HEGEL |
Hegel distingue tre modi di considerare la storia: a) originaria, b) riflettente, c) filosofica.
La storia originaria è quella di Tucidide e Erodoto, che avendo vissuto fatti ed avvenimenti in linea diretta “ tradussero nel regno della rappresentazione spirituale ciò che era esteriormente esistente “, connettendo saldamente “ ciò che trapassa fugacemente e lo depongono nel tempio di Mnemosine, per l’ immortalità… “
Il contenuto delle loro storie ha un carattere descrittivo e non un’ ampiezza esterna, tali storici plasmano gli eventi facendo coincidere in maniera unica ed identica questi ultimi con il loro spirito, dotato di intuizione e di narrazione ma estraneo alla riflessione.
Saghe, canti popolari e tradizioni non appartengono alla storia originaria in quanto forme espressive torbide, in questa concezione storica abbiamo a che fare con il popolo, conscio di ciò voleva; tali storici hanno una forza plasmante, rimodellando fatti, circostanze ed avvenimenti, perciò non possono assurgere ad una grande ampiezza esteriore [ oltre ad Erodoto e Tucidide, si pensi a Guicciardini ], lo spirito dell’ autore e dello scrittore fanno un tutt’ uno, “ il quadro che lo storico dipinge è fatto di singole raffigurazioni di uomini e avvenimenti, [ … ] senza il bisogno di rifletterci “.
Hegel dice che lo storico vive nello spirito della cosa, e se poi è un condottiero i suoi fini sono quelli della storia, come nel caso di Giulio Cesare; lo storico dà voce, non ha una coscienza decaduta, bensì alla cultura propria degli oratori, anche se i discorsi attribuiti da Tucidide a Pericle, non fossero stati realmente pronunciati da quest’ ultimo, non sarebbero risultati estranei a Pericle.
Da tali storici non dobbiamo solo acculturarci ma prendere sano e genuino godimento, se nell’ antichità furono grandi capitani e condottieri, nel Medioevo furono vescovi, in questa categoria storica rientrano anche le memorie francesi, nella modernità abituata ad afferrare le cose con la mente, Federico il Grande costituisce una rara eccezione: “ Narratori come questi sono uomini altolocati, è inevitabile. Solo chi sta in alto può contemplare la situazione come si deve e scorgere qualcosa, non certo chi guarda dal basso verso l’ alto attraverso un misero spiraglio. “
Nella seconda storia, quella riflettente, la narrazione non è rivolta verso il presente, per lo spirito in cui è stata scritta, si devono però distinguere varie forme di tale storia, una generale [ universale ] , dove l’ autore deve coordinare il suo spirito con la diversità della materia trattata, facendo uso di astrazioni, riassunti ed epitomi, “ Livio narra la guerra con i Volsci, egli dice abbastanza brevemente, e soltanto di passaggio: in quest’ anno si è guerreggiato contro i Volsci. “ [ ha pretese universali e totali, ed il narratore molto spesso mette in bocca i grandi uomini ciò che non potevano dire, in quanto sussiste una differenza tra il suo spirito e quello del passato, lo storico deve in questo caso rinunciare ai particolari, usando formule generali. Livio nelle sue descrizioni si contrappone a Polibio nella misura in cui è costretto a fare ricorso ad astrazioni, e la guerra da lui descritta, nonostante sembri vissuta personalmente, può essere qualunque evento bellico ]; l’ altra tipo di storia riflettente è quella pragmatica, che vivifica la narrazione del passato [ ciò dipende dalla capacità dello scrittore ] nonostante la sua predisposizione verso l’ astrazione, con un fine di insegnamento morale, ma nota Hegel: “ Ma ciò che insegnano l’ esperienza e la storia è che i popoli e i governi non hanno mai imparato nulla dalla storia e non hanno mai agito in base agli insegnamenti che ne sarebbero dovuti trarre “.
Hegel nota che dinnanzi alla vita presente ed alla sua forza, uno sbiadito ricordo del passato o una legge generale non abbiano potere; l’ intento di Müller di fornire insegnamenti morali dalla storia, cade in errore, da questo punto di vista è meglio Montesquieu che incarna la sintesi di idea e riflessione [ Hegel lancerà i suoi dardi contro i Francesi che si fanno vessilliferi di questa concezione storica ].
La terza tipologia di storia riflettente è la storia critica [ che ha preso piede in Germania ], Hegel dice che si tratta di una “ storia della storia “, una sorta di giudizio sulle narrazioni storiche, una loro disamina, ciò che è straordinario in questa narrazione è “ l’ acume dello scrittore, che per così dire mercanteggia sul valore delle narrazioni, e non già nelle cose stesse “.
L’ ultima specie di storia riflettente è quella settoriale, procede astraendo ma nello stesso tempo si pone come anticamera della considerazione filosofica della storia, assumendo prospettive universali, quali l’ arte, la religione ed il diritto [ intese come anima che dirige gli avvenimenti ed i fatti dal loro interno ]
Infine la storia filosofica [ considerazione pensante, Hegel dice che è solo apparente la contraddizione tra la filosofia e la storia, va tolta dialetticamente ], introduce nella storia il solo pensiero della ragione: “ In essa viene dimostrato per mezzo della conoscenza speculativa che la ragione – qui possiamo attenerci a questa espressione, senza riferirci o rapportarci più strettamente a Dio – è la sostanza e insieme la potenza infinita, è la materia infinita di ogni vita naturale e spirituale e insieme la forma infinita, l’ attività di questo suo contenuto. Essa è sostanza, cioè ciò attraverso cui e in cui ogni realtà ha il suo essere e il suo sussistere; è potenza infinita, in quanto la ragione non è così impotente da fare di tutto ciò soltanto un ideale, un dove essere, e di esistere soltanto al di fuori della realtà, chi sa dove, come qualcosa di particolare che si trova nella testa di alcuni uomini; è contenuto infinito, ogni essenza verità, ed è materia che essa offre alla sua attività perché la elabori; infatti essa non ha bisogno, come l’ agire finito, delle condizioni di un material esterno, di mezzi già predisposti, da cui trarre il proprio nutrimento e l’ oggetto della propria attività. Essa si nutre di se stessa ed è essa il materiale che essa elabora; come essa soltanto è il proprio presupposto e il suo fine è la finalità assoluta, così è la realizzazione di quest’ ultima, che viene esplicata nell’ interiorità nel fenomeno, e non soltanto in quello dell’ universo naturale, ma anche in quello spirituale: il che avviene appunto nella storia universale. “ Lezioni sulla filosofia della storia, Hegel.
Nella considerazione filosofica della storia è necessario eliminare tutto ciò che è accidentale e legato a circostanze esteriori, ricercando così un fine razionale [ in sé e per sé ] e universale [ l’ infinitamente concreto che tutto comprende in sé ], nella storia intesa come immagine ed azione della ragione divino – assoluta; il principio spirituale della storia filosofica è “ la totalità dei punti di vista “ ed il suo oggetto lo spirito del mondo resosi manifesto di volta in volta nello spirito dei popoli: “ Ciò che è fondamentale è lo spirito degli eventi, quello che li produce: esso è il Mercurio, la guida dei popoli “.
Hegel dice che bisogna lasciare agli storici quelle costruzioni aprioristiche che a loro volta condannano nei filosofi, la credenza di un popolo primo direttamente educato da Dio, o dell’ epos romano.
