anche nei suoi errori, non foss’altro che con lo scopo di non ripeterli. L’errore, sciocco e superficiale, della orripilante cancel culture, abietto fenomeno di completamento del relativismo nichilista della civiltà del capitale, è a un tempo morale e teoretico: morale, perché, come già dicevo, il passato va ricordato e non cancellato, perché è una miniera di insegnamenti nel bene e nel male; teoretico, poiché il presente, deve essere chiaro, non ha alcun diritto imperialistico di occupare il passato e di imporre retrospettivamente ad esso le proprie categorie. La cancel culture deve, di conseguenza, essere osteggiata, anzitutto con la forza della ragione. Lo dobbiamo, anzitutto, alla nostra storia.












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