EMILE LITTRÉ
A cura di Gigliana Maestri e Diego Fusaro
Emile Littré (1801-1881)
può essere considerato come uno dei
discepoli più importanti di Auguste Comte,
se non il più rappresentativo. Membro attivo
della "Società Positivista", fondata nel
1848, Littré entra in conflitto con Comte
per motivi politici. Infatti, dopo il colpo
di Stato di Luigi Napoleone, Comte appare
immediatamente pronto a sacrificare le
libertà politiche; Littré, invece, convinto repubblicano,
non accetta i compromessi del maestro, e
abbandona la Società con un gruppo di
amici. Lo scopo fondamentale di Littré e
dei suoi compagni "scissionisti"
consiste nella volontà di purificare la
dottrina positivista dalle "aberrazioni"
introdottevi da Comte, aberrazioni che
appartengono soprattutto al secondo periodo
della sua speculazione; in particolar modo, Littré
rifiuta l'elaborazione della "Religione
dell'Umanità".
Nonostante la rottura con Comte, Littré
resta il maggiore divulgatore del Positivismo:
in tal senso, nel 1867, egli fonda la Rivista
di filosofia positiva, la cui pubblicazione
cesserà sedici anni più tardi. All'inizio, per
mostrare una certa imparzialità, la rivista
ospita anche articoli di carattere non
positivista; tuttavia, nell'arco di tre anni, il giornale
si riduce a puro strumento di propaganda
acritica della dottrina comtiana. Fra le
opere di Littré, occorre ancora ricordare: Conservazione,
rivoluzione, positivismo (1852); Frammenti di
filosofia positiva e di sociologia contemporanea
(1876); La scienza dal punto di vista
filosofico (1873); egli propone anche una
serie di scritti esclusivamente destinati
alla diffusione del pensiero comtiano, e
cura l'edizione di un dizionario di
medicina insieme a Charles Robin.
Nell'importante monografia Auguste Comte e la filosofia positiva (1863),
Littré chiarisce la propria adesione al pensiero positivistico nelle coordinate
fissate da Comte nel suo Corso di filosofia positiva.
Secondo Littré, l'aspetto
più rilevante della dottrina positivista
consiste nell'aver applicato alla filosofia
lo stesso metodo seguito dalle scienze
positive. Si tratta di una scoperta capitale,
che esclude dal discorso filosofico
qualsiasi riferimento alla metafisica e
alla trascendenza: la filosofia deve trovare
nella natura e nella storia soltanto
leggi empiriche ed immanenti. Pertanto, Littrè
elimina dal campo filosofico tutte le
ipotesi inverificabili, sia spiritualiste sia
materialiste.
Pur manifestando un atteggiamento di
incertezza a proposito del rapporto che
dovrebbe intercorrere tra la filosofia e
le singole scienze, egli ha idee molto
chiare nei confronti della dottrina darwiniana:
di questa non condivide la teoria
della "selezione naturale", perché la
considera una semplice ipotesi; per quanto
riguarda il problema dell'origine delle specie, egli
preferisce l'istanza poligenetica, anche se in
via provvisoria. In ogni caso, a suo parere
la teoria darwiniana riguarda esclusivamente
la biologia, e perciò non ha alcuna
implicazione di carattere filosofico.
L'interesse di Littré si estende anche
alla psicologia. Egli tende
a ricondurre i fenomeni mentali a
quelli fisiologici, essendo il sistema nervoso
la sede di tali fenomeni; tuttavia, riconosce
l'irriducibilità delle leggi del pensiero
alla fisiologia. In sintesi, Littré considera
la psicologia come la parte integrante
di una teoria generale dell'essere umano,
che giunge però soltanto al termine
di tutte le scienze.
Nella riflessione di Littré trova
ovviamente spazio anche la sociologia,
che, a suo avviso, costituisce la parte
culminante del Discorso di Comte; tuttavia,
egli riconosce che si tratta di una
disciplina troppo "giovane", e così
complessa da non poter essere trattata
con leggerezza. A tale proposito, si può
fare un esempio concreto: nell'elaborare
predizioni socio-politiche, secondo Littré, bisogna
accontentarsi di fare previsioni esclusivamente a
breve termine.
Egli accetta poi un principio tipico
del positivismo: il principio dello stretto
legame esistente fra scienza e progresso
sociale. In questa prospettiva, il positivismo diventa,
ottimisticamente, la garanzia di ogni progresso futuro.
Come afferma Littré,
"esso (il positivismo) ci dirige verso il lavoro, verso l'equità sociale, verso la pace internazionale, mediante l'industria, mediante il diffondersi della scienza e dei lumi, mediante la cultura delle arti belle, mediante il miglioramento graduale della morale".
In generale, Littré e i suoi seguaci
manifestano un particolare interesse anche
per i temi politici.
Ispirandosi a Comte, riprendono l'idea di
un "potere spirituale", ossia di un
organismo volto a convincere la gente
della giustezza del progresso scientifico, soprattutto
della sociologia.
Oltre che filosofo, Littré fu un eminente filologo e linguista: frutto di questi suoi interessi sono le opere Storia della lingua francese (1862) e il fondamentale Dizionario della lingua francese (1863-1877), destinato a rimanere un imprescindibile punto di riferimento per la cultura francese. Con Littré, dunque, il positivismo di Comte trovava una sua specifica applicazione nell'ambito della linguistica.
Dopo la sospensione della pubblicazione della loro rivista, il gruppo dei littreisti si disperde, anche perché i suoi componenti non hanno mai costituito una vera "scuola", e spesso si sono trovati in contrasto su questioni essenziali. Da questo momento, gli unici seguaci "ortodossi" di Comte restano coloro che si raccolgono attorno alla figura di Pierre Laffitte.