Dopo aver detto che anche il più mediocre studioso di storia, utilizza nella comprensione sue categorie, Hegel afferma che chi guarda alla storia sotto l’ ottica della ragione è ricambiato, in un’ interazione bipolare: Anassagora è stato il primo a dire che la ragione, l’ intelletto o “ nous “ governa il mondo, ma nello stesso tempo non era una ragione manifesta nell’ autocoscienza, Socrate criticò Anassagora, non per il suo principio ma per la sua difettosa applicazione.
La tesi della ragione che governa il mondo pur richiamando alla memoria la fede nella Provvidenza [ Hegel qualche battuta prima aveva detto di non voler far ricorso alla fede nella presenza nella storia di un principio razionale ], si differenzia notevolmente, in quanto quella fede è qualcosa di indeterminato non in grado di abbracciare l’ intera storia mondiale, spiegare la storia significa “ svelare le passioni dell’ uomo, il loro genio, le loro forze attive, e questa determinatezza della provvidenza si chiama di solito suo piano. “ Nell’ ambito ristretto dell’ individuale, è possibile far ricorso alla fede nella provvidenza, ma non nella storia universale, dove si ha a che fare con popoli e Stati, “ non possiamo accontentarci, per così dire, di far piccolo mercato di quella fede nella provvidenza “.
Hegel dice di voler appositamente trattare il problema di una ragione che governa il mondo, con la possibilità di conoscere Dio [ in questi tempi messa da parte, anche se compare come uno dei massimi doveri nelle Sacre Scritture ].
Dio rivelandosi all’ uomo, ha fatto sì che tutti gli individui potessero colmare il loro spirito con la conoscenza di Lui, il pensiero in questo modo si appresta ad afferrare, ciò che prima era colto solo attraverso il sentimento e la rappresentazione, fino a comprendere nella storia “ la ricca produzione della ragione creatrice “, se si è vista la presenza di Dio nella natura e negli animali – scrive Hegel – perché “ non anche nella storia? “
Se Leibinz aveva usato categorie astratte, la teodicea che vuole costruire Hegel, passa per la storia, in quanto proprio in quest’ ultima si pone il problema della conciliazione della ragione pensante con il male, dove il negativo è solo momento o tappa destinata ad essere superata: “ Ma qui la semplice fede nel “ nous “ e nella provvidenza non basta ancora “.
Domandarsi quale sia il compito della ragione equivale a chiedersi quale sia il fine ultimo del mondo, la storia mondiale si svolge sul terreno dello spirito, per mondo si intende sia la natura che l’ ambito psichico, lo spirito che si analizza nel teatro della storia è una realtà concreta, bisogna quindi analizzare: le determinazioni astratte della natura dello spirito, quali mezzi esso abbia bisogno per realizzare la sua idea, ed infine lo Stato. “
Lo spirito si auto - conosce ed è forma suprema di autocoscienza, è quindi libero, in quanto attività che produce sé, principio e fine, ma soprattutto continua negazione di ciò che minaccia di togliere la sua libertà.
Hegel contrappone la libertà dello spirito alle cose della natura che di per se stesse non sono libere, lo spirito si produce e realizza in conformità del suo sapersi, soltanto “ il sentire la libertà “ lo rende libero, “ benché egli in sé e per sé sia sempre libero… “, egli esiste come auto – risultato.
Nelle prime tracce dello spirito è contenuta l’ intera storia del mondo, che diviene teatro delle rappresentazioni dello spirito; la coscienza che l’ uomo è libero in quanto tale è giunta con la religione cristiana, ma nota Hegel ciò non impedì la schiavitù, la differenza tra il principio e la sua applicazione è fondamentale nel caso della libertà: “ la storia mondiale è il progresso nella coscienza della libertà – un progresso che dobbiamo conoscere nella sua necessità “ [ dal mondo Orientale dove solo uno ero libero, a quello greco – romano dove pochi erano liberi, all’ epoca moderna dove tutti sono liberi, in quanto l’ uomo è libero in – sé ].
Hegel dice che sul termine “ libertà “ vi sono numerosi fraintendimenti, la libertà è “ l’ unico fine dello spirito “, a questo fine ultimo sono stati offerti sacrifici sull’ altare della terra e nel corso del tempo, l’ idea della libertà non è altro che “ la natura della volontà divina “.
Quali mezzi utilizza l’ idea della libertà per realizzarsi? Le passioni, i fini dell’ interesse, e l’ appagamento degli impulsi egoistici “ che infrangono le barriere che il diritto e la moralità intendono imporre alla loro azione “ sono le molle più potenti nella storia, essendo più vicine all’ uomo che non “ la disciplina artificiale e noiosa che educa all’ ordine e alla moderazione. “
Con un’ enorme tristezza e sgomento vediamo decadere grandi imperi e popoli floridi, non solo a causa della natura ma dell’ umana volontà: “ Ma mentre consideriamo la storia alla stregua di un tale banco da macellaio – immolate su di esso la felicità dei popoli, la saggezza degli Stati e la virtù degli individui -, eco di necessità il pensiero anche domandarsi a chi, o in vista di qual fine, siano state offerte vittime in quantità così enorme. “
Il passaggio dal principio alla sua attivazione si concretizza e realizza mediante i bisogni, gli impulsi e le ispettive umane, se gli uomini si interessano a qualcosa, lo fanno solo per è coinvolta la propria persona e la loro personale soddisfazione, nulla è venuto al mondo senza l’ interesse “ di quanti vi hanno cooperato con la loro attività “: “ Così dobbiamo dire, in generale, che nulla di grande al mondo è stato compiuto senza passione “ [ per passione, Hegel intende l’ agire umano mosso da interessi privati, da fini speciali e da intenzioni egoistiche ].
L’ idea è l’ ordito, le passioni umane sono la trama di quel grande tappeto che è la storia mondiale, “ il centro concreto “ in cui si riuniscono è lo Stato; non esiste l’ uomo generale, ma sempre l’ uomo concreto hic et nunc, la passione è la particolare qualità del carattere, premettendo però che il contenuto delle volizioni non abbia solo un valore privato, ma anche universale: nel momento in cui nello Stato il fine universale è coordinato con l’ interesse particolare dei cittadini, esso ha raggiunto la sua fioritura.
La storia mondiale inizia solo in sé, in quanto natura, il suo fine universale è quello di soddisfare al concetto dello spirito: “ Il fine dello spirito è solo quello di trovarsi, di pervenire a se stesso e di contemplarsi come realtà “.
Hegel afferma che l’ idea che gli interessi particolari sottostiano ad un piano universale, si spiega in quanto se la ragione è immanente all’ esistenza storica e si realizza tramite alla storia, davanti al sostanziale – universale “ tutto il resto è subordinato “.
In termini metafisici l’ antitesi tra l’ idea universale che permane presso sé [ libertà ] e l’ idea quale essere per sé meramente formale [ necessità, esteriorità in generale ], è superata dall’ attività intesa come termine medio del sillogismo, Hegel poi aggiunge che la storia “ non è il terreno della felicità. I periodi di felicità sono pagine vuote nella storia, poiché sono i periodi di concordia, nei quali manca l’ antitesi. “
Per spiegare questo passaggio, Hegel utilizza un esempio: per costruire una casa, serve un’ intenzione interna, degli elementi particolari quali l’ aria ed il fuoco, e dei materiali, ferro, legno e pietre.
