IL CHIODO Il
ragazzo ha confessato che, quel chiodo, lui l'aveva trovato traversando una
strada del quartiere negro di Harlem. Era un grosso chiodo arrugginito
caduto forse da un carro passato poco prima per la strada. Caduto
apposta. -
Come, apposta? Inutile
sgranar gli occhi, o dare un balzo sulla seggiola. Se non si voleva tener
conto di questo, e del modo come il ragazzo lo diceva, calmo, convinto, ma
fissato negli occhi vitrei il terrore della cosa incomprensibile e
inesplicabile che gli era accaduta, inutile seguitare a interrogarlo. Quel
chiodo era lì, in mezzo alla strada deserta, e vi spiccava in tal maniera
che irresistibilmente attirava a sé non pur lo sguardo ma anche la mano di
chi si fosse trovato a passare, forzato a chinarsi per raccattarlo, anche
senza sapere che farsene, anche per ributtarlo sulla strada poco dopo. Il
ragazzo infatti dice che lui non pensò mai che se ne sarebbe servito; che
non ci pensò neppure nell'atto stesso di servirsene. L'aveva in mano perché
non aveva potuto fare a meno di raccattarlo; ma non ci pensava già più. Il
chiodo era ormai "quieto" nella sua mano (ha detto così, e tutