IL SIGNIFICATO DEL TERMINE FILOSOFIA
Realizzato da Methusela
1.
- Secondo l’aneddoto di Talete il filosofo è estraneo alle cose del mondo, alla ricchezza e successo, si interessa di scienza, conoscenza e ricerca la verità.
- Tertulliano, apologista cristiano del III sec., l’aneddoto indica la punizione della vanità e presunzione della filosofia.
- Bacone, rifacendosi all’aneddoto, attacca il metodo sofistico, e rivaluta l’osservazione che parte dal basso.
- Nietzsche lo riprende per riaffermare la potenza speculativa della filosofia rispetto alla scienza.
2.
filo sofia da sofoV
philo sophia sophos
amante sapienza sapiente
- Prima del VII sec. a.C. SOPHOS riguarda l’artigianato, per il quale più tardi si userà TECHNE (
tecnh). La SOPHIA diventa materia più intellettuale e SOPHISTES è termine elogiativo fino a Socrate.
Attorno al IV sec. a.C. i discepoli di Platone (tra cui Eraclide Pontico e Aristotele) cercano di ricostruire una storia della filosofia, cercandone il "primo scopritore": questi è individuato in PITAGORA, che sostiene che solo Dio è SOPHOS, l’uomo può essere al massimo PHILOSOPHOS. Secondo Pitagora il filosofo non conosce nessuna arte in particolare, e se ne sta a osservare attentamente i fenomeni, dedicando la sua vita all’aletheia, verità.
Questa indicazione rimane dubbia, sia per la mania dei greci di considerare il più antico il più autentico, sia perché Pitagora è piuttosto dogmatico, rispetto all’umiltà caratteristica introdotta da Socrate, che davvero distingue l’uomo dal Dio.
- In realtà la disciplina non ha inizio con Pitagora, perché le fonti indicano la presenza di una disciplina chiamata SOPHIA tra i sofisti Omero, Esiodo e i Sette Sapienti.
- PHILOSOPHOS è colui che stima la SOPHIA, non che vuole diventare SOPHOS (vedi Philippos, o Philoinos). Quindi si identifica abbastanza con l’odierno termine "intellettuale".
- Per ERACLITO Pitagora pecca di nozionismo (polimathia), perché il vero filosofo è colui che riesce ad afferrare l’arché (
ae
c
h
), ovvero la natura (physis) come realtà prima. La filosofia è dunque sapere del fondamento, e in questa ottica Talete è il primo filosofo.
La filosofia non è un sapere cumulativo, ma un continuo domandare.
Fare filosofia = fare teoria = fare theorein = contemplare.
Per i greci la filosofia è un Bios, un modo di vivere (Hadot), per questo la nascita dei filosofi è spesso indicata con la loro acmè, il momento più propizio della loro carriera.
La nascita delle scuole divide le definizioni di PHILOSOPHIA, quindi la nozione odierna è il frutto dello scontro che ha visto in un certo senso vincitrice l’Accademia platonica: il filosofo è disinteressato, imperturbabile (Stoici), appassionato, si occupa dei principi della realtà; la filosofia è discussione, argomentazione.
La filosofia si distingue dalle altre scienze per il punto di vista del fondamento, essa guarda la natura nelle sue profondità.
Esistono più filosofie in base alle scuole predominanti (es. Philosophes-personaggi pubblici, Philosopher-epistemologi).
In India e in Cina nello stesso periodo (V-III sec. a.C.) c’è qualcosa di molto simile alla filosofia: confucianesimo e taoismo, ma non esiste il termine generale per designarle. Dal 1800 vengono definite ZHEXUE (sapienza|studio, studio della sapienza, costruito su ZHEREN = uomo = saggio).
In antico Egitto esiste una cosmologia mitica simile alle Teogonie, ovvero una cosmogonia (non ha prove razionali).
3.
- SOCRATE è considerato il primo filosofo, nonostante non abbia scritto nulla, secondo la sua convinzione che lo scritto uccide la filosofia. Inoltre egli fu il più coerente, colui che più fece della filosofia un modo di vivere (la filosofia è l’unica scienza, in cui il fare coincide con il sapersi servire di quello che si fa). Solo un uomo siffatto può essere utile alla città. Infatti Socrate sente di avere una missione: rendere i suoi concittadini più consapevoli, attraverso la pratica della maieutica
- La filosofia è un parlare, dialogare, domandare e rispondere, allo scopo di ricercare la sapienza.
- Chi sa di non sapere continuerà a interrogarsi e a interrogare incessantemente.
- La corrispondenza tra ciò che si dice e ciò che si pensa è essenziale. La domanda posta deve sempre avere un senso, cioè dare una direzione al discorso.
- Esiste un nesso stretto tra filosofia e felicità.
4.
- Anche per PLATONE la filosofia è ricerca della sapienza e della saggezza (phrònesis), capace di rendere l’uomo giusto quindi felice.
- La filosofia è anche un’ascesa al mondo dell’essere e contemplazione degli enti puri, andando oltre l’apparenza, perché del mondo si può avere solo opinione (doxa) e mai scienza (epistéme).
- In preparazione alla dialettica, vi sono le discipline scientifiche propedeutiche. Il filosofo, conosciute le ipotesi, le dovrà eliminare per risalire ai principi primi e infine al Bene.
- L’impegno sociale socratico è rappresentato dal ritorno del filosofo nella caverna, per rendere consapevoli i propri compagni.
- C’è bisogno di un distacco dal corpo, per immergersi nel puro ragionamento, quasi un’inclinazione a morire, per ricongiungersi al mondo delle idee (ciò può anche essere inteso come liberazione dalla paura della morte, per sentirsi liberi e felici).
- Amore è filosofo (Fedone) = la ricerca filosofica è desiderio di Bellezza = amor platonico (ricerca teoretica).
5.
- Tanto per Platone quanto per ARISTOTELE il filosofo è mosso dalla meraviglia, che pone l’uomo in una condizione di ignoranza attiva di tipo socratico.
- La Sophia tende a identificarsi con l’epistéme, ciò significa che talvolta può essere posseduta dall’uomo. Infatti dobbiamo fare il possibile per perfezionare il nostro intelletto, la parte più divina, per renderci immortali.
- Ogni uomo per natura desidera conoscere, in quanto l’attività dell’intelletto è la vita stessa.
- La filosofia si concretizza nella ricerca attiva.
- La filosofia come scienza della verità è ricerca dei principi primi e delle cause.
- Spiegare significa razionalizzare, tradurre in concetti la realtà percettiva. Epistéme ha natura contemplativa, a differenza della scienza moderna che ha natura operativa.
- Matematica, fisica e filosofia prima sono sommamente teoretiche perché hanno finalità speculative e ricercano la verità.
- La filosofia prima (pròte philosophia), che in seguito verrà chiamata metafisica, studia l’essere in quanto tale (quindi la sostanza) e Dio. Essa non è gerarchicamente superiore alle altre scienze perché tutte indagano l’essere che è uno solo.
- La massima aspirazione dell’uomo è la vita contemplativa. Egli grazie all’intelletto (nous) diventa simile a Dio, conquistando beatitudine (makarìotes) e felicità (eudaimonia).
6.
- Nell’età ELLENISTICO-ROMANA, in seguito al decadere della polis (322 a.C.) in cui l’individuo si riconosceva nella comunità, la filosofia non è più desiderio disinteressato di sapere, ma mira a trovare la pace interiore.
- Nascono le scuole. L’Accademia platonica si differenzia dalle altre per l’ammissione del dissenso filosofico.
- A tal scopo, oltre allo studio delle discipline classiche, l’etica diventa di maggiore importanza. Essa è indipendente se non avversa alla politica.
- La saggezza è preferita alla sapienza, ma non è più phrònesis, il suo aspetto è più pratico e individualistico.
- C’è sicuramente un impoverimento teoretico, che sfocia nell’eclettismo romano.
- Il phàrmakon (
farmacon) trova il suo fondamentale destinatario in colui stesso che lo somministra.
Con il neoplatonismo si accentua l’isolamento del filosofo, il cui scopo principale è l’èkstasis, il ricongiungimento con Dio, inteso come l’inintelligibile, attraverso le virtù e la pura teoria.
LA TRIPARTIZIONE DELLA FILOSOFIA
- Nel IV sec. a.C. Senocrate, scolarca dell’Accademia dopo Speusippo, distingue la filosofia in tre parti: FISICA, ETICA e LOGICA.
- Queste non sussistono sole, fanno parte di un sistema di cui l’ETICA è il fine, mentre la FISICA costituisce l’intero sistema teoretico (le scuole erano ormai materialiste – tutto ciò che è è materia).
- La logica epicurea si definisce canonica, e mira a riconoscere le proposizioni vere e false. Di essa sono rimasti pochissimi documenti.
- La logica stoica è una sorta di integrazione alla logica aristotelica.
- Secondo gli Stoici il discorso filosofico è un insieme di proposizioni appartenenti all’ordine degli incorporei. Le diverse parti sono talvolta viste come diverse prospettive di un unico sistema, talvolta come porzioni separabili. L’ordine tra queste talvolta riflette le dottrine della scuola (soprattutto etica come fine), talvolta segue criteri di chiarezza (logica intesa come strumento di base, fisica se si parte dalle teorie precedenti sulla physis). La logica delimita l’ambito della speculazione, la fisica ne è struttura fondamentale, l’etica è il fine del sistema.
- Esistono quattro forme di logica, che in generale è intesa come propedeutica alle altre due parti: logica dell’identità, di impianto eleatico, basata sul concetto dell’essere come uno; logica-dialettica, platonica, basata sulla differenza tra mondo terreno e mondo delle idee; logica-analitica, che determina la legge del ragionamento, il sillogismo, che dipende dalla concezione dell’essere aristotelica; logica-canonica, in età ellenistica, come dottrina del criterio della verità.
- La fisica studia la natura (physis): nei presocratici è un’ontologia; per Platone è una metafisica del sensibile; per Aristotele è una scienza che si occupa della sostanza che ha in sé movimento e quiete; per le scuole ellenistiche è ancora ontologia.
- L’etica, dalla determinazione della natura umana, indaga il fine dell’uomo e i mezzi per raggiungerlo. Tale fine è individuato nell’eudaimonia.
- Gli storici della filosofia sottolineano la presenza della metafisica, oltre le 3 parti, ovvero la prote philosophia di Aristotele, che ricerca le cause e i principi della realtà. Il termine con tal significato nasce con Andronico di Rodi, ma era già presente nei peripatetici (dopo la fisica) e nei neoplatonici (realtà soprasensibili).
METHODOS
0.
- Le scienze indagano su settori definiti, mentre la filosofia indaga il fondamento o il senso delle cose e della vita, al di là di ogni definizione scientifica, cioè con diverse intenzioni.
- Il discorso filosofico rimane comunque razionale, e segue un metodo.
- Méthodos (
meu
odos) significa "lungo la via" e intende il percorso e l’insieme di procedure utilizzate per la ricerca; questa metafora è usata perché il cammino inizia con l’esposizione delle dottrine e termina quando queste sono apprese dai discepoli; la filosofia è anche un modo di percorrere la vita; la via intesa come ragionamento (poi interpretazione preferita dai greci). Parmenide parla di due vie: la via indicatagli dalla Dea, contenutistica; e la via degli uomini, come procedimento. Anche nelle filosofie orientali la radice del termine riferito alla dottrina è "via".
Per i greci il metodo è relativo all’oggetto indagato, ed è anche una scelta di vita, perché l’oggetto della filosofia è il senso della vita.
Ma filosofia e scienza convergono per quanto riguarda il linguaggio: le teorie e interpretazioni sono ricostruzioni dei fatti, esposti con un codice spesso inesatto e metaforico.
1.
- Secondo PARMENIDE (IV-V sec. a.C.) l’oggetto del pensiero e il pensiero sono tutt’uno: altrimenti si dovrebbe ammettere l’esistenza del non-essere come oggetto del pensiero (non è nemmeno pensabile).
- Infatti l’essere è e non può non essere e il non essere non è e non può essere in alcun modo.
- L’essere è statico, il divenire è solo opinione (
doca), causata dalla molteplicità delle sensazioni. Il mondo percepito attraverso i sensi non esiste.
Egli introduce l’idea della conoscenza dell’assoluto (realtà in sé), dimenticando il rapporto stretto che la conoscenza ha con il soggetto conoscente (positivo è tale se in relazione al negativo).
Ne deriva che l’Uno è immobile, immutevole ed eterno. L’esperienza sensibile è fatta di soli nomi.
2.
- ZENONE di Elea (V sec. a.C.) era discepolo di Parmenide, e confutando ogni affermazione della realtà del molteplice e del movimento, contro la dottrina dell’unità del suo maestro, finì per essere l’inventore della dialettica (dialektiké téchne).
- Le argomentazioni usate sono dicotomie (dykòs|témno = di due|tagliare), ovvero successive bipartizioni di concetti che portano all’impensabilità, ovvero al non-essere che non esiste.
- Movimento e molteplicità sono assurdi e impossibili (il primo comporterebbe la percorrenza di continue metà, all’infinito; il secondo presupporrebbe molteplici unità, indivisibili quindi enormi o piccolissime).
- Il ragionamento di Zenone sfocia nell’aporia, ovvero non riesce a concludere le dicotomie, confutando così la tesi proposta.
3.
- GORGIA di Leontini (V-VI sec. a.C.) nega l’esistenza sia dell’essere che del non-essere ("nulla esiste, se esiste non è comprensibile all’uomo, e se è comprensibile non è comunicabile").