Gli elementi vengono applicati alla lavorazione dei materiali, il fuoco per fondere il ferro, l’ acqua che muove la ruota per tagliare il legno, il risultato è una casa compiuta.
Così come gli elementi sono utilizzati in maniera conforme alla loro natura, così le passioni vengono appagate, e si realizzano naturalmente, portando alla luce l’ edificio della società umana.
Dal binomio libertà – necessità, si deduce che dalle azioni umane scaturiscono effetti non presenti nelle immediate intenzione e nella coscienza di chi agisce: “ l’ azione immediata può contenere qualcosa che va ben oltre la volontà e la coscienza dell’ autore. “
Il contenuto degli scopo individuali è mescolato a determinazioni universali attinenti al diritto, al bene e al dovere [ che rientrano nella società in cui vivono ed operano ]; nell’ ambito delle grandi circostante storiche sorgono le grandi collisioni tra la tavoli dei valori e dei diritti vigenti e nuove possibilità valoriali, queste possibilità racchiudono in sé un principio produttivo, perseguito dagli individui della storia universale.
Nonostante ciò, vi sono personaggi “ storico universali “ che hanno un destino diverso rispetto agli individui qualsiasi.
La maggior parte delle persone hanno una funzione di “ conservazione “ , devono far funzionare il meccanismo interno dello stato etico.
Nel mondo economico era presente la “ mano invisibile “ che coordinava gli egoismi del singolo e le esigenze del sociale, in quello storico è presente invece l’astuzia della ragione, che fa credere ad ognuno di perseguire il proprio interesse, quando in realtà persegue gli interessi della provvidenza stessa, con la conseguenza che anche le azioni malvagie, in ultima istanza sono indirizzate al bene: “ E’ lo spirito nascosto che batte alle porte del presente, che è tuttora sotterraneo, che non è ancora giunto all’ esistenza attuale ma vuole prorompervi; lo spirito per cui il mondo presente non è che un guscio, il quale contiene in sé un nocciolo diverso da quello che converrebbe al guscio. “
Nella storia vi sono alcune fasi di transizione dove avviene un cambiamento radicale nel profondo, ma all’esterno non sembra cambiare nulla.
La situazione esteriore muta quando qualcuno è in grado di aprire allo “ spirito del mondo bussa alla porta “. Quel qualcuno è l’individuo “ cosmico storico “, l’incarnazione dello spirito, il quale ha una funzione rivoluzionaria, egli deve andare contro lo stato di cose presenti, per realizzare la “ razionalità “ velata ed intrinseca alla storia. A differenza degli individui comuni ( conservatori ), i personaggi “ storico – universali “ si accorgono del cangiamento interno alla stessa realtà [ uomini pratici e politici, dotati di pensiero ] , e i loro obbiettivi e passioni, coincidono con il progetto della Ragione: “ i loro scopi privati particolari racchiudono il contenuto sostanziale che è volontà dello spirito del mondo. “
Gli uomini della storia mondiale sono gli eroi di un’ epoca, che hanno voluto appagare se stessi e non altri, sono coloro che hanno capito meglio di tutti cosa si dovesse fare: “ Lo spirito più avanzato è l’ anima di tutti gli individui, ma lo è come interiorità inconsapevole, che i grandi uomini portano a coscienza negli altri. Perciò gli altri seguono questi condottieri di anime, poiché si sentono venire incontro la forza irresistibile del loro stesso spirito interiore. “
L’ uomo libero non prova invidia verso ciò che è grande, bensì si rallegra della sua esistenza, ogni giudizio psicologico – morale che neghi valore alle passioni ed alla brama di conquista che infiammò il cuore di tali eroi, è da rigettare.
Gli individui della storia universale, “ escono sempre male “ quando sono serviti da camerieri psicologi, “ questi abbassano gli eroi al loro stesso livello, li collocano sullo stesso piano o perfino un paio di gradini al di sotto della loro moralità di raffinati conoscitori di uomini. Il Tersite omerico, che rampogna i re, è una figura presente in ogni epoca. “
In una lettera dell’ottobre del 1806, Hegel vedendo Napoleone a Jena, dirà di aver visto “ lo spirito del mondo seduto a cavallo che lo domina e lo sormonta “. Napoleone alla pari di Alessandro Magno e Cesare, ha compiuto inconsciamente un passo verso la libertà, smantellando il vecchio regime a carattere feudale.
Gli individui comuni pur non accorgendosi del cambiamento interno alla stessa realtà, seguono con fervore il leader carismatico ( personaggio storico – universale ), come se si accorgessero istintivamente che la Ragione stia dalla sua parte.
Come si fa a distinguere un individuo cosmico universale da un ciarlatano? Quale differenza c’è tra Alessandro Magno e un bandito? Alessandro Magno, ha vinto, il bandito no.
Da questo punto di vista pure Hitler può essere considerato un personaggio “ privilegiato “, ma vi è una differenza, gli individui a cui allude Hegel sono puri e semplici strumenti della Ragione, mentre per i Nazisti Hitler doveva essere lui stesso l’attore della storia. A dimostrare la funzione strumentale di tali personaggi, è il fatto che essi non fanno mai una bella fine: Alessandro muore in India a trent’anni, Giulio Cesare è pugnalato da Bruto, e Napoleone passa gli ultimi giorni della sua esistenza in solitudine a Sant’Elena: “ Cesare doveva compiere quel che era necessario per rovesciare la decrepita libertà; egli, personalmente, perì nella lotta, ma quel che era necessario restò: al di sotto dell’ accadere esteriore vi era la libertà secondo l’ idea “.
Nelle “ Lezioni sulla filosofia della storia “, Hegel dirà che “ essi somigliano a involucri che cadono “ e aggiunge che “ raggiunto il suo scopo, non sono passati alla tranquilla fruizione, non sono distati felici “. Possiamo affermare che godano maggiore felicità gli individui conservatori, che non questi personaggi, il cui unico guadagno è “ il loro concetto, il loro fine, quello che essi hanno compiuto “. L’unica felicità che hanno potuto sperimentare è la consapevolezza di aver cambiato il mondo, nulla più: “ guadagno di altra specie, godimento tranquillo non ne hanno avuto “.
Hegel dice riguardo a tali uomini: “ Ma una grande figura non può fare a meno di calpestare qualche fiore innocente, e di schiacciare qualcosa lungo il suo cammino “.
L’ uomo preso in considerazione in sé, costituisce un fine solo in virtù della natura divina che è in lui, ossia la ragione e libertà; il soggetto umano è responsabile delle sue scelte e perciò da questo punto di vista si distanzia dall’ animale, che è “ innocente “.
Hegel ha modo di dire, che la felicità a cui noi facciamo riferimento corrisponde ad un particolare stato di cose, dinnanzi al quale oppiamo un “ dover – essere “, quando in realtà l’ unico appagamento è la ragione, il diritto e la moralità.
