FICHTE E SCHELLING |
Fichte dice, che filosofico può essere chiamato quell’ unico punto di vista
capace di ricondurre il molteplice in un’ unità, il filosofo quindi deve poter
descrivere a – priori il tempo senza aver bisogno di alcun tipo di
esperienza, la sua metodologia è differente da quella del mero cronista di
eventi, in quanto costruisce una struttura dove vige un nesso causale –
necessario, per comprendere anche una sola età umana, bisogna possedere –
scrive Fichte – uno sguardo sulla totalità del tempo
e del piano cosmico.
Si tratta di una
dialettica tra molteplicità ed unità, in cui la temporalità del mondo umano non
è altro che una partizione dell’ eternità, Fichte afferma l’ importanza di prendere in considerazione
le specie umane e la loro vita, piuttosto che i singoli individui, estranei
alla sua analisi.
Il fine della vita umana
sulla terra, è quello di dirigere tutte le relazioni secondo
libertà e ragione, dove la libertà va intesa sul piano dell’ umanità come
specie, alla pari di una vera azione reale; in base a questa premessa la vita
umana sulla terra, si divide in due momenti, in un primo stadio in cui l’
umanità esisteva semplicemente la ragione era legge e forza naturale e
si manifestava come istinto, ed in un secondo, organizzato razionalmente nella
libertà e mediante la coscienza.
Tra le due età, vi è un periodo
intermedio chiamato “ la coscienza o scienza della ragione “.
Nella prospettiva fichteana vi sono cinque epoche della vita terrena umana: “
1) l’ epoca del dominio incondizionato della ragione
per mezzo dell’ istinto: lo stato di innocenza del genere umano. 2) L’ epoca in cui l’ istinto di ragione è trasformato in una
autorità esteriormente coattiva; l’ età dei sistemi positivi della teoria e
della vita, che in nessun modo possono risalire ai fondamenti ultimi e pertanto
non possono convincere, ma mirano invece a costringere ed esigono fede cieca e obbedienza
incondizionata: lo stato del peccato incipiente. 3) L’
epoca della liberazione, direttamente dall’ autorità coercitiva,
indirettamente dalla signoria dell’ istinto di ragione e dalla ragione in
assoluto in ogni sua forma; l’ età dell’ assoluta indifferenza verso ogni
verità, e della completa mancanza di vincoli, senza alcun filo conduttore dell’
esistenza: lo stato della completa peccaminosità. 4) L’
epoca della scienza della ragione: l’ età in cui la verità viene
riconosciuta come un bene sommo ed è amata nel modo più elevato: lo stato
della incipiente giustificazione. 5) L’ epoca
dell’ arte della ragione, l’ età in cui l’ umanità educa se stessa, con mano
sicura e infallibile, fino a diventare immagine perfetta della ragione: lo stato
della ragione completa giustificazione e santificazione. “
Il percorso che l’ umanità compie è un ritornare all’ origine attraverso un’
erranza per il deserto della vita, l’ uomo allontanato dal paradiso è destinato
a ricostruirsi sulla terra un mondo sul modello di ciò che ha perduto: “ Resa
più audace dalla necessità, si stabilisce infine in qualche misero angolo
della terra e con sudore della fronte strappa da terra le spine
e i cardi dell’ imbarbarimento, per coltivare i dolci frutti della
conoscenza. Grazie al godimento di questi frutti le si
aprono gli occhi e le si irrobustiscono le mani, ed essa si costruisce
da sé il suo paradiso secondo il modello perduto: cresce per lei l’ albero
della vita, essa tende la mano verso i frutti, ne mangia e vive in eterno. “
Fichte pone a fondamento della storia il principio secondo
cui tutto ciò che esiste, esiste necessariamente
per assoluta necessità, e non vi è altra modalità esistenziale oltre a
quella reale. Il filosofo deve dare un fondamento e una base sicura
allo storico, entrambi però nulla possono dire sull’ origine
del mondo e dell’ umana specie, in quanto non si presenta nessuna origine, ma “
c’è soltanto l’ essere uno, intemporale e necessario.
“
L’ essere uno, necessario
ed eterno è Dio, inteso come sapere se stesso ed
dimensione suprema dell’ autocoscienza che riposa su di sé, è
quindi fondamento di sé.
