A colloquio col Prof. Pier Paolo Ottonello

 

Di Antonietta Pistone

 

 

In occasione dell’incontro su “I diritti fondamentali dell’uomo: prospettive filosofiche”, promosso dall’Associazione culturale Agorà di Foggia, abbiamo incontrato il Prof. Pier Paolo Ottonello, Ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università degli studi di Genova.

         Professore, in che modo bisogna avvicinare i giovani allo studio della filosofia?

         È imprescindibile un richiamo ai testi, ai filosofi e alla loro storia, inquadrata nel più ampio contesto della storia della Filosofia che si sta studiando. Ma sono importanti anche i riferimenti teoretici, che rappresentano un incentivo a problematizzare in ambito filosofico. Non si può, comunque, fare a meno di una buona sintesi del docente, che rappresenta il primo approccio dei giovani con la filosofia.

         In ambito accademico si parla già da un po’ di “deserto di senso”, come se parlando di filosofia fosse obbligo citare il nulla e la mancanza di “Essere” che esprimono la superficialità contemporanea e il ghetto in cui è stata relegata ogni più elevata attività del pensiero speculativo.

         Con Heidegger si è perso il valore dell’argomentazione filosofica. E tutta la riflessione è divenuta analisi delle strutture del linguaggio. Da ciò è derivata anche la distruzione critica della meta-ontologia tradizionale. Perché non si può fare metafisica attraverso il linguaggio poetico, che manca di una fondazione in senso forte. Questo processo, storicamente, si era già innescato con Kant, che ha svuotato di significato la ricerca metafisica nel momento stesso in cui ha attribuito alla ragion pratica un primato sulla ragion pura.

         Professore, esiste ancora un futuro per la filosofia?

         La filosofia è il futuro della civiltà. Proprio perché per fare filosofia è essenziale riconoscere e rispettare la relazione intercorrente tra le idee e la storia degli uomini.

         È lecito interpretare la filosofia come una tecnica di salvezza per l’uomo contemporaneo?

         La filosofia ha il compito di orientare l’uomo. Essa aiuta a risolvere i problemi, distinguendone l’importanza.

         La filosofia abitua a problematizzare il reale attraverso un corretto uso del mezzo linguistico e l’esercizio critico del pensiero.

         È indebito risolvere la filosofia nel linguaggio. Heidegger è figlio di un depotenziamento della ragione. La filosofia rappresenta la riscoperta dei problemi essenziali e fondamentali dell’uomo. Dovrebbe essere recuperata la filosofia di Platone, in quanto ricerca metafisica e fondazionale.

         Eppure oggi si parla di filosofia del linguaggio, di ermeneutica, di esistenzialismo. C’è la possibilità, per la filosofia, di guardare ancora oltre, per scoprire nuovi orizzonti di senso, per riempire il vuoto derivante dalla mancanza dell’essere, per rendere nuovamente terra fertile il deserto arido che ancora ci asseta?

         Bisogna riscoprire la persona come valore, l’uomo integrale che rappresenta la totalità dell’essere. Questa è, a mio avviso, la prospettiva futura per una filosofia che si voglia porre come riflessione fondazionale in grado di recuperare i valori universali di tutta l’umanità attraverso una ricerca ontologico-metafisica in senso forte. Entro questo ambito, i diritti fondamentali dell’uomo costituiscono il nascente orizzonte di senso per una rinnovata dignità metafisica della persona, ontologicamente considerata. In vista di un appagamento dello spirito e dell’uomo tutto intero. Perché la persona è il diritto sussistente e inalienabile. La cui fonte suprema è Dio.

Antonietta Pistone

Docente di storia e filosofia

Intervista edita sul Provinciale di Foggia, anno XVI-n.4, aprile 2004


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