I ROMANTICI

 



Nonostante Georg Anton Friedrich Ast non abbia condotto riflessioni altamente originali e la sua fama sia più legata all’ attività di filologo da lui svolta, le sue due opere principali “ L’ essenza della filosofia è la vita e lo spirito “ e l’ “ Abbozzo della storia universale “, pur riproducendo con fedeltà la lectio schellinghiana, sono – soprattutto l’ introduzione al secondo testo – manifesti della concezione romantica della storia.

Ast identifica l’ essere con la vita e lo prende in considerazione sotto tre aspetti differenti ma interconnessi: in primis, nella sua idealità come assoluto – universale oggetto della filosofia, in secundis, nella realtà come insieme di esistenze empiriche e molteplici, studiato dalla storia, ed infine nella sua realtà ed idealità, di dominio dell’ arte.

La storia si colloca tra l’ attività filosofica e quella artistica, facendo uso di una metodologica critico – empirica coniugata all’ entusiasmo estetico.

La contrapposizione filosofia – storia non è originaria, si tratta di un’ opposizione esteriore, quella tra ideale e reale, riconciliatasi mediante il tempo e l’ arte; lo storico a differenza del filosofo vuole elevare la sua intuizione della vita temporale delle cose a conoscenza, la storia in questo modo è idealizzata mediante l’ attività filosofica: storia e filosofia, si richiamo a vicenda, dato che quest’ ultima senza la storia è mera astrazione, e la storia privata di una base filosofica, non ha uno statuto teoretico.

Il fine dello storico è quello di studiare la vita temporale su un piano generale e cogliere tutti gli elementi particolari che fondano il tutto, i due elementi fondamentali sono la critica [ elevamento negativo e sua condizione ] e l’ entusiasmo [ elevamento positivo e sua essenza ], l’ intelletto e la fantasia, che intrecciano tra loro una dialettica tra il tutto ed il particolare.

In Schiller, la poesia in quanto dimensione estetico – artistica assume una funzione pedagogica [ distinguendo una poesia ingenua che imita il reale ed una sentimentale che rappresenta l’ ideale ], gli artisti sono coloro che fanno uscire l’ umanità dal caos naturale, dando forma e bellezza: la storia è un processo che porta l’ unità originaria naturale [ greca ] a scindersi nell’ oblio della frammentazione, per poi ricondursi “ idealmente “ in una totalità autentica.

Schiller in “ Che cos’ è e a qual fine si studia la storia universale? “ afferma che vi sia uno squilibrio tra il corso del mondo e quello della storia universale, il primo può essere paragonato ad una fiumana “ che fluisce ininterrotta, ma della quale per la storia soltanto qua e là si illumina un’ onda “.

La filosofia mediante il suo procedere razionale tende a costruire nella storia, un piano razionale fondato su nessi causali, ma dice Schiller: “ Egli [ lo spirito filosofico ] trae quindi quell’ armonia da se stesso e la trapianta fuori di sé, nell’ ordine delle cose, cioè pone un fine razionale al procedere del mondo e un principio teleologico ala storia universale “ Che cos’ è e a qual fine si studia la storia universale? “.

Nonostante il pericolo di poter violentare i fatti e allontanare l’ epoca felice dalla storia universale, la possibilità “ di un’ eventuale meta “ nel fluire storico, sprona lo studioso vivificando la sua attività.

L’ uomo si trasforma fino a sparire dalla scena, le sue idee si trasformano e dileguano con lui stesso, ma ciò che rimane “ immortale cittadina di tutte le nazioni e di tutti i tempi “ è la storia vero ed autentico suggello dell’ immortalità, nella quale l’ azione umana “ vive e procede anche se si dovesse perdere il nome del suo autore “.

Tutti i secoli precedenti in un certo qual modo hanno contribuito alla nostra situazione attuale – dice Schiller – possediamo tesori sorti dall’ esperienza, dalla laboriosità e genialità del passato e dalla “ fatica di tante generazioni “, dobbiamo quindi pagare il dazio con il passato potenziando “ il ricco retaggio di verità, di normalità e di libertà “ che ci hanno lasciato i posteri, in nome delle generazioni future.

In “ Della poesia ingenua e sentimentale “ [ 1795 – 1796 ] Schiller sviluppa le idee esposte nelle altre opere, all’ interno di una prospettiva sullo sviluppo storico dell’ umanità [ con riprese da Humboldt, Herder e Kant ] e con il fine di mostrare come la poesia sia uno strumento per la realizzazione dell’ ideale.

