A cura di Eresie.it
Eutiche (ca. 378-454) era diventato nel 440 archimandrita (superiore) di un monastero con più di trecento monaci a Costantinopoli, succedendo a Dalmazio.
Egli fu politicamente molto influente a causa del suo ascendente sul ministro eunuco bizantino, Crisafio, di cui era stato padrino di battesimo.
Nel 448, all'età di settant'anni, egli scese in campo nella disputa teologica con Nestorio, ed in polemica con quest'ultimo, che affermava la presenza di due persone distinte (l'una divina e l'altra umana) nel Cristo incarnato, Eutiche ribadì che, prima dell'incarnazione, c'erano due nature, ma dopo l’incarnazione una sola, quella divina, derivata dall'unione delle due nature stesse (ek duo physeon, “da due nature”).
In questa maniera, Eutiche negò che la natura di Cristo fosse consustanziale alla nostra: il che, quindi, impedirebbe di redimerci attraverso di Lui.
Detta dottrina fu definita “monofisismo”, ma secondo alcuni autori, Eutiche non ne fu il vero fondatore, che si deve probabilmente ricercare in Cirillo di Alessandria (376-444, Vescovo e Padre della Chiesa). Altri fanno risalire le prime credenze monofisite ad Apollinare di Laodicea.
Eutiche fu denunciato da Domno, Patriarca di Antiochia e da Eusebio di Dorilea e condannato come eretico dal Concilio di Costantinopoli, presieduto da Flaviano, arcivescovo della città, sempre nel Novembre 448. Fu, inoltre, deposto dal proprio incarico.
Tuttavia, la causa di Eutiche fu presa a cuore dal Patriarca di Alessandria, Dioscoro di Alessandria, che era stato interessato alla vicenda dallo stesso Papa, Leone Magno (440-461), ma il cui scopo era più politico che teologico: indebolire l'immagine del Patriarcato di Costantinopoli per dare più prestigio alla sede di Alessandria.
Eutiche e Dioscoro ottennero, dopo un infruttifero sinodo nell'Aprile 449, la convocazione, da parte dell'Imperatore Teodosio II (408-450), di un concilio, che si tenne nell'Agosto 449 ad Efeso.
Il Papa Leone Magno non presenziò direttamente, ma inviò due rappresentanti recanti una lunga missiva indirizzata a Flaviano, nota come Tomus ad Flavianum, in cui egli ribadì la propria posizione anti-monofisita, ma anche anti-nestoriano.
L'andamento dell'intero concilio fu palesemente falsato dall'atmosfera di terrore e violenza, instaurata da Dioscoro e da suoi monaci semianalfabeti e fanatici, capeggiati da Barsumas. A farne le spese fu soprattutto Flaviano, il quale fu deposto ed esiliato, morendone poco dopo per le percosse ricevute dallo stesso Barsumas durante il concilio, a testimonianza del clima ben poco pacifico in cui questo si svolse.
Inoltre, nel concilio, Dioscoro destituì i più importanti teologi antiocheni (Domno di Antiochia, Eusebio di Dorileo, Iba di Emessa e Teodoreto di Ciro) con l'accusa di nestorianesimo e l'insegnamento monofisita di Eutiche venne dichiarato ortodosso.
Papa Leone Magno, acutamente, definì questo sinodo non un “concilium”, bensì un “latrocinium” (brigantaggio), e lo annullò, ma in contrasto con il pensiero papale, l'imperatore lo ritenne valido.
Tuttavia l'inattesa morte dall'Imperatore Teodosio II (450) e l'esecuzione capitale del protettore di Eutiche, Crisafio, rimisero in gioco gli Ortodossi, che ottennero dall'Imperatrice Pulcheria, essa stessa fervente cattolica ortodossa, la convocazione di un Concilio a Calcedonia nell'Ottobre 451.
In seguito a questo concilio, il monofisismo venne condannato e furono esiliati sia Dioscoro, che morì nel 454 in Paflagonia, che Eutiche.
Eutiche morì nel 454.