HEINRICH HEINE
A cura di Stefano Paduano
"L’annientamento della fede nel cielo ha una importanza non soltanto morale, ma anche politica: le masse non sopportano piú con cristiana pazienza la loro miseria terrena, e aspirano ardentemente a una beatitudine sulla terra. Il comunismo è una conseguenza naturale di questa mutata visione del mondo, e si estende per tutta la Germania. Una manifestazione altrettanto naturale è che i proletari, nella loro lotta contro lo stato di cose esistente, abbiano come guide gli spiriti piú avanzati, i filosofi della grande scuola; questi trapassano dalla dottrina all’azione, scopo ultimo di ogni pensare" (Lettere sulla Germania, 1844).
CENNI BIOGRAFICI
Heinrich Heine (1797-1856), poeta tedesco di origini ebraiche, fu anche un importante filosofo collocato nelle file della Sinistra hegeliana. I suoi versi hanno ispirato molti compositori come Mendelssohn, Schubert, e Schumann. Heinrich Heine visse in un epoca di grandi cambiamenti sociali e politici: la Rivoluzione Francese (1789-99) e le guerre napoleoniche influenzeranno profondamente il suo pensiero. Heine morì a Parigi, dove è vissuto dal 1831 come una delle figure centrali sulla scena letteraria. Tra le famosi poesie di Heine ricordiamo 'Die Lorelei', adattata musicalmente da Silcher nel 1837 e ripresa da F. Liszt. E' diventata una delle più note canzoni tedesche.
Io non so che
voglia dire
che son triste, così triste.
Un racconto d'altri tempi
nella mia memoria insiste.
Fresca è l'aria e l'ombra cala,
scorre il Reno quetamente;
sopra il monte raggia il sole
declinando all'occidente.
La bellissima fanciulla
sta lassù, mostra il tesoro
dei suoi splendidi gioielli,
liscia i suoi capelli d'oro.
mentre il pettine maneggia,
canta, e il canto ha una malia
strana e forte che si effonde
con la dolce melodia.
Soffre e piange il barcaiolo,
e non sa che mal l'opprima,
più non vede scogli e rive,
fissi gli occhi ha su la cima.
Alla fine l'onda inghiotte
barcaiolo e barca...Ed ahi!
Questo ha fatto col suo canto
la fanciulla Lorelei.
Harry Heine nacque a Düsseldorf nel 1797 da una stimata
famiglia di commercianti e banchieri ebrei. Intraprese malvolentieri una
carriera per diventare un borghese. Le alterne vicende della dominazione francese
nella sua città risvegliarono in lui precoci tendenze francofile e una profonda
antipatia per la Prussia. Sog giornò a Bonn (1817) iniziando gli studi di
diritto filosofia e letteratura; qui a Bonn seguì le lezioni di August W. Schlegel
. Nel 1821 passò l'università di Berlin, dove frequentò tra gli altri Hegel, Schleiermacher
e Chamisso. Nel 1825 si converte alla religione evangelica e assume il nome di Heinrich:
in quello stesso anno si laurea in giurisprudenza a Gottinga. Fa viaggi in
Inghilterra, ciò che risveglia i suoi interessi politici, e in Italia. La
critica sempre più radicale della società tedesca spinse Heine a trasferirsi
come giornalista nella più libera Francia, dove frequentò la comunità di
tedeschi qui immigrati, come Humboldt , Lasalle, Wagner; ma anche gli
intellettuali francesi come Balzac, Hugo, Sand. Entrò anche in contatto con i sansimonisti.
Scrisse corrispondenze per varie riviste tedesche, ma anche resoconti in
francese sulla situazione tedesca. Nel 1835 la censura proibì la circolazione
dei suoi libri in Germania. Solo con l'aiuto del governo francese, datogli
nonostante le critiche rivolte a Luigi Filippo, Heine potè far fronte alle
difficoltà economiche causategli dal divieto. Gli ultimi anni furono segnati
dalle sofferenze atroci provocate da una atrofia muscolare progressiva, che lo
costrinse a letto per quasi otto anni. Morì a Paris nel 1856. Già prima del
soggiorno a Bonn (1817) aveva iniziato a scrivere le prime liriche d'amore. Le
sue prime liriche pubblicate nel 1822, mostrano l'influsso di Byron e di Fouqué
, ma anche caratteri d'originalità, con il loro rifarsi allo stile delle
ballate popolari e nell'ironico rifiuto di ogni illusione. L'Intermezzo
lirico (Lyrisches Intermezzo, 1823) possiede una spiccata vena melodica.