Colui che si fa portavoce della filosofia deve dare conto “
delle condizioni dell’ esistenza reale “, occupandosi della storia mediante una
dimensione a – priori, e cercando tutti quegli eventi che testimoniano
e non dimostrano [ la dimostrazione è filosofica ] il percorso dell’
umanità verso il suo fine, in questo modo l’ attività speculativa è antitetica
a quella dello storico di professione.
Il filosofo può – se lo
ritiene opportuno – tacere relativamente ai
fatti accaduti, senza però inventarsene di nuovo, riuscendo però a spiegare un
evento in relazione all’ intero piano universale: “ Riconoscere questo,
sottomettersi umilmente ed essere beati nella coscienza di questa nostra
identità con la forza di divina, è compito di ogni uomo; comprendere nel
chiaro concetto l’ universale, l’ assoluto, l’ eterno e immutabile nella
guida del genere umano, è compito del filosofo; determinare di fatto la
sfera sempre cangiante e mutevole dei fenomeni attraverso la quale procede la
sicura marcia della specie umana, è compito dello storico, le cui scoperte
vengono soltanto incidentalmente ricordate dal filosofo “.
Lo stato assoluto è
un’ istituzione artificiale che dirige tutte le
forze individuali in una dimensione globale e di specie, avvalendosi
allo stesso modo di tutti gli individui, facendo in modo che ognuno presti la
sua forza senza riserva alcuna: “ Elevarsi a poco a poco alla forma di questo
stato assoluto, in quanto esso costituisce un rapporto umano imposto dalla
ragione, è la missione del genere umano “.
Nello stato delineato da Fichte, solo gli uomini liberi, capaci di provvedere a sé, sono una finalità interna al corpo statale
e possono quindi attenersi ad una volontà estranea: è un’ uguaglianza del
diritto di tutti, ma in nessuno dell’ uguaglianza dei diritti, sussiste una
differenza dei ceti, ma tutti devono cooperare per la totalità.
Lo stato in questo modo ha
come fine il perfezionamento della specie umana, al di
là degli interessi dei singoli individui, nella sua epoca, lo stato
avrebbe penetrato le forze dei singoli, dovendo però ancora assurgere ad un
piano globale.
La prima forma
fondamentale di coscienza è l’ oscuro sentimento,
l’ amore che l’ individuo nutre verso di sé, si tratta della classe umana
formatasi senza l’ educazione; la conoscenza chiara è la seconda modalità coscienziale, la possibilità di estendere il dominio d’
azione dell’ amore è insita nell’ educazione, la conoscenza assume un’
importanza estrema, nella misura in cui conduce a unità il mondo degli spiriti
e foggia nella libertà l’ umanità intera.
Fichte afferma che l’ umanità si trova
tra la prima e la seconda forma coscienziale, e che
spetti “ ai Tedeschi prima di ogni altro dare inizio al nuovo tempo,
precorrendo gli altri e diventando il loro modello “. Discorsi alla nazione
tedesca.
Solo ai tedeschi spetta
questa educazione superiore, proprio perché ne sono
predisposti, parlando una lingua viva alla radice, e non come gli altri
ceppi germanici, mobile in superficie e morta nella sua essenza, il fatto di
parlare una stessa lingua dalle origini è un segno distintivo.
La lingua in sé accompagna
il singolo in tutte le più segrete profondità del suo animo, nel pensare e nel
volere, imponendo o togliendo limiti, è il punto di convergenza tra i sensi e
lo spirito; in un popolo di lingua viva l’ educazione
ha incidenza sulla vita, prende in considerazione ogni forma di cultura
in relazione all’ esistenza, ed infine “ la gran massa è educabile e gli
educatori di questa nazione sperimentano sul popolo le loro scoperte e vogliono
avere influenza su di esso “. Discorsi alla nazione tedesca.
Nel “ Sistema dell’ idealismo trascendentale “ Schelling afferma che il diritto
è una scienza teoretica ed un ordinamento puramente naturale sul quale la
libertà ha un dominio ristretto non potendo però essere tutelato dal caso; il
primo ordinamento si forma a causa della necessità e del bisogno mediante la
violenza e l’ oppressione, la legalità di una costituzione inoltre si fonda
sulla separazione dei tre poteri dello stato, con la preponderanza di quello
esecutivo.