L’ epoca moderna si caratterizza per un conflitto non tanto tra le passioni, bensì tra i principi e gli ideali, innalzati dalla fantasia e destinati ad essere distrutti dalla fredda realtà; se nel caso degli ideali si compie solo un naufragio nonostante la loro pretesa di universalità, quando parliamo della ragione universale, essa si realizza: “ Questi ideali, che vanno a fondo nella traversata della vita facendo naufragio sullo scoglio della dura realtà, possono essere dapprima solo soggettivi e appartenere all’ individualità del singolo, la quale può attribuirsi il massimo della nobiltà e intelligenza. “
Al singolo individuo riesce facile lamentarsi dell’ esistenza, solo in vecchiaia superata la linea demistificatoria giovanile, il soggetto umano sarà in grado di formulare giudizi, passanti il piano fenomenico del male, e capaci quindi di giungere all’ essenza stessa della realtà: “ E’ più facile scorgere quel che fa difetto negli individui, negli Stati, nel governo del mondo, anziché il loro valore autentico. “
“ In mezzo al conflitto di quegli ideali la filosofia deve condurci a capire che il mondo reale è come deve essere, che il bene autentico, la ragione divina universale è anche il potere di realizzarsi. “
Hegel afferma che Dio governa il mondo, la filosofia vuole giustificare “ il mondo reale tanto disprezzato “, la ragione stessa è la capacità di percepire l’ operato di Dio: “ Davanti alla pura luce dell’ idea divina, che non è un semplice ideale, svanisce l’ apparenza, che il mondo sia un succedersi di avvenimenti insensati e folli. “
Il pensatore di Stoccarda, non nega dignità e valore ai singoli uomini, dicendo che la moralità di un pastore ha “ un valore infinito “, pari a quello di chi ha una conoscenza più progredita ed una vita ricca di relazioni [ la sfera interiore e libera soggettivamente rimane intatta all’ alto rumore della storia ].
Lo Stato inteso come morale concreta, è la sintesi della volontà soggettiva con la volontà razionale, Hegel scrive che solo il diritto, la morale concreta e lo Stato, sono la realtà positiva e l’ appagamento della libertà.
Il fine dello Stato è che la sostanza valga, non è possibile parlare di popoli che non abbiamo formato uno Stato, espressione della libertà e fine in sé, dinnanzi al quale il soggetto umano ricava il suo valore e la sua dignità: solo nel corpo statale l’ uomo si forgia una coscienza, lo “ Stato è l’ idea divina, così come essa esiste sulla terra. “
Quando la volontà soggettiva dell’ uomo si è sottomessa alle leggi, l’ antitesi tra libertà e necessità scompare, la morale concreta dello Stato si differenzia dalla moralità astratta intesa come mera convinzione dei singoli, la prima “ ha la sua radice nell’ attenersi ciascuno al suo dovere “ [ Hegel prende in considerazione il cittadino ateniese ].
Anche se la dottrina dello Stato appartiene alla filosofia del diritto, bisogna prendere in considerazione questa problematica, in quanto sussistono una serie di errori, la prima riguarda lo Stato di natura inteso come dimensione idilliaca dove vige la libertà ed un godimento certo, in realtà sentenzia Hegel, questo Stato oltre ad essere problematico storicamente, dovrebbe racchiudere estreme ingiuste e violenze disumane: ciò sorge dal fraintendimento sulla libertà, che può sorgere sono mediante la limitazione dello Stato.
Un’ altra tesi problematica, è quella relativa alla condizione patriarcale, in cui è stato stata superata la pura dimensione d’ amore e di fiducia; l’ unità famigliare dove la coscienza di un coniuge si aliena in quello dell’ altro, rimane nell’ esistenza naturale, e lo Stato deve nutrire il massimo rispetto.
L’ allargamento della famiglia, oltre i legami di consanguineità, supera la sfera naturale, facendo sì che gli individui ne facciano parte in qualità di persone, l’ esame della condizione patriarcale ci porta fino alla teocrazia.
Hegel dice se per libertà intendiamo che “ i singoli diano il proprio assenso “ siamo giunti ad un piano soggettivo, la conseguenza è che nessuna legge può essere valida a meno che non siano d’ accordo tutti, già Rousseau – nota Hegel – aveva mostrato come la libertà della minoranza non sia tenuta in considerazione [ il pensatore di Stoccarda dice che ciò che costituisce lo Stato, non riguarda il popolo, ma è affare degli uomini di cultura ].
Se a fondamento dello Stato, si pone la libertà individuale, non si giunge ad una costituzione, che è ciò che dà vita e realtà all’ astrazione Statale.
La prima determinazione dello Stato è quella relativa alla distinzione tra governanti e governati, il fine dello Stato può essere pensato nel tranquillo godimento della vita civile [ Fénelon e Platone ], anche all’ interno della monarchia si pensa che quella repubblicana sia la costituzione migliore, ma non sempre applicabile e quella monarchica sia la più utile: tali considerazione sono figlie dell’ intelletto che separa il concetto dalla sua realtà.
La costituzione di un popolo forma con lo Stato un’ unica sostanza, espressione della spiritualità e della cultura [ la religione, è un momento fondamentale della sintesi che avviene nello Stato, tra l’ oggettivo – universale ed il soggettivo, il “ culto è un modo nel quale la riflessione si manifesta all’ esterno. Tramite l’ arte, che riesce a penetrare la sfera sensibile, il divino deve farsi visibile, presentandosi alla fantasia ed all’ intuizione. Infine nella filosofia, si trova la sintesi suprema e più elevata dei due elementi, alla luce del concetto ]; lo Stato ha un inizio per un atto di imperio e istintivamente, bisogna poi distinguere una prima monarchia patriarcale dalla monarchia moderna: ogni costituzione è conforme allo spirito di un popolo, e non è materia di scelta, “ così lo Stato è la libertà razionale che ha sé come oggetto del suo sapere ed è per sé. “
Le costituzioni a cui sono pervenuti i popoli non hanno un valore universale, ma rappresentano tappe differenti di un percorso storico, la diversità tra una costituzione e l’ altra è questione di principi e non solo relativa al livello del perfezionamento.
Se siamo legati ancora alla filosofa greca che è base per quella moderna, all’ arte in cui i greci sono il modello insuperato, per quanto concerne le costituzioni, l’ antico e il nuovo non hanno in comune il principio essenziale.
La religione scrive Hegel, “ è il luogo dove un popolo si dà la definizione di ciò che ritiene vero “, la rappresentazione di Dio costruisce il fondamento generale di un popolo; lo Stato si fonda sulla religione [ i principi dello Stato per passare per essere validi in sé e per sé, devono essere riconosciuti dalla natura divina ], tanto che al cambiare della religione muta lo Stato e la sua costituzione.
Una follia moderna – scrive Hegel – è quella di voler inventare costituzioni statali al di là della religione, la separazione tra la morale concreta e la religione resa manifesta dalla confessione cattolica, fa scaturire l’ astrazione e l’ indeterminatezza.
La prima categoria della storia è quella del mutamento, secondo cui “ vediamo un enorme quadro di eventi e di azioni, di formazioni di popoli, stati, individui, infinitamente varie, le quali si succedono instancabilmente “; il lato negativo è “ il fatto che noi andiamo vagando tra le rovine di ciò che fu eccellente “.
Solo nello spirito non c’è un movimento ciclico come nella natura, ma si produce sempre qualcosa di nuovo, nell’ uomo si manifesta un impulso alla perfettibilità, a differenza del mondo organico lo spirito nel suo sviluppo incontra ostacoli, deve lottare contro se stesso.
