Friedrich Hölderlin (1770-1843) entra nel seminario di Denkendorf, cittadina distante sette chilometri da Nürtingen, nel 1784: qui il 27 dicembre 1785 tiene la sua prima predica, sulla Prima lettera agli ebrei di Paolo; scrive alla madre dei suoi propositi di dedicarsi alla poesia. Terminati gli studi a Denkendorf, nel 1786 Hölderlin entra nel seminario di Maulbronn, presso Stoccarda.
Sua madre vorrebbe fare di lui un pastore protestante, attività non amata da Friedrich che, per questo motivo, è sovente in frizione con lei, pur nel rispetto che apertamente le mantiene; invece tollera appena la disciplina della scuola e non apprezza i suoi insegnanti. A Maulbronn conosce Immanuel Nast e s’innamora della sorella Louise; conosce anche il giovane pittore Franz Karl Hiemer, che lo ritrarrà qualche anno dopo. Legge Schiller, Euripide, i poemi di Ossian e si appassione alla musica e all'antichità classica; scrive l'ode Il mio proposito.
Il 21 ottobre 1788 Hölderlin entra nel celebre collegio di studi teologici Stift di Tubinga per frequentare i canonoci due anni di filosofia e i tre di teologia. Fra i suoi compagni di studi sono i futuri grandi filosofi Hegel e Schelling: con loro legge Spinoza, Kant, Rousseau, Fichte e, come sta avvenendo in Francia, sogna una prossima rivoluzione anche in Germania. Durante le vacanze autunnali conosce a Stoccarda Gotthold Friedrich Stäudlin, editore di un almanacco di poesie e sostenitore della rivoluzione francese, al quale Hölderlin confida i propri progetti poetici: Stäudlin lo invita a collaborare al suo almanacco.
Hölderlin vorrebbe abbandonare lo Stift per iscriversi alla facoltà di legge ma si piega alla volontà contraria della madre. Il 17 settembre 1790, concludendo il primo biennio di studi, è Magister philosophiae. Nel settembre 1791 appare il Musenalmanach fürs Jahr 1792 di Stäudlin, che si apre con un poesia di Hölderlin, Inno alla Musa; compone gli Inni agli ideali dell'umanità, in stile schilleriano:
« [...] Spira entusiasmo nei cantori
inesauribile il colmo di bellezza
infinito il mare del sublime
ma prima d'ogna cosa io t'ho eletta
con tremito profondo io ti vidi
con tremito profondo io t'ho amato
te, regina del mondo, te, Urania [...] »
(dall' Inno alla dea dell'Armonia)
Quell'anno, con Hegel e Schelling, che traduce la Marsigliese, erige l'albero della libertà e, come d'uso, vi ballano intorno: con l'inizio del Terrore in Francia, quell'entusiasmo per la Rivoluzione si attenuerà di molto fino a scomparire del tutto, negli anni a venire, in Hegel e in Schelling; in Hölderlin rimarrà sempre un'adesione più o meno nascosta. Concepisce la Rivoluzione, più che un motivo di sovvertimento politico e sociale, un'occasione per una liberazione spirituale dell'umanità, una condizione di ritorno dell'individuo all'armonia con la natura.
Nel 1792 iniziano le guerre che opporranno per decenni la Francia al resto dell'Europa; anche nello Stift si costituisce segretamente un circolo giacobino, al quale aderisce anche Hegel. In settembre appare il nuovo almanacco Poetische Blumenlese fürs Jahr 1793 di Stäudlin, con contributi di Hölderlin, tra cui un Inno alla libertà; è di quest'anno la prima stesura, andata perduta, del romanzo epistolare Hyperion, che narra di un eroe che combatte per la libertà della Grecia oppressa dalla Turchia.
Con la condanna a morte di Luigi XVI, il 17 gennaio 1793, in Germania viene limitata la libertà di stampa e vengono introdotti restrizioni e controlli anche nello Stift ; il 27 gennaio il poeta Friedrich von Matthisson visita lo Stift e Hölderlin gli legge il suo inno Al genio dell’audacia che viene altamente apprezzato.
Confida alla madre, preoccupata dei suoi entusiasmi giacobini, che peggio come si sta in Germania, non si può stare in nessun luogo: ma è troppo portato alla contemplazione poetica per tradurre in azione i suoi ideali politici. In settembre conosce Isaac von Sinclair, che si avvia a intraprendere la carriera diplomatica ed è solidale con gli ideali rivoluzionari.
