GIROLAMO FRACASTORO

 

A cura di Gigliana Maestri


 

 

 

FRACASTOROGirolamo  Fracastoro  nasce  a  Verona  intorno  al  1478. Di  famiglia  nobile, studia  all'Università  di  Padova, dove  è  allievo  di  Pietro  Pomponazzi, e  si  laurea  nel  1502. Amico  di  Copernico, dapprima  insegna  logica  a  Padova, e successivamente  si  pone  al  seguito  del  generale  Liviano, in  qualità  di  medico  e  di  poeta. Muore  nel  1553.
Nel  poema  Syphilis  sive  de  morbo  gallico, che  risale  al  1530, Fracastoro  usa  per  primo  il  termine  "sifilide"  per  indicare  la  lue, che  si  diffonde  a  Napoli  a  partire  dal  1495, in  seguito  all'assedio  posto  dal  sovrano  francese  Carlo VIII. Nel  suo  poema, la  figura  mitologica  del  pastore  Sifilo, che  provoca  l'ira  degli  dèi  e  quindi  viene  colpito  da  una  terribile  malattia  contagiosa, è  soltanto  un  pretesto  per  descrivere  la  lue  e  i  rimedi  con  i  quali  egli  ritiene  possa  essere  curata: il  mercurio  e  il  "guaiaco"  o  legno  sacro.
Nel  1546, Fracastoro  pubblica  il  suo  capolavoro  in  materia  di  medicina: De  contagione  et  contagiosis  morbis  et  curatione  libri  tres. Nell'opera, sviluppata  in  base  ad  una  visione  filosofica  essenzialmente  empedoclea, egli  descrive  i  modi  attraverso  i  quali  le  infezioni  si  diffondono: per  "contatto  diretto", per  "fomiti", come, ad  esempio, avviene  attraverso  gli  indumenti, e  "a  distanza", come  nei  casi  del  vaiolo  e  della  peste. Il  De  contagione  ha  il  grande  pregio  di  essere  un'opera  "moderna", nel  senso  che  qui  Fracastoro  ammette, in  un'epoca  in  cui  non  sono  ancora  conosciuti  i  microbi, l'esistenza  di  particelle  invisibili  o  "seminaria", responsabili  della  diffusione  rapida  delle  infezioni. Da  questo  punto  di  vista, egli  può  essere  considerato  il  fondatore  della  moderna  epidemiologia.
Fracastoro  si  occupa  anche  di  filosofia, di  ottica  e  di  astronomia. A  tale  proposito  occorre  ricordare  una  raccolta  di  opere, edita  nel  1555  a  Venezia, che, oltre  ai  testi  di  medicina, comprende: Homocentricorum  sive  de  stellis  liber, un  trattato  sulle  sfere  omocentriche  dedicato  a  Paolo  III, di  cui  l'autore  è  anche  stato  medico; De  causis  criticorum  dierum, riguardante  i  giorni  critici  della  malattia; Turrius  sive  de  intellectione, dialogo  di  carattere  gnoseologico; Fracastorus  sive  de  anima, dialogo  di  argomento  psicologico; Naugerius  sive  de  poetica, riguardante  appunto  la  poetica; De  sympathia  et  antipatia  rerum, un  testo  di  filosofia  naturale.
In  qualità  di  astronomo, sembra  che  egli, insieme  a  Pietro  Apiano, sia  stato  il  primo  a  scoprire  che  le  code  delle  comete  si  presentano  lungo  la  direzione  del  Sole, anche  se  in  un  verso  opposto  ad  esso.
Per  quanto  riguarda  la  sua  riflessione  sulla  poetica, si  può  affermare  che  il  dialogo  Naugerius  sia  senz'altro  uno  dei  libri  più  famosi  del  Cinquecento  sull'argomento  in  questione.  Qui  l'autore  considera  aristotelicamente  la  poesia  come  rappresentazione  universale,  anche  se, nell'affrontare  il  suo  discorso,  si  avvale di  molti  elementi  di  origine  platonica. La  poesia  non  è  intesa  come  "finzione", ma  si  configura  come  l'atto  attraverso  il  quale  l'idea  è  intuita  nella  sua  bellezza  visibile. Inoltre, viene  riconosciuta  la  libertà  dell'artista  nel  trasporre  la  bellezza  universale, interna  agli  oggetti,  in  forme  sensibili.
Nel  De  sympathia  et  antipatia, Fracastoro  sostiene  che  tutte  le  cose  del  mondo, sia  l'uomo  sia  la  natura, sono  tra  loro  connesse  da  una  forza  naturale  e  universale: si  tratta  della  "simpatia"  della  parte  per  il  Tutto, e  del  Tutto  per  la  parte. Tale  forza  non  è  intesa  dall'autore  in  senso  spirituale, ma  fisico  e  naturale, ossia  alla  luce  della  teoria  atomistica: sono  "flussi  di  atomi", infatti,  a  stabilire  le  relazioni  tra  le  cose, per  cui  nessuna  azione  può  avvenire  senza  contatto. In  altre  parole, l'autore  sostiene  l'attrazione  delle  "cose  simili"  e  la  "repulsione"  delle  "cose  dissimili". Su  questa  base, Fracastoro  è  pronto  a  giustificare  la  cosiddetta  "magia  naturale", fondata  sul  concetto  di  "attrazione  fisica", mentre  respinge  decisamente  la  magia  demoniaca.  
Sul  piano  metodologico, egli  rifiuta  la  spiegazione  dei  fenomeni  attraverso  "cause  occulte", perché  ritiene  che  il  ricorso  a  tali  cause  sia  un  atteggiamento  indegno  di  un  vero  filosofo. A  suo  parere, occorre  sempre  un  esame  attento  dei  "fatti"  in  modo  da  elaborare, a  partire  da  questi, ampie  generalizzazioni  induttive. In  base  a  tali  convinzioni, Fracastoro  respinge  l'astrologia  e  il  pitagorismo,  in  quanto  è  convinto  che  essi interpretino  i  fatti  in  maniera  arbitraria; in  realtà, afferma  il  filosofo, in  tutte  le  nostre  indagini  è  necessario  attenersi  alla  descrizione  e  alla  misurazione  dei  fenomeni.
In  ambito  gnoseologico, Fracastoro  si  mostra  interessato  alla  spiegazione  del  funzionamento  dell'intelletto. In  questo  senso, egli  riprende  e  sviluppa  la  tradizione  dei  "filosofi  terministi"  della  fine  del  Trecento  e  del  Quattrocento, che  avevano  proposto  attente  analisi  delle  diverse  forme  dell'esperienza  sensibile, in  maniera  particolare  a  proposito  di  prospettiva  e  di  ottica.

 


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