MARTIN KNUTZEN
A cura di Alessandro Sangalli
Martin Knutzen (1713-1751), filosofo
tedesco, fu allievo di Alexander Baumgarten e maestro di Immanuel Kant. Nel
1733, assunse l’incarico di professore di logica e metafisica all’Università di
Königsberg (oggi Kaliningrad). Seguace della scuola wolffiana-razionalista, si
dedicò con molto interesse alle scienze matematiche e naturali, in particolare
alla fisica e all’astronomia. Lo studio delle teorie di Newton lo indusse a
mettere in discussione la dottrina leibniziana della “armonia prestabilita”,
alla quale sostituì quella della causalità meccanica e del movimento fisico,
chiarendo e portando a compimento una tendenza per certi versi già
rintracciabile nella filosofia di Christian Wolff: troviamo espressa questa
posizione nel Systema causarum efficientium del 1745. Com’è noto, la
dottrina dell’armonia prestabilita era servita a Leibniz per risolvere
il problema dell’accordo reciproco tra le monadi una volta postulate
l’autosufficienza e l’incomunicabilità di questi enti semplici. Knutzen non può
che rifiutare una simile prospettiva, che rende quantomeno critico il concetto
di causa efficiente tanto caro al sistema newtoniano, cui Knutzen stesso
si richiama: l’universo di Newton è infatti semplice e uniforme, e ammette solo
cause necessarie e riconoscibili, senza mai ipotizzare forze occulte e
misteriose come spiegazioni di fenomeni naturali (hypoteses non fingo). Tra
i suoi scritti ricordiamo inoltre: Insignis algebrae usus et praestantia in
perficiendo intellectu del 1738, Commentatio philosophica de humanae
mentis individua natura del 1741, Prova filosofica della verità della
religione cristiana del 1742 (scritta in tedesco) ed Elementa
philosophiae rationalis seu logica specialis, more geometrico demonstrata del
1746.
Parlando di Knutzen non ci si può
esimere dal nominare il suo grande allievo Immanuel Kant e dal dire qualcosa
circa il loro rapporto intellettuale. Sicuramente, l'uomo che ebbe la maggiore
influenza sulla formazione scientifico-filosofica di Kant fu proprio Martin
Knutzen. Uniti da una comune fede religiosa di fervido spirito pietistico, i
due furono uniti da un rapporto molto stretto, un rapporto in cui l’allievo
imparò tantissimo dal maestro. Knutzen iniziò il discepolo allo studio della
filosofia, del diritto naturale, della matematica, della fisica,
dell’astronomia, della meccanica e dell’ottica: in particolare, indirizzò Kant
allo studio di Newton. L’interesse e la passione che il nostro nutriva per le
scienze e naturali influirà sull’opera di Kant, che dedicherà la sua terza
critica alla ricerca di una conciliazione tra l’autonomia della dimensione
spirituale (noumenica) e la materialità meccanica di quella
fisico-naturale (fenomenica): Knutzen stesso aveva cercato per tutta la
vita il modo di conciliare il sistema di Wolff con le nuove teorie scientifiche
di Newton. Dal punto di vista pratico, la ricchissima biblioteca scientifica di
Knutzen costituì un prezioso punto d’appoggio per la stesura del primo scritto
di Kant, il saggio fisico-matematico Pensieri sulla vera valutazione delle
forze vive (1746).