Il 20 settembre si laurea in teologia, lasciando finalmente lo Stift: non ne amava il dogmatismo e il cristianesimo formale e privo di interiorità: il 6 dicembre 1793 supera l’esame al concistoro di Stoccarda divenendo pastore; contrariamente ai desideri della madre, non ha alcuna intenzione di avviarsi all'attività ecclesiastica. L'1 ottobre Friedrich si era infatti presentato dal grande e amato Schiller chiedendogli una raccomandazione per un posto di precettore e Schiller aveva scritto all'amica Charlotte von Kalb, che cercava un precettore per il figlio di nove anni, perché assumesse Hölderlin.
Appunto di Hölderlin del marzo 1795Il suo soggiorno dai von Kalb a Waltershausen gli è inizialmente gradevole; la von Kalb, che apprezza le qualità intellettuali di Hölderlin, ma non quelle pedagogiche, lo accompagna a Jena, dove il poeta ascolta le lezioni di filosofia di Fichte, frequenta Schiller e ha anche un fugace incontro con Goethe, senza tuttavia riconoscerlo; conosce Wilhelm von Humboldt, il poeta Novalis e il filosofo Herder, prosegue la stesura dell’ Hyperion, di cui Schiller pubblica un frammento nella sua rivista Thalia, e collabora alla rivista Die Horen.
Alla fine di maggio 1795, subito dopo che a Jena si erano verificati degli incidenti provocati da proteste studentesche, Hölderlin lascia improvvisamente Jena tornando nella casa materna di Nürtingen. Non sono chiari i motivi di questo improvviso abbandono: sembra che il poeta abbia avuto una relazione con Wilhelmine Kirms, dama di compagnia della von Kalb, che infatti partorirà a giugno una bambina che vivrà solo pochi mesi. Un altro motivo è stato indicato nella sua difficoltà di rapportarsi con Schiller, del quale subiva in modo opprimente la forte e prestigiosa personalità. Infatti, in una lettera a Schiller del 23 luglio, scrive di essere sempre rimasto fortemente a disagio:
«tutte le ragioni che avevo di partire mi ci avrebbero difficilmente indotto se appunto questa vicinanza non mi avesse per altro verso così frequentemente inquietato. Ero costantemente tentato di vedervi e vi vedevo solo per sentire che non potevo essere nulla per voi. Vedo bene che il dolore che portavo così spesso con me era la necessaria espiazione delle mie fiere pretese; poiché volevo essere tutto per voi, ho dovuto dirmi che per voi non ero niente»
Sulla strada del ritorno a Nürtingen, aveva fatto amicizia, a Heidelberg, con il medico Johann Gottfried Ebel che, su richiesta del poeta, gli aveva prospettato la possibilità di un impiego come precettore nella casa del banchiere Gontard, a Francoforte. A dicembre ha la conferma del nuovo impiego e il 28 giugno 1796 prende servizio.
Il banchiere Jakob Friedrich Gontard è sposato con Susette Borkenstein, che ha ventisette anni e ha due figli: è una donna bella, colta e intelligente. S’innamorano l’uno dell’altra, di un amore nascosto: Susette per Holderlin rappresenta la bellezza e la serenità greca, come la protagonista del romanzo a cui sta lavorando, la Diotima[1] solidale alla vita e alle aspirazioni del suo Iperone; per lei scrive:
« Vieni a placarmi questo caos del tempo come allora, delizia della Musa
tu che concilii gli elementi tutti! Dacci la pace coi tranquilli accordi
celesti e unisci quel ch’è diviso finché la placida natura antica
fuori del tempo dai fermenti grande, alta e serena si sollevi. Torna
viva bellezza tu nei cuori miseri ed alle mense ospiti, ai templi torna!
Perché Diotima vive come i teneri boccioli dell’inverno, del suo proprio
spirito ricca, lei anche il sole cerca, ma dello spirito il sole è già perito,
felice il mondo, e nella notte gelida ormai tempestano già gli uragani »
(Diotima)
È il periodo forse più felice del poeta; intanto l'armata francese si avvicina a Francoforte e la famiglia Gontard, ma non il banchiere, si trasferisce fino a settembre a Kassel con Hölderlin e con lo scrittore, amico di famiglia, Wilhelm Heinse, l'autore del romanzo Ardinghello, molto ammirato da Hölderlin.