“ La storia mondiale rappresenta il corso graduale dello sviluppo di quel principio che per contenuto la coscienza della libertà “.
L’ ipotesi dello Stato di natura, come dimensione idilliaca e di giustizia, è stata smascherata come una falsa idea, anche l’ ipotesi biblica, secondo la quale la natura sarebbe stata inizialmente “ aperte e trasparente “, intesa come “ un luminoso specchio di Dio “ è da ritenere scorretta.
Hegel dice che la storia va presa in considerazione solo quando la razionalità comincia a penetrare l’ esistenza mondana, la preistoria cade al di fuori “ del nostro obbiettivo “; la parola storia unisce la “ historia rerum gestarum “ e le “ res gestae “, nello Stato [ in esso nasce una coscienza di conservazione di chiare leggi ] vi è un contenuto non soltanto utile alla prosa storica, “ ma insieme la genera “.
L’ India pur avendo codici antichissimi, splendide opere poetiche e religiose, non possiede una storia – a differenza della Cina – in quanto c’è un ordinamento naturale fondato sulle caste e non esiste una memoria pensante per Mnemosine [ Hegel dice che nel processo di civilizzazione, l’ intelletto è andato ottundendosi e la lingua ha subito impoverimenti ].
Hegel dice che non bisogna sollevare pretese contro il movimento della storia mondiale e i loro grandi autori [ soggetti cosmico – universali ], in quanto non c’è una ricaduta nella sfera della moralità, la storia mondiale lascia del tutto fuori gli individui, vessilliferi della morale [ virtù private ], “ ma ci informa sulle azioni degli spiriti dei popoli. “
Le arti figurative, la poesia e la filosofia si manifestano nella struttura statale, la filosofia intesa come pensiero di pensiero trova nella cultura il suo materiale: sussistono differenze a livello di stile, di contenuto e quindi di razionalità [ coscienza della libertà ], tra la cultura di un popolo e quella di un altro [ anche se ci sono sfere che rimangono identiche ].
La Cina con la sua moralità e l’ India con la religione e la poesia, pur avendo toccato cime elevate mancano del concetto essenziale della libertà.
Dalla morte sorge nuova vita, Hegel a questo proposito dice: “ Lo spirito insorge contro se stesso, distrugge la forma che aveva assunta e si eleva così a una costituzione nuova. Ma, spogliatosi della veste della sua esistenza, esso non passa soltanto in un'altra veste, ma rinasce come spirito più puro dalla cenere della sua forma precedente. “
Il ringiovanire dello spirito è la seconda categoria della storia, si tratta di un processo di catarsi, è una rielaborazione che lo spirito fa di sé, destinato a spegnersi ex novo per poi rinascere di continuo.
Nel momento in cui ci chiediamo quale sia il fine di questo “ grande sacrificio spirituale “, giungiamo alla categoria della ragione stessa, che “ esiste nella coscienza come fede nella ragione dominante nel mondo “.
Hegel nota la vicinanza della tua sua prospettiva con la tesi della provvidenza nella religione, ma nello stesso tempo se la provvidenza è legata a eventi particolari e quindi limitati, “ nella storia universale abbiamo invece a che fare con individualità che sono popoli, con totalità che sono stati; non possiamo quindi fermarci a tale commercio al minuto, per così dire, della fede nella provvidenza, e nemmeno a quella credenza astratta e indeterminata, che si ferma all’ asserzione generale di provvidenza governante il mondo, e non vuole affrontare il determinato “.
Lo spirito è essenzialmente individuale, nella considerazione storica – scrive Hegel -, “ non ci limitiamo e ci riferiamo all’ individualità particolare “, “ lo spirito con cui abbiamo a che fare, è lo spirito del popolo “.
Gli spiriti dei popoli si differenziano mediante l’ idea che si forgiano di se stessi, in base al livello di comprensione e penetrazione “ di ciò che è lo spirito “, in questo modo si determina la “ coscienza del popolo “ sua forma nel mondo, essa costituisce “ il diritto, i costumi, la religione del popolo “.
La coscienza è il sostrato sostanziale ineliminabile ed insuperabile, gli individui possono sì differenziarsi tra loro, ma non può andare oltre lo spirito del popolo, “ ricchi di spirito “ sono quei soggetti che conoscendo l’ essenza dello spirito del popolo, “ sanno regolarsi secondo esso “: “ gli individui scompaiono dinanzi a ciò che è universalmente sostanziale “.
Lo spirito del mondo è lo spirito del mondo come si manifesta nella coscienza umana: “ Il particolare spirito di un particolare popolo può perire: ma esso è un anello nella catena costituita dal corso dello spirito del mondo, e questo spirito universale non può perire. Lo spirito di un popolo di un popolo è pertanto lo spirito universale in una forma particolare, ma che deve però assumere per il fatto che esiste: con l’ esserci, con l’ esistenza interviene infatti la particolarità “.
La storia risulta essere la rappresentazione del modo con cui lo spirito giunge alla cognizione di ciò che esso è in sé; quella degli Orientali non è libertà vera dato che non conoscono lo spirito, presso i Greci e i Romani, si è giunti ad una prima coscienza della libertà, senza però pervenire alla libertà che farà la sua comparsa solo nelle nazioni germaniche, dove l’ uomo è libero in quanto tale e la libertà dello spirito costituisce la sua libertà più propria.
Un popolo appartiene alla storia mondiale in quanto ha riposto nel suo elemento costituivo, un principio universale; lo spirito è il risultato della sua attività, nell’oltrepassare l’ immediatezza, nel negarla e nel ritornare in sé: “ I principi degli spiriti del popolo, posto in una successione graduale e necessaria, sono soltanto momenti dell’ unico spirito universale, che si innalza per loro tramite nella storia fino a concludersi in una totalità capace di comprendersi. “
Nella filosofia nulla è andato perduto nel passato, “ l’ idea è presente “: “ ciò che lo spirito è, lo è sempre stato in sé – la differenza è solo lo sviluppo del suo essere in sé.
La vita presente dello spirito è un circolo di gradi che da una parte esistono ancora fianco a fianco e solo dall’ altra appaiono trascorsi. Anche nella sua presente profondità lo spirito possiede i momenti che sembra aver lasciato dietro di sé.”
Hegel in un passo emblematico dice: “ La storia del mondo è il progresso nella coscienza della libertà – un progresso che noi dobbiamo riconoscere nella sua necessità… Il momento supremo è per lo spirito il sapersi, l’ elevarsi non soltanto all’ intuizione, ma anche al pensiero di se stesso “.
Quando lo spirito del popolo [ il cui fine consiste nel conoscere e comprendere se stesso ] ha esaurito la sua attività, si spegne ed il suo interesse cessa, “ è un individuo naturale, come tale fiorisce, è in forze, decresce e muore “, la sua morte naturale si mostra come nullità politica intesa come abitudine [ mancanza di contraddizioni, l’orologio è caricato e cammina da sé ], un agire privo di contrasto.
Lo spirito del popolo ormai privo di attività finisce con il diventare provincia di un nuovo principio, che nasce dalla ceneri del suo predecessore; la crisi sorge nel momento in cui la dimensione sostanziale viene meno, ciò a causa di una corruzione interna, cupidigia e mire particolari, legate all’ oppressione di un altro popolo.
