" L'uomo di scienza deve continuamente tentare di dubitare delle proprie verità. Queste sono verità della conoscenza, solo nella misura in cui resistono ad ogni possibile dubbio. Vivono quindi in un conflitto permanente con lo scetticismo. Tale conflitto si chiama prova ".
La prova è ciò che consente ad una teoria di divenire verità scientifica:
" Oggi l'uomo sa che quelle figure del mondo che immaginava in passato non sono la realtà. A forza di sbagliare, sta delimitando l'area del possibile esito. Da ciò l'importanza di non dimenticare gli errori e questo è storia ".
Ma qual è il rapporto tra scienza e realtà? Ortega a tal proposito è preciso:
" In confronto ad un romanzo, la scienza sembra la realtà stessa. Ma in paragone alla realtà autentica si avverte ciò che la scienza ha di romanzo, di fantasia, di costruzione mentale, di edificio immaginario ".
Ciò significa che la realtà eccede sempre le formule intellettuali. La struttura stessa delle teorie scientifiche impedisce l'entrata in gioco della realtà concreta. Questo perché la scienza converte ogni singolo caso in ciò che lo accomuna ad altri: livella un dato, un oggetto concreto, un particolare fenomeno ad altri dello stesso genere, smussando e prescindendo dalle intrinseche e naturali differenze concrete. In altre parole: astrae. Ben si comprende, dunque, quanto poco si concilii
la scienza astraente con l'incomparabile vita individuale e la concreta realtà.
Non si tratta, dunque, di criticare la validità della scienza, ma di individuarne il limite . La concezione scientifica della realtà va integrata perché non esauriente.
L'astrazione, d'altra parte, è essa stessa limitata. E' impossibile scoprire una formula universale che abbracci la totalità delle relazioni in cui un uomo, un oggetto, un dato si trovano al momento della sperimentazione o della formulazione della teoria.
E' certamente all'interno della vita che ogni cosa si affaccia per essere conosciuta. La vita resta un fatto radicale da cui non possiamo prescindere: ma qui non si sta trattando di un ideale di vita o di un'astratta idea della vita, che accomuni tutto e tutti: si parla di vita concreta e reale, autentica per me, autentica per te, inserita nella circum-stantia. Si intende ora meglio quanto sia tangibile la lontananza : astratto versus cocreto e, meglio specificando, astrazione universalizzata versus parte concreta. Scrive Ortega nelle "Meditazioni": " nella realtà non ci sono che parti; il tutto è l'astrazione delle parti e ha bisogno di loro ".
I limiti strutturali della scienza, non vanno ad indicare la scienza in senso stretto ma include, in ambito filosofico per esempio, i 2400 anni di filosofia sistematica, che ha in sé il predominio assoluto della ragione quale facoltà umana superiore. Su questo punto di vista sono perfettamente d'accordo Ortega e la sua allieva Maria Zambrano: la Spagna si distingue dal resto dell'Europa per il suo impatto negativo con i sistemi filosofici. La Spagna è spagnolità, non spagnolismo, spagnolità nel senso di biografia dell'essere, che si contrappone alla bibliografia dell'essere tipica dell'europeismo. In altre parole: la critica, seppur ben mirata, alla scienza e al sapere scientifico in genere, ben si concilia con il sentimento e l'atteggiamento mentale spagnolo, che forma come un'isola di poesia circondata da un mare europeista di ragione dogmatica.