LASSALLE
Ferdinand Lassalle (Breslavia 1825 - Ginevra 1864) figlio di un mercante ebreo, studiò a Breslavia e a Berlino, ove divenne un fervente hegeliano. socialista tedesco, prese parte alla rivoluzione del 1848 e fu fondatore dell’Associazione generale dei lavoratori tedeschi nel 1863, primo nucleo del Partito socialdemocratico. Pubblicò il Programma operaio (1862). Lassalle, che fu un hegeliano dell’ala conservatrice, propagandò la cosiddetta "legge ferrea dei salari", che sanciva l’impossibilità di continui aumenti salariali. Egli era un perfetto idealista; in opposizione al marxismo, Lassalle spiegava che mentre la società borghese “garantiva” l'illimitato sviluppo delle forze produttive, l'idea morale del proletariato è quella di rendere la produzione ed i servizi utili per la comunità. Lassalle credeva che il proletariato rappresentasse la comunità, solidarietà e reciprocità di interessi. Credeva quindi che la causa dei lavoratori è perciò la causa dell'umanità: quando il proletariato guadagna supremazia politica, si crea allora un più alto grado di moralità, di cultura e di scienza, le quali portano ad uno sviluppo della civiltà. Lassalle, come Hegel, credeva nello Stato quale organo di diritto e di giustizia. Credeva quindi che l proletariato potesse vincere solo attraverso lo Stato; in Scienza ed operaio, scrisse:
"Il corso storico è una lotta contro la natura, contro l'ignoranza e l'impotenza, e, quindi, contro la schiavitù e contro ogni genere di sottomissione alla quale siam stati sottomessi dalle leggi stesse di natura sin dall'inizio della storia. Il progressivo superamento di tale impotenza è l'evoluzione della libertà, della quale la storia dà prova. In questa battaglia l'umanità non avrebbe fatto alcun passo avanti se gli uomini avessero deciso di lottare singolarmente, ognuno per se stesso. Lo Stato è la contemplata unità e la cosciente cooperazione degli individui in un organismo morale unico; la sua funzione è quella di portare avanti questa battaglia, attraverso una combinazione che moltiplica di un milione di volte le forze di tutti gli individui in esso concentrati e che accresce di un milione di volte il potere che ogni singolo individuo sarebbe capace di esercitare singolarmente".
Spiego
quindi che "il compito dello Stato è l'educazione e lo sviluppo della
libertà del genere umano". Inutile rimarcare ulteriormente le differenza
tra questa visione dello Stato, che, in quanto portatore della causa del
proletariato. Rende inutile la necessità di una rivoluzione, e la l'interpretazione
materialista, la quale giudica lo Stato come lo strumento dell'oppressione di
una classe sulle altre.
In quanto unico leader socialista della sua generazione non costretto
all’esilio, riuscì comunque, malgrado i suoi difetti teorici, ad esercitare una
forte influenza sul movimento proletario tedesco. I suoi seguaci parteciparono
alla fondazione del Partito socialdemocratico tedesco.
Ucciso in duello dal Conte di Racowitza il 31 agosto 1864. In una lettera del 7 agosto 1862 ad Engels, Marx scriveva, a proposito di Lassalle:
“politicamente non concordiamo in nulla fuor che in alcuni scopi finali
alquanto distanti”. Infatti, in opposizione all’idea dell’autoemancipazione
proletaria per via rivoluzionaria, Lassalle propugnava un “socialismo dall’alto”, pilotato dallo Stato, inteso
hegelianamente come il vertice, il “Dio in terra”. Inoltre, Lassalle dà molta
importanza ai singoli individui: nel suo dramma storico Franz von Sickingen,
egli presenta le grandi lotte politico-religiose della Riforma sotto l’angolo
visuale dei “Grandi Uomini”. Addirittura, Lassalle conduce trattative segrete
con Bismarck, al quale promette il sostegno dell’Associazione in cambio di un
intervento sociale dello Stato prussiano. Convinto del proprio ruolo messianico
di “Grande Liberatore” degli operai, Lassalle mette in piedi,
nell’Associazione, una struttura organizzativa ultracentralizzata, autoritaria,
antidemocratica, quasi dittatoriale, nella convinzione della “tendenza
istintiva della classe operaia alla dittatura” (come scriverà a Bismarck). Marx
attacca impietosamente Lassalle, paragonandolo al personaggio del suo dramma
(Sickingen) che vuole costringere Carlo V (fuori dal dramma, Bismarck) a porsi
alla testa del movimento operaio. Nella Critica del Programma di Gotha,
la critica marxiana si fa più pugnace: “è degno della fantasia di Lassalle che
si possa costruire con l’ausilio dello Stato una nuova società, come si
costruisce una nuova ferrovia!”. Inoltre, Marx sottopone a critica due aspetti
che connotano il pensiero lassalliano: a) il messianesimo (che lo avvicina
all’aborrito Proudhon), b) il settarismo. In una lettera a Kugelmann del 23
febbraio 1865, Marx scrive che Lassalle si presentava agli operai come un
“redentore così ciarlatanesco che prometteva di portarli con un salto nella
Terra promessa”.