Lo spirito di un determinato popolo è solo un individuo nel corso della storia, una volta maturo comincia declinare, il frutto del suo operato “ non ricade sul suo grembo “ ma diventa un calice amaro, la ragione “ del suo annientamento “ ed il sorgere “ di un nuovo principio “: “ il frutto ridiventa seme, ma seme di un altro popolo, per portar questo a maturazione. “
Ciò che è importante sottolineare è come: “ ogni nuovo spirito del popolo è un grado nella conquista dello spirito del mondo, nell’ acquisto della sua coscienza e libertà. La morte dello spirito di un popolo è trapasso alla vita …”.
In questo modo Hegel mostra come ogni spirito del mondo rappresenti una dimensione di sviluppo dell’ universalità dello spirito del mondo, in quanto ha una sua collocazione temporale ed esistenziale.
L’ unità della volontà soggettiva con quella universale, è la totalità etica, nella sua forma concreta lo Stato, in quest’ ultimo la libertà di realizza oggettivamente e concretamente ed è la dimensione in cui l’ uomo ha un’ esistenza razionale: “ l’ universale che si manifesta e perviene alla coscienza nello stato, la forma sotto cui viene ricondotto, tutto ciò che è, è ciò che costituisce in generale la cultura di una nazione. Il contenuto determinato, che riceve questa forma di universalità e che è compreso nella realtà concreta costituita dallo stato, è pero lo stesso spirito del popolo. “
Hegel afferma che lo spirito è un’ individualità, intuita nell’ arte, rappresentata mediante la religione e concepita dal pensiero nella filosofia, tali forme sono unite allo spirito dello stato, le diverse maniera in cui la totalità statale si manifesta portano ad una differenza costituzionale [ monarchia, aristocrazia e democrazia ].
Hegel non fa coincidere la presenza della ragione nella storia con l’ interesse per i singoli individui o con un corso temporale diretto e finalizzato alla felicità umana, la storia procede verso il meglio nella misura in cui il meglio viene ad essere il raggiungimento di un grado sempre superiore di autocoscienza, i nuovi condizionamenti possono sorgere da eventi casuali, come la scoperta dell’ America o della polvere da sparo, quest’ ultima insieme alla stampa, ha svolto – per Hegel – un ruolo di primaria importanza nella modernità.
Bisogna prendere in considerazione il tipo naturale della località come dimensione geografica che coincide con il carattere del popolo figlio di quel terreno, la natura non va stimata “ né troppo “ e “ né troppo poco “, il mite cielo ha contribuito alla grazia dei poemi omerici, ma “ da solo non può generare poeti come Omero “.
Hegel dice che nella zona fredda e nella zona calda non possono trovarsi popoli storici, la liberazione umana non deve quindi essere impedita dalla forza naturale, in quelle zone lo spirito non potrebbe “ edificare un mondo per sé “: “ il vero teatro della storia mondiale è, perciò, la zona temperata, invero la sua metà settentrionale, poiché la terra è come un continente e ha un ampio seno come dicono i Greci. “
Il mondo è suddiviso in Vecchio e Nuovo mondo, nuovo nella misura in cui l’ America [ l’ introduzione dell’ acquavite è stata distruttiva ] e l’ Australia sono state scoperte da poco, ma in se stesse presentano un’ immaturità fisica e spirituale, se nel Nord America i nuovi abitanti hanno respinto gli indigeni, nel Sud gli indigeni [ a causa del loro carattere umile e strisciante ] sono stati impiegati per duri servizi [ gli europei hanno portato in America molti uomini africani per farli lavorare nelle loro piantagioni ].
Le popolazioni americani avevano una costituzione fisica e spirituale inferiore a quella degli europei, non poterono sviluppare una salda potenza a causa della mancanza del cavallo e del ferro.
L’ America diviene il luogo dove molti europei emigrano, “ l’ Europa ha rovesciato in America il suo superfluo “, con la possibilità quindi di condurre una vita più agiata.
Oltre alla diversità geografica tra Nordamerica e Sudamerica, vi sono altre differenze notevoli, in Nordamerica osserviamo una crescita dell’ industria e della popolazione sul piano civile e della libertà, con un’ unica federazione di stati: “ l’ intera loro storia è un continuo rivolgimento. “
In Sudamerica si sono insediati gli spagnoli che sono cattolici, in Nordamerica [ dotato di una costituzione repubblicana ] prevale il protestantesimo [ la religione però è qualcosa di gusto, la Chiesa non è un’ istituzione in sé e per sé, dato che vi sono numerose sette ], se il primo è stato conquistato, il secondo è stato colonizzato.
Il Nordamerica non presenta ancora stati organici ed una società civile compatta: “ L’ America è perciò il paese del futuro, dove in tempi che ci stanno dinnanzi dovrà rivelarsi la sua importanza per la storia mondiale, forse nel conflitto tra Nordamerica e Sudamerica. È un paese del desiderio per tutti coloro che hanno a noia l’ arsenale storico della vecchia Europa. “
Nel Vecchio mondo il mar Mediterraneo è il fattore di unificazione e il centro della storia mondiale per tre continenti, se in Grecia c’è “ il punto più luminoso della storia “, a Gerusalemme compare il centro del giudaismo e cristianesimo, il mar Mediteranno ha ospitato le rovine le città di Delfi, di Cartagine, di Alessandria d’ Egitto e di Roma [ la zona dell’ Asia orientale è lontana dal processo di storia mondiale, quanto l’ Europa settentrionale che è intervenuta più tardi, grazie all’ attraverso delle Alpi da parte di Giulio Cesare ].
L’ Africa, è divisibile in tre parti, l’ una posta a sud del deserto del Sahara [ l’ Africa vera e propria ], l’ altra è quella posta a nord del deserto, la terza è la regione fluviale del Nilo, l’ unica zona che si congiunge con l’ Asia.
L’ Africa è rimasta chiusa in sé, al di qua della storia cosciente, tale chiusura è dovuta alla natura tropicale ed alla costituzione geografica; se l’ Egitto è un centro di cultura che se ne sta separato dall’ Africa, la parte settentrionale si affaccia meravigliosa sul mare, è stata insediata da romani, cartaginesi ed arabi.
Il nero – africano non è giunto ad una legge morale e a Dio, non sa distinguere se stesso da un’ essenza universale, egli incarna l’ uomo allo stato di natura, Erodoto ha parlato dei negri come maghi, ma non vi è nessun tipo di Dio in tale concezione, sono loro a impartire ordini alla natura.
I negri oltre all’ uso della magia si costruiscono un feticcio, che incarna solo un arbitrio individuale relegato all’ immagine, se questo oggetto non assolve alle sue funzioni, é legato e bastonato.
Ciò che rimanda ad un’ entità superiore presso gli africani, è il culto dei morti, i progenitori sono una potenza per i vinti, la morte è per loro causata da maghi malvagi e non è un evento naturale, ed è quindi soggetto all’ arbitrio umano.
L’ assolutizzazione dell’ umano presso i negri, non genera nessuna forma di moralità e diritto, senza quindi pervenire né ad un’ universalità né al rispetto per se stessi [ esiste il cannibalismo ed è pratica diffusa ].