Il poeta ingenuo è natura e suo guardiano al tempo stesso risolvendosi come soggetto nell’ oggetto, Omero si nasconde nella sua opera e la natura è nell’ umanità, quando invece il poeta risolve l’ opera nel suo intimo e ricerca la natura perduta fuori di sé.

Noi definiamo ingenue l’ epoca greco – antica, in base a due premesse: da un lato l’ oggetto deve essere prodotto unicamente dalla natura e dall’ altro contrapposto all’ arte.

Il poeta greco rappresenta la natura, la vita sensibile e la presenza sensibile [ un oggetto finito ], quella moderna invece le idee e lo spirito [ uno oggetto infinito ]: noi moderni abbiamo una nostalgia profonda verso l’ armonia perduta.

Lo stato di natura presenta un’ armonia concreta tra il sentire ed il pensare, una sintesi tra l’ idealità e la realtà, lo stato della civiltà l’ armonia è un ideale nel travaglio della scissione tra idealità e realtà.

La poesia sentimentale può essere satira in quanto svela l’ insufficienza del reale o elegia nel caso l’ ideale si manifesti come aspirazione continua; a sua volta la satira sarà seria quando l’ insufficienza del realtà necessita di una resistenza morale e scherzosa se non abbisogna di nessuna resistenza.

L’ elegia risulterà essere tale in senso stretto, quando verso l’ ideale si avrà un’ aspirazione nostalgica pregna di tristezza e bucolica se l’ ideale sarà fonte di un’ emozione gioiosa.

La vera poesia è quella che “ supera “ nel senso hegeliano del termine il percorso di travaglio di unità e scissione dell’ umanità, verso una totalità riconciliata ed armonica.

La bella totalità della natura umana si realizza nella fusione superante della poesia ingenua e sentimentale, ciò può essere inteso nella maniera con la quale Schiller concepiva la natura di Goethe, come correlazione armonica si spirito speculativo e spirito intuitivo.

L’ autentica filosofia deve coniugare al suo interno il realismo del modo di vedere antico [ stato di natura ] con l’ idealismo dei moderni [ stato di civiltà ], nel primo la natura ha il carattere della dipendenza e dell’ indigenza [ sapere – agire ] e l’ individuo che si farà alfiere di questa posizione avrà una conoscenza limitata al particolare ma mai relativa alla totalità completa e nello stesso tempo il suo agire sarà limitato da fattori esterni senza pervenire alla dignità; nel secondo caso, la ragione è intesa come autonomia e compimento facendo sì che le cose si sottomettano al pensiero in una conoscenza rivoltata verso la totalità, un agire fondato sulla ragione pratica e sulla continua tensione verso l’ Assoluto – Incondizionato.

Il processo della spiritualità umana nel corso della storia, è una dialettica che porta l’ unità a scindersi per giungere poi ad una totalità concepita come conciliazione ed armonia, in questa prospettiva che può essere in un certo senso considerata hegeliana ante litteram, Schiller riprende l’ idea di un fine razionale nella storia sia da Kant che da Herder, da Goethe, Humboldt e Winckelmann la tesi secondo la quale la Grecia abbia rappresentato un canone supremo di armonia estetica [ queste riprese sono concepite da Schiller in maniera notevolmente originale ].

La divisione schilleriana tra poesia ingenua e poesia sentimentale trova un parallelismo con la prospettiva hegeliana dello sviluppo triadico dell’ arte, dove dall’ arte classica intesa come fusione tra forma e contenuto si giunge all’ arte romantica caratterizzata per un contenuto tale da rendere insufficiente la forma.

Concludendo possiamo rintracciare tre coordinate nel pensiero schilleriano che rimarranno cardini fondamentali della sua analisi filosofica e della sua produzione poetica: in primis l’ ideale di un’ umanità perfetta dove è superata ogni scissione, in secundis il principio dell’ educazione estetica come fine e “ medium “ per l’ umanità ed infine la tesi dello sviluppo storico dell’ uomo.

Novalis, esponente di prim’ ordine del Romanticismo, durante la sua esistenza non riuscirà mai ad aderire pienamente ad alcun programma culturale, dopo aver condivido il modello letterario goetheano se ne distaccherà, così anche nei confronti di  Fichte, in questo caso, Novalis vedrà nell’ Io una forza titanica negatrice di ogni alterità e quindi assolutamente onnipotente capace di trasformare ogni cosa: la sola categoria esplicatrice della realtà è la sintesi tra individuale ed universale.

Il suo ideale politico è la monarchia, espressione esteriore dell’ unità dello stato e di un autentico repubblicanesimo, viene a mancare la divisione tra governanti e governati, in modo tale che lo stato diviene una sorta di individuo mistico: si compie un’ identificazione tra l’ ideale pubblico e quello politico.

