NEWMAN

 

A cura di Giuseppe Tortora

Lo spiritualismo e la filosofia dell’azione furono correnti filosofiche tipicamente francesi, ma tra i loro principali ispiratori dev’essere sicuramente annoverato l’inglese John Henry Newman (1801-1890). Egli infatti, originariamente anglicano, divenuto poi cardinale della chiesa cattolica, nel Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana (1845) sostenne che una dottrina, una teoria, un enunciato, sia di natura etica o politica o religiosa, mostra la sua effettiva vitalità quando penetra nella moltitudine degli uomini, e non solo viene accettato o anche tradotto in termini concettuali chiari e distinti, ma diviene un «principio attivo»; e attivo non solo nel senso che genera nell'uomo una nuova contemplazione o una rimeditazione, ma soprattutto nel senso che si traduce in azioni, in iniziative di applicazione. È qui che si nota come l’azione assuma un ruolo assolutamente capitale. In tal senso, secondo Newman, si può affermare senza incertezze che il cristianesimo è stato sempre vitale, privilegiando l’azione rispetto alla contemplazione. Ma quali sono le ragioni per le quali alcune, e solo alcune, teorie vengono attuate «in pratica», acquistano «vitalità»? A tale domanda Newman tenta di rispondere nel suo Saggio di una grammatica dell'assenso (1870): egli rileva che le proposizioni possono avere la forma della domanda, che esprime un dubbio, o della conclusione, che esprime un processo di inferenza, o della asserzione, che esprime un atto di assenso. Rispetto all'inferenza (cioè al ragionamento), in cui la conclusione è «condizionata» dalle premesse da cui si parte, l'assenso è sempre «incondizionato»; e rispetto al dubbio, l'assenso esprime «certezza»; certezza che, nota Newman, non significa infallibilità, perché essa sussiste anche quando ci s'inganna; certezza, dunque, che è un atto di fede consapevole e deliberato. L'assenso poi può essere nozionale (professione, opinione, presunzione, ecc) se è dato alle nozioni; o reale, se è attribuito a cose. L'assenso nozionale è piú debole di quello reale, perché solo questo ha la capacità di sollecitare affetti, sentimenti, passioni, può coinvolgere la volontà, può generare azioni. In campo religioso - che è quello che piú direttamente interessa a Newman - non è l'assenso nozionale, ma quello reale, che dà vitalità ad una dottrina, anche se questo secondo non sussiste senza il primo (mentre invece è possibile il contrario, che il primo sussista senza il secondo). Tuttavia vale in generale, per Newman, che solo quando una dottrina muove l'aspetto affettivo, pratico, dell'uomo, essa si sviluppa nel corso del tempo e diventa forza storica. Distinguendo tra l’assenso nozionale (che è di tipo intellettuale e si configura come adesione teoretica ad una proposizione assertiva) e l’assenso reale (dato invece dalla volontà e tale da investire la sfera pratica dell’agire), Newman non esita minimamente a riconoscere la netta superiorità del secondo, dando così il via ad una filosofia che troverà in Ollé-Laprune il suo diretto continuatore.

 

 

 


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