- Con ciò è celebrata la potenza della parola conoscitrice, capace di cogliere l’irripetibilità dei fenomeni.
- La parola è ambigua, ontologicamente indipendente, e portatrice di suggestione.
- Di cui l’importanza di padroneggiare la parola attraverso la retorica, per qualsiasi risultato pratico, e della psicagogia (arte di trascinare le anime mediante l’eloquenza).
- I valori morali sono comunque riconosciuti, ma la parola non essendo legata alla verità, può spaziare ovunque.
4.
- Il metodo usato da SOCRATE è molto simile a quello dei Sofisti, è quindi un confronto tra opinioni diverse.
- La differenza sta nel procedimento, mediante il quale l’intelletto si libera delle opinioni errate, per raggiungere giudizi di verità più universali, quindi il metodo è più razionale.
- Un’altra differenza è il carattere aperto della discussione, che non parte sostenendo verità precostituite, e nemmeno mirano a queste, lasciando sempre aperta la possibilità di ulteriori sviluppi.
- Attraverso l’ironia, Socrate vuole dimostrare che non esiste una certezza rigorosamente fondata, perché le norme morali si basano su valutazioni contingenti. In seguito con la maieutica, tenta di guidare l’avversario a un giudizio più universale, sulla quale fondare una vera moralità (ciò presuppone che ogni intelletto umano vi possa giungere).
- La gnoseologia di PLATONE consiste nel ricordare verità assolute, negando ogni valore conoscitivo all’esperienza.
- Il processo con il quale l’intelletto ricorda è la dialettica, metodo con cui il pensiero discute con se stesso sulle opinioni contrastanti che si trova di fronte, per elevarsi a un punto di vista più universale (infatti i dialoghi di Platone sono in un certo senso monologhi della ragione).
5.
- ARISTOTELE tende ad abbandonare il dialogo, per elevare la dialettica a scienza contemplativa del mondo reale.
- Tentando di chiarire la differenza tra logica (dimostrazione) e dialettica (argomentazione), nell’Organon verifica l’esistenza di un metodo dimostrativo indipendente dal dialogo.
- Già la dialettica è una tecnica logica, ma il suo metodo di ricerca rischia di non concludere sul suo oggetto. Vengono poste allora due critiche alla dialettica: tutto ciò che ne costituisce l’oggetto può solo essere probabile (elementi fondati sull’opinione – éndoxa); ciò che occorre provare essa lo postula.
- Esistono due tipi di logica: apodittica, che porta a conoscenze vere (tipica della scienza che deduce sillogisticamente); dialettica, che porta a conoscenze opinabili.
- Filosofia: scienza dimostrativa, che procede deduttivamente, coglie l’universale e ha intenti puramente speculativi;
dialettica: dialogo sviluppato attraverso interrogazioni, con l’obiettivo di confutare l’avversario;
retorica: si occupa di discorsi più lunghi e con mezzi di persuasione per un determinato fine;
sofistica: parte da conoscenze apparenti o è apparentemente sillogistica, mira ai guadagni;
eristica: simile alla sofistica, senza l’intento del guadagno, ma per conseguire una vittoria.
A ognuna di queste fa capo un tipo di sillogismo.
- Le scienze dunque non coprono tutto il campo della conoscenza, perché spesso si dispone solo dell’opinione.
- Nei Topici: la dialettica deve modellarsi sul procedimento sillogistico: A pone un problema, B risponde con la sua tesi, A tenta di confutarla (con attenzione alle contraddizioni). Essa deve inoltre basarsi sui predicabili: definizione (esprime l’essenza del soggetto), genere, proprietà (proprio solo del soggetto), accidente (qualunque qualificazione). Infine bisogna fare attenzione al significato delle parole usate.
La dialettica è utile per l’esercizio, per le conversazioni, per le scienze connesse alla filosofia (sia nei casi di aporie o difficoltà, sia nell’indagine dei principi apoditticamente indimostrabili delle scienze – Aristotele ammette che l’intuizione intellettuale possa essere mossa da induzione o dall’analisi dialettica).
La dialettica è usata soprattutto nella filosofia pratica, cioè nell’ambito del contingente.
- La filosofia prima adotta il metodo diaforetico (sviluppo delle aporie), l’analisi semantica, e il principio di non contraddizione (dimostrazione elenctica – per via di confutazione).
- MAPPA DELLE DISCIPLINE TEORICHE:
PHILOSOPHIA
GENERI |
SPECIE |
THEORETIKE’ era considerata dai greci una conoscenza dannosa. Per Aristotele è la conoscenza dell’essere fine a se stessa, non modifica nulla, è sapere disinteressato. Deriva da the|orein (guardare intensamente), ovvero contemplare, rispondendo al bisogno di conoscere innato.
|
-MATEMATICA si occupa dei numeri ideali
-FISICA si occupa di tutto ciò che diviene, della physis
-PROTE’ PHILOSOPHIA non è la più importante gerarchicamente, ma la più alta forma dei saperi. Oggi è identificabile con la metafisica (studia al di là della fisica i fondamenti teorici e ontologici), che tratta l’essenza (ousia) |
PRAKTIKE’ |
-PHRONESIS non è una lo scopo della disciplina filosofica come in Platone, ma è una caratteristica dell’individuo in azione
POLITIKE’ è il sapere scegliere
OIKONOMIKE’ è il saper governare saggiamente
PHRONESIS è la felicità individuale data dal saper convivere
grazie alla virtù della giustizia, si impara con l’età
-PHILOSOPHIA ANTHROPINA filosofia pratica, riflessione sulla Phronesis per l’insegnamento. Il filosofo affianca il politico e lo consiglia in senso generale
POLITICA corrisponde alla Politiké
ETICHE’ corrisponde alla Phronesis |
POIETIKE’ sapere produttivo (technai) |
POIETIKE’ poesia, attraverso la quale sono modificati il mondo e gli oggetti esterni (trattato nella Poetica, soprattutto l’aspetto della tragedia)
POIETIKE’ RETHORIKE’ retorica, produce discorsi con effetto concreto. Può essere politica, giudiziaria o epidippica (elogiativa). E’ tutta la filosofia per Socrate, ma poi viene svalutata perché la si fa per guadagno. |
ORGANON à
trattato sulla logica, intesa come strumento, serie di norme per ragionare bene. Essa non fa parte
del sapere; si muove attraverso i sillogismi, modelli di verifica dei ragionamenti, schemi di valutazione.
6.
- La RETORICA può essere scientifica o psicagogia. Secondo i Pitagorici il discorso deve essere calibrato sul tipo di uditore.
- I teorizzatori della retorica furono i sofisti, tra cui Protagora, con la sua dottrina dell’uomo come misura, affermava la necessità di far valere le proprie ragioni nel relativismo universale; quando questa sfocia in antilogie (discorsi doppi) si ha l’eristica.
- Il più grande teorico fu Gorgia, che riconosceva una capacità trascinatrice della parola, che non indica mai la cosa (il retore è simile al poeta). Essa non insegna quindi non è una scienza, ma una tecnica.
- Contro la retorica si schierarono Socrate e Platone, insieme alla loro opposizione ai sofisti, in quanto non fa sapere nulla intorno a giusto e ingiusto, cosa di cui discute la dialettica.
- Per Aristotele la retorica è parallela alla dialettica, essa è la facoltà di individuare i mezzi di persuasione, entrambe forniscono ragionamenti. Esistono tre generi di discorso retorico: deliberativo (rivolto a un’assemblea), giudiziario (rivolto a un giudice), epidittico (elogiativo). Tutti in qualche modo argomentano e seguono tre mezzi: l’èthos (il carattere dell’oratore e della collettività, quindi una sorta di scienza etica), pàthos (saper provocare un’emozione), argomentazioni. Gli strumenti utilizzati per la dialettica sono i sillogismi, mentre la retorica usa l’entimema-enthùmema (sillogismo retorico, basato su probabilità e segni) e l’esempio (paràdeigma).
La retorica è utile per: non perdere una causa giusta, perché alcune persone si convincono di più con le nozioni comuni, perché consente una miglior confutazione dell’avversario, per difendersi con la parola.
Per quanto riguarda lo stile la retorica è simile alla poetica, ad esempio la metafora è considerata un segno di perspicacia.
- Nell’età romana retorica e filosofia si intrecciano, la prima è la tecnica dei discorsi virtuosi e buoni, che non può essere separata dal contenuto della seconda. Essa è svolta in cinque punti: inventio (trovare i luoghi comuni-topoi), dispositivo (ordinarli), elocutio (ornarli), actio (recitare), memoria.
LUOGHI E SCUOLE DEL SAPERE FILOSOFICO
0.
- Inizialmente vi furono due origini della filosofia, sempre nelle periferie: ionica (da Talete) e italica (da Pitagora), più avanti si distinsero dieci haireseis, o scuole la cui appartenenza non era istituzionale, ma di tipo intellettuale.
- Le vere e proprie scuole nascono con la crisi della polis, attorno al III sec. a.C., e muoiono nel 529 d.C.. Sono istituzioni libere simili alle poleis, in cui vivono gruppi comunità riuniti secondo gli ideali. Queste possono essere vere e proprie accademie o gruppi di discepoli e maestri.
- Scuola viene dal greco scholae (tempo libero).
1.
- In Grecia la filosofia è soprattutto un fenomeno cittadino, ma inizialmente si sviluppa nelle colonie.
- Con i presocratici le scuole consistono nel tramandare le dottrine da maestri a discepoli, molto spesso della stessa famiglia. Allora la filosofia aveva anche scopi pratico-religiosi per cui iniziò a configurarsi in sette o thiasos (u
iaz
os), comunità religiose, con anche scopi politici.
I primi furono i pitagorici, che nel VI sec. a.C. dominarono Crotone, ma ugualmente erano una setta che seguiva acusmata, precetti rituali, che formavano il Bios del filosofo. Fino a Filolao nel IV sec. il pitagorismo non ebbe scritti. È famosa l’amicizia pitagorica, però il dogmatismo portò a una scissione: acusmatici (ritualisti), e matematici (che davano più importanza alla dottrina del numero, ritenuti meno genuini).
Molte volte si parla di scuole, anche se si tratta solo di convergenze teoriche.
2.
- I SOFISTI erano specialisti che giravano di città in città, offrendo le proprie lezioni a pagamento, in base alla mentalità della città. I loro corsi non dovevano essere lunghi, e miravano ad accrescere la cultura del cittadino.
- Essi erano molto vicini alla sfera politica (spesso formulavano leggi), e il loro comportamento innovativo fu messo a tacere in parte dal decreto di Diopite del 433 a.C. contro l’empietà (la diffidenza del popolo scemò poi dalla morte di Alessandro Magno nel 300 a.C., ma i sofisti furono ostacolati dalla loro posizione sociale inferiore come venditori).
- Generalmente tenevano le lezioni, dopo una pubblica esibizione, nei ginnasi e nei luoghi pubblici, ma soprattutto nelle case dei ricchi cittadini. La figura infatti degenera nel filosofo di corte fino al Rinascimento (ancien regime).
- La lezione consisteva in dibattiti retorici più o meno lunghi.
- La scelta del luogo in cui insegnare è legata al tipo di filosofia professata.
3.
- Tra i discepoli di Socrate solo PLATONE fondò una scuola nel IV sec. a.C., gli altri furono maestri indipendenti, anche se per più generazioni.
- Platone si ispirò probabilmente alla scuola pitagorica per fondare l’Accademia ad Atene(situata in un luogo dedicato al dio Accademo). Egli insegnò prima lì e poi in un giardino di sua proprietà.
- La scuola non aveva un’organizzazione istituzionalizzata ufficialmente, ma era composta da un gruppo libero di amici, tra cui giovani discepoli (neoniscos) e membri più avanzati (presbiteroi). Essa tra l’altro non imponeva una ortodossia dottrinale, infatti molti discepoli criticarono il maestro, ma tutti discutevano sull’essere, bene, uno e scienza.
- Platone al suo interno si limitava a porre problemi e indirizzare le ricerche, sul metodo socratico.
- Il nucleo dottrinale non fu mai messo per iscritto, perché composto da semplici frasi da ricordare. Invece la letteratura rivolta all’esterno era destinata al proselitismo.
- La formazione completa del filosofo si aveva dopo un lungo soggiorno, e diventava a volte una scelta di vita.
- Platone si fece seppellire nella regione dell’Accademia.
4.
- L’ostilità degli ateniesi diminuì, molte scuole furono fondate eliminando l’elemento religioso, anche se alcuni come Dicearco o Meneremo polemizzavano le istituzioni, o erano indifferenti.
- Atene diventa centro filosofico, ricco di studenti che frequentano tutte le scuole, che tra loro sono in polemica.
- Alla morte di Platone scolarca diventò Speusippo, suo nipote. Egli fece innalzare delle statue di Muse, a cui attribuiva le dottrine filosofiche, e scrisse le dottrine fondamentali.
Dopo Speusippo scolarca fu eletto Senocrate, che forse aveva fondato una scuola fuori da Atene prima.
Dopo Polmone le vicende furono complesse, diverse secessioni corrispondenti ai cambiamenti di scolarca, fino ad Arcesilao, con cui inizia il periodo scettico dell’Accademia, a cui forse si oppose Antioco fondando l’Antica Accademia. Comunque la scuola era sulla via della disintegrazione (fu distrutta durante l’assedio di Silla nel 90 a.C.). Ufficialmente fu chiusa da Giustiniano nel 529 d.C..
- ARISTOTELE insegnò ad Atene, non potendovi fondare una scuola. Gli era necessario un locale per tutti i suoi strumenti, e il suo pubblico doveva conoscere i dialoghi platonici, ma non gli scritti presocratici: tale fu detta la scuola peripatetica.
Qui tipicamente si raccoglievano e catalogavano dati, non ci si interessava più di tanto della vita politica, e si viveva secondo il bios theoretikos. Non esisteva il proselitismo, ognuno metteva a disposizione il proprio patrimonio.
Aristotele fu costretto a fuggire, attaccato dal partito popolare come possibile elemento filomacedone, quindi la scuola fu presa in mano da Teofrasto, che la istituzionalizzò acquistando un giardino, e rendendola simile a un tempio. La scuola peripatetica era una fondazione perpetua il cui scopo era l’attuazione del bios theoretikos.
Teofrasto e Stratone proseguirono specialmente la fisica aristotelica, ma poi la scuola iniziò a decadere, intorno al 90 a.C., distrutta da Silla, e dopo aver favorito la frantumazione della conoscenza in più scienze particolari.
- EPICURO negli stessi anni fondò la sua scuola in un giardino fuori Atene. L’eredità era destinata agli eredi naturali, Ermarco divenne scolarca. La scuola aveva lo scopo di dare a tutti i filosofi i mezzi di fare filosofia seguendo i dogmi di Epicuro, a tal fine i più ricchi dovevano pagare una quota annuale.
La scuola si basa sulla dottrina esposta nei libri Peri Physeos, e rispecchia un’esigenza più pratica, di liberazione dal dolore e raggiungimento della felicità, tutto all’insegna dello spirito di solidarietà e amicizia.
La scuola sopravvisse a lungo, supportata anche dall’imperatore Adriano (II o III sec. d.C.), probabilmente per la sua ortodossia.
- Gli STOICI non ebbero mai un kepos privato, ma dopo un periodo di discepolato presso i Cinici e gli Accademici, Zenone iniziò a tenere lezione allo Stoà pecile, nell’Agorà.
Cleante gli successe, ma essendo un’organizzazione debole sfociò in varie scissioni, nonostante il comune vocabolario, fino a Crisippo che la riorganizzò, aggiungendo modificazioni e scritti simili al Peri Physeos epicureo.
Gli Stoici avevano ripreso a insegnare dietro pagamento, ma ormai questo non suscitava più scandalo.
Dopo Crisippo la scuola pare aver perso importanza, traducendosi in una serie di interpretazioni del pensiero di Zenone
- Oltre alla produzione filosofica era molto importante l’educazione dei discepoli. Gli appunti erano affidati ai discepoli, che si occupavano della pubblicazione.
- In epoca ROMANA, specialmente cristiana, divengono più importanti i commenti o trattati dei discepoli. Il commento è una guida alla comprensione di un altro autore, dimostra fedeltà, è un’interpretazione più moderna, una fase di riflessione creativa. La filosofia tende allora a diventare esegesi.
- ALESSANDRIA fu un importante centro di studi scientifici, di cui i re Tolomei si fecero mecenati. Da qui provenivano i vari peripatetici, erroneamente definiti, letterati o autori di biografie. La scuola consisteva nel Museo, simile alle scuole ateniesi. All’interno l’attività era più filologica e scientifica che filosofica. Scuole filosofiche vere e proprie si ebbero ad Alessandria subito dopo la distruzione delle scuole ateniesi da parte di Silla.
5.
- Nel II sec. a.C. la situazione di Roma è simile agli inizi di Atene, in un generale disprezzo della filosofia. Lentamente essa viene accettata, e suscita grande interesse nel pubblico, specialmente nelle classi più alte, che si impegnano a proteggere i filosofi, considerati amici e clienti (soprattutto Cinici e Stoici).
- Non vi furono qui scuole filosofiche, ma i maggiori filosofi (Cicerone, Seneca, Musonio Rufo, Lucrezio, Bruto, Marco Aurelio) erano impegnati in politica. Lo stesso Marco Aurelio nel 176 stabilì una cattedra per ogni branca del sapere, a spese del fisco imperiale, ufficialmente in polemica le une con le altre.
- La fine delle scuole ateniesi non ferma l’attività dei maestri detti del MEDIOPLATONISMO, che non fondarono nuove scuole, ma ripresero le dottrine del grande maestro, leggendo i suoi testi e discutendoli.
6.
- PLOTINO nel III sec. fondò una scuola in una casa patrizia di Roma, che pur basandosi sull’esegesi dei testi platonici e aristotelici, mostrava una certa intolleranza verso il dialogo. Egli inoltre scrisse di getto, in unione mistica con la divinità, sebbene i suoi discepoli si occupassero di trascrivere le sue lezioni.
La scuola non sopravvisse al suo fondatore.
- Il NEOPLATONISMO ebbe due sedi: Alessandria ed Atene.
Ad Atene l’Accademia fu restaurata nel IV sec. da Plutarco (pagano come tutta la vita culturale).
I filosofi erano così economicamente indipendenti, ma comunque la filosofia rimane appannaggio delle classi alte.
I discepoli vivevano insieme al maestro ed erano considerati suoi figli; le lezioni erano di tipo cattedratico; vi sono legami con la corrente mistica e teurgia.
- Ad Atene l’ambiente era sempre più ostile, con la crescita del Cristianesimo, fino all’ordinanza di Giustiniano del 529 che proibiva la filosofia.
- Ad Alessandria si ebbe dal III sec. d.C. una lunga serie di neoplatonici (Ammonio Sacca, Ipazia, Olimpiodoro, ultimo filosofo pagano della scuola di Alessandria), fino alla distruzione della scuola da parte degli Arabi nel 642.
DIALEKTIKE’ / RETHORIKE’
1.
- Dialettica viene da dia|logos (discorso, ragionamento reciproco), di solito al femminile perché sottintende Techné o Epistème (dunque arte o scienza dialettica). È l’arte di discutere con un altro.
Zenone ne è considerato il fondatore, perché argomenta contro altri, a favore della dottrina parmenidea. Anche prima di lui esisteva la confutazione, ma non sottoforma di argomenti che conducono all’assurdo, solo invettive, critiche. L’argomento è uno strumento per generare consenso, le sue caratteristiche sono: presenza di due interlocutori, conclusione che consiste nel convincimento dell’avversario.
La tecnica dialettica rispecchia la civiltà greca dettata dalla continua lotta, di tipo agonale, ancora dai tempi di Omero (vincere e convincere).
Il dialettico difende con argomenti un contenuto di verità (a differenza della retorica che tratta argomenti fondati sulla probabilità).
2.
- Retorica deriva da rema (verbo), può essere positiva o negativa, ciò che cambia è: l’uditorio più ampio, i discorsi più lunghi, i contenuti basati su verità apparenti (probabilità e segni). Il suo scopo è convincere, senza un rapporto domanda-risposta, facendo appello a sentimenti e ideali, ricorrendo a pochi passaggi logici, per non annoiare la massa. Moralmente è neutra.
La separazione tra dialettica e retorica si ha con Gorgia, che pur essendo retore rimane filosofo eleatico nel metodo e dimostra la forza della parola. L’arte del discutere diventa una strategia.
Diventa eristica se mira al puro convincimento dell’avversario.
Diventa sofistica se mira al guadagno.
LINGUAGGIO/LOGICA
1.
logos) riguarda contemporaneamente l’ambito della riflessione umana e della comunicazione: esso infatti può essere tradotto con argomento, discorso, ragionamento, racconto, ragione delle cose.
La prima riflessione sul linguaggio (nel senso di linguaggio ordinario e comunicazione) si ha con i Sofisti, molto probabilmente connessa alle loro materie d’insegnamento.
Platone sosteneva la naturalità del linguaggio nel Cratilo, i nomi indicano l’essenza delle cose.
Aristotele ne sosteneva l’artificialità. Egli individua tra nome e cosa una terza realtà: l’affezione che l’oggetto provoca nell’anima (parola pronunciata), diversa dalle fonai, i nomi scritti. Inoltre distingue nome e verbo come elementi principali della frase.
Gli Stoici riprendono le tesi di Aristotele (che rimane più gnoseologico) distinguendo tre livelli: significato, significante, e ente esterno, oltre ad altre parti del discorso. Triangolo semantico:
2.
- La logica ebbe inizio in connessione con la retorica, come arte di trovare argomenti convincenti, con i quali "lottare" (Gorgia).
- In Platone non esiste una logica generale, seppur venga usata per i ragionamenti.
- Aristotele è il primo a formulare una logica nel suo Organon (quindi la logica è uno strumento della filosofia, esterno ad essa). Ma è anche una disciplina che riflette sui procedimenti della scienza.
La logica aristotelica si occupa dei tipi di inferenza, quindi dei rapporti tra predicati: il sillogismo (syl |logismos = connessione di ragionamenti) è la forma più perfetta dell’inferenza (poste alcune condizioni universali, segue di necessità una conclusione universale distinta da esse), a cui ogni ragionamento può essere ricondotto. Le inferenze sono analizzate secondo schemi detti "figure". Aristotele aggiunge la logica modale che esamina premesse modali e non categoriche.
- Gli Stoici considerano la logica parte della filosofia. L’oggetto sono i rapporti tra proposizioni (anche composte), il campo principale è quello delle proposizioni condizionali, analizzati sulla base degli indimostrabili (es. modus ponens, modus tollens).
Modus ponens |
se |
A, |
B |
ma |
|
A |
quindi |
|
B |
Modus tollens |
se |
A, |
B |
ma non |
|
B |
quindi non |
|
A |
- Sia il Sillogismo sia i Modi sono schemi di verifica dei ragionamenti.
- La logica epicurea si limita a riconoscere le proposizioni vere o false, ma si hanno pochi documenti.
SCIENZA/METAFISICA
1.
- Scienza in greco non esiste: la parola che più le si avvicina come significato è Epistème, che può alludere sia allo stare fermi, saldi, sia all’imporsi, ben prima che al sapere. Dunque ha carattere universale, e mira ad aprirsi il territorio dell’assoluto, attraverso una ricerca logica e teorica.
- Da Talete al Medioevo la ricerca sulla natura mira a conoscerne i principi e fondamenti che possono essere interni o esterni a essa, sempre seguendo il principio che nulla viene dal nulla. Ma cogliere l’arché è spesso impossibile, perché la natura si svela solo attraverso i fenomeni, analizzabili con la razionalità logica (a cui si contrapponeva il mito popolare tranquillizzatore).
2.
- Secondo Aristotele il filosofo è proprio colui che ricerca i principi primi, che oltrepassa l’esperienza superficiale, per andare oltre la natura (upèr physin), nella sua Metafisica, dove si occupa dei fondamenti della fisica (tratta dunque della filosofia prima). Essa si occupa delle cause formali e finali, mentre la fisica delle cause materiali ed efficienti. Inoltre egli riconosce il carattere positivo della verità.
- Aristotele sottolinea l’indissolubilità tra fisica e metafisica, aspetti complementari della teoria, in quanto una vera scienza deve analizzare le caratteristiche delle singole cose per pervenire al concetto universale.
- Sulla scia aristotelica Teofrasto annuncia una scienza che si ancori all’assoluto sempre identico e intelligibile; Kant tenterà di sottolineare la trascendenza della metafisica.
ENTE / SOSTANZA
1.
- Ente, ricavato dal participio presente del verbo essere, è da intendersi come "ciò che è" (tò òn). Ciascun ente è determinato, e differisce dagli altri. L’ontologia si occupa dell’essere (è un termine inserito dalla modernità).
2./3.
- Sostanza deriva da sub-stantia (ciò che sta sotto). Essa è tale solo a patto che esistano altre determinazioni che le si sovrappongono. Il suo carattere è della stabilità.
- Aristotele con sostanza intende anche gli accidentes che le ineriscono, e quindi sono altro da lei: quindi egli con Sostanza intende in effetti l’Ente. Egli deriva questa concezione dal mondo sensibile, fatto di sostanze prime (Socrate) e sostanze seconde (uomo), la cui indagine vuole svelare la permanenza di un preciso qualcosa, e la proprietà specifica comune ad almeno due enti. Da cui muove la differenziazione tra generi (riconoscibili per essere dotati di una certa sostanza) e specie (generi passibili di trasformazioni).
Dunque l’Ente è determinato dalla sostanza come sostrato, chiamata ousia (
ousia)= essenza, e dalla reciproca necessità e sintesi tra sostanza e accidenti (che hanno un’essenza, ma non possono essere essenza). Questi sono riferibili a una serie di categorie (es. sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, posizione, possesso, azione, passione).
- Per Platone la sostanza è l’idea, ma questa è garantita dall’esistenza del mondo del divenire.
4.
- Ciò che esiste nel mondo diveniente dipende da una causa o principio (archè), perché nulla viene dal nulla; e dalla possibilità di divenire.
- Per Aristotele l’ente esiste come tale perché è in potenza di ciò che potrà essere in seguito (o perché è in atto quanto prima era in potenza). Atto (entelècheia) è ciò che si trova nella situazione finale (ma può essere da un altro punto di vista potenza). Atto e potenza sono al fondamento dell’esistere.
5.
- Per Plotino ogni cosa è in quanto riesce a esprimere il suo essere, e tende all’Uno, cioè all’unico se stesso. In questo senso la partecipazione del molteplice all’Uno è necessaria, e l’Uno stesso irradia la sua essenza creando il molteplice.
ARCHE’ / AITIA
1.
arch) è utilizzato per la prima volta da Anassimandro. Con esso si vuole indicare la fonte delle cose, la foce di queste e il loro permanente sostegno (filosofie monistiche: acqua, fuoco, àpeiron, elementi indeterminati); archè è radice (riza). In realtà si riferisce anche al comando, carica magistratura.
Nella fase presocratica il termine indica sempre una realtà prima materiale e permanente che rappresenta la natura delle cose.
Per i Pitagorici le arcai sono i numeri, determinati e principio di conoscenza.
In Platone archè indica l’inizio di un processo (quindi produce movimento), ingenerato, imperituro e che muove se stesso. Sono le idee, che non fanno parte della realtà, sono ciò che è più comprensibile e determinato.
In Aristotele (che raccoglie tutti i punti di vista) archè coincide con aitia. Egli distingue sei sensi del termine, suddivisi per fisica (indeterminatezza) e per logica (determinatezza): punto di partenza del movimento; punto dal quale ciascuna cosa può effettuarsi nel migliore dei modi; ciò che è immanente all’oggetto e da cui esso inizia la propria esistenza; ciò che non è immanente all’oggetto ma da cui questo inizia la propria esistenza; ciò per il cui arbitrio le cose mosse cominciano un movimento; ciò da cui partiamo per ottenere la conoscenza di un oggetto.
2.
aitia) può essere tradotto con causa (evento in virtù del quale si produce un effetto), spiegazione (il perché di un oggetto), responsabilità (possibilità di attribuire un comportamento ad un agente). In origine si riferisce a un’accusa giuridica (stabilire la responsabilità di qualcuno), in seguito è adottato dalla filosofia con Democrito.
Il primo a trattare esplicitamente l’aitia è Platone. Dopo la critica alla causa come radice fisica, nel Fedone è intesa come relazione logico-formale tra idea e cosa (imitazione-mimesi, partecipazione-metessi, comunanza-koinonia, presenza-parusia). Nel Timeo (in cui il contenuto del Fedone è mitizzato) è intesa come poioun, ciò che fa qualcosa, un agente che è capace di causalità; qui vengono anche distinte causa divina – il Demiurgo (artigiano) – e causa necessaria (synaition) – la materia prima rifiutata – di cui il mediatore si serve come strumento per produrre mutamento. Per Platone dunque esiste una causa formale (idea), una causa materiale (chora) e una causa efficiente (Demiurgo)
Per Aristotele aitia è relazione asimmetrica e non reciproca tra due realtà, che si può presentare in quattro forme compossibili: causa materiale (ciò di cui è fatta una cosa); causa formale (l’essenza della cosa); causa efficiente (ciò da cui proviene il mutamento); causa finale (scopo). In Aristotele conoscere le cause è fondamento della scienza (oggi basata sulla conoscenza delle leggi).
Dopo Aristotele, Stoici ed Epicurei restringono il concetto di aitia all’odierna causa efficiente o motrice. Ogni singolo fenomeno è il risultato di più aitiai, diverse per potere produttivo ed efficacia. Per gli Epicurei ogni aitia coincide con un aggregato atomico che si trasmette per contatto ad un altro aggregato atomico, dunque la causa è un’attività. Per gli Stoici è un poioun, una cosa (che agisce su un’altra).
I Neoplatonici hanno tentato poi di riabilitare i vari significati di aitia. Plotino individua la causa efficiente nell’Uno (che è causa sui e produce la realtà senza intervento diretto), nella Mente e nell’Anima. L’Uno è anche causa finale, come meta della molteplicità.
MATERIA / COSMO
1.
- Nei presocratici la materia è introdotta come causa materiale, come principio originario capace di evoluzione autonoma, essi in realtà non parlavano di materia, ma proprio di archè.
- Il termine materia è elaborato per la prima volta da Platone, in seguito al concetto di forma, nel Timeo: le idee agiscono su un sostrato diviso in vari livelli: 1) solidi geometrici relativi ad acqua, aria, terra, fuoco (materia matematizzata e ancora intelligibile) – profondità; 2) triangoli rettangoli isoscele e scaleno – superficie; chora (entità eterna, caos indescrivibile e inintelligibile in continuo movimento, poi ordinato dai triangoli). La materia platonica dunque oppone una certa resistenza all’opera ordinatrice del Demiurgo: dal primo livello si decade nel caos, vi è una continua formazione e distruzione. Tutto deriva dalla chora, tranne l’anima, formata da due idee (identico e diverso), in movimento continuo e razionale, strutturata similmente al cosmo, cerchi rotanti uno nell’altro (il Demiurgo la crea sulle stelle, da cui poi emigra in terra, per soffermarsi qualche migliaio di anni, e poi tornarsene sulle stelle).
- Per Aristotele la materia non è un ente stabilito, ma una funzione correlata alla forma (i quattro elementi sono il livello più infimo, non esiste chora). Egli la chiama hule (materiale grezzo) e le dà potenza ontologica nella causa materiale.
- Nelle scuole ellenistiche tutto è materia, corpo è tutto ciò che agisce o è agito, il logos stesso è corporeo, Zeus è pnuema che anima il mondo. Per gli Epicurei la materia basilare è fatta di atomi, tenuti insieme da un movimento pensionale che causa equilibrio e quindi immobilità (campo di forze coesive).
- In età neoplatonica la materia diventa negativa sia ontologicamente che moralmente, essendo senza qualità, e assumendo il massimo dell’indeterminatezza, al contrario del periodo presocratico.
2.
- La più antica riflessione greca sul cosmo si ha in Omero e nella Teogonia di Esiodo (il creatore degli Dei). Più avanti agli Dei vengono sostituiti elementi o forze fisiche, ma in generale si riteneva la terra al centro del cosmo, e il sistema rimaneva chiuso, e ordinato (infatti cosmo significa ordine).
- La matematizzazione dell’universo avviene con Pitagorici e Platone, il quale individua anche il carattere vivente del cosmo (c’è corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo).
- Aristotele ordina il moto apparentemente errante dei pianeti e altra conoscenza sui fatti cosmici non è possibile all’uomo, e se sì non è in grado di dare scienza, in quanto non ne sono individuabili le cause. Non esiste per lui luogo al di fuori dell’universo, la domanda non ha senso.
- Con gli Stoici il cosmo diventa infinito e preda di continui cicli cosmici, identici tra loro e predeterminati. Gli Epicurei non riconoscono i cicli, ma introducono l’elemento di casualità nella creazione, data dalla collisione tra atomi in continua caduta. La dottrina epicurea ammette così più mondi e più spiegazioni. Oltre il cosmo c’è l’infinito incorporeo, che è proprio per questa sua caratteristica di incorporeità, è qualcosa per forza.
- Il Neoplatonismo vede al di sopra del mondo sensibile il mondo intelligibile, visto in modo sempre più complesso.
NUMERO / ARMONIA
1.
- Euclide definisce il numero come una molteplicità composta di unità, e questa è il per cui ogni cosa è detta uno. Queste definizioni servono però solo a suggerire intuitivamente una rappresentazione.
- Gli antichi definivano con arithmos un certo numero di certe cose (traducibile in tedesco con Anzahl, in opposizione al numero in sé Zahl). I nomi dei numeri non sono aggettivi in greco, ma rappresentano una quantità di oggetti-unità indivisibili e distinti gli uni dagli altri. Dunque non esistono numeri astratti, ma solo in relazione agli oggetti.
- La scuola pitagorica affermava che le cose sono numeri. I pitagorici riconducevano i numeri a sassolini (calculi) posti in modo da creare figure geometriche, dunque facilmente si può pensare che il numero come figura possa essere l’essenza delle cose.
- Platone (riprendendo la concezione pitagorica e identificando le idee con i numeri), secondo Aristotele, sosteneva che i numeri sono cause di altri enti, e che i principi e gli elementi dei numeri sono principi e elementi di tutte le cose. Egli attribuiva chiaramente una fondamentale importanza alla matematica, conoscenza esatta, necessaria e che dimostra ciò che si afferma (divisa in geometria, stereometria, aritmetica, astronomia, armonica). L’oggetto della scienza è immutabile, semplice e unico: le idee matematiche sono ousiai che non necessitano di altro per essere ciò che sono. Il punto debole della matematica è che procede per via ipotetica. Le ipotesi possono tuttavia essere sorpassate dalla dialettica, per raggiungere il termine dell’intelligibile, il bene in sé.
- Aristotele è nettamente in contrasto con la dottrina delle idee-numeri, sostenendo che le proprietà numeriche non sono cause, e non possono essere sostituite alle cause propriamente dette. Per lui i numeri e gli oggetti matematici non sono enti esistenti in sé, bensì sussistono come misura (virtuale) legata agli enti: c’è dunque distinzione tra numero numerato (punto di vista analitico) e numeri astratti come successione numerica.
2.
- I Pitagorici, in grazia della loro dottrina dei numeri, vedono la realtà come ordine e armonia. L’armonia cosmica deriva dall’unità prodotta dalla tensione tra gli opposti, probabilmente dall’àpeiron di Anassimandro Pitagora vedeva il passaggio dal indeterminato al determinato, che avviene solamente tramite una limitazione quantitativa, ossia è calcolabile numericamente.
- Eraclito esaspera l’universo come armonia e conflitto di contrari che danno senso l’uno all’altro; il dinamismo perenne crea la realtà. Sempre tra i presocratici contribuisce la concezione di Intelligenza come principio (Anassagora, Diogene di Apollonia).
- L’armonia del cosmo sarà riconosciuta da tutti, anche da Plotino che farà derivare il cosmo dall’Anima.
ARETE’ / EUDAIMONIA
1.
arete) è di solito tradotto con virtù, non nel senso cristiano, ma nel senso semantico che vede le due radici are e vir simili: infatti entrambe si riferiscono all’uomo guerriero e alle sue facoltà, che mette a disposizione dell’anima il proprio corpo. In Grecia con aretè si intende la capacità di svolgere bene la propria funzione (e non sottintende alcun comportamento morale).
I Sofisti la concepivano come un’abilità o accortezza nel parlare.
Socrate individua per primo l’essenza dell’uomo con l’anima, che coincide con la nostra ragione. Virtù è quindi la scienza o conoscenza che permette all’anima di esprimere la propria essenza. La conoscenza è poi divisa in sapienza, giustizia, saggezza, temperanza e fortezza.
Platone, nella Repubblica, individua sulla scia socratica l’aretè nel saper svolgere bene la propria attività specifica. Dunque la virtù dell’uomo è la razionalità, ma ciò che interessa Platone è il bene dello Stato, per cui la virtù del singolo si esplica e si misura in funzione del bene dello Stato. Egli suddivide la psiche in tre facoltà: razionale (capacità di pensare); irascibile (emotività); appetitiva (tendenza a desiderare). Inoltre lo Stato platonico è formato da tre classi, a cui appartiene una virtù particolare: governanti – sapienza; difensori – coraggio; produttori – temperanza; a queste si aggiunge la virtù che tutte contiene e armonizza, cioè la giustizia, secondo cui ciascuno deve fare solo le cose che per natura, quindi per legge, è chiamato a fare. L’etica platonica è un’etica eudaimonistica, che vede il fine nella felicità.
- Aristotele condivide la concezione platonica di virtù, ma ripropone la suddivisione dell’anima: anima vegetativa, sensitiva (irrazionali) e intellettiva (razionale). A ciascuna di queste parti appartiene una virtù: alle prime appartengono le virtù etiche, abiti acquisiti attraverso l’esercizio; alla terza appartengono le virtù intellettuali o dianoetiche. Inoltre la terza si suddivide in ragione pratica (che per virtù ha la saggezza – phronesis) e ragione teoretica (che per virtù ha la sapienza – sophia). Nell’Etica Nicomachea inoltre egli si chiede se la virtù sia passione, potenza o disposizione, essendo questi gli unici elementi che sorgono dall’anima. Esse vengono definite stati abituali che producono scelte secondo il criterio del giusto mezzo. L’etica aristotelica è un’etica del dovere, che non ha premio.
- Gli Epicurei si limitavano a indicare le quattro virtù cardinali come condizioni necessarie alla realizzazione del bene personale. Gli Stoici ammettono solo le virtù dianoetiche, e il loro fine è rendere perfetta la natura umana.
2.
- In greco eudaimonia significava originariamente "colui che gode della protezione degli Dei", che si differenzia dal latino felix, che intende una condizione di prosperità.
- Il primo a teorizzarla fu Democrito, che la individuò in uno stato di benessere psichico. Tuttavia fu Socrate il più importante teorizzatore. A Democrito egli aggiungeva l’importanza dei beni esteriori, che utilizzati con raziocinio possono contribuire. La felicità si raggiunge con la piena realizzazione della propria natura razionale, quindi attraverso le virtù.
- Platone riprendendo le basi socratiche, considera la felicità come il bene supremo e il fine ultimo. L’anima felice è quella che realizza pienamente la propria natura (come lo Stato felice è quello in cui la giustizia funziona ordinatamente).
- Aristotele distingue fini e beni strumentali dai fini e beni ricercati per se stessi. Il bene è la cosa migliore, a cui tutti tendono (realizzazione della natura umana), ma il concetto di felicità è relativo, può essere raggiunta mediante le virtù dianoetiche (pochi), o mediante le virtù etiche (la massa).
- Per Epicuro la felicità e il piacere sono il fine ultimo della filosofia, che deve curare l’anima umana dai mali, causati da timori infondati. Il piacere coincide con lo stato di equilibrio psichico (atarassia), ma può essere positivo (naturale) o negativo (culturale). Gli Stoici la raggiungono con una vita secondo ragione, o meglio secondo virtù e superando le passioni, e il male è disaccordo con se stessi.
PASSIONE / RAGIONE
1.
- La maggior parte dei filosofi greci vede il raggiungimento della felicità nella razionalizzazione delle passioni, che fanno parte della natura umana quanto la ragione. Ma questa concezione non è quasi mai espressa.
- Platone nel Fedone vede nell’anima il principio della conoscenza, e nel corpo la radice di ogni male, ma poi nel Filebo afferma che appartiene all’anima ogni pulsione o desiderio.
- Anche Aristotele individua una parte irrazionale nell’anima: quella vegetativa e quella concupiscibile.
- Gli Epicurei riportano la suddivisione sulla base della polarità anima/corpo, al quale viene attribuita la passionalità come modificazione prodotta dall’interazione con l’ambiente. Gli Stoici oppongono anima e corpo, infatti individuano la felicità nella capacità di appagare le proprie passioni intese come errato giudizio di ragione, sebbene il concetto di autodominio risalga ancora a Socrate (che intendeva limitare la propria animalità).
2.
- La passionalità è anche per Platone delle Leggi una componente naturale che si può comunque regolare da parte della ragione, che ha un ruolo di guida e controllo.
- Il carattere delle passioni diventa meno negativo con Aristotele che le fa risalire a risposte naturali a situazioni interpersonali e sociali, che la ragione deve saper moderare.
- Anche secondo Epicuro la ragione analizza e attraverso un calcolo riporta le passioni ad essere utili al fine dell’uomo.
STATO / LEGGI
1.
- Si accredita di solito ai Greci l’invenzione della politica in generale, come spazio di confronto e discussione. Prima esistevano imperi in cui solo il re era libero.
- Ai tempi di Omero lo spazio della politica era inteso come lo spazio dell’assemblea in cui si discuteva della guerra, quindi composta da guerrieri nei vari loro gradi.
- La politica greca differisce dalla nostra nella misura in cui le città greche erano ordinate in polis, prive di nazionalità, e formate non tanto dalla città fisica, quanto dai cittadini. All’interno di questa lo spazio civico era posto nel centro dell’agorà, es meson, in cui si riunivano tutti i cittadini, tra cui si potevano scegliere gli incarichi ogni periodo in modo democratico (anche con sorteggio). Attorno a questa vi erano le oikia, le case private, rappresentate dal maschio adulto della famiglia se proveniente da precise origini (unico possibile cittadino, con la virtù dell’andreia, ma anche dotato di self-control).
- Res publica in greco si traduce con ta pragmata: gli affari politici; res privata era to koinon o to demosion: sfera personale o domestica. Manca la contrapposizione Stato (inteso con personalità giuridica, o re) / individuo, al massimo c’è la distinzione es meson / oikos, e la figura del tiranno che occupa la città militarmente, ma non la tirannia come istituzione. La società era il punto di riferimento, e l’individualismo praticamente non c’era.
- Al di sopra dell’agorà vi era l’akropolis, nei cui tempi si adoravano gli Dei relativi alla polis, anche se arcaicamente vi dimoravano i re, poi solo nominati durante le cerimonie (basilei). La religione era sempre divisa dalla politica, anche se gli oracoli a volte suggerivano mosse politiche, queste non erano obbligatoriamente da seguire, mentre spesso venivano ascoltati i consigli riguardanti la sfera economica.
- La forma politica per eccellenza era la repubblica, con lo scopo di promuovere il bene pubblico.
2.
- Nel VII sec. a.C. appaiono le leggi scritte (nomoi), che si contrappongono a quelle non scritte universali e immutabili (nomoi agrafoi). Esse però rimangono al di sopra delle parti e talvolta al di là dell’interpretazione umana.
- La radice del termine nomos indica una ripartizione del time, ossia il prestigio, gli offici politici, pur rimanendo una certa uguaglianza, che dal 500 a.C. genera il concetto di isonomia, poi concretizzata nella democrazia, che si sommava alla necessità di libertà. Essere libero in Grecia significava non essere schiavo, quindi si trattava di libertà politica più che personale.
- Nomos è contrapposto a Physis: per alcuni la contrapposizione è netta (per Antifonte il nomos è limitazione negativa per una convivenza umana. Il tema è scottante soprattutto con i Sofisti, per cui è Ermes a offrire agli uomini la politike techne, costituita da giustizia (dike) e rispetto per gli altri (aidos). L’aretè è identificata con la politike techne. Questa è intesa come arte di confrontare le proprie idee, strumento per convincere, al fine di conquistare una migliore condizione collettiva.
POLITICA / CITTADINO
1.
- PLATONE nella Repubblica e nelle Leggi individua una corrispondenza tra struttura psichica individuale e articolazione sociale dello Stato: produttori/anima concupiscibile/temperanza; guerrieri/anima irascibile/fortezza; custodi/anima razionale/sapienza; tutti originano la giustizia. Egli propone una specializzazione, per cui i ruoli della polis non sono intercambiabili, e si deve tornare alla divisione in ceti (per questo è considerato tradizionalista).
- Tale concezione è detta organicistica, perché considera lo Stato come un tutto formato da parti, è però praticamente inattuabile, per cui lo scopo di Platone è fornire una norma di vita.
- È famosa l’affermazione per cui i mali della polis non avranno tregua finché i filosofi non saranno re o i re filosofi.
- In questa Repubblica perfetta il processo educativo è connesso alle attitudini individuali, e c’è la necessità di annullare ogni interesse privato che si possa anteporre a quello comunitario (famiglia, proprietà privata). La vita in comune è favorita dal sissizio (mensa comune), e dall’affidamento dei neonati allo Stato, considerati figli di tutti. Viene così a crearsi una forma di comunismo etico e intellettualistico, perché orientato verso la saggezza e quindi felicità.
- Il governo sarà aristocratico (dei migliori), diversamente dall’oligarchia (governo di pochi produttori), dalla timocrazia (governo militare), e dalla democrazia (governo dei più poveri, tra cui si rischia di individuare un demagogo che porti alla tirannide).
- Platone stesso nel Politico si rende conto che uno Stato del genere può essere solo divino, per cui alla politica come scienza filosofica contrappone la politica come arte, quindi il politico torna ad essere un normale cittadino.
2.
- ARISTOTELE considera l’uomo zòon politikòn, animale sociale, il quale si distingue dagli altri animali soprattutto per il linguaggio che gli conferisce la capacità di discernere tra l’utile e il dannoso, quindi tra il giusto e l’ingiusto (concezione largamente diffusa in Grecia).
- L’ordine politico sociale ontologicamente precede quello individuale, quindi l’uomo è tale solo nel rapporto sociale.
- In base alle attitudini naturali vi sono liberi (comandano) e schiavi (obbediscono). L’amministrazione del nucleo familiare (base della società) è riservata al capo, che esercita la crematistica (tecnica di acquisizione di beni).
- Le politiche in senso proprio sono forme di governo che operano nell’interesse dei governanti. Così si dividono le costituzioni rette: monarchia, aristocrazia e politia; in ordine degenerabili in: tirannide, oligarchia, democrazia.
- Aristotele considera le funzioni essenziali della città, distinguendo cinque classi sociali: agricoltori e artigiani, commercianti, militari, governanti, sacerdoti. I primi saranno schiavi, i secondi stranieri, perché considerate funzioni infime; le restanti saranno suddivide in base all’età, quindi abbastanza democraticamente (la razionalità si sviluppa col tempo, ed è meno sviluppata nelle donne).
3.
- Nelle città ellenistiche il senso della polis non è ancora morto (esistono fino all’impero bizantino), ma i cittadini sono praticamente privati del controllo degli affari esteri e militari, di cui si occupa il monarca assoluto. I temi politici continuano nel Peripato e con gli Stoici.
- Con Stoici ed Epicurei morale e politica si scindono, e le dottrine sono costruite sul bene dell’individuo. Il piacere epicureo e le virtù stoiche sono ricercate in un contesto più ampio, quale la comunità cosmica, piuttosto che all’interno della polis. Da qui lo slancio cosmopolita, in cui tutti i saggi sono amici.
- Sulla scia della dottrina cinica, gli Stoici non praticano il ritiro dalla vita, ma partecipano alla politica nella corte reale, auspicando che il saggio diventasse re, o consigliere del re. Zenone e Crisippo si occuparono di politica, ritenendo che chiunque potesse raggiungere la saggezza, il primo riprendendo le tesi dello Stato Platonico e esasperandole, il secondo apprezzando la vita di corte, ma criticando l’idealismo platonico, e individuando nell’oikeiosis l’impulso umano a identificarsi con gli altri uomini, quindi l’altruismo di fondo.
- Gli Epicurei invece si basavano sul precetto "vivi nascosto", il cui scopo era l’asphaleia, la sicurezza, necessaria alla buona convivenza. La tranquillità personale, data dalla liberazione dai timori infondati, è base per la felicità dello Stato, ma non equivale alla solitudine, infatti è necessaria l’amicizia, esposta in senso utilitaristico, sebbene sia richiesto di non essere utilitaristi.
ARTE / TECHNE
1.
- Solo dal 1735 con Baumgarten si può intendere l’Aesthetica una branca legittima della filosofia, intesa come scienza della conoscenza sensitiva, che si occupa della bellezza sensibile, delle opere d’arte, del gusto in generale, sebbene tutta la storia della filosofia sia disseminata di concezioni del bello.
- Gli antichi non concepiscono l’arte come disinteressata esercitazione dello spirito, infatti inglobano in essa anche la techne (ars latina) ossia l’abilità nel fare certe cose (che oggi definiremmo artigianato). L’arte suscita ammirazione per le conoscenze tecniche applicate, ma anche disprezzo per la fatica fisica e la gratificazione materiale.
- Si distinguono quindi le arti servili (pittura, scultura) e le arti libere, come la musica che deriva da mousikè (ogni attività protetta dalle muse), e la poesia (da poièin fare). Le prime sono considerate non lontane dal lavoro manuale svolto dagli schiavi, fino all’epoca ellenistica, in cui il museo d’Alessandria si riempie di opere d’arte.
2.
- I primi ad avere interessi estetici sono i pitagorici, che nel V secolo elaborano un cosmo ordinato, simmetrico, proporzionale, armonico e regolare, che segue i canoni dell’acustica, e addirittura crea concerti con il suo movimento, fungendo da psicagogo.
- Democrito parla esplicitamente di arte, ponendo le basi alla mìmesis, però intendendola soggettivamente, in quanto noi siamo discepoli delle bestie nel nostro creare.
- Con i sofisti la concezione si avvicina di più alla modernità, è più edonistica e soggettivistica, infatti pone l’accento sulle inclinazioni individuali e sui fattori contestuali di creazione dell’opera.
- Con Socrate si dividono finalmente arte da techne, fissando il discriminante nel fine imitativo-figurativo dell’arte stessa. Essa è concepita come imitazione della realtà, però perfezionata, quindi un’imitazione selettiva, che sceglie i caratteri migliori dalla molteplice realtà. Per Socrate vale l’hàrmotton, cioè la bellezza derivante dalla capacità di rispondere alle funzioni per cui un oggetto è preposto. I Romani riprendendo questo concetto distinguono pulchrum (cose belle per la loro forma) e decorum (cose belle per il loro scopo e utilità).
3.
- Platone riflette più teoreticamente sull’estetica, e evidenzia la componente irrazionale e intuitiva dell’attività poetica, nata da una divina sorte, che causa un’avversione radicale da parte del filosofo, simile a quella prodotta dalla retorica. Infatti Platone condanna l’arte come mìmesis della mìmesis, quindi doppiamente imperfetta rispetto alle idee, e la bandisce dal suo Stato ideale. Essa è accettata solo se subordinata agli scopi della filosofia, quindi per il suo carattere allegorico.
Quanto Platone parla di bellezza nel senso di valore metafisico assoluto, intende come referente sensibile l’oggetto erotico e non l’opera d’arte.
La sua avversione è giustificata anche dalla volontà di rivoluzione delle virtù omeriche.
- Aristotele distingue le arti pratiche dalle arti belle, e le colloca al terzo e ultimo grado del sapere, perché la conoscenza che presuppongono è volta alla produzione dell’oggetto, quindi non è fine a sé stessa. Le prime completano o integrano la natura, le seconde sono vere e proprie attività artistiche in quanto la riproducono.
Nella Poetica viene analizzata la tragedia, e sono esposte teorie come la catarsi delle passioni, e la mìmesis intesa come prospettiva da una nuova ottica, che innalza rappresentazioni particolari a rappresentazioni universali, qui inoltre sono posti dei requisiti per la poesia, tra cui la verisimiglianza, che esonera la poesia dalla corrispondenza a verità logiche o astratte; la concatenazione unitaria e necessaria e i canoni di equilibrio e proporzione.
Riprendendo le teorie pitagoriche egli riconosce il bello nell’ordine e simmetria.
4.
- Nell’età ellenistica si ha di più la consapevolezza del valore della creatività del singolo artista.
- Gli Epicurei ammirano l’arte in funzione del piacere che essa procura. Identificano bellezza e piacere o ripudiano la bellezza incapace di procurare piacere, contestando il misticismo dei Greci che vede le arti nate dagli Dei.
- Gli Scettici danno vita alla critica d’arte in un certo senso, accusando d’altra parte i giudizi scientifici su arte e bellezza che alcuni già andavano proponendo.
- Gli Stoici estremizzano la distinzione tra bellezza corporea e bellezza morale, pur dedicando attenzione alla simmetria e proporzione, convenienza e decoro, e inserendo il concetto di immaginazione, che attraverso gli studi psicologici arriva addirittura a coniare il termine phantasìa, e affermando la sua superiore saggezza rispetto all’imitazione.
- I neoplatonici accettano a differenza di Platone l’arte, perché riconosco nell’opera non l’imitazione della perfezione, ma una forma racchiusa nella mente dell’artista, seppur mutuata da un modello eterno metafisico. Da ora si può parlare di una estetica metafisica.
5.
- Dunque la grecità ci riporta i valori di armonia, ordine ed equilibrio, mìmesis o aderenza riproduttiva alla realtà, che sono racchiusi nella definizione di civiltà classica, intesa come paradigma al quale rapportarsi, sia positivamente che negativamente.
FILOSOFIA E TRAGEDIA
0.
La filosofia da una parte sembra avere al suo interno un’essenza tragica, dall’altra è la tragedia stessa, che scaturisce da una concezione che vede la centralità dell’uomo in quanto individuo di fronte all’altro da sé.
1.
Si è teorizzato il passaggio da mythos a logos, dato l’approccio razionale della filosofia, ma d’altra parte si riconosce l’importanza dell’irrazionale da cui la filosofia parte pur non potendolo afferrare (e questo discorso vale anche per il suo interrogarsi su sé medesima).
2.
La tragedia (tragodìa rinvia a canto, sacrificio del capro), si propone come strumento di salvezza e liberazione, permette al gruppo di identificarsi e riconoscere i propri valori (Aristotele), ma anche punta a cogliere il versante nascosto, dal quale bisogna salvarsi.
3.
Filosofia e tragedia sembrano dunque essere complementari, entrambe vogliono rendere l’uomo consapevole e più forte. La filosofia prospetta il futuro basato sulla razionalità, la tragedia aiuta l’uomo a prendere le distanze dal passato, mostrando i lati del vivere prima nascosti. La filosofia ha un’anima rassicurante in questa prospettiva (Nietzsche poi si renderà conto che nulla si può fare contro ciò che è stato messo a tacere).
4.
Filosofia e tragedia vengono a coincidere per coordinate cronologiche, e anche per gli stessi linguaggi: Eschilo individua in Zeus non più il Dio religioso, ma il principio eterno del Tutto, al di sopra di ogni concezione mitica, ormai più vicino al sapere epistemico, che manifestando Verità, caccia il dolore dall’uomo; e ancora con Prometeo si scopre l’essere della condizione umana e della civiltà occidentale, che con l’introduzione della tecnica pensa di trovare il rimedio all’angoscia del divenire.
Per Aristotele la tragedia è attività filosofica più elevata della storia, perché si occupa della realtà generale.
La ragione è mediatrice tra l’uomo e ciò che a lui è nascosto, essa si fa interprete del mondo che sfugge, limitandosi dunque a prenderne atto.
Per Platone la follia è positiva, ed è presupposto alla conoscenza filosofica, ne è alla base: colui che prova l’amore poi deve saperlo comunicare tornando all’assennatezza. Il discorso è valido anche per Parmenide, che torna dal viaggio e racconta razionalmente consapevole ciò che gli è accaduto (e così espone le sue teorie simili alla condanna della tecnica di Eschilo, cioè condanna del divenire, che da consistenza al non-essere).
La filosofia nasce con il riconoscimento della debolezza e impotenza umana di fronte alla necessità, e allo stesso tempo esplica i propri limiti di fronte al mondo, evidenziando la sua essenza tragica.
MARGINALI
0.
Per marginali si intendono alcuni singolari personaggi che riuscirono a farsi distinguere soprattutto per il loro modo di atteggiarsi, figure di transizione, manifestanti tradizioni sacre o mitiche, cultori delle scienze pratiche. Tali informazioni si ricavano generalmente dalla Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi scritta nel III sec. da Diogene Laerzio, che sistematizza il pensiero filosofico e riporta le vicende biografiche
1.
EMPEDOCLE coniugava la dimensione fisico/naturalistica con quella magico/religiosa, rendendole quasi complementari. Egli dunque era filosofo e mago, affermava di essere diventato un Dio, dato il potere derivante dalla sua conoscenza. A ciò si adeguava anche la sua condotta di vita, alquanto stravagante.
2.
ANTISTENE è considerato il fondatore della scuola cinica (deriva da cane), secondo cui il saggio è un uomo dalla vita semplice e naturale, secondo atteggiamenti ascetici e predicatori. La padronanza di sé (autàrkeia) cinica presuppone una grande forza di volontà, e pone l’uomo all’altezza di tutti gli altri. La virtù del saggio è dunque sufficiente alla felicità e il piacere è pericoloso perché compromette la concentrazione.
DIOGENE DI SINOPE è il famoso filosofo che viveva in una botte, fuori dalla società, per opporsi ai valori della vita.
3.
ARISTIPPO DI CIRENE si oppone all’etica del piacere cinica, individuando nel piacere immediato il fine della vita, perché ricercato spontaneamente ancora prima dell’uso della ragione. Il piacere è sempre buono e sempre vero. Esistono due tipi di passione: il piacere (movimento lieve) e il dolore (movimento violento). I Cirenaici non riescono però a cogliere la funzione razionale che si mette in moto per il riconoscimento di un piacere.
4.
PIRRONE DI ELIDE incontrò i saggi orientali, e visse evitando di attenersi a qualsiasi parametro predefinito, dunque nell’indifferenza e impassibilità, ricercando di essere indifferente anche a questa scelta di indifferenza. Egli così diede le basi all’epochè scettica.
I FILOSOFI E L’USO DEL PASSATO
- La nozione di filosofia e la sua storia nascono insieme. Prima dell’Accademia platonica, i presocratici erano solo sophoi, e filosofi e poeti non si distinguevano. Essi non partivano dal dialogo, ma da indagini personali o rivelazioni divine.
- Tutti i dialoghi di Platone sono opera storica, nel senso che si riferiscono ad anni passati.
- Altri autori come Isocrate e Senofonte scrivono dossografie (raccolte di opinioni) dei predecessori, senza organizzarle in forma storica, ma a scopo critico e derisorio.
- Aristotele individua nel De philosophia (oggi perduto) una storia della filosofia che parte dai Magi persiani, i Sette sapienti greci, Orfeo e Museo, per arrivare a Parmenide. Qui inoltre è esposta una visione ciclica della storia dell’uomo, già di origine platonica. Le dossografie raccolte da Aristotele hanno scopo dialettico, perché i predecessori possono dire verità o aiutare la ricerca del vero confutandoli, infatti gran parte delle opere aristoteliche contengono dossografie in apertura.
- La scuola peripatetica si occupa della raccolta sistematica di opinioni da utilizzare nella ricerca, mentre le altre scuole sono meno interessate a ricostruire la storia del pensiero, anche se in età ellenistica e romana il genere dossografico si fa autonomo.
- Molti utilizzano ricostruzioni storiche fittizie per individuare affinità teoriche, e in età romana si crede impossibile ogni ulteriore progresso sulla via della verità, per cui ci si limita a commentare gli antichi (quindi garanti di verità), e talvolta si pubblicano scritti attribuiti falsamente agli antichi. Così facendo si sottovalutano le scuole ellenistiche.
- Con il Neoplatonismo continua la tradizione critica, delineando già l’unione tra platonismo e aristotelismo, poi realizzata da Porfirio.
LE OPERE: COME SONO FATTE
1.
- Esistono quattro fasi della scrittura: l’epoca della tavoletta rasabile, rotolo di papiro e pietra da incidere; l’epoca del codice in pergamena o carte; l’epoca del libro stampato; l’epoca del testo virtuale informatizzato.
- Nella prima si distinguono gli appunti presi sulla tavoletta cerata, e il lavoro definitivo riproposto su papiro o pietra. La grafia era così bustrofedica: da sinistra a destra e da destra a sinistra, per facilitarne la lettura su grandi spazi. Mancavano allora i riferimenti oggi detti pagine. Il lavoro era costoso, per cui le prime biblioteche erano di proprietà privata.
- Dal II sec. si iniziano ad usare pelli di pergamena conciate e assottigliate, raccolte in pacchi: i codici. Essi permettevano una nuova grafia e la suddivisione del testo. Inoltre la copia era più facile, anche se il codice rimaneva un oggetto prezioso, di cui si onorava l’archetipo, che era sempre in possesso dei monasteri o nelle corti patrizie in cui gli amanuensi scrivevano, con errori e apportando correzioni soggettive.
- Dalla metà del Quattrocento, grazie a Gutenberg, la stampa meccanica su carta permette la perfetta riproducibilità in grandi quantità. I libri sono destinati alle biblioteche della signoria e dello stato, dell’università e dell’abbazia. Il tipografo/editore diventa il nuovo uomo di cultura, e pian piano la tecnica di stampa si affina, fino ai nostri giorni in cui il linotype e l’offset permettono la stampa dei giornali.
- Oggi oltre ai libri su carta possiamo usufruire dei libro virtuale, scritto in codici ascii, e visualizzabile su supporti informatici, poi stampabile. La ricerca anche delle singole parole si fa qui molto più veloce e pratica.
2.
- Il mezzo usato per scrivere determina spesso il messaggio. I filosofi sondarono tutti i generi, per cui rimane al lettore capire cosa significa una scelta piuttosto che un’altra.
- Nell’ambito delle scuole esistevano pubblicazioni di appunti da usare all’interno, e pubblicazioni verso l’esterno, al fine proselitico.
- Durante l’epoca dei dossografi i glossatori annotavano le precisazioni, e i commentatori documentavano con le loro esegesi.
3.
- E’ solo dall’ottocento però che si intraprende una ricerca dei metodi e degli originali testi antichi, grazie alla filologia, che riprende la ricerca dell’Umanesimo dei manoscritti greci.
- Prima delle opere di Platone nessun testo è pervenuto in modo integrale e diretto, al massimo esisteva la tradizione indiretta, fatta di richiami e citazioni, poi estrapolata dai filologi.
- Diels e Kranz sono tra i più importanti critici filologi della Grecia presocratica, e distinguono un frammento (autentica parola del filosofo), da una testimonianza (eco). Così chiameremo A testimonianze, B frammenti, C imitazioni ed echi, poi numerati in base al filosofo trattato.
- Per quanto riguarda Platone si fa riferimento alla sistemazione in tetralogie di Trasillo, la paragrafazione deriva dall’impaginazione cinquecentesca.
- Con Aristotele si fa riferimento alla sistemazione dei volumi di papiro operata nel I sec. a.C. da Andronico di Rodi, mentre la paragrafazione risale all’Accademia prussiana ottocentesca. Usualmente si aggiunge anche il numero di riga.
- Per gli Stoici la raccolta canonica da realizzata da Hans von Arnim, in tre libri più un indice.
- La tradizione a noi pervenuta è curata in ordine da Platoneà
Aristotele (centrale)à
Teofrastoà
dossografi. Si deve sempre tenere conto però la condizione dell’interprete, quindi il suo punto di vista, anche se volontariamente obiettivo.
