Karl Marx: Forme di produzione precapitalistiche
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Il fatto che il lavoratore trovi le condizioni oggettive del lavoro come disgiunte da lui, come capitale, e il capitalista trovi il lavoratore come essere privo di proprietà, come lavoratore astratto, lo scambio quale avviene tra valore e lavoro vivo, presuppone un processo storico . (K. Marx, Forme di produzione precapitalistiche)




Karl Marx, Formen, die der kapitalistischen Produktion vorhergehn, 1857-1858; tr. it. Forme di produzione precapitalistiche, a cura di Diego Fusaro, Bompiani, Milano 2009.




QUARTA DI COPERTINA:

Le Forme di produzione precapitalistiche costituiscono una parte decisiva dei Grundrisse, ossia dei Lineamenti di critica dell’economia politica composti da Marx, sotto forma di appunti e in vista della stesura del Capitale, tra il 1857 e il 1858. Vero e proprio «testo dentro il testo», esse rappresentano una sorta di interruzione momentanea dell’indagine critica di Marx sul presente del modo di produzione capitalistico e volgono invece lo sguardo al passato dei mondi che lo hanno preceduto e ne hanno preparato l’avvento: i modi di produzione antico, asiatico e feudale, nelle loro specifiche articolazioni e dinamiche. Più precisamente, il nucleo tematico di questo laboratorio intellettuale, che ci permette di seguire Marx mentre elabora il proprio pensiero, è l’analisi della legge generale dello sviluppo storico e del legame reciproco dei diversi modi di produzione che si sono storicamente succeduti. Incentrato su una filosofia della storia stadiale e dialettica, conflittuale e orientata al fine ultimo della «società senza classi», il progetto marxiano poggia su una salda convinzione: non è possibile comprendere pienamente il «funzionamento» del mondo capitalistico senza averne correttamente decifrato la genesi storica e senza essersi affrancati dalle spiegazioni ideologiche, naturalistiche e «robinsoniane» dell’economia politica classica. Non si può fare luce sul presente, insomma, né prefigurarsi le contraddizioni che accompagneranno l’umanità verso il futuro, senza aver preventivamente fatto i conti con il passato.
Diego Fusaro (Università San Raffaele di Milano) è studioso del pensiero di Marx e della tradizione marxista, a cui ha dedicato alcune monografie. In questa stessa collana, di Marx ha già curato l’edizione della Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro (2004), dello scritto Sulla questione ebraica (2007) e di Lavoro salariato e capitale (2008). È l’ideatore del progetto internet “La filosofia e i suoi eroi” (www.filosofico.net), punto di riferimento per il dibattito filosofico italiano on line.




Nell’economia politica borghese – e nell’epoca della produzione ad essa corrispondente – questo completo dispiegarsi dell’interiorità dell’uomo si manifesta come un assoluto svuotamento, quest’universale oggettivarsi si manifesta come un’estraneazione totale, e la soppressione di tutti i fini unilaterali determinati si manifesta come il più grande sacrificio del fine autonomo a vantaggio di un fine completamente esterno. Per questa ragione, da una parte, il puerile mondo antico appare come un che di più elevato; e, dall’altra, esso lo è ogni qualvolta si tenti di rinvenire un’immagine compiuta, una forma e una delimitazione posta. Esso è soddisfazione da un punto di vista limitato; mentre il mondo moderno lascia insoddisfatti, oppure, dove esso risulta soddisfatto di sé, è volgare. (K. Marx, Forme di produzione precapitalistiche)





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