Novalis sostiene che sia la storia universale a rendere grande l’uomo, alcuni individui vivono meglio nel passato che nel futuro e nel presente, quest’ ultimo è totalmente incomprensibile senza un “ alto grado di cultura “ e gli accadimenti passati; gli uomini ereditano i vizi e le virtù dei loro avi, perciò vivono totalmente nel passato [ intesa come dimensione di ciò è vecchio ] e nel futuro [ sfera del giovane ], e mai nel presente.

La storia si genera da sé ed è la connessione tra passato e futuro, può essere musica nella sua accezione filosofica, e plastica come narrazione, cronaca ed esperienza; la storia è retta da principi di animazione ed organizzazione e prima del loro intervento appare come una struttura accidentale.

Uno scrittore di storia, che il più delle volte, è noioso e pedante trascurando ciò veramente vale la pena di sapere, dovrebbe avere una natura similare a quella del poeta, per la sua capacità di “ riannodare tra loro gli avvenimenti “: “ Noi aspiriamo alla contemplazione dell’ anima nella sua grandezza e nella sua semplicità, come essa si manifesta nei tempi, e, se veniamo soddisfatti nel nostro desiderio, non ci occupiamo dell’ esistenza reale della sua immagine esterna. “ Heinrich von Ofterdingen, Novalis.

Novalis, nello scritto del 1799 “ La cristianità o Europa “ sosterrà una posizione reazionaria criticando aspramente la Rivoluzione francese, e ricordando i tempi in cui risplendeva lo spirito cristiano [ Novalis è un pensatore di stampo pietista, il pietismo vede nel cuore dell’ uomo la sacralità di Dio, la sua espressione più alta in musica è Wagner ].

Novalis si fa emblema di una concezione storica di tipo tipologico – ottimistico, negli accadimenti del passato avviene la prefigurazione aurorale di ciò che avverrà in futuro, la religione si pone come fonte di pace a livello europeo.

Dai tempi idilliaci in cui versava l’ umanità governata dall’ amore e la beatitudine cristiana, si giunge alla Riforma luterana che manda in rovina la Chiesa romana e costruisce una Chiesa di Stato, controllata dal potere temporale.

Il radicalismo di Novalis lo porta a difendere la Chiesa romana, nonostante la sua cultura di forte sapore luterano; ciò che preme sottolineare è come all’ interno di tale opera avvenga una critica alla scienza che desacralizza ed un forte difesa della fede, lo stesso Novalis scriverà riferendosi alla dimensione cristiana iniziale: “ Con ragione il saggio capo supremo della Chiesa si oppose agli sviluppi audaci delle disposizioni naturali dell’ uomo che mettevano in pericolo il senso religioso e alle altre scoperte dannose e inopportune nel campo del sapere. “

Lutero – scrive Novalis – è colui che traducendo la Bibbia in tedesco, pone la sua sacralità in mano ad una scienza terrena, la filologia: si viene a realizzare un processo dove la religione diventa politica e dalla filologia sorge la filosofia: “ Nel frattempo, alla base del Protestantesimo non era rimasto solo quel puro concetto, Lutero, anzi, trattò il Cristianesimo in modo del tutto arbitrario, ne fraintese lo spirito e introdusse un  altra lettera e un’ altra religione, cioè la sacra validità universale della Bibbia, mescolando così purtroppo nelle questioni religiose un’ altra disciplina terrena completamente estranea – la filologia – in cui influsso logorante da quel momento in poi risultava evidente ( … ) “.

L’ illuminismo è un fatto tedesco, anche se si sviluppa in Francia ed in Germania si tocca l’ apice dell’ Aufklarüng in quanto la religione diviene un discorso razionale, si nota l’ acceso contrasto che Novalis nutre con la posizione kantiana: “ In Germania questa impresa fu condotta in modo più approfondito ( si riferisce all’ Illuminismo ), si riformò l’ istruzione, si cercò di dare alle vecchia religione un senso moderno, razionale, più comune, lavandone via meticolosamente ogni tratto di miracolo e di mistero; si mobilitò tutta l’ erudizione per sbarrare ogni via di fuga nella storia, dandosi da fare per nobilitare la storia trasformandola in un quadretto di genere, famigliare e morale, domestico e borghese. “

Riguardo ai giochi di luce del secolo XVIII, riportiamo un breve passo dell’” Europa “ che può risultare chiarificatore: “ Dappertutto il senso sacro subì numerose persecuzioni nelle forme da lui assunte fino ad allora e nella sua configurazione attuale. Il risultato del modo di pensare moderno venne chiamato filosofia e le venne attribuito tutto quello che si opponeva all’ antico e quindi, soprattutto, ogni idea contro la religione “.

