Filodemo

In Italia, nel I secolo a.C., si costituì un altro circolo di Epicurei, di carattere decisamente aristocratico, che trovò la sua sede in una villa di Ercolano di proprietà di Calpurnio Pisone, noto e influente uomo politico – fu suocero di Cesare e fu console nel 58 a.C. –, e grande mecenate. L’uomo che convertì Calpurnio Pisone all’Epicureismo era nato a Gadara in Siria e si chiamava Fílodemo. Venuto a Roma da Atene dopo la morte del maestro Zenone di Sidone, contrasse amicizia con Calpurnio Pisone, il quale gli mise a disposizione una sua villa a Ercolano, che divenne la sede di un cenacolo epicureo frequentato dall’alta società romana. Gli scavi compiuti ad Ercolano hanno portato all’identificazione della villa e al ritrovamento dei resti di una biblioteca costituita di scritti di Epicurei e in particolare di scritti dello stesso Filodemo. Contrariamente all’Epicureismo di Amafinio, quello di Filodemo mantenne la lingua greca, e affrontò problemi tecnici ad alto livello.

Nella rinascita di studi epicurei, la figura di Filodemo sta vieppiù acquistando una sua fisionomia precisa. Un contributo di Filodemo, almeno in parte originale, dovette consistere nell’approfondimento delle operazioni logiche che sorreggono l’umano ragionare, iniziato già dal maestro Zenone, e in particolare nell’approfondimento del procedimento induttivo fondato sull’analogia. Filodemo indagò inoltre il problema degli Dei, della religione e della morte. Si occupò diffusamente di problemi dell’arte e della retorica, nonché della economia. Ma il contributo di gran lunga più cospicuo all’Epicureismo doveva venire dal canto del poeta Tito Lucrezio Caro, di puro sangue latino, e indipendentemente sia dal movimento popolare messo in atto da Amafinio, sia dal circolo dotto di Filodemo e di Calpurnio Pisone.


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