Il pensiero della differenza: Luce Irigaray
Luce Irigaray (Belgio, 1930) è una filosofa e psicoanalista francese. Ha fatto parte dell’École Freudienne de Paris aperta da Jacques Lacan. Vicina al movimento delle donne,
anche se non direttamente coinvolta in esso, Irigaray si sofferma sul legame
senza parole delle
donne tra loro e con la madre. Da simili riflessioni nasce la sua tesi di
dottorato, Speculum.
L’altra donna, del 1974, che costituisce una vera e propria critica radicale della concezione psicoanalitica della donna.
Questa pubblicazione le costò l'espulsione dall'associazione psicoanalitica di
Lacan. Le sue opere principali sono le seguenti: Sessi
e genealogie (La Tartaruga, 1989), Io tu noi. Per una cultura della differenza (Bollati Boringhieri
1992), Essere due (Bollati Boringhieri, 1994), La democrazia comincia
a due (Bollati Boringhieri, 1994), L'oblio dell'aria (Bollati
Boringhieri, 1996), Tra Oriente e Occidente. Dalla singolarità alla comunità
(Manifestolibri, 1997), Il respiro delle donne (Il Saggiatore, 1997), Amante
marina di Friedrich Nietzsche (Luca Sossella Editore, 2003), In tutto il
mondo siamo sempre in due. Chiavi per una convivenza universale (Baldini
Castoldi Dalai, 2006), La via dell'amore (Bollati Boringhieri 2008). La Irigaray sottolinea, innanzitutto, come il pensiero occidentale si sia cristallizzato sul
modello platonico di un soggetto unico (Dio, l'Assoluto, l'Io), le cui immagini
depotenziate sono invece i singoli soggetti concreti. In questo modo,
l’Occidente riposa per Irigaray su una totale dimenticanza della donna. L'attenzione
del pensiero contemporaneo per l'individualità concreta e la molteplicità (il
riferimento è ad alcune tendenze dell'esistenzialismo francese) non hanno però
intaccato il modello di riferimento della nostra cultura, che resta il maschio
adulto. L'esempio che Irigaray porta a favore di questa affermazione è la teoria psicanalitica di Freud,
dove la sessualità femminile è interpretata come una mancanza, quasi una nostalgia,
di quella maschile (la donna scopre la sua sessualità accorgendosi della
mancanza del pene e successivamente impiegherà la sua energia per ottenere il sesso
maschile). Lo stesso titolo dell’opera della Irigaray – Speculum – è, da questo
punto di vista, illuminante: la donna sarebbe soltanto una immagine riflessa
del vero modello di riferimento, l'Uomo. Protagonista del libro della Irigaray
è la differenza sessuale, contornata di
peripezie filosofiche e psicanalitiche che dimostrano l'abilità conoscitiva
dell'autrice. La differenza sessuale di cui parla Irigaray ha bisogno di un linguaggio che la determini, attraverso il quale se ne possa parlare,
discutere e anche distruggre se è il caso. Per porre l'attenzione dei lettori
su questo argomento, la filosofa parte da un'analisi della produzione freudiana sulla femminilità,
come luogo privilegiato del discorso in cui cominciano a delinearsi valori e
significati dedicati al mondo femminile, ma tutti determinati da soggetti
maschili. Un sogno, quello cui si riferisce l'autrice, che
permette di considerare il mondo femminile come copia di quello maschile. Niente
di più sbagliato per la Irigaray. La filosofa esplora, in maniera
dissacrante, le parti della psicanalisi che hanno coperto le figure
femminili, fin quasi ad annullarle con quelle maschili. Un modo per cominciare
è quello di rivedere il rapporto tra madre e
figlia: dal complesso di Edipo fino al suo
superamento perchè la bambina si affermi e acquisisca personalità. Nella
seconda parte del libro non mancano i riferimenti ai grandi filosofi di tutti i
tempi. Da Platone ad Aristotele, da Cartesio a Hegel, Luce Irigaray ci porta
dall'analisi del rapporto materno-femminile alla
questione dell'inconscio del pensiero occidentale. Tra sè e
l'altro, il maschio pone uno specchio e il discorso filosofico che ha
stabilito l'altro a partire da sé e ha dimenticato di fare i conti con la
metria opaca, lo specchio, che separa le due posizioni. Questa logica
maschilista si fa più acuta nelle donne. Da queste considerazioni prende piega
una presa di posizione netta e chiara. Le donne per Luce Irugaray devono
ritrovare se stesse e la loro dimensione, un processo che
inizia con Speculum e
che continuerà poi in tutte le opere successive. Corrosive e
forti, queste le caratteristiche dei libri di Irigaray che le
apriranno la strada verso la rottura con Lacan, il quale
aveva sostenuto che i soggetti maschili e femminili acquisissero
qualità dall'ingresso nella società. Uscendo dall'infanzia e
superando il complesso di Edipo, proprio come aveva detto Freud. Un'altra
critica è quella che la Irigaray muove a Simone
De Beauvoir, compagna di Sartre ed esponente
del cosiddetto “femminismo dell'uguaglianza”; qui la filosofa belga sottolinea
l'errore (che però conferma anche la sua teoria sul maschilismo della cultura)
di chi, come donna, volesse ottenere parità di condizioni e diritti cercando
una uguaglianza con il modello maschile di riferimento della cultura
occidentale. In questo modo, infatti, si finisce implicitamente per ammettere
la validità del modello, che non viene contestato, ma che anzi si cerca di
imitare e di raggiungere. Ma la critica a Simone De Beauvoir è solo uno spunto
per affermare la intrinseca diversità della
natura femminile: la differenza sessuale.
Irigaray afferma a più riprese che ciò di cui bisogna prendere atto è il limite
interno alla natura stessa dettato dal genere a cui apparteniamo. Vi è una
forma di negativo (hegelianamente) non solo fra l'essere umano e la natura, ma
nella natura stessa, che è Due: uomo e donna.