Il rapporto tra Hölderlin e Susette comincia a destare, all'inizio del 1798, i sospetti del banchiere Gontard e a settembre il poeta lascia Francoforte e si trasferisce a Homburg, ma continua una relazione clandestina con Susette; lavora alla tragedia - che rimarrà incompiuta - La morte di Empedocle e, a fine anno, esce ancora il Taschenbuch per l'anno 1799 di Neuffer, in cui sono comprese alcune odi di Hölderlin. Su consiglio di Schiller, compone brevi liriche, come Un tempo e adesso:
« M'era, giovane, lieta la mattina
e di pianto la sera; ora più vecchio
io dubitando il mio giorno inizio
ma mi è santa e serena la mia sera »
Pensa di pubblicare una rivista, Jduna, che abbia un contenuto letterario e politico, tale da contribuire all'educazione dei tedeschi, ma se gli amici Sinclair e Boehlendorff, scrittore repubblicano, sono disposti a collaborare, non hanno questa volontà i due massimi intellettuali tedeschi, Goethe e Schiller, e l'editore di Stoccarda Steinkopf non è disposto, a queste condizioni, a finanziare l'impresa. A ottobre esce il secondo volume del romanzo Hyperion, che il poeta invia a Diotima-Susette con la dedica "A chi, se non a te?"; rari sono i loro incontri, ma la loro corrispondenza si mantiene costante. Il 9 novembre (18 brumaio) 1799 Napoleone attua il colpo di stato che lo impone Primo Console dei Francesi; alla fine del mese, con il nuovo Almanacco per l'anno 1800, compaiono altre odi di Hölderlin.
Le sue condizioni economiche sono precarie, e allora nel gennaio 1800 accetta l'invito di Christian Landauer, un commerciante di Stoccarda, di trasferirsi da lui per poter continuare con maggiore tranquillità la sua produzione poetica; scrive alcune delle sue odi migliori, come l' Archipelagus e Il viandante, ma alla fine dell'anno la necessità di guadagnare lo spinge ad accettare un nuovo lavoro di precettore e si trasferisce in Svizzera, a Hauptwil, presso la famiglia del commerciante Emanuel von Gozenbach; qui resta affascinato dal maestoso paesaggio alpino, che celebra con l'ode Cantata tra le Alpi.
La pace di Lunéville, siglata il 23 febbraio 1801, suscita il suo entusiasmo, ed è salutata con l'ode Festa della pace, ma seguirà presto la delusione e anche l'abbandono dell'impiego di precettore - anche questa volta, senza che siano chiari i motivi - con il suo ritorno nella case materna di Nürtingen. Pur ricevendo i primi riconoscimenti per la sua produzione poetica, con la proposta dell'importante editore Cotta di stampare un suo libro di poesie - ma l'operazione non andrà in porto - Hölderin appare depresso: cerca di ottenere da Schiller la raccomandazione per una cattedra di letteratura greca nell'Università di Jena, senza però ottenere risposta. Accetta allora l'ennesimo impiego di precettore, offertogli dal console amburghese a Bordeaux Daniel Christoph Meyer; a dicembre Hölderlin, a piedi, parte per la città francese, giungendovi il 28 febbraio 1802.
Da Bordeaux, come più volte gli era avvenuto, parte improvvisamente a maggio: si dice perché gli si volesse imporre anche l'ufficio di pastore o perché avesse avuto notizia della grave malattia di Susette, che era morta di scarlattina il 22 giugno. La notizia della morte dell'unica donna da lui amata arrivò in realtà a Bordeaux quando il poeta era già in viaggio, ancora a piedi, attraverso la Francia; soggiornò brevemente a Parigi e a Strasburgo, e a giugno arrivò a Stoccarda, mostrando anche i segni di un grave turbamento psichico; a Nürtingen si scontra con la madre, che ha scoperto le lettere scambiate con Susette.
Il 29 settembre è a Ratisbona, dove le conseguenze diplomatiche della pace di Lunéville mettono a rischio la sopravvivenza del principato di Homburg nel quale Hölderlin, oltre ad auspicare un sommovimento rivoluzionario, spera di ottenere un lavoro e un editore che pubblichi le sue traduzioni delle tragedie di Sofocle. Nel giugno 1803 rivede Schelling che, preoccupato per le sue condizioni di salute, sollecita inutilmente Hegel di ospitarlo a Jena.