Con i due primi volumi dei racconti lirici Impressioni di viaggio (Reisebilder,
1826-1831) mise le basi della sua fama letteraria: sul filo di un presunto
diario di viaggio che si richiama agli esempi di Sterne e di Jean Paul , le
"Impressioni" trattano diversi temi fantastici e morali.
Nel Libro dei
canti (Buch der Lieder, 1827) riunì le liriche dei periodi precedenti.
Frutto del breve viaggio in Italia è il terzo volume delle Impressioni di
viaggio (1829), e i racconti delle Notte fiorentine (Florentinische Nächte,
1836). Al periodo francese, e frutto dei contatti con i sansimonisti, risalgono
la sua Storia della religione e della filosofia in Germania (Geschichte der
Religion und Philosophie in Deutschland, 1835), e la Scuola romanticista
(Romantische Schule, 1833-1836). Gli scritti di questo periodo, in cui prevale
la tematica politica, sono raccolti nei quattro volumi del Salon
(1834-1840). Qui si trovano anche i frammenti di romanzo Dalle memorie del signor
von Schnabelewopski (Aus den Memorien des Herrn von Schnabelewopski), e Il
rabbi di Bacharach (Der Rabbi von Bacharach) sulla persecuzione degli ebrei
nel medioevo. In H.Heine su L.Bö rne (H. Heine über L.Bö rne, 1840) Heine
diede una aggressiva giustificazione delle proprie idee in risposta alle
critiche dei connazionali. Nel poema Atta Troll : ein sommernachtstraum
(1843) attaccò con dura ironia avversari letterati e politici. Dopo una breve
visita a Hamburg nacque la satira in versi Germania una fiaba d'inverno
(Deutschland ein Winter märchen, 1844), una delle più importanti opere della
letteratura politica tedesca, in cui è evidente l'influsso dell'amicizia Parisna
di Heine con il giovane Karl Marx.
IL PENSIERO
Le atroci
sofferenze della malattia sono descritte nelle poesie del Romancero
(1851), e nelle raccolte del 1853-1854, in cui prevale una profonda serietà
etica e religiosa. Gli Scritti vari (Vermischte Schriften, 1854) sono
dissertazioni su giudaismo e cristianesimo, liberalismo e comunismo, costituiscono
la summa e la conclusione della sua attività politica e letteraria.
Tu sei come un
fiore
così soave, bella e pura
io ti guardo e la malinconia
s'insinua nel mio suore.
Mi sento come se
dovessi porti le mani sul capo,
pregando che Dio ti conservi
pura, bella e soave.
(da 'Du Bist Wie eine Blume', composta per Therese Heine)
Come poeta Heine fece il suo debutto con Gedichte (Poesie) nel 1821. Nella raccolta includette una delle sue più famose poesie, Zwei Grenadiere, che rispecchia la passione di Heine per Napoleone. Heine si infatua delle cugine Amalie e Therese che lo ispirano a scrivere alcune poesie d'amore. Buch der Lieder (1927) fu la prima esauriente raccolta di versi. Questi primi lavori mostrano l'influenza della poesia folcloristica, ma grazie al suo ironico tocco Henrie si separa dalla corrente principale romantica. I viaggi estivi di Henri producerono le basi per i suoi quattro volumi Reisebilder (1826-31), una sintesi autobiografica, critica sociale e dibattito letterario.
