Libri di Diego Fusaro
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Sulla propria pagina Facebook, commentando un articolo di Adriano Sofri, Gad Lerner ci spiega meticolosamente perché il guitto di Kiev, l’attore Nato, il prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, il “dittattore”, sia comparabile alla figura di Salvador Allende. Tutti e due – spiegano con zelo Adriano Sofri e Gad Lerner – hanno resistito fino alla fine, combattendo eroicamente. Si tratta, lo diciamo subito senza perifrasi, di una narrazione del tutto surreale e inconsistente, per più ragioni, che subito adombreremo. Intanto, giova rammemorarlo, Allende non era supportato dai nazisti del battaglione Azov e non era neppure una marionetta nelle mani degli statunitensi, verso i quali anzi fu sempre fermamente critico. Furono proprio gli statunitensi i reali responsabili della sua fine, dato che il golpe di Pinochet era voluto dalla CIA, come ormai è limpidamente emerso da tempo. Ancora, Allende non aveva chiuso i partiti di opposizione, non aveva perseguitato la chiesa ortodossa e non aveva imposto il canale unico televisivo. Aveva difeso e posto in essere la benemerita socializzazione e la nazionalizzazione dei mezzi della produzione, al contrario del guitto di Kiev, neoliberista fino al midollo, marionetta del turbocapitalismo made in USA. Le dichiarazioni surreali di Adriano Sofri e di Gad Lerner rientrano pienamente nel quadro della odierna insensata eroizzazione del “dittattore” ucraino, parte integrante del programma del pensiero unico oggi dominante in Europa. Ancora pochi giorni addietro, Paolo Gentiloni aveva cinguettato su X che l’attore Nato “merita rispetto” per le sue gesta eroiche e per la sua salda resistenza. Non abbiamo mancato di sottolineare come, da più parti, si parli addirittura di una possibile fuga del guitto in esilio a Parigi, dove magari troverà un nuovo impiego, pienamente rispondente alle sue qualifiche, al Moulin Rouge. Come non ci stanchiamo di sottolineare, la situazione è tragica, senza in alcun modo riuscire a essere seria.