Al marxismo aderì nel Novecento anche il celebre
poeta Pierpaolo Pasolini; qui egli ci spiega come divenne marxista.
[da Poeta delle Ceneri in
Bestemmia, Poesie disperse II Come sono diventato
marxista?
Ebbene… andavo
tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera,
quelli che nascono subito dopo le
primule,
– e poco prima che
le acacie si carichino di fiori,
odorosi come carne umana, che si decompone al calore
sublime
della più bella
stagione –
e scrivevo sulle
rive di piccoli stagni
che
laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi
intraducibili si dicono “fonde”,
coi ragazzi figli dei
contadini
che facevano il
loro bagno innocente
(perché erano impassibili di fronte alla loro vita
mentre io li credevo consapevoli di ciò
che erano)
scrivevo le
poesie dell’“Usignolo della Chiesa Cattolica”;
questo avveniva nel ‘43:
nel ‘45 “fu tutt’un’altra cosa”.
Quei figli di contadini, divenuti un poco
più grandi,
si erano messi
un giorno un fazzoletto rosso al collo
ed erano marciati
verso il centro mandamentale, con le sue
porte
e i suoi palazzetti
veneziani.
Fu così che io
seppi ch’erano braccianti,
e che dunque c’erano i padroni.
Fui dalla parte dei braccianti, e lessi
Marx.
[…]
Garzanti, Milano
1993]