PARACELSO
A cura di Gigliana Maestri
Figlio di un
medico, Paracelso nasce nel 1493 a
Einsiedeln, nel cantone svizzero di Schwyz. In
realtà, il suo vero nome è Philipp Theophrast
Bombast von Hohenheim; tuttavia, egli stesso lo muta
in Philippus Aureolus Paracelsus Theophrastus
Bombastus: l'appellativo "Paracelsus" costituisce
un probabile riferimento al grande medico
romano Aulo Cornelio Celso, vissuto nel I
secolo, considerato uno dei padri della medicina
antica, e noto anche per la sua
notevole cultura in ogni ambito del sapere.
La scelta di tale appellativo da
parte dello scienziato svizzero sembra
indicare la sua volontà di incarnare
completamente la figura del "medico
perfetto", esperto in ogni ramo dello
scibile in quanto iniziato al
segreto ultimo dell'intera realtà.
Sono davvero poche le notizie certe a
proposito della biografia di Paracelso, dal
momento che la sua controversa figura
ha dato luogo a numerose leggende. Si
sa che viaggia a lungo per l'Europa,
e che studia a Basilea e forse
anche a Ferrara. Fra il 1514 e il
1515, oppure intorno al 1520, Paracelso si
trova in Tirolo insieme al banchiere
tedesco Sigismund Fugger, esperto alchimista. Qui
ha l'opportunità di studiare le miniere, le
caratteristiche dei minerali e le malattie
dei minatori. Si tratta di un'esperienza
estremamente importante, perché proprio in quanto
alchimista Paracelso offre i suoi migliori
contributi alla medicina.
Nel 1526, a Basilea, egli riesce a salvare
la gamba malata di un libraio famoso
in tutta Europa, Johann Froben, ritenuto
inguaribile dalla medicina ufficiale. Basandosi
su quella che egli stesso chiama
"medicina spagirica", Paracelso cura il
libraio con terapie naturali e conservative.
Un principio fondamentale di questo genere
di medicina è la separazione tra
"cause prime" e "cause
seconde" della malattia: in breve, a
Paracelso non interessano tanto i sintomi,
quanto piuttosto l'individuo nella sua
"interazione" con il mondo esterno.
Grazie alla guarigione di Froben, Paracelso
inizia ad insegnare alla Facoltà di
Medicina di Basilea. Secondo la leggenda, egli
avrebbe bruciato pubblicamente i libri di
Galeno e di Avicenna, procurandosi così l'allontanamento
dall'Università. Al di là di questi
racconti più o meno fantasiosi, occorre
ricordare che Paracelso è anche autore
di numerose opere, fra le quali si
possono citare: Undici trattati sull'origine, le
cause, i segni e la cura delle
singole malattie (1520); Tre libri di
chirurgia (1528); La grande chirurgia (1536); Paramirum
(1562-75); Paragranum (1565). Muore a Salisburgo
nel 1541.
A proposito dell'arte medica, egli è
convinto che si debbano derivare
"le cose dalla natura, non dall'autorità
ma dall'esperienza propria"; in altri
termini, Paracelso rifiuta l'approccio dogmatico
allo studio e alla pratica della medicina.
Si pensa che egli sia tra i
primi ad occuparsi del cosiddetto
"ballo di San Vito", e che, sul
piano della scienza moderna, abbia il
merito di isolare l'idrogeno, di scoprire
l'etere solforico e di negare che
l'aria sia un "corpo semplice".
Per comprendere le novità introdotte da
Paracelso in campo medico, occorre rilevare
il suo spiccato interesse per l'alchimia, definita una
"scienza di trasformazioni" e, a suo parere,
comprendente tutte le tecniche chimiche o
biochimiche. Egli considera il corpo
umano come un sistema chimico, in
cui svolgono un ruolo centrale i due
principi tradizionali degli alchimisti, il
mercurio e lo zolfo, cui aggiunge anche
il sale. Su queste basi, rifiuta la
dottrina secondo la quale la salute o
la malattia dipendono dall'equilibrio o dal
disordine dei quattro umori fondamentali, e
sostiene invece che la reale causa
delle malattie sia da ricercare nello
squilibrio dei tre principi chimici sopra
enunciati: il mercurio, che è
comune a tutti i metalli, lo zolfo, che costituisce il
principio della combustibilità, e il sale, che egli ritiene
principio di immutabilità e di resistenza
al fuoco. Date queste premesse, secondo Paracelso
la salute può essere ristabilita attraverso
medicinali di natura minerale, e non più di
natura organica. Inoltre, egli sostiene che le
malattie sono processi specifici per i
quali occorrono rimedi altrettanto specifici,
mentre, in questo periodo, molti pensano
che esistano rimedi, contenenti parecchi elementi,
efficaci per tutte le patologie.
Le giustificazioni addotte da
Paracelso a sostegno delle sue
"novità" appaiono, nella prospettiva della
scienza moderna, decisamente inammissibili. A suo
parere, infatti, la malattia è specifica in quanto
ogni cosa appartenente alla natura è
un ente autonomo, e perché Dio, che crea
le cose dal nulla, le crea come semi
in cui "è inerente sin dall'inizio
lo scopo del loro uso e della
loro funzione". La forza interna ai vari
semi, e che ne stimola la crescita, viene
denominata da Paracelso "Archeo".
Si tratta di un principio vitale, di
uno "spirito della vita" che organizza
la materia. In altre parole, egli pensa che
l'intera realtà sia pervasa e animata
da un principio spirituale che si
articola in molte forze, dette "arcani"; la perfetta
rispondenza fra l'organismo umano e
l'universo è la causa per cui le
forze presenti nel secondo agiscono direttamente
sul primo.
Evidentemente, la medicina di Paracelso è
mescolata ad elementi filosofici, teologici,
alchimistici e astrologici. Tuttavia, egli ha
offerto un contributo fondamentale alla sua
disciplina, perché dal complesso delle sue idee si
è sviluppato un programma di ricerca
fondato sulla nozione del corpo umano
inteso come sistema chimico.
Vale la pena ricordare che molti
hanno subito la sua influenza o hanno
esaltato in diversi modi la sua figura,
e fra questi si possono segnalare: Shakespeare,
forse Spinoza, Goethe, O. Spengler, F. Gundolf, C. F. Meyer, R. Steiner,
E. Pound, Carl Gustav Jung.