La "Critica della Ragion Pura" ha concluso che quella natura che dominiamo con la scienza è soltanto fenomenica, è la realtà come appare allo spirito umano; il mondo noumenico, il mondo delle cose-in-sé è invece quello al quale apparteniamo come soggetti morali ed è quello che ha concluso la "Critica della Ragion Pratica", ma di questo mondo non abbiamo conoscenza; fra i due mondi c’è un "abisso immenso".
Ora, la "Critica del Giudizio" si domanda se non vi siano vie per superare questo "abisso", questa "spaccatura". Superare l’abisso vorrebbe dire cogliere un riflesso di intelligibilità nella natura anche là dove non arriva l’intelligibilità portata dalle nostre categorie., cogliere un’intelligibilità anche in ciò che negli oggetti deriva dalla materia della conoscenza. Si tratta di vedere se anche i particolari attestati dalle intuizioni empiriche non portino in sé una traccia di intelligibilità; le vie per arrivare a questa persuasione non sono evidenze scientifiche, ma l’ordine della natura e la bellezza: tali sono appunto gli oggetti di studio della "Critica del Giudizio".
Il "noumeno" è teoreticamente inconoscibile, può avere solo realtà pratica; la "Critica del Giudizio" è il tentativo di mediare il mondo fenomenico con il mondo noumenico. Vi è dunque una terza facoltà intermedia fra l’intelletto (facoltà conoscitiva teoretica) e la ragione (facoltà pratica): il giudizio
, collegato al "sentimento puro".Vi sono due tipi di giudizio (per giudizio Kant intende la facoltà dell’uomo in cui si scopre l’accordo degli oggetti di natura con le libere finalità etiche della ragione).
Il piacere estetico è l’apprensione dell’intelligibilità dell’oggetto attraverso la consapevolezza dell’armonia delle nostre facoltà; è "una finalità senza scopo". Nel piacere estetico una cosa ha senso, cioè intelligibilità, senza sapere precisamente a quale idea essa corrisponda; la finalità è percepita attraverso il sentimento dell’armonia fra le nostre facoltà. La bellezza non è altro che il modo in cui l’uomo sente la finalità del reale.
Sublime
, invece, è "ciò che è assolutamente grande al di là di ogni comparazione"; riguarda quindi ciò che è "informe", cioè illimitato e, come tale, non può essere dato dall’esperienza. Il sublime è in un certo modo presentito quando, di fronte a certi spettacoli naturali che superano il potere della nostra immaginazione, proiettiamo su quest’ultimi quella grandezza assoluta che è propria del sovrasensibile (che è in noi in quanto persone morali appartenenti al mondo intelligibile).__________________________________________________________