La schiavitù a cui furono condannati gli africani è meno dura di quella nella loro patria, dove la mancanza rotale di rispetto per l’ uomo, li spingeva a vendere i figli, sono incuranti verso la vita dice Hegel.
Non vi è nessuna costituzione, ma solo un sovrano dispotico che impone con la violenza i suoi voleri, al di sotto del quale compaiono una serie di capi che possono accettare o no le sue decisioni, la figura del boia è importante in quanto può eliminare individui sospetti e a volte anche il re.
I negri sono sfrenati, fanatici e distruttivi, la schiavitù è vista come non sconveniente, gli inglesi che si sono adoperati per impedire il traffico degli schivi, sono odiati dai capi africani.
Hegel scrive che ciò che possiamo imparare dai negri, è come lo Stato di natura sia uno stato di totale ingiustizia, ogni passo tra lo stato naturale e quello razionale, comporta delle ingiustizie, ma nello stesso tempo c’è un graduale allontanamento dalla dimensione naturale, la schiavitù persiste in Grecia, a Roma fino ai tempi più recenti: “ La schiavitù è in sé e per sé un’ ingiustizia, poiché l’ essenza dell’ uomo è la libertà. Perciò l’ abolizione graduale della schiavitù è qualcosa di più appropriato, di più corretto che non la sua cancellazione improvvisa. “
In Asia è sorta la luce dello spirito e la storia mondiale, Hegel dice di non volersi interessare alla Siberia dato che è un territorio nordico che giace al di fuori della storia, l’ Asia racchiude, un altopiano compatto [ pastorizia – autosufficienza patriarcale ], grandi pianure fluviali [ agricoltura e piccola industria connessa la proprietà ed il rapporto di signoria ] e “ l’ Asia anteriore “ [ Arabia, paese del deserto, Siria ed Asia minore ] che presiede il commercio e la navigazione [ libertà civile ].
È da questi popoli che la storia deve prendere le mosse, le popolazioni più interessanti sono quelle vicino a corsi fluviali, la Cina, l’ India e la Babilonia furono i paesi più civilizzati, entrarono in rapporto con la storia, quando furono scoperti o visitati, nell’ Asia anteriore sono nati tutti i principi religiosi e statali, che si sono però sviluppati solo in Europa.
L’ Europa non è diversificata come l’ Asia e l’ Africa, la prima parte dell’ Europa è quella meridionale dove lo spirito ha trovato la sua prima patria [ Grecia e Italia ], la zona centrale è costituita dalla Germania, dalla Francia e dall’ Inghilterra, infine la terza parte è formata dagli Stati nord – orientali, la Polonia, la Russia e i regni slavi.
La storia comincia in Oriente, in Asia dove sorge il sole fisico, esteriore che “ tramonta in occidente, ma qui sorge il sole interiore della coscienza di sé, che diffonde uno splendore superiore “, Hegel scrive che la “ storia mondiale è la disciplina imposta alla sfrenatezza della volontà naturale, affinché divenga volontà universale e libertà soggettiva “, dall’ Oriente, passando il mondo greco – romano a quello germanico [ un percorso che partendo dal dispotismo, passa per la democrazia, l’ aristocrazia e la monarchia ]
In Oriente si trova la coscienza immediata, la spiritualità sostanziale dinnanzi alla quale la volontà soggettiva si manifesta come fenomeno di fiducia ed ubbidienza, si tratta di un’ età infantile dominata dalla sfarzo dei palazzi orientali: al di fuori del potere del despota, c’è solo una violenza smisurata.
Da un lato scorgiamo una durata relativa allo spazio che non appartiene alla storia, e dall’ altro la forma del tempo che porta mutamento, questa storia – scrive Hegel – “ è in prevalenza priva di storia “ in quanto si tratta della ripetizione del maestoso tramonto.
La storia si trasferisce nell’ Asia centrale, dove subentra l’ adolescenza, in cui si accapiglia e si cimenta, è lo stadio del mondo greco, nel quale si manifesta una vera armonia [ a differenza dell’ Oriente ], sintesi della morale concreta con la volontà soggettiva, il regno della libertà bella: “ la morale è scolpita nell’ individualità ed equivale così al libero volere degli individui. “
Nonostante sia una tappa effimera o caduta, presenta un’ alta fioritura, l’ agire dell’ individuo è in linea con il fine universale, Hegel scrive che la bella morale concreta deve maturare non essendo ancora passata per la lotta della libertà soggettiva.
Il momento dell’ universalità astratta è il regno romano, caratterizzato dall’ aspro lavoro dell’ età adulta, non si muove né nell’ arbitrio del signore né in quello dell’ arbitrio individuale: gli individui guadagnano la formalità astratta, il fine universale “ soggioga gli individui “ che rinunciando a se stessi, divengono personalità, ossia persone giuridiche in quanto individui privati.
Roma diventa il Pantheon di tutti gli dei e di ogni spiritualità, senza che tali dei e tale abbiamo la loro forza vitale: da un lato il mondo romano poggia sull’ universalità astratta, ma dall’ altro si tratta di una società atomistica, nella quale dove manca una concretezza ed un’ organizzazione spontanea.
Dal mondo mondano di Roma, sorge un’ esigenza e un desiderio di riconciliazione spirituale, la personalità individuale si purifica e si trasfigura a universalità, a personalità divina, si giunge al regno dello spirito reale, il regno germanico [ vecchiaia ].
Tale età inizia con la riconciliazione operata dal cristianesimo, ma essa è compiuta “ solo in – sé “, nel regno germanico vi è un’ antitesi rigida tra il principio spirituale – religioso e la realtà barbarica stessa, Hegel dice che la mondanità è ancora lasciata all’ arbitrio ed alla rozzezza.
Questa frattura, ha come effetti la corruzione del potere spirituale che affonda le sue radici in quello mondano [ corruzione della Chiesa ], ma nello stesso tempo “ emerge la forma superiore del pensiero razionale; lo spirito, respinto ancora una volta dentro di sé, produce la sua opera nella forma del pensiero ed è divenuto capace di realizzare la ragione a partire dal solo principio della realtà. Così accade che, grazie all’ efficacia di determinazioni universali, aventi per base il principio dello spirito, il regno del pensiero viene partorito nella realtà. I contrasti fra Stato e Chiesa scompaiono; lo spirito si trova immerso nella mondanità, alla quale dà una forma di un’ interna esistenza organica. Lo Stato non viene più dopo la Chiesa, non l’è più subordinato. La Chiesa non mantiene più privilegi e lo spirito non è più estraneo allo Stato. La libertà ha trovato il modo di realizzare il suo concetto come la sua verità. Questo è il traguardo della storia del mondiale, e noi dobbiamo percorrere il lungo cammino che abbiamo appena descritto per sommi capi. Tuttavia, la lunghezza del tempo è qualcosa di affatto relativo e lo spirito appartiene all’ eternità. Non esiste, per lo spirito, lunghezza in senso vero e proprio. “
Nella natura non c’è vero mutamento, ma solo un astratto movimento circolare, che non nulla di nuovo sotto il sole, a livello spirituale si manifesta un mutamento verso il meglio, un impulso alla perfettibilità [ Hegel tesse elogi all’ idea dell’ educazione del genere umano di Lessing, ma non riesce a pervenire all’ essenza della trattazione ].
