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Pasqua 2009: come da tradizione, l'ho passata con la mia famiglia a Terzo d'Acqui, un ridente paesino sulle colline intorno ad Acqui Terme, dove il Piemonte si incontra con la Liguria. Buona parte della mia infanzia - soprattutto le estati - le ho trascorse qui dai nonni, e in questo paese ho ancora moltissimi amici: i migliori, quelli che - anche se stai tanto tempo senza vederli - sai che ci sono sempre. Quando li rivedi, magari anche dopo parecchi mesi, è come se l'ultima volte che vi foste visti fosse stato... il giorno prima! Funziona così nei paesi, ed è anzi questa "intramontabile confidenza" ciò che più mi piace dei paesi, o, per lo meno, del "mio" paese. Diceva Cesare Pavese: "un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nelle genti, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". E' stata una Pasqua molto tradizionale: con una maxi-mangiata - grazie alla generosa cucina di Nonna Rita -, comprensiva dell'immancabile "capretto". Poi, per smaltire, con Enrico e Lorenzo siamo andati a fare due tiri a calcio al campo di Terzo: benché fossimo decisamente appesantiti, non ce la siamo cavata neppure male! Abbiamo pure avuto il "coraggio" di accettare la sfida calcistica che ci hanno lanciato alcuni ragazzi di Acqui che erano, come noi, al campo per smaltire il pranzo pasquale.
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