Raggiunto un accordo con l'editore Wilmans di Francoforte, nell’aprile del 1804 escono le sue traduzioni di due tragedie di Sofocle, l'Antigone e l'Edipo, che tuttavia passano generalmente inosservate negli ambienti letterari e saranno, oltre tutto, criticate da Schiller.
Il 19 giugno 1804 Hölderlin lascia definitivamente Nürtingen con l'amico Sinclair e, dopo una breve permanenza a Stoccarda, raggiunge Homburg prendendo servizio nel luglio come bibliotecario di corte.
Nel gennaio 1805 l'amico Sinclair viene coinvolto in un'accusa di truffa da Alexander Blankenstein, un avventuriero che chiama in causa Hölderlin come testimone: Sinclair è arrestato e durante il processo le condizioni mentali del poeta peggiorano, fino a dar luogo anche a comportamenti violenti. Mentre intanto, il 9 maggio, muore Schiller, Sinclair è assolto e Hölderlin, le cui condizioni peggiorano lentamente, riesce a dedicarsi ancora alla poesia e a tradurre le odi di Pindaro.
L’11 settembre 1807, a seguito di una nuova crisi, Hölderlin viene ricoverato nella clinica psichiatrica del professor Ferdinand Autenrieth a Tubinga, ma le sue condizioni non migliorano. Viene allora affidato nell'autunno del 1807 alla famiglia del falegname Ernst Zimmer, uomo di buona cultura che aveva anche letto il suo romanzo Hyperion: il poeta occupa una stanza all'ultimo piano, nel retro a forma circolare della casa dello Zimmer, e per questo motivo chiamata "la torre": ha una vista bellissima del fiume Neckar e della sua valle. Qui Hölderlin trascorrerà tutti gli ultimi trentasei anni della sua vita.
Nel novembre appaiono sul nuovo Almanacco per l'anno 1808 sue poesie, Il Reno, Patmos e Rimembranza; nella torre Hölderlin continua a scrivere e a improvvisare musica sul pianoforte; la sua figura di poeta folle comincia ad assumere contorni mitici e molti vengono a fargli visita. Fra di essi è lo studente Wilhelm Waiblinger che scriverà qualche anno dopo il saggio Vita, poesia e follia di Hölderlin, pubblicato postumo nel 1831.
«Si esita dubbiosi prima di bussare a quella porta, dominati da un interiore inquietudine; infine si bussa e una voce forte e veemente invita ad entrare. Si entra e al centro della stanza appare una magra figura che si inchina profondamente e si produce in complimenti eccessivi, con gesti che sarebbero pieni di grazia se non esprimessero un che di spasmodico. Le poche espressioni di circostanza vengono accolte con le più cortesi riverenze e con discorsi del tutto privi di senso, che sconcertano l’estraneo. L’estraneo si sente apostrofare "Sua Maestà", "Sua Santità", "Gentile signor Padre".
Le visite inquietano Hölderlin grandemente, le riceve sempre di malavoglia. Una volta ebbi modo di ripetergli, dopo infinite volte, che il suo Iperione era stato ristampato e che Uhland e Schwab stavano curando l’edizione delle sue poesie. Come unica risposta Hölderlin si produceva in un profondo inchino, accompagnato da queste parole: "Voi siete molto benevolo, signor von Waiblinger, vi sono molto grato, Vostra Santità". E troncava il discorso in questo modo [...].
Il critico Gustav SchwabA volte Hölderlin si sedeva di fronte alla finestra aperta e magnificava il panorama con parole comprensibili. Notai anche che quando era immerso nella natura, aveva un rapporto sereno con se stesso [...] In un modo o nell’altro, a meno che non si trovasse in uno stato di completa apatia, egli era perennemente occupato con se stesso, ma se un visitatore andava a trovarlo, le circostanze più fortuite potevano renderlo chiuso e inaccessibile. Quando è stimolato da ricordi dolorosi, cerca con amarezza di ridurre la sua stanzetta, che per lui è l’intero mondo, a uno spazio ancora più limitato, come se così si sentisse più sicuro, meno inquieto, e potesse sopportare meglio il dolore. Allora si mette a letto».
In effetti l'editore Cotta aveva pubblicato nell’autunno del 1822 una seconda edizione dell’ Hyperion e nel giugno 1826 era uscita una sua raccolta di poesie curata da Ludwig Uhland e Gustav Schwab.