La missione di rinascita spetta al popolo tedesco che si fa portavoce di un’ individualità universale: avverrà un amplesso tra la giovane Chiesa novella e un Dio d’ amore ( Dioniso ); in Novalis questo processo è squisitamente di carattere spirituale, in Hölderlin invece è di stampo più materiale.

Riforma protestante, Illuminismo e Rivoluzione francese sono il processo triadico che porta al decadimento della religione cristiana, dopo aver sperimentato mille avversità ci potrà essere in futuro ( Novalis non specifica un momento preciso, anche perché la “ Cristianità o Europa “ non è uno scritto storico, è bensì un monologo “ drammatico “, una sorta di predica diretta verso l’ interiorità dell’ individuo ) una splendida aurora.

Nonostante la crisi della Chiesa, nel corso della storia si fa avanti l’ ordine dei Gesuiti che avrebbe il merito di custodire la sacralità dei tempi perduti e porre le basi per il superamento di tale difficile situazione.

La religione si basa sull’ entusiasmo, sul calore del cuore che cerca la spiritualità, nel Medioevo che avrebbe dovuto essere - Novalis dirà - che si respirava un’ armonia soave ed ogni cosa appartenuta alle figure sacre dei sacerdoti avrebbe benedetto l’esistenza di chi avesse avuto la fortuna di sfiorarla.

Nel clima desacralizzante dell’ Illuminismo dove “ Dio fu trasformato in pigro spettatore del grande, commovente spettacolo messo in scena dagli eruditi ( … ) “ solo la natura si sottrae a questo inesorabile processo: “ Peccato che la natura, nonostante gli sforzi compiuti per modernizzarla, rimanesse così meravigliosa e incomprensibile, cos poetica e infinita “.

Si capisce la posizione di Novalis se la si inserisce all’ interno del Romanticismo tedesco che compie una contro – rivoluzione aspirando ad una situazione edenica, nell’ Eden il conoscere è tale che permette l’ innocenza: si respira un’ atmosfera di speranza: “ Lo spirito di Dio aleggia sulle acque e solo ora si percepisce, nel riflusso dei flutti, un ‘isola celeste, la dimora degli uomini nuovi, il bacino fluviale della vita eterna. “

Riguardo a Schleiermacher, Novalis dopo aver apprezzato i suoi scritti sulla religione, dirà: “ Questo fratello è il palpito del cuore della nuova epoca, chi lo ha avvertito non dubita più che essa verrà e, con dolce orgoglio per la sua contemporaneità, uscirà dal mucchio per unirsi alla nuova schiera dei discepoli. Egli ha fatto un nuovo velo per la santa che ne rivela, aderendo, le celesti forme, e tuttavia l’ avvolge in modo più casto di un altro “.

A. W. Schlegel nelle lezioni universitarie tenute a Berlino tra il 1801 ed il 1804, afferma l’ importanza di andare oltre una mera considerazioni cronachistica della storia, per cogliere la direzione dell’ intero processo storico.

F. Schlegel pur essendo inserito nell’ ambito romantico si sgancia dalle posizioni di Schiller e Novalis, l’ identità originaria andata perduta nel corso della storia, è la consonanza dello spirito, dell’ anima e del senso interno, intesa come l’ immagine della Trinità e dell’ analogia uomo – Dio.

Il significato della storia si realizza nel tentativo di restaurare quella primitiva immagine, vi sono tre tappi dello spirito religioso che rappresentano le tre fasi dello sviluppo storico: l’ età della parola intesa come rivelazione divina primordiale, l’ età della forza che infonde nuova energia al Cristianesimo mediante un vigore morale, ed infine l’ età della luce, il rischiaramento della scienza mai disgiunto dalla verità religiosa.

F. Schlegel alfiere di un paradigma trinitario, era conscio del fatto che la storia avesse periodi di stasi e di involuzione[ Rivoluzione francese e l’ egemonia napoleonica ], fu lo stesso Cattolicesimo ortodosso a fornirgli le categorie concettuali per risolvere tale problema: nella storia agiscono tre principi, quello del Male, il libero arbitrio umano e la Provvidenza.

Nell’ opera di F. Carl von Savigny, la storia assume un’ unità sia dal punto di vista sincronico, come insieme di individui e di nazioni, sia diacronicamente, in quanto sviluppo unitario di una medesima realtà.

 

 

 


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