SIGNIFICATO DEL TERMINE FILOSOFIA
PHILOSOPHIA à
SOPHOS (sapiente) à
amore per la sapienza
9
fino al VII sec. a.C. artigianato, poi TECHNE
9
SOPHOI sapiente in tutti i sensi
9
SOPHISTES elogiativo fino a Socrate
aneddoto di Talete à
PHILOSOPHOS = disinteressato, osserva e ricerca la verità
secondo l’Accademia à
VII sec. a.C. PITAGORA = philosophos à
ricerca la sapienza, l’aletheia (uomo)
sophos à
Dio, possiede la sapienza
Eraclito à
critica Pitagora per la polimathia
Filosofia ricerca dell’archè, contemplazione, continuo domandare
Bios à
modo di vivere, metodo = percorso di vita
FILOSOFIA INTESA DAI FILOSOFI
SOCRATE à
primo filosofo
non scrive (scrivere uccide la filosofia)
bios, missione à
maieutica
consapevolezza dell’ignoranza
dialogo per valori universali
felicità come fine, attraverso le virtù
PLATONE à
ricerca della sapienza e saggezza (phronesis) à
giustizia à
felicità
Contemplazione degli enti puri, attraverso la dialettica
Filosofo ha impegno sociale di tipo socratico
Ricerca della bellezzaà
bene supremo che rende felice
ARISTOTELE à
filosofo è mosso dalla meraviglia
L’uomo puà possedere l’episteme perché ha il nous-intelletto come parte divina che rende immortale
Filosofia è ricerca dei principi, razionalizzazione, contemplazione
Tutte le scienze indagano l’essere che è uno, la pròte philosophia indaga l’essere in quanto tale e Dio
Diventare simile a Dio significa avere beatitudine e felicità
ELLENISTICO ROMANA à
pharmakon per colui che lo somministra
Mira alla felicità personale
Saggezza è preferita a sapienza
Sviluppo dell’etica come filosofia pratica
TRIPARTIZIONE DELLA FILOSOFIA
IV sec. a.C. SENOCRATE à
fisica, etica, logica
SISTEMA: etica à
fine
Fisica à
sistema teorico
Logica à
metodo di ricerca
FISICA studia la natura (physis) à
PRESOCRATICI = ontologia
PLATONE = metafisica del sensibile
ARISTOTELE = scienza della sostanza con movimento e quiete
ELLENISMO = ontologia
ETICA indaga il fine dell’uomo e i mezzi per raggiungerlo à
eudaimonia
LOGICA delimita l’ambito della speculazione à
logica dell’identità (eleatica) = concetto di essere come uno
Logica dialettica (platonica) = differenza tra idee e fenomeni
Logica analitica (aristotelica) = sillogismo, strumento
Logica canonica (ellenistica) = criterio della verità
STOICI à
contribuiscono alla tripartizione
Discorso filosofico = insieme di proposizioni dell’ordine degli incorporei
Tre parti prospettive di un sistema o porzioni separabili
METAFISICA à
pròte philosophia, ricerca delle cause e principi
METHODOS
= lungo la via = insieme delle procedure per la ricerca
- filosofia è un modo di percorrere la vita, ha come oggetto il senso della vita
- via anche nelle filosofie orientali
- metodo generale = discorso razionale che si basa sul linguaggio (ricostruzione)
PARMENIDE à
pensiero e oggetto del pensiero coincidono
Il non-essere non esiste e non è pensabile
Viene introdotto il concetto di Assoluto = unico, immobile, immutabile
ZENONE à
difende i concetti di Parmenide con la dialettica
Le dicotomie sono successive bipartizioni di concetti che sfociano nell’aporia
GORGIA à
nulla esiste, è pensabile o comunicabile
Parola non dipende dalla verità à
retorica (psicagogia)
SOCRATE à
procedimento ironico à
confronta opinioni diverse e dimostra quelle errate frutto della contingenza
Con la maieutica giunge a opinioni più universali
PLATONE à
attraverso la dialettica ricorda verità assolute
Il pensiero discute con se stesso elevandosi a un punto di vista universale
ARISTOTELE à
abbandona il dialogo à
la dialettica è legata al probabile e postula il suo oggetto
Adotta la logica-apodittica basata su conoscenze vere e sillogismi
Dialettica dovrebbe modellarsi sul metodo sillogistico, predicabili e significato delle parole
Filosofia prima si basa sul metodo diaforetico, analisi semantica e principio di non contraddizione
Filosofia, dialettica, retorica, sofistica, eristica vanno da conoscenze vere a probabili, ognuna di esse ha
un metodo sillogistico
logica è distinta dalla filosofia in quanto ne è strumento
MAPPA DELLE DISCIPLINE TEORICHE
THEORETIKE’
Conoscenza dell’essere
fine a se stessa,
contemplazione |
MATEMATICA studia i numeri ideali
FISICA studia tutto ciò che diviene
PROTE PHILOSOPHIA studia i fondamenti teorici e ontologici |
PRAKTIKE’ |
PHRONESIS caratteristica dell’individuo in azione
POLITIKE’ saper scegliere nell’assemblea
OIKONOMIKE’ saper governare giustamente
PHRONESIS felicità del saper convivere
PHILOSOPHIA ANTHROPINA filosofia pratica, insegnamento
POLITIKE’ insegnamento della politikè
ETICHE’ pratica della phronesis |
POIETIKE’ |
POIETIKE’ poesia che modifica il mondo
POIETIKE’ RETHORIKE’ discorsi con effetto concreto
POLITICA
GIUDIZIARIA
EPIDITTICA |
PHILOSOPHIA
ORGANON trattato sulla logica, intesa come strumento della filosofia, si muove attraverso sillogismi, modelli di verifica del ragionamento.
SCUOLE
ORIGINE à
colonie, punto d’incontro della cultura (Ionia, Italia)
TIPI à
istituzioni fisse (specialmente dal III sec. a.C)
SCUOLA = scholae (tempo libero)
PRESOCRATICI à
gruppi di discepoli e maestro, spesso imparentati
Anche con scopi religiosi e politici
PITAGORICI à
Pitagora fonda la scuola a Crotone nel VII sec. a.C.
Nel VI sec. a.C. dominano Crotone
Seguono precetti rituali (acusmata), sono dogmatici
Vi è una scissione tra acusmatici e matematici
Alla morte della scuola i pitagorici vagano insegnando gli acusmata
SOFISTI à
specialisti che girano di città in città
Insegnamenti a pagamento, specifici in base alla città
Vicini alla sfera politica
Il loro lavoro rende inferiori, in realtà esistono fino al Rinascimento
Le lezioni consistono in dialoghi retorici
PLATONE à
fonda nel IV sec. a.C. l’Accademia come la scuola pitagorica
Vi sono giovani discepoli (neoniscos) e membri anziani (presbiteroi)
Si discute di essere, bene, uno, scienza
Platone indirizza e propone i dialoghi
Il nucleo dottrinale sono semplici frasi a memoria (poi scritte con Speusippo)
La letteratura verso l’esterno ha fini proselitici
Dopo Polemone vi sono scissioni
Arcesilao inizia il periodo scettico, fino alla distruzione nel 90 a.C. con l’assedio di Silla
Nel IV sec. è restaurata da Plutarco, ma le lezioni sono cattedratiche e il pubblico classi alte
ARISTOTELE à
non può fondare una scuola ad Atene
Insegna in un locale con strumenti
Gli scritti sono essoterici e acroamatici
Vi si catalogano dati per il continuo confronto e miglioramento
Ognuno mette a disposizione il proprio patrimonio
Quando A. è costretto a fuggire Teofrasto istituzionalizza la scuola peripatetica
Contribuisce alla frantumazione della scienza
È distrutta nel 90 a.C. con l’assedio di Silla
EPICURO à
fonda la scuola fuori Atene
I discepoli seguono i suoi dogmi scritti nel Peri Physeos
Lo scopo è dare a tutti la possibilità di fare filosofia
Solo i più ricchi pagavano, all’insegna della solidarietà e amicizia
Come ortodossa si protrasse a lungo
ROMA à
la verità è già stata scoperta, ci si limita all’esegesi
Fino al II sec. i filosofi sono disprezzati, perché distolgono dalla guerra
I filosofi romani sono retori e politici: la retorica si basa su concetti filosofici
Sono frequenti i sofisti nelle case patrizie
Plotino fonda una scuola nel III sec. in una casa patrizia, si riprende Platone, senza il metodo dialogico
ALESSANDRIA à
attorno al 300 a.C. si fonda il Museo, sostenuto dai Tolomei
Si studiano letteratura e le varie scienze
Le scuole filosofiche approdano dopo il 90 a.C.
È distrutta dagli arabi nel 642
CRISTIANESIMO à
dilaga fino al 529, quando Giustiniano bandisce la filosofia e chiude tutte le scuole rimaste
DIALEKTIKE’ / RETHORIKE’
DIALETTICA à
DIA|LOGOS = ragionamento reciproco
Arte di discutere con un altro
ZENONE = fondatore, argomenta per la confutazione di tesi
Usa dicotomie che sfociano nell’aporia
Prima di lui le argomentazioni criticavano solamente
ARGOMENTO = strumento per confutare e convincere l’avversario
CONTENUTO = conoscenze vere
SOCRATE e PLATONE la usano come metodo principale
Tipica dell’abitudine alla lotta in Greca
RETORICA à
REMA = verbo
Moralmente neutra à
la positività dipende dal tipo di uso
GORGIA = è il primo che la distingue dalla filosofia
La parola ha potenza perché non è legata alla verità
La retorica è una tecnica di convincimento
PLATONE e SOCRATE la rifiutano perché si basa sul probabile
ARISTOTELE = ha contenuti probabili, uditorio più ampio, discorsi più lunghi della dialettica
Si basa su probabilità, segni, esempi, pur fornendo ragionamenti come la dialettica
Può essere discorso deliberativo, giudiziario, epidittico
I suoi mezzi sono ethos, pathos, argomentazioni
È utile per difendersi, confutare, far valere le proprie convinzioni (come per Protagora)
ETA’ ROMANA = si basa su contenuti filosofici
Vi sono 5 momenti: inventio, dispositio, elocutio, actio, memoria
ERISTICA = se mira alla vittoria con i discorsi doppi
SOFISTICA = se mira al guadagno
LINGUAGGIO / LOGICA
LOGOS = non ha significato preciso, riguarda la riflessione e la comunicazione
LINGUAGGIO à
SOFISTI = prima riflessione, usavano il linguaggio negli insegnamenti
PLATONE = naturale, i nomi sono l’essenza delle cose
ARISTOTELE = artificiale, tra nomi e cose c’è l’affezione nell’anima (gnoseologico)
Nome e verbo sono gli elementi principali della frase
STOICI = analizzano il campo semantico
Vi sono tre livelli (triangolo): significante, ente (corporei), significato (incorporeo)
È ciò che differenzia l’uomo dagli animali, è strumento di espressione per i filosofi
LOGICA à
è sempre usata, specialmente nella retorica
ARISTOTELE = primo a teorizzarla nell’Organon
È strumento di verifica dei ragionamenti
SILLOGISMO (connessione di ragionamenti) è l’analisi dei rapporti tra predicati, forma più
perfetta alla quali si riconducono i ragionamenti (poste due condizioni universali si conclude
una terza diversa)
le inferenze sono analizzate tramite figure (schemi)
STOICI = il sillogismo analizza i rapporti tra proposizioni (condizionali)
Modus ponens e modus tollens
EPICUREI = scelta tra proposizioni vere o false
SCIENZA / METAFISICA
EPISTEME à
allude alla stabilità e all’imporsi
Ha carattere universale
Tende all’assoluto mediante ricerca logica e teorica
Si interessa dei fondamenti e principi dell’essere
Si basa sul postulato nulla viene dal nulla
L’archè a volte non si può trovare perché la natura si svela attraverso i fenomeni
Diventa scienza moderna quando parte dal basso (Bacone)
METAFISICA à
va oltre la natura, ricerca le cause formali e finali
È la pròte philosophia di Aristotele
Metafisica e fisica sono indissolubili ed entrambe episteme
Il termine è stato introdotto da Andronico di Rodi
ENTE / SOSTANZA
ENTE à
tò òn (ciò che è) = participio presente del verbo essere
È determinato e dipende da una causa o principio
SOSTANZA à
sub-stantia = ciò che sta sotto
È stabile, presuppone che vi si sovrappongano altre determinazioni
PLATONE = sostanza è l’idea, la cui conoscenza è garantita dall’osservazione del fenomeno
ARISTOTELE = distingue sostanza come sostrato = ousia (essenza) e sostanza come relazione con gli
accidenti à
entrambe determinano l’ente
PLOTINO = ogni cosa è in quanto riesce a esprimere il suo essere e tende all’Uno
ARCHE’ / AITIA
ARCHE’ à
ANASSIMANDRO = è il primo ad usarlo
È fonte, foce e permanente sostegno delle cose
È radice = riza
Si riferisce anche al comando, magistratura
PRESOCRATICI = è una realtà prima materiale e permanente
PITAGORICI = sono numeri
PLATONE = è l’inizio di un processo, le idee ingenerate, imperiture, che muovono se stesse, comprensibili e
Determinate
ARISTOTELE = coincide con aitia
6 sensi (fisici e logici): punto di partenza del movimento, punto dal quale le cose si
effettuano al meglio, ciò che è immanente e ciò che non è immanente all’oggetto ma da cui
inizia l’esistenza, cià per il cui arbitrio le cose si muovono, ciò da cui parte la conoscenza
AITIA à
può essere causa, spiegazione, responsabilità
In origine si riferisce a un’accusa giuridica
PLATONE = critica la causa come radice fissa
È relazione logico-formale tra idea e cosa (mimesi, metessi, koinonia, parusia) – Fedone
È un poioun, un agente: causa divina (Demiurgo) e causa necessaria (synaition) – Timeo
Causa formale (idea); causa materiale (chora); causa efficiente (Demiurgo)
ARISTOTELE = è relazione asimmetrica tra due realtà
È causa materiale, formale, efficiente, finale
ELLENISTICA = causa efficiente e motrice
Ci sono più aitiai
EPICUREI = aggregato atomico che si trasmette per contatto ad un altro, è un’attività
STOICI = è una cosa (che agisce su un’altra)
NEOPLATONICI = riprendono più tipi di aitia e li identificano con l’Uno
MATERIA / COSMO
MATERIA à
PRESOCRATICI = causa, principio originario = archè
PLATONE = elabora il concetto in relazione alla forma
Le idee agiscono su tre livelli: solidi geometrici; triangoli rettangoli isoscele e scaleno; chora
(caos a cui tutto tende a tornare, in continua formazione e distruzione)