Nel febbraio 1828 muore sua madre, che non visitò mai il figlio; dieci anni dopo muore Ernst Zimmer e del poeta si prende cura la figlia Lotte. Hölderlin comincia a firmare con il nome di "Scardanelli" le sue poesie, apponendovi date fantasiose. Il 18 aprile 1843, in un saggio di Gustav Schwab, Hölderlin viene considerato tra i maggiori poeti tedeschi; poche settimane dopo, 12 maggio 1843, muore la sua prima anfitriona, Charlotte von Kalb.
Nei primi giorni del giugno 1843 scrive la sua ultima poesia, La veduta, firmata Scardanelli e datata 24 marzo 1671:
« Riluce il giorno aperto agli uomini d'immagini,
quando traspare il verde dai più lontani piani,
ed al tramonto inclini la luce della sera,
bagliori delicati fan mite il nuovo giorno.
Appare spesso un mondo chiuso ed annuvolato
dubbioso interno all'uomo, il senso più crucciato,
la splendida natura i giorni rasserena,
sta la domanda oscura del dubbio più lontana »
Malato di polmonite, alle 23 del 7 giugno Hölderlin muore.
Il tema filosofico portante dell'opera di Hölderlin è la celebrazione panteistica della natura, intesa come Uno-tutto , in cui l'individuo si deve perdere per potersi ritrovare come espressione della totalità.
La totalità, però, non è coglibile dalla ragione, ma può essere carpita solamente dall'impeto della poesia, la quale viene quindi concepita, in armonia con i canoni romantici, come la più alta forma conoscitiva a disposizione dell'uomo. Oltre alla funzione noetica, la poesia ha anche il compito di educare e guidare l'umanità: il poeta è un vate , dal quale gli altri uomini possono attendere la loro redenzione. Un altro carattere di fondamentale importanza nel pensiero di Hölderlin è la celebrazione del dolore , inteso come dimensione metafisica e cosmica della realtà: "Non deve tutto soffrire? Tanto più è eccellente, tanto più soffrire? Non soffre la sacra natura? […] La volontà che non soffre è sonno, e senza morte non vi è vita". In questa concezione tragica della realtà si consuma l'estrema opposizione dell'anima romantica alla cultura illuministica ed eudemonistica dell'illuminismo settecentesco.
Iperione o l'eremita in Grecia
è un romanzo che narra la formazione spirituale di un eroe; tramite la vicenda di Iperione, Hölderlin racconta, in forma epistolare, il suo percorso interiore e sentimentale. Anche gli altri personaggi del romanzo hanno, infatti, un preciso riferimento autobiografico: Diotima è Suzette Gontard, la sua amata; Adamas, il maestro, rappresenta Schiller; Alabanda, l'uomo di pensiero e di azione, è Fichte. Il protagonista del romanzo è un giovane greco moderno, affascinato dall'ideale di bellezza e di armonia che sprigiona dalla cultura greca antica e al quale è stato educato da Adamas. In Diotima, una fanciulla greca nata in una piccola isola dell'Egeo, egli ritrova incarnata quella perfezione e se ne innamora perdutamente. Ma a sottrarlo al vagheggiamento ideale della Grecia antica e ai legami d'amore interviene l'amico Alabanda, che lo spinge a combattere per la liberazione della Grecia dall'oppressione dei Turchi. L'impresa fallisce e Iperione, pur salvandosi, rimane ferito. Diotima, che lo crede morto, si spegne lentamente, consunta dal dolore. A Iperione, ridotto in solitudine, non rimane che pascersi del suo stesso dolore fino a giungere, grazie anche al ricordo di Diotima e degli ammonimenti di Alabanda, a ritrovare se stesso perdendosi nel Tutto, nel quale l'uomo supera la sua finitezza e attinge l'infinito. Ma l'idea dell'Uno-Tutto, che è uno dei temi di fondo dell'intero romanzo, è espressamente celebrata fin dalle prime pagine dell'opera: "Essere uno col tutto, questa è la vita degli dèi, è il cielo dell'uomo! Essere uno con tutto ciò che vive, tornare, in un beato divino oblìo di sé, nel tutto della natura, questo è il vertice dei pensieri e delle gioie, questa è la sacra vetta del monte, la sede dell'eterna quiete, ove il meriggio perde la sua afa e il tuono la sua voce, e il mare infuriato assomiglia all'ondeggiare d'un campo di spighe."