MARVIN MINSKY
A cura di IL DIOGENE
Marvin Lee Minsky, uno dei fondatori dell'intelligenza artificiale, è nato a New York nel 1927. Ha studiato matematica a Harvard e a Princeton, dove ha conseguito il dottorato nel 1954.
Ha iniziato a lavorare presso il MIT (Massachussets) dove attualmente insegna come Toshiba Professor of Media Arts and Sciences e professore di ingegneria elettronica e informatica.
Nel 1951 ha costruito lo SNARC (Stocastic Neural Analog Reinforcement Computer), il primo simulatore di reti neurali, basato sul rinforzo dei coefficienti di trasmissione di sinapsi simulate; nel 1955 ha inventato un tipo speciale di microscopio elettronico dotato di una risoluzione e di una qualità dell'immagine molto superiori a quelle di quei tempi.
Nel 1959, Minsky, assieme a John McCarthy, diede il via al progetto sull'intelligenza artificiale, che è poi diventato il MIT Artificial Intelligence Laboratory.
Membro della American Academy of Arts and Sciences, dell'Institute of Electrical and Electronic Engineers, della Harvard Society of Fellows e della League for Programming Freedom, Minsky ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il Turing Award e il Killiam Award (MIT).
PENSIERO
Un'idea dominante nel pensiero di Minsky è quella di rendere un calcolatore capace di manipolare non solo dati numerici, ma anche simboli di tipo linguistico per la comprensione di forme di ragionamento basate su analogie e sul senso comune. Infatti, da diverse esperienze, Minsky era giunto alla conclusione che la logica, usata nei calcolatori, non è adatta a dexcrivere i processi di pensiero che gli uomini utilizzano nelle comuni situazioni quotidiane.
A questo scopo egli ricorre al concetto di frame, un quadro di riferimento capace di fornire al programma una gamma di informazioni che trattano una classe di oggetti o di situazioni. Quando si trova di fronte a un problema da risolvere, il programma seleziona un frame e tenta di applicarlo alla soluzione del problema; se l'esito è negativo, prova con un altro frame, e così via.
Gli sforzi per tentare di adattare il funzionamento dei computer alle diverse situazioni della vita reale, hanno condotto Minsky all'elaborazione di concetti e ipotesi, raccolti in numerosi articoli, confluiti successivamente nell'opera La società dela mente.
La società della mente
Nell'opera La società della mente si trovano riassunte le tesi principali su cui si fonda la teoria di Minsky, da lui elaborata nella sua lunga attività di ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale.
L'opera è divisa in 31 capitoli, e ogni pagina di ciascun capitolo tratta un singolo argomento, così che la lettura possa seguire anche un ordine diverso rispetto a quello in cui le pagine stesse si presentano. Tale organizzazione, secondo l'autore, è resa necessaria poiché «nessuna storia lineare potrebbe mai descrivere una struttura vasta come la mente umana, così come non sarebbe possibile cogliere il carattere di una cattedrale, di una città o di una civiltà osservandone un solo aspetto o seguendo un solo itinerario».
Il concetto posto alla base del funzionamento del cervello è quello di decentramento: la mente, secondo Minsky, funziona in modo simile a una società di agenti altamente specializzati, dove ognuno di essi ha un suo specifico compito. L'esempio portato da Minsky è quello della collaborazione tra unità mentali per compiere un gento molto semplice come quello di bere un caffè. Tale azione richiede l'intervento di numerosi agenti:
- quelli relativi alla PRESA, che reggono la tazzina
- quelli dell'EQUILIBRIO, che impediscono che il caffè venga versato
- quelli del GUSTO, che vogliono che il caffè venga bevuto
- quelli del MOVIMENTO, che portano la tazzina alle labbra.
Ogni agente svolge il suo compito, senza tuttavia impegnare la mente per intero. Infatti, mentre beviamo il caffè, possiamo portare avanti altre azioni come passeggiare per la stanza o parlare con un amico.
Quando una persona compie più azioni nello stesso istante, possono aver luogo conflitti tra gli agenti. Questi conflitti danno vita a tensioni che generalmente fanno sì che un agente prevalga sugli altri. A tensioni eccessive può tuttavia corrispondere un blocco dell'intero sistema.
Nelle diverse sezioni dell'opera, Minsky affronta le varie componenti dell'attività cognitiva umana - l'intelligenza, la memoria, la percezione dei colori e dello spazio, le emozioni, il linguaggio - cercando di mostrare come tali attività possano venire svolte da uno o più meccanismi specializzati, che spesso cooperano strettamente tra loro.
Minsky riconosce che le macchine attuali, pur mostrandosi notevolmente precise e veloci nello svolgimento di determinate attività, appaiono sostanzialmente incapaci di portare a termine compiti che persino un bambino di 2 o 3 anni svolge con facilità. Egli attribuisce tale limite al fatto che alle macchine manca la conoscenza del senso comune, ossia quel tipo di conoscenza formata da un numero incredibile di nozioni pratiche, di regole ed eccezioni, disposizioni e tendenze, acquisite faticosamente attraverso l'esperienza quotidiana e che mancano generalmente a una macchina.
Secondo Minsky, non c'è proprio ragione per credere che le macchine non possano imparare dall'esperienza oche non siano in grado di comportarsi in maniera intelligente. Tutto sta nel dotarle dell'appropriata architettura, capace di rappresentare adeguatamente i problemi da affrontare e di attingere informazioni da ampie biblioteche, piene di utile conoscenza del senso