GIORGIO COLLI
Giorgio
Colli nacque a Torino il 16 gennaio 1917. Ancora giovanissimo si diede alla
scoperta dei filosofi, maturando sin dall’inizio la convinzione secondo cui per
comprendere la filosofia occorre leggere direttamente i testi nella loro lingua
originale. Al Liceo Classico “Massimo D’Azeglio” ebbe come docenti Cesare
Pavese e Leone Ginzburg. Prima del diploma aveva già letto tutti i Dialoghi di
Platone. All’Università scelse di intraprendere gli studi giuridici e
s’iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza. Ma tra una lezione e l’altra non
trascurò affatto il suo interesse per la filosofia e, non a caso, scelse di
chiudere la sua formazione universitaria con una tesi di laurea in Filosofia
del Diritto dal titolo Politicità ellenica e Platone. D’accordo col
relatore, il professor Gioele Solari, dedicò la prima parte della tesi al tema
dell’interiorità dionisiaca e l’espressione apollinea in Grecia, mentre la
seconda parte alla formazione giovanile di Platone. Laureatosi nel luglio del
1939, Colli ottenne un primo riconoscimento in questo stesso anno con la
pubblicazione sulla Nuova Rivista Storica della seconda sezione della tesi che,
sotto forma di articolo, fu intitolata Lo sviluppo del pensiero politico di
Platone. Nel 1942 Colli vinse il concorso per l’insegnamento di storia e
filosofia nei licei e si trasferì a Lucca. Qui iniziò a tradurre per l’editore
Einaudi l’opera di K. Hildebrandt Platone, apparsa poi nel 1947.
Oppositore convinto del fascismo, due anni più tardi dovette espatriare in Svizzera
per sfuggire alle persecuzioni del regime. Alla fine della guerra, prese
contatti con Cesare Pavese, allora responsabile della casa editrice Einaudi,
cui propose la realizzazione dell’edizioni in italiano delle opere complete di
Nietzsche e Schopenhauer. Pavese, temendo probabilmente le forte
strumentalizzazioni operate dal nazismo nei confronti di Nietzsche, ritenne
opportuno favorire per il momento soltanto la pubblicazione dell’opera
schopenhaueriana Parerga e Paralipomena. Rientrato a Lucca, Colli studiò
e approfondì i temi della sua tesi di laurea stendendo così il suo primo libro,
che prese il titolo eracliteo Physis kryptesthai pilei. Studi sulla
filosofia greca e fu pubblicato dalla Tipografia del “Corriere della Sera”
nel 1948. Dopo l’apparizione di questa prima opera occorrerà attendere un
ventennio per l’uscita del secondo libro di Colli. A questo proposito, Mazzino
Montanari, narrando come l’amico e maestro spese lunghi anni della sua
esistenza a tradurre e a far circolare in Italia opere filosofiche scomode e
“irritanti” per “la intellettualità accademico-politico dominante”, ricorda che
“non la scrittura” ma “nell’azione” fu il fine della vita per Colli. “E
l’azione cui egli si aspirava non era l’azione politica, neppure nel senso più
alto che questo termine potrebbe avere, bensì era la formazione di una comunità
di eletti e di eguali, uniti sotto il segno della cultura. Cultura intesa come
vita filosofica secondo un modello antico, classico, greco”. Sotto il segno
dell’azione va dunque ricondotto il grande sforzo di curatore e traduttore che
Colli intraprese sin dall’inizio degli anni Quaranta. Ottenuta la libera
docenza nel 1949, egli lasciò il liceo per iniziare come professore incaricato
a tenere le sue lezioni presso la cattedra di Storia della Filosofia Antica
dell’Università di Pisa. Le lezioni degli anni accademici 1948-49 e 1949-50
confluirono in due dispense curate dallo stesso Colli ed edite rispettivamente
col titolo Il «Parmenide» platonico e Empedocle dalla Libreria Goliardica di
Pisa. Contemporaneamente, Colli tradusse per Einuaudi le opere Da Hegel a
Nietzsche di Karl Löwith (1949), Storia della filosofia moderna II
di E. Cassirer (1953), l’Organon di Aristotele (1955), e la Critica della Ragion pura di Kant (1957). A quest’ultima doveva far seguito,
stando ad un progetto di collana dei classici della filosofia concordato in un
primo momento con l’editore torinese, la traduzione e l’edizione delle opere di
Platone, del giovane Aristotele, di Spinoza, Melebranche, Schopenhauer e Nietzsche.