Alla base dello sviluppo vi è una determinazione interna sussiste in sé, lo spirito come determinate assoluto domina e utilizza l’ accidentalità, a differenza del piano naturale, il suo trapasso è mediato dalla coscienza e dalla volontà.: lo sviluppo è una lotta dura ed infinita che lo spirito ingaggia con se medesimo per il raggiungimento del proprio concetto, quello della libertà, dalla libertà di uno solo, a quella di pochi, infine dell’ uomo in quanto tale.
Hegel nota come i diversi spiriti dei popoli siano separati nello spazio e nel tempo, in questo senso il terreno in cui si muove lo spirito “ è essenzialmente e necessariamente un fondamento. “
Il fondamento geografico ha un’ importanza nella misura in cui, la determinatezza spirituale corrisponde alla determinatezza sensibile, senza “ che il carattere dei popoli venga formato soltanto in virtù della determinatezza naturale del terreno “ [ più che della rilevanza dei climi, Hegel pone in rilievo il rapporto terra e mare ].
In relazione alla terra si hanno tre “ fondamentali forme differenti tra loro “: l’ altopiano di carattere piuttosto meccanico e selvaggio è quasi sempre la dimora dei nomadi, dei mongoli e degli arabi, la loro irrequietezza li porta verso un isolamento.
La pianura presenta un terreno fertile, e qui sorgono i centri della cultura connessi alla coltivazione dei campi, al diritto, ai ceti, a nuovi strumenti, scoperte ed alla proprietà [ dominio delle leggi ].
Il paese costiero rende manifesto negli uomini la volontà di superare ogni pacifica limitazione, il mare suscita coraggio, desiderio di conquista, rapina e guadagno: il coraggio deve superare il pericolo ed unirsi con l’ astuzia e l’ intelletto.
Nel mondo orientale la storia comincia con la coscienza di un potere autonomo e sostanziale indipendente dall’ arbitrio, soltanto in Asia si ha per la prima volta uno stato, “ cioè la convivenza sotto un principio universale dominante “, il potere sostanziale esiste nella forma del governo, al suo interno si gioca un’ opposizione tra ciò che è spirituale e tutto quello che è materiale, la morale si realizza come legge estrinseca e coattiva che non pervade l’ intimo umano.
Con i Mongoli ed i Cinesi, il regno di questo mondo è anche il regno di Dio, quest’ ultimo è reggitore del mondo, si ha la teocrazia; nell’ impero indiano – a differenza della Cina – non compare un unico monarca, sorge il sistema delle caste, elementi distinti e differenti devono unificarsi nello stato, portando al dispotismo dell’ aristocrazia teocratica.
In Persia, si realizza la monarchia teocratica, governata da un’ unica volontà individuale ed un ordine legale stendardo del bene, il principio della luce illumina il monarca quanto i sudditi singoli, l’ unità persiana non è di tipo astratto come quella cinese, regna su tutti i popoli conquistati, facendo sì che tutto ciò che è particolare si esplichi secondo le sue possibilità.
Il regno persiano rappresenta un momento di transizione, Hegel dice che: “ Se la Persia costituisce il trapasso esteriore alla vita greca, quello interiore è offerto dall’ Egitto, il cui principio è la simbolizzazione dell’ immediatezza come compenetrazione degli opposti in generale, ed è in sé il loro dissolvimento “.
Se nel mondo orientale la sostanza etica ed il soggetto sono contrapposti, la prima è percepita come naturale o astratta, “ l’ elemento etico è un despota per il soggetto “, nel mondo greco invece, i due termini sono armonicamente unificati: “ l’ elemento etico appare come stato, in cui l’ universale ha la sua esistenza “.
La volontà del singolo uomo greco ha come oggetto lo stato, avendo una libertà autocosciente, Hegel può dire: “ Qui è il regno dell’ Occidente, dello spirito che discende in sé, dello spirito umano “.
Lo spirito greco “ è il concreto spirito della naturale freschezza della vita “, in Grecia l’ Europa ha trascorso la sua giovinezza, in un regno di bellezza e di eticità spontanea, in cui quest’ ultima non ha ancora raggiunto la profondità dello spirito, il principio greco ci mostra se stesso nella gioia, nella serenità e nel godimento.
Lo spirito non si è ancora ritratto nell’ astrazione, permettendo il sorgere di veri e propri capolavori etici; nel momento in cui lo spirito ritorna in sé, si genera l’ antitesi tra l’ universale astratto ed il soggetto astratto, in quest’ opposizione si genera il rigoroso diritto della personalità che trova la sua esistenza soprattutto nella proprietà.
A Roma, si delinea la contrapposizione tra l’ astratto stato, la politica e l’ autorità e la personalità che deve essere distinta dall’ individualità, nel mondo romane – scrive amaramente Hegel – non c’è una vita concretamente spirituale, ma si manifesta il prosaico dominio pratico. A Roma, sussiste un forte dualismo e scissione, “ dapprima tra l’ aristocrazia e i re, poi la plebe e l’ aristocrazia, finché la democrazia non acquista il sopravvento. “
L’ ambito dell’ impero germanico è l’ Europa occidentale, occupata da popolo germanici radunati all’ insegna del Cristianesimo, Hegel dice che il fondamento del loro stato e costituzione è la libertà, le loro leggi, la loro religione e cultura a differenza – del processo formativo greco – provengono dall’ esterno.
A prima vista il mondo germanico potrebbe sembrare una mera continuazione di quello romano, ma in realtà presenta l’ assoluto orgoglio della soggettività e un contrasto tra la chiesa e lo stato, la coscienza della verità e la coscienza mondana, termini che hanno in sé contraddizioni interne in quanto totalità.
La prima epoca è costituita dall’ apparire delle nazioni germaniche nell’ impero romano, domina inizialmente una rozza unione dello spirituale e del mondano, per poi farsi avanti il Cristianesimo sia in senso temporale che spirituale, quest’ epoca si conclude con Carlo Magno.
Nel secondo periodo si assiste ad una ferrea opposizione tra la chiesa intesa come teocrazia e lo stato per sé come monarchia feudale, inoltre aspetto di rilievo è la formazione degli stati, la contrapposizione precedente si spiega alla luce del processo di declino del sacro da parte dell’ istituzione ecclesiastica che si avvolge nella mondanità.
La terza epoca “ è costituita dal regno di Carlo V, nella prima metà del secolo XVI “, sorge nell’ Europa l’ idea dell’ equilibrio, la mondanità ha assunto un diritto nell’ eticità e nell’ attività umana, inoltre ogni particolarità si è solidificata “ nei privilegi e nei diritti speciali “.
Il principio cristiano si manifesta mediante “ la terribile disciplina dell’ educazione “ rappresentata della Riforma luterana, è il mondo in cui viene scoperta l’ America ed estesa la conoscenza sul mondo: “ Il principio dello spirito libero è elevato qui a bandiera del mondo, e da questo principio si sviluppano le tesi universali della ragione… Possiamo distinguere questi periodi come i regni del Padre, del Figlio e dello Spirito. Il regno del Padre è la massa sostanziale, indifferenziata, in mero cambiamento, come il dominio di Saturno che divora i propri figli. Il regno del Figli è l’ apparizione di Dio soltanto in rapporto con l’ esistenza mondana, sulla quale esso risplende come qualcosa di estraneo.”