LANGE
A cura di Matteo Casu
Friedrich
Albert Lange (1828-1875), filosofo e sociologo tedesco, nasce il 28 settembre
1828, a Wald, presso Solingen, figlio del teologo J. P. Lange. Studia a Duisburg,
Zurigo e Bonn, dove si distingue sia negli studi sia nella ginnastica. Nel 1852
diviene rettore a Duisburg, ma si dimette quando il governo proibisce ai
rettori di prendere posizione in agitazioni politiche. In seguito, Lange inizia
la carriera di giornalista militante per la causa della riforma politica e
sociale. Influente nelle questioni della sua città, trova svago nello scrivere
molti dei suoi libri più celebri, Die Leibesitbungen (f 863), Die Arbeiterfrage
(1865, 5th ed. 1894), Geschiichte des Materialismus und Kritik seiner Bedeutung
in der Gegenwart (1866; 7th ed. con cenni biografici di H. Cohen, 1902; Eng.
trans., E. C. Thomas, 1877), e J. S. Mills Ansichten uber die sociale Frage
(1866). Nel 1866, scoraggiato dagli eventi in Germania, si trasferisce a Winterthur,
presso Zurigo, diventa collaboratore del giornale democratico Wintert/zurer Landbote.
Nel 1869 è Privat Dozent a Zurigo, e professore l’anno dopo. Le
forti simpatie francesi della Svizzera nella guerra franco-tedesca porta alle
sue pronte dimissioni. Tempo dopo abbandona la politica. Nel 1872 accetta la
docenza a Marburgo. Sfortunatamente, il suo vigore fisico viene già minato da
un’epidemia, e, dopo una lenta agonia, muore a Marburgo, il 23 novembre 1875,
ligio fino alla fine. Il suo Logische Studien è pubblicato da H.Cohen
nel 1877 (II ed., 1894). Lange si occupa
inizialmente di psicologia, partendo da posizioni herbartiane, dalle quali però
si allontana presto, criticando in Herbart soprattutto l'uso della matematica
nella filosofia. Il suo lavoro principale, la Storia del materialismo
(Geschichte des Materialismus), scritto brillantemente e con ampia
conoscenza scientifica, è più vicino al pensiero inglese di quanto sia solito
in Germania, ed è più un’esposizione didattica di principi che una storia nel
vero senso del termine. Adottando il punto di vista kantiano secondo cui possiamo
conoscere solo i fenomeni, Lange sostiene che né il materialismo né altri
sistemi metafisici abbiano un valido accesso alla verità ultima. Tuttavia, per
la conoscenza empirica fenomenica, che è tutto ciò che l’uomo può cercare, il
materialismo con i suoi precisi metodi scientifici ha dato il servizio più
utile. La metafisica ideale, anche se non coglie la natura profonda delle cose,
ha un valore come incarnazione delle alte aspirazioni, allo stesso modo della
poesia e della religione. Lange si affermò come uno dei primi
rappresentanti maggiori del neocritiscmo.
Secondo Lange, nella storia del pensiero prekantiano il materialismo è l'unica
concezione fondata e coerente, è la condizione stessa che rende possibile una
concezione scientifica della realtà. Ma dopo Kant il materialismo è diventato
un principio metafisico, e come tale deve essere rifiutato al pari
dell'idealismo. I fenomeni studiati dalla scienza sono relativi alla nostra
percezione, la quale è a sua volta condizionata dalla nostra organizzazione
mentale innata. Ne deriva la necessità, rispetto alla questione del
materialismo, di rifarsi alla posizione di Kant, riconoscendo il suo aspetto positivo,
cioè il determinismo dei fenomeni, e opponendosi alla pretesa speculativa di
determinare la cosa in sé. Nello scritto Logische
Studien di Lange, che tenta una ricostruzione della logica formale,
l’idea portante è che il ragionare ha validità nella misura in cui può essere
rappresentato in termini di spazio. Il suo Arbeiterf difende accesamente
un’indefinita forma di socialismo, e protesta contro l’egoismo industriale
contemporaneo, e contro l’organizzazione dell’industria sul principio darwiniano
della lotta per la sopravvivenza.
La Germania ha prodotto pochi filosofi della stessa lucidità, giudizio e sincerità di Lange, della cui Storia del materialismo mantiene il suo valore di lavoro classico e di esempio di storiografia filosofica nonostante il cambiamento dei tempi e l’incremento di conoscenza. Lange, leader del neo-Kantismo, ha espresso il materialismo ma, d’altra parte, ci ha insegnato ad apprezzare i filosofi materialisti la cui indipendenza dalla tradizione idealista ha spesso ottenuto apprezzabili risultati ed è stata diretta da intuizione critica. Dopotutto, Lange distrusse il diffuso pregiudizio che l’adozione di visioni idealistiche in sede metafisica avrebbe garantito standard morali più alti di quelli raggiunti dalla condotta di vita di coloro che professavano il materialismo.
Prima che Lange pubblicasse la sua storia del materialismo, il suo libro Ansichten uber die sociale Frage creò agitazione nelle politiche sociali. Lange difendeva energicamente gli interessi dei lavoratori e le loro richieste politiche ed economiche, ed era desideroso di accrescere le loro condizioni culturali. Egli spesso discuteva con i primi leaders del socialismo tedesco, e molto spesso li sosteneva, parlando ai congressi da loro indetti. In particolare, interessato al pensiero e all'azione politica, si rese fautore di un socialismo etico, le cui matrici filosofiche erano essenzialmente in Kant e Schiller.
Egli cercò con onestà di unire democratici e socialisti tedeschi. La sua morte prematura fu pianta allo stesso modo da intellettuali e lavoratori.
Nella Storia del materialismo, Lange dimostra la necessità di rigettare e superare il materialismo grossolano perché esso pretende di derivare la conoscenza dal moto materiale. Dirigendosi verso uno spinoziano parallelismo psico-fisico, Lange afferma che l’esperienza immediata mostra il parallelismo tra ambito psichico e ambito fisico, distinti l’uno dall’altro ma uniti in una realtà assoluta. Questa realtà tuttavia sfugge alla nostra comprensione. Nessuno dei due ambiti è derivabile dall’esperienza: non quello psichico, perché la conoscenza non è un anello nella catena dell’esperienza, ma un suo aspetto interno; non quello fisico, perché l’esperienza è il risultato del nostro modo di percepire.
La materia, secondo Lange (che in questo segue Berkeley) è mera rappresentazione, pura sensazione, semplice “esser percepito”. Anche il nostro cervello e i nostri organi sensoriali esistono unicamente attraverso la nostra conoscenza di essi. Se noi percepiamo in un modo fissato, la ragione è perché così è la nostra “organizzazione”. È chiaro che una simile teoria della conoscenza non può avere relazioni con metafisica o religione.