Un’ organizzazione statale
può essere al sicuro se e solo se principi comuni si sono diffusi tra gli stati
quali quelli di una vera costituzione giuridica, ciò però
non può accadere attraverso la libertà.
Non tutto quello che
accade rientra nella storia e a maggior ragione fenomeni spiegabili in termini
periodici ed a – priori, in questo senso teoria e storia, sono contrapposte
e l’ arbitrio è l’ unico dio, inoltre un
accadimento privo di legge è storico, in quanto storico è fusione di libertà e
conformità alla legge.
Schelling definisce la storia come l’ unione
tra la libertà e la necessità, la costituzione giuridica è condizione della
libertà, la dimensione necessaria [ l’ oggettivo ] nasce inconsciamente solo
mediante l’ intuizione, opponendosi alla sfera del conscio, l’ autore del “
Sistema dell’ idealismo trascendentale “ parla dell’ azione non del singolo ma
“ di tutta la specie “ nella storia.
L’ oggetto è lo stesso in
tutte le intelligenze ma agisce in modo assolutamente
libero, anche perché le azioni umane possono essere opposte tra loro: l’
armonia prestabilita tra l’ oggettivo e il determinante [ libero ], si spiega
con l’ identità assoluta di entrambi, non conoscibile con categorie
gnoseologiche, ma solo mediante la fede.
“ Se la nostra riflessione
si volge solamente all’ inconscio od oggettivo,
presente in ogni operare, dobbiamo ammettere che tutte le azioni libere – e
dunque l’ intera storia – sono del tutto predeterminate per mezzo di una
determinazione non già cosciente, ma affatto cieca, che è espressa nell’ oscuro
concetto di destino: questo è il sistema del fatalismo. Se la
riflessione si volge soltanto al soggettivo, che determina
volontariamente, sorge il sistema dell’ assoluta
mancanza di legge, il vero e proprio sistema dell’ irreligione e dell’ ateismo,
cioè l’ affermazione che in ogni fare e agire non vi sia alcuna legge e alcuna
necessità. Ma se la riflessione si eleva fino a quell’ assoluto, che è il
fondo comune dell’ armonia tra la libertà e l’ intelligenza, sorge il sistema
della provvidenza, cioè della religione nell’ unico significato della
parola. “ Sistema dell’ idealismo trascendentale, Schelling.
Schelling afferma che l’ Assoluto
opera per mezzo di ogni singola intelligenza, è il suo stesso operare assoluto,
perciò la storia non è altro che rivelazione di tale Assoluto, rivelazione
infinita, dove si presenta la scissione tra oggettivo e soggettivo.
Vi sono tre periodi della
rivelazione, tra il destino e la provvidenza collochiamo
la natura come passaggio intermedio.
Il primo periodo della
storia è chiamato da Schelling “ tragico “ [ destino
] in quanto lo splendore, la fioritura dell’ umanità e
le meraviglie del mondo antico tramontano con la caduta dei grandi imperi.
Il secondo periodo è
dominato della natura, la libertà sembra servire un piano naturale, portando
nella storia una regolarità meccanica, va dall’ espansione
romana fino alla sua caduta, in questo lasso di tempo vari popoli e civiltà
sono poste in contatto tra loro, facendo sì che si realizzi una struttura
universale: “ Tutti gli avvenimenti che cadono in questo periodo sono perciò da
considerarsi semplici conseguenze naturali, nello stesso modo in cui la caduta
dell’ Impero romano non ha né un lato tragico né un lato morale, ma fu
necessaria secondo le leggi naturali e non fu che un arbitrio pagato alla
natura “ Sistema dell’ idealismo trascendentale, Schelling.
Infine con l’ avvento dell’ ultima fase, quella della provvidenza, “
allora sarà anche Dio “.
Schelling distingue tre forme di considerazione storica: 1) il punto di vista filosofico – religioso, considera la storia nell’ ottica dell’ idealità, trascurando le singole determinazioni concrete, 2) il punto di vista empirico finalizzato a cogliere il reale, e diviso in storiografia cronachistica che si limita a raccogliere dati, e storiografia pragmatica che unifica il materiale storico, 3) il punto di vista artistico, sintesi di libertà e necessità, reale ed ideale.