l’anima è formata dalle idee identico e diverso, in continuo movimento razionale
ARISTOTELE = non è un ente prestabilito
Funzione correlata alla forma
Non esiste la chora
La hule ha potenza ontologica come causa materiale
ELLENISTICA = tutto è materia, il logos è corporeo, Zeus è pneuma
EPICUREI = è fatta di tomi in equilibrio
NEOPLATONICI = è negativa perché senza qualità
È il massimo dell’indeterminatezza
COSMO à
ESIODO = con la Teogonia inventa di Dei
In seguito diventano forze fisiche
La terra è al centro del cosmo, il sistema è chiuso e ordinato
PITAGORICI e PLATONE = è matematizzata e in armonia
ARISTOTELE = ordina il moto dei pianeti
Non si può sapere altro al riguardo, non può esservi scienza
Non esiste luogo al di fuori del cosmo
STOICI = è infinito e incorporeo, ma qualcosa per forza
Esistono infiniti cicli cosmici identici
EPICUREI = nell’infinito la collisione casuale tra atomi in caduta crea molteplici mondi e molteplici verità
NEOPLATONICI = il mondo sensibile è sovrastato dal mondo intelligibile
NUMERO / ARMONIA
NUMERO à
EUCLIDE = molteplicità composta di unità, per cui ogni cosa è detta uno
ARITHMOS = un certo numero di cose, quantità di oggetti distinti, non indica numeri astratti
PITAGORA = i numeri sono figure, quindi l’essenza delle cose
PLATONE = i numeri sono le idee, quindi l’essenza delle cose
La matematica (geometria, stereometria, aritmetica, astronomia, armonia) è propedeutica alla
filosofia, che raggiunge il Bene in sé sorpassando le ipotesi
ARISTOTELE = i numeri e gli oggetti matematici non sono enti in sé
I numeri sono misura degli enti (numeri numerati) o astratti (successione numerica)
ARMONIA à
PITAGORICI = è la realtà del cosmo
Deriva da una limitazione numerica dell’indeterminato
ERACLITO = l’universo è armonia e conflitto di contrari
Può presupporre l’intelligenza come principio
ARETE’ / EUDAIMONIA
ARETE’ à
VIRTU’ = capacità di svolgere bene la propria funzione
Non sottintende un comportamento morale
SOFISTI = abilità e accortezza nel parlare (politikè techne)
SOCRATE = conoscenza che permette all’anima di esprimere la propria essenza
È sapienza, giustizia, saggezza, temperanza e fortezza
PLATONE = la virtù del singolo si esplica nel Bene dello Stato
Psiche è divisa in facoltà; razionale, irascibile, appetitiva
Lo Stato è diviso in tre classi relative alle virtù cardinali
L’etica platonica è eudaimonistica
ARISTOTELE = anima divisa in: vegetativa, sensitiva, intellettiva
All’anima irrazionale corrispondono le virtù etiche
All’anima razionale corrispondono le virtù dianoetiche (saggezza e sapienza)
L’etica aristotelica è un’etica del dovere, senza premi
EPICUREI = le quattro virtù cardinali sono condizioni per la felicità
STOICI = accettano solo le virtù dianoetiche
EUDAIMONIA à
colui che gode della protezione degli dei
DEMOCRITO = stato di benessere psichico
SOCRATE = vi contribuiscono anche i beni esteriori se usati con raziocinio
È la piena realizzazione della natura umana (ragione) attraverso le virtù
PLATONE = felicità è il Bene supremo del singolo attraverso le sue virtù e dello Stato attraverso la
giustizia
ARISTOTELE = fini e beni sono strumentali o per se stessi
La felicità è relativa alle virtù etiche e dianoetiche
EPICURO = è il fine della filosofia
È uno stato di equilibrio psichico (atarassia) e fisico (aponia)
STOICI = è il fine della vita secondo ragione, superando le passioni
PASSIONE / RAGIONE
Le passioni si devono razionalizzare per raggiungere la felicità
PLATONE = appartengono al corpo – Fedone
Appartengono all’anima – Filebo
ARISTOTELE = derivano dall’anima irrazionale
EPICUREI = sono modificazioni prodotte dall’interazione del corpo con l’ambiente, la ragione le rende utili alla felicità
Possono essere positive se naturali, negative se culturali
STOICI = sono errati giudizi di ragione, devono essere dominate
STATO / LEGGI
STATO à
si deve ai greci lo spazio della politica come spazio di confronto
In Omero era lo spazio dell’assemblea per discutere di guerra
Le poleis erano prive di nazionalità, formate dai cittadini
Spazio civico è il centro dell’agorà (ES MESON)
Attorno all’agorà vi sono le oikia, case private (OIKOS)
Le oikia sono rappresentate dal maschio adulto (andreia e self control)
Res publica = ta pragmata = gli affari politici
Res privata = to koinon = sfera personale
Non esiste lo stato come personalità giuridica contrapposta all’individuo
Sopra l’agorà c’è l’akropolis, centro di adorazione degli dei, vi vivevano i re, ora sono eletti solo per le
cerimonie
La religione è divisa dalla politica, fornisce solo suggerimenti
La repubblica promuove il bene pubblico
LEGGI à
scritte (NOMOI) / non scritte (NOMOI AGRAFOI)
NOMOS à
ripartizione del time-prestigio, contrapposto a physis
500 a.C. il concetto di ISONOMIA si concretizza in democrazia e libertà
POLITICA / CITTADINO
PLATONE à
corrispondenza tra psiche individuale e articolazione sociale
Produttori – anima concupiscibile – temperanza
Guerrieri – anima irascibile – fortezza
Custodi – anima razionale – sapienza – filosofi
Tutti contribuiscono alla giustizia, virtù dello Stato
I cittadini sono divisi in specializzazioni, su attitudini individuali
Comunismo etico e intellettualistico à
felicità
Governo: aristocratico, oligarchico, timocratico, democratico, tiranno
Lo Stato perfetto può essere solo divino
La politica diventa arte appannaggio dei cittadini
ARISTOTELE à
uomo è zòon politikòn: ha il linguaggio che gli permette di discernere tra giusto e ingiusto
L’uomo è tale solo nel rapporto sociale
Libertà e schiavitù dipendono da attitudini individuali naturali
Governo: monarchia – tirannide; aristocrazia – oligarchia; politia – democrazia
5 classi sociali: agricoltori e artigiani (schiavi), commercianti (stranieri), militari, governanti, sacerdoti
la razionalità si sviluppa col tempo e meno nelle donne
Nelle civiltà ellenistiche esiste la polis, ma è privata di poteri
Nasce il sentimento cosmopolita: tutti i saggi sono amici
STOICI à
partecipano alla vita di corte, insegnano a pagamento
EPICUREI à
‘vivi nascosto’ per la sicurezza (asphaleia)
La tranquillità personale è presupposto per la buona convivenza
ARTE / TECHNE
1735 Baumgarten parla di AESTHETICA come branca della filosofia: si occupa della bellezza, opere d’arte, gusto
arte e techne inizialmente sono inglobate à
vengono ammirate le conoscenze applicate, è disprezzata la fatica fisica
arti servili (come gli schiavi) / arti libere (non manuali, più nobili)
PITAGORICI à
cosmo armonico, segue i canoni dell’acustica (concerti)
DEMOCRITO à
arte è creare imitando la natura
SOFISTI à
l’arte è edonistica e soggettivistica, dipende dal contesto
SOCRATE à
divide per primo arte da techne
Arte è imitazione selettiva della realtà, tende alla perfezione
Harmotton è la bellezza data dalla realizzazione delle virtù degli oggetti
PLATONE à
poesia è irrazionale
Arte è mìmesis della mìmesis, doppiamente imperfetta
Può solo essere subordinata alla filosofia (come retorica)
La bellezza si riferisce all’oggetto erotico
ARISTOTELE à
arti pratiche e arti belle sono l’ultimo grado della conoscenza, perché non sono fini a se stesse
Completano, integrano o riproducono la natura
Nella Poetica la tragedia deve avere requisiti: verisimiglianza, concatenazione unitaria e necessaria,
equilibrio e proporzione
EPICUREI à
arte procura piacere, è disprezzata quella che non lo produce
SCETTICI à
criticano l’arte e gli stessi giudizi scientifici su di essa
STOICI à
è preferita la bellezza morale a quella corporea
Introducono il concetto di immaginazione e phantasia, superiori all’imitazione
ROMANI à
riprendono l’harmotton e lo distinguono in pulchrum (bellezza della forma) e decorum (bellezza dell’utilità)
NEOPLATONICI à
arte è una forma della mente dell’artista, mutuata da un’idea perfetta
FILOSOFIA / TRAGEDIA
Entrambe individuano la centralità dell’individuo di fronte all’altro da sé
filosofia ha essenza tragica perché esplica i limiti umani di fronte al mondo
TRAGEDIA à
permette al gruppo di identificarsi e riconoscere i propri valori
Aiuta a prendere le distanze dal passato, annunciando ciò che è nascosto, rende l’uomo consapevole
FILOSOFIA à
per rendere l’uomo forte prospetta un futuro di razionalità
Parte da un irrazionale che rincorre ma non può afferrare
Hanno stesso periodo e stesso linguaggio
ESCHILO à
Zeus è principio eterno del Tutto, che manifestando verità caccia il dolore dall’uomo
la tecnica è un rimedio all’angoscia
PLATONE e PARMENIDE à
la follia permette di conoscere la verità, ma poi il senno la deve comunicare
ARISTOTELE à
tragedia si occupa della realtà generale
la ragione può solo prendere atto di ciò che è nascosto
MARGINALI
Sono figure di transizione, particolari per il loro atteggiamento, per le tradizioni sacre o mitiche, cultori delle scienze pratiche.
DIOGENE LAERZIO à
li descrive nel III sec. nel ‘Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi’
EMPEDOCLE à
credeva di essere un Dio
ANTISTENE à
fonda la scuola cinica, elogia la padronanza di sé
DIOGENE DI SINOPE à
viveva in una botte
ARISTIPPO DI CIRENE à
il fine della vita è il piacere immediato
PIRRONE DI ELIDE à
è indifferente e impassibile, crea l’epochè scettica
IL PASSATO IN FILOSOFIA
SOPHOI à
partivano da indagini personali o rivelazioni divine
PLATONE à
i dialoghi si riferivano ad anni passati
ARISTOTELE à
nel De Philosophia indica le origini con i Magi, i Sette Sapienti, Orfeo, Museo, Parmenide
DOSSOGRAFIE à
inizialmente a scopo critico e derisorio, poi contengono commenti utili
ROMANI à
ricostruzioni storiche fittizie, commentano gli antichi
NEOPLATONISMO à
inizia l’unione tra platonismo e aristotelismo
LE OPERE
4 FASI à
tavoletta rasabile, rotolo di papiro, pietra da incidere
grafia bustrofedica, mancano i riferimenti, è costoso
à
II sec. pelli di pergamena in codici
nuova grafia, suddivisione del testo, correzioni soggettive
à
metà 1400 Gutemberg stampa meccanica su carta
perfetta riproducibilità, grandi quantità, tipografi-editori
à
libro virtuale stampabile, ricerca veloce e pratica
FILOLOGIA à
dal 1800 ricerca metodi e testi antichi originali
Prima di Platone si hanno solo tradizioni indirette
PRESOCRATICI à
ordinati da Diels e Kranz
A testimonianze
B frammenti
C echi e imitazioni
# filosofo
PLATONE à
sistemazione in tetralogie di Trasillo
Paragrafazione 1500
ARISTOTELE à
sistemazione volumi di papiro I sec. a.C. Andronico di Rodi
Paragrafazione Accademia Prussiana 1800
STOICI à
raccolta di Hans Von Arnim
La tradizione è pervenuta nell’ordine: Platone à
Aristotele à
Teofrasto à
Dossografi
Bisogna sempre tener conto della reinterpretazione dell’autore
- ETICA NICOMACHEA -
CONTESTO
La discussione di Aristotele risente di tutta la cultura greca. Il dibattito tra i filosofi è anteriore alla formazione delle scuole, già nel VIII sec. a.C., quindi durante il periodo dei poemi omerici, vi sono riflessioni sul tema della responsabilità, non sottoforma di dibattiti veri e propri, ma riflessioni poetiche sull’agire umano. Le nozioni di determinismo e responsabilità che come noi le conosciamo si riferiscono ad azioni positive, negative o neutre moralmente, in nell’antichità si riferiscono in particolar modo alla colpa di colui che compie azioni malvagie; tale concezione si protrae per tutta la storia greca, essendo Omero sempre presente nella formazione culturale del cittadino (Iscomaco è kalos kagazos=perfetto gentiluomo, conoscendo Omero a memoria), e scatenando così le riflessioni successive. Omero racchiude l’Ethos della civiltà antica, non imposto da un clero o da sanzioni pubbliche, e solo più tardi questo sarà oggetto di discussione filosofica, a partire dai Sofisti.
In Grecia è da sottolineare l’assenza di una religione rivelata, la presenza di una religione civica, della polis, fatta di rituali sociali; essa non impone dunque alcun tipo di morale, come non la impone lo Stato attraverso sanzioni. Come in Cina la morale religiosa è assente, e gli dei sono esseri viventi eterni non privi di difetti, più forti dell’uomo ma in rapporto di convivenza nel cosmo con questo. La responsabilità non è legata alla concezione di salvezza divina, ma fa riferimento a un mondo pericoloso in cui è necessario realizzarsi al meglio prima della morte. L’insegnamento è di tipo pratico, avviene vivendo nella polis, conoscendo il teatro, la poesia, i racconti dei rapsodi, presi come modelli di comportamento.
Sia la società degli uomini che quella degli dei sono rette da monarchie non assolute, ma possibili di scontri e gerarchiche, suddivise in base ai compiti e soprattutto controllate dalla Moira (mv
ira), che spesso viene identificata con il destino, il fato, e non è rappresentata da una figura divina. Essa è la parte assegnata a ogni essere vivente nella rappresentazione della vita (deriva dal verbo ‘dividere’), è uno scontro di cose: la Moira dell’uomo è la morte, quella degli dei è l’immortalità. Hybris (u
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