JEAN MESLIER
A cura di Enrico Gori
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VITA E OPERE
Considerato da molti studiosi e simpatizzanti successivi il precursore e ideatore della Rivoluzione Francese, Jean Meslier nasce a Etrépigny, nella regione di Champagne a pochi chilometri dalle Ardenne, nel 1664 da una famiglia agiata di mercanti di stoffe. Nel 1689, a 25 anni viene messo in seminario. Jean non si oppone alla volontà dei genitori, ha una buona conoscenza teologica, avendo fatto gli studi in istituti parrocchiali, e la vita ecclesiastica gli permetterà di leggere tranquillamente. Divenuto parroco del paese, studia Epicuro, Lucrezio, Montaigne, Cartesio, ma soprattutto il moralista Fénelon, dalla cui Dimostrazione dell'esistenza di Dio fatta tramite le meraviglie della Natura trarrà i principali argomenti nella sua virulenta critica alla religione. La vita trascorre senza incidenti, finché, dopo un litigio con il signorotto locale, Jean, addolorato dalla tracotanza del nobile, decide di lasciarsi morire di fame. Nel 1724, sentendosi vicino alla morte, comincia a stendere le sue memorie. Nel 1729 finisce il suo testamento, destinato ad avere una storia travagliata. Nel 1733 l'inedia lo porta alla tomba, a 69 anni. Quando morì, il suo sostituto trovò nel suo appartamento tre lettere piene di invettive antireligiose e di rancore verso quella religione e quella nobiltà che succhiava il sangue ai suoi amati parrocchiani, poveri contadini.
IL PENSIERO
Propugnatore di un ateismo senza concessioni e di una utopia anarco-comunista ante litteram, Jean Meslier non lascia molto spazio a dubbi: il suo Testamento, quello vero, poiché Voltaire, nel 1735 lo pubblicò adattandolo alle sue esigenze deiste, è l'opera di chi ha visto per quarant'anni i soprusi di un clero e di una nobiltà sempre più esigenti nei confronti dei contadini francesi. La tesi sostenuta dal curato è molto semplice: se la nobiltà è il risultato della brutalità e della tirannia, la religione, insieme di assurdità, non potrà che essere generata dalla paura di cui si serve la nobiltà per imporre il proprio potere. Conseguenza naturale, la religione e la tirannia si appoggiano reciprocamente. Come avviene questo? Il Cristianesimo, con la sua insistenza sulla sofferenza, la povertà e il dolore e la sua condanna del piacere ha anestetizzato gli uomini, legittimando i soprusi del Re (ricordiamo che al tempo regnava il Re Sole) e della nobiltà, ragionamento ripreso poi direttamente da Nietzsche. Tutti gli uomini sono uguali, e la terra che lavorano appartiene a loro. Preti e nobili sono solo parassiti fannulloni e ipocriti. Quella del nostro autore è anche un'esplicita professione materialista: tutti i cambiamenti dell'uomo non sono che "fermentazioni", ed è ridicolo attribuire tutto a un Dio, se già la Natura è eterna e perfettamente regolata, tesi, questa, cara a de Sade. Che il popolo si sollevi, allora, perché la terra produce abbastanza per tutti. Il testamento si chiude con l'estrema affermazione materialista: "presto non sarò più niente; i morti non hanno nulla di cui preoccuparsi. Presto non sarò più niente".
L'OPERA
Il Testamento di Jean Meslier fu presumibilmente il testo antireligioso più conosciuto e letto del XVIII secolo: Diderot lo conosceva bene e fece sue alcune frasi che gli valsero il carcere; il barone d'Holbach lo pubblicò insieme al Buon senso, opera la cui paternità fu a lungo attribuita allo stesso Meslier, pur essendo in realtà del Barone. L'edizione andò perduta e non se ne seppe più nulla: l'unica fonte era quella, abbondantemente riveduta ed emendata, di Voltaire. Il testo originale venne pubblicato nel 1864 in Olanda. Quali amputazioni e correzioni apportò Voltaire al Testamento? Manca tutta la parte politica, utopica, e così la parte bio-meccanicista, rimpiazzata dalle puntualizzazioni fatte dal Meslier sulle contraddizioni religiose, sebbene non ci sia dato di sapere se e quanto Voltaire abbia messo mano lì, dato che anche Jean Meslier conosceva bene le Scritture.