Ma il progetto fu abbandonato a causa di alcuni dissidi sorti nel frattempo con
Einaudi. Dopo un breve periodo dedicato a studi rigorosamente logici e
razionali in vista di un’opera teoretica che per il momento non realizzò, Colli
concordò con l’editore Boringhieri l’uscita di un’Enciclopedia degli autori
classici. Iniziò così nel 1957 la raccolta di buone traduzioni di classici
della filosofia, ma anche della storia, della scienza, della letteratura e
della religione (comprese tutte le Upanishad antiche, i testi del canone
buddistico e i classici della religiosità ebraica e araba). Più di cento volumi
furono pubblicati tra il 1958 e il 1964. Intanto, fin dal 1959, Colli andava
programmando nuovamente la traduzione italiana delle opere complete di Nietzsche.
Ma la mancanza di un testo attendibile delle carte postume, l’insostenibilità
filologica della Volontà di potenza, nonché le polemiche suscitate in Germania
dal tentativo di Schlechta di riordinare tali frammenti, spinse Colli a
cambiare radicalmente i suoi piani. Dopo una prima analisi dei manoscritti
nietzschiani conservati nell’archivio Goethe-Schiller a Weimar, egli decise di
coinvolgere il suo brillante allievo Mazzino Montanari nel progetto
dell’edizione completa delle Opere di Nietzsche. Per farla in modo
rigorosamente attendibile, occorreva ricostruire i testi sulla base dei
manoscritti, ossia redigere un’edizione critica tedesca. Era un lavoro già di
per sé vasto e difficile. A ciò si aggiunse il rifiuto degli editori tedeschi
poco interessati all’impresa. Tra il 1961-62, dopo il rifiuto di Einaudi, Colli
trovò l’appoggio di Luciano Foà che, per conto della neonata casa editrice
Adelphi, decise di finanziare l’impresa insieme all’editore parigino Gallimard.
Solo più tardi, dopo l’apparizione dei primi volumi in italiano e in francese,
l’editore De Gruyter di Berlino si fece avanti per partecipare al progetto di
Colli. Successivamente, si aggiungerà anche l’editore giapponese Hakusuisha.
Raccolta una équipe di germanisti, Colli e Montanari lavorarono
ininterrottamente sui manoscritti nietzschiani dal 1963 al 1970. Nel 1969 Colli
pubblicò anche La filosofia dell’espressione, apprezzata giustamente
come la sua principale opera teoretica. In rottura con le principali correnti
filosofiche contemporanee, le pagine di Colli invitano il lettore a ripensare
radicalmente alcuni temi essenziali della metafisica. Il termine guida
espressione è inteso come “sostanza del mondo” che rimanda un’alterità giammai
riconducibile alla sfera del nominabile. Ritenendo poi ormai conclusa per
l’essenziale il lavoro su Nietzsche, Colli iniziò a coltivare l’idea di
un’enciclopedia dell’antichità in cui raccogliere i testi della cultura greca
apparsi prima di Socrate. Il 1974 venne pubblicata dall’Adelphi l’opera Dopo Nietzsche,
nella quale Colli riprese molti interrogativi posti e risolti soltanto in
maniera enigmatica dall’autore di Zarathustra. A distanza di un anno
seguì La Nascita della Filosofia, saggio dedicato all’origine
misteriosa della filosofia greca. Negli ultimi anni della sua vita Colli iniziò
a scrivere la grandiosa opera de La sapienza greca, undici volumi in cui
“restaurare” l’autenticità del pensiero antico, ovvero far rivivere quel
periodo “sapenziale” che va dai miti di Orfeo ai primi filosofi. I primi due
volumi di questa collana furono editi sempre da Adelphi tra il 1977 e il 1978.
La morte sorprese Colli proprio mentre ultimava il terzo volume, quello su
Eraclito, (apparso postumo nel 1980) il 6 gennaio 1979. Anna Maria Colli
racconta a riguardo che la morte per Giorgio “arrivò fulminea e per un disegno
del destino fermò la sua mano su un frammento” eracliteo, che può essere
assunto quale “testimonianza del suo modo di essere: chi non spera
l’insperabile non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca, e a esso non porta
nessuna strada. Studioso
appartato, lontano dalle correnti “in voga”, fedele a Nietzssche e Schopenhauer, scorse nell'antica
sapienza presocratica l'autentico “logos” a cui ritornare. Il suo maggior contributo
teoretico è in Filosofia dell'espressione (1969). Colli, oltre che filosofo, fu anche
apprezzato traduttore dell'Organon di Aristotele e della Critica
della ragion pura di Immanuel Kant,
nonché docente di Storia della filosofia antica all'Università di Pisa e direttore di collana per diverse case editrici (Einaudi, Boringhieri, Adelphi). Come storico della filosofia, è stato particolarmente importante il suo contributo storico, filologico e critico esercitato su autori come Aristotele, Kant, Schopenhauer, Nietzsche. A tale proposito vanno ricordati i tre volumi sulla Sapienza greca, opera rimasta incompiuta a causa della sua morte e in cui sono raccolti i frammenti dei presocratici, e la prima e fondamentale edizione critica delle opere e degli epistolari di Nietzsche, condotta insieme al suo principale allievo Mazzino Montinari (tra i suoi allievi ricordiamo anche Sossio Giametta e Giuliano Campioni). Questa ultima operazione rappresenta senza dubbio uno dei più grandi meriti della coppia Colli-Montinari. In particolare la pubblicazione in edizione critica della Volontà di potenza evidenziò come la versione pubblicata nel 1901 da Elisabeth Förster Nietzsche (sorella del celebre filosofo tedesco) presentava numerose e discutibili manipolazioni in chiave razzista e xenofoba totalmente assenti nell’originale e introdotte volutamente dalla Förster. L’edizione critica delle opere nietzschiane diede avvio ad una profonda revisione degli studi su questo filosofo e in particolare mise in discussione molte interpretazioni che, proprio partendo dalla lettura “falsata” della Volontà di Potenza del 1901, sostenevano la vicinanza di questo autore a quelle correnti di “destra” che sarebbero poi sfociate successivamente nella tragica esperienza del nazismo. Tuttavia questo progetto editoriale fu connotato da molteplici difficoltà. In primo luogo Colli, non avendo alcun contatto con gli ambienti politici, difficilmente sarebbe riuscito ad accedere all’archivio Nietzsche di Weimar, dove erano conservati la gran parte dei manoscritti originali del filosofo tedesco. Negli anni sessanta infatti, quando il progetto fu concepito, Weimar apparteneva alla Repubblica Democratica Tedesca la quale attraverso numerosi "escamotage" burocratici di fatto impediva agli studiosi occidentali di accedere in qualsiasi modo alle Istituzione della DDR. Questo problema fu risolto dal fatto che Montinari, a differenza del suo maestro, era iscritto al PCI e anzi proprio attraverso di esso riuscì ad ottenere dai responsabili culturali del partito comunista della Germania orientale i permessi necessari per studiare nell'archivio Nietzsche. Un'ulteriore difficoltà fu determinata dal fatto che la casa editrice Einaudi, con la quale Colli e Montanari iniziarono a definire la pubblicazione delle opere nietzschiane decise all'improvviso, probabilmente per ragioni politiche, di non stampare le opere del "nazista" Nietzsche che invece furono accolte dalla casa editrice Adelphi, fondata da un ex einaudiano come Luciano Foà alla fine degli anni Cinquanta.