Heine visitò l'Inghilterra nel 1827, ma la formalità del comportamento e il materialismo borghese spaventarono il poeta che ritornò amareggiato in Germania. Nel terzo volume di Reisebilder (Die Bäder von Lucca), Heine satireggia il poeta August von Platen, che lo aveva attaccato per via delle sue origini ebree. Questo fatto danneggiò la reputazione di Heine, che nel 1831 si recò a Parigi come giornalista, per scrivere articoli di giornale sullo sviluppo della democrazia e del capitalismo in Francia. Nel 1834 si innamorò di Crecence Eugénie Mirat ('Mathilde' nelle sue poesie), una commessa ignorante, con la quale si sposerà sette anni dopo. Mathilde sarà una sperperatrice ma durante la lunga malattia durata otto anni di Heine lei lo accudirà teneramente e fedelmente. Heine scrivette numerose poesie su Mathilde, ma non saranno certo le migliori della sua produzione.
A Parigi, Heine fece cronache sulla cultura e gli affari politici francesi, scrisse libri sui suoi viaggi e lavori sulla letteratura e filosofia tedesca. A quel tempo, Parigi era la culla europea delle nuove idee: Victor Hugo ha appena pubblicato Notre Dame de Paris, appaiono le prime novelle di Balzac e George Sand, Delacroix e Delaroche erano al centro dei saloni d'arte. Le opinioni di Heine infastidiscono la censura tedesca, e lui non avrà altra scelta che diventare un profeta in Germania. Alla fine del 1835, la Dieta Federale Tedesca provò a mettere al bando in tutta la nazione ogni suo lavoro. Presto Heine si trovò ad essere circondato dalla polizia segreta, e il suo esilio divenne forzato. Il poeta una volta dichiarò: "quando gli eroi se ne vanno, subentrano i clown".
Dopo una visita alla sua casa natale, Heine, disprezzando i censori tedeschi, pubblicò un lungo verso satirico, Deutchland: ein Wintermaerchen (1844), un attacco durissimo ai circoli reazionari. Nello stesso anno (il 1844), i tessitori slesiani protestarono violentemente contro le intollerabili condizioni lavorative e Heine si schierò con loro nella sua poesia:
"Condannati dalla patria, falso nome, / Dove non cresce nulla a parte disgrazia e vergogna, / Dove i fiori sono schiacciati prima di sbocciare, /Dove il verme è destato dalla putrefazione e dalla muffa - Noi tessiamo, noi tessiamo".
Friedrich Engels tradurrà la poesia in inglese, che diventò successivamente una delle poesie più studiate nei paesi comunisti. Anche Karl Marx lesse con entusiasmo le poesie di Heine, intrattenendo con lui una fitta corrispondenza epistolare. Lo zio di Heine morì nel 1844 lasciandogli una piccola pensioncina. Dopo il 1844 Heine patì crisi finanziarie e un peggioramento della sua salute. Secondo alcune ipotesi, egli soffriva di una sclerosi laterale amiotrofica. Dal 1848 fino alla sua morte Heine rimase paralizzato, ma scrisse una delle sue più raffinate raccolte di versi, Romanzero (1851). Engels lo vide e scrisse:"... Heine è alla fine. Nel quattordici giorni che mi sono intrattenuto da lui, se n'è stato nel letto e ha patito una crisi di nervi".
Durante l'ultimo anno, Heine si interessò al sensualismo sia cristiano che pagano. La sua ultima relazione amorosa fu con Camilla Selden, un'australiana che lui chiamò 'Mouche'. Le poesie dedicate a Camilla contengono alcuni dei suoi migliori versi. Heine morì a Parigi nel 17 Febbraio del 1856. Anche dopo la sua morte, i suoi scritti destarono controversie in Germania, influenzando il giovane Rilke, Wilhelm Busch e Frank Wedekind, e altri aspiranti poeti. La stessa proposta di erigere una statua in suo onore destò proteste. Vista la discendenza ebraica di Heine, i nazisti insistettero nel bollarlo come ‘autore sconosciuto’, negandogli ogni valore poetico.
La poetica di Heine prende le mosse dai versi romantici, volti soprattutto alla tagliente satira politica: ma lui non credeva che le sue parole avrebbero cambiato qualcosa: "Non puoi scaccuare i topi coi sillogismi / Essi scavalcano facilmente i tuoi sofismi più raffinati". Ebbe una relazione di amore-odio con il romanticismo tedesco, anche se i suoi versi sono tra i migliori esempi di poesia. Dopo la Rivoluzione del 1830, Heine si era trasferito a Parigi, componendo nel 1834 il suo scritto filosoficamente più rilevante: Sulla storia della religione e della filosofia in Germania. In quest'opera, egli va sostenendo che la Germania ha già compiuto la rivoluzione filosofica e spirituale, della quale Hegel aveva concluso "il grande ciclo". Si trattava ora per la Germania di attuare anche la rivoluzione politica, forti delle altre due. La stessa religione cristiana ha smorzato ma non distrutto la "brutale smania di combattere dei Tedeschi": ciò, secondo Heine, sarebbe risultato ben evidente nel giorno in cui il "talismano addomesticatore" della croce cristiana - ormai fradicio - fosse andato in pezzi.
"La nostra rivoluzione filosofica è terminata. Hegel ha chiuso il suo grande ciclo. [...] La filosofia tedesca è una cosa importante, che interessa tutto il genere umano, e solo i nipoti che verranno potranno decidere se siamo da biasimare o da lodare per il fatto che abbiamo elaborato prima la nostra filosofia e poi la nostra rivoluzione. A me sembra che un popolo metodico, come siamo noi, dovesse cominciare con la riforma, potesse in seguito occuparsi di filosofia e, solo dopo averla portata alla perfezione, procedere alla rivoluzione politica. Io trovo del tutto ragionevole quest’ordine. Le teste, che la filosofia ha adoperato per meditare, queste poi la rivoluzione può abbatterle per i propri fini. Ma la filosofia non avrebbe mai potuto adoperare le teste che sarebbero state abbattute dalla rivoluzione, nel caso che la avesse preceduta. Ma non siate inquieti, repubblicani tedeschi: la rivoluzione tedesca non sarà né piú dolce né piú mite perché l’ha preceduta la critica kantiana, l’idealismo trascendentale di Fichte e la filosofia della natura. Attraverso queste dottrine si sono sviluppate le forze rivoluzionarie che attendono solo il giorno in cui potranno scatenarsi e riempire il mondo di orrore e di ammirazione. Si vedranno dei kantiani che, anche nel mondo dei fenomeni, non vorranno saperne della pietà e che, spietatamente, con la spada e con la scure, sconvolgeranno il terreno della nostra vita europea, per estirpare anche le ultime radici del passato. Verranno sulla scena dei fichtiani armati che, nel fanatismo della loro volontà, non potranno essere frenati né dalla paura né dall’interesse personale, giacché essi vivono nello spirito e combattono la materia come i primi cristiani che non potettero essere piegati né dalle torture né dai piaceri della carne; anzi, siffatti idealisti trascendentali sarebbero, in un rivolgimento sociale, ancora piú tenaci dei primi cristiani, poiché, mentre questi subivano il martirio terreno per giungere alla beatitudine celeste, l’idealista trascendentale considera lo stesso martirio come una vana parvenza ed è irraggiungibile nella trincea del proprio pensiero. Ma piú terribili di tutti sarebbero ancora i filosofi della natura che attivamente interverrebbero in una rivoluzione tedesca e si identificherebbero con la stessa opera di distruzione. E invero, se la mano del kantiano percuote fortemente e sicuramente, per il fatto che il suo cuore non è mosso da nessuna riverenza tradizionale; se il fichtiano coraggiosamente affronta ogni pericolo, per il fatto che per lui non ne esiste nella realtà nessuno; il filosofo della natura sarà terribile per il fatto che si mette in relazione con le potenze originarie della natura, può evocare le forze demoniache del panteismo alto-germanico, che risvegliano in lui la bellicosità che troviamo negli antichi tedeschi, i quali non combattono né per distruggere né per vincere, ma semplicemente per combattere. Il cristianesimo – e questo è il suo merito piú bello – ha addolcito un poco la brutale bellicosità germanica; tuttavia non ha potuto distruggerla, e, quando una volta il talismano lenitore, la croce, si rompe, allora si scatena nuovamente la ferocia degli antichi guerrieri, la folle furia bellicosa, della quale i poeti nordici cantano e dicono tante cose. Quel talismano è tarlato e verrà il giorno in cui andrà miseramente in frantumi". (Sulla storia della religione e della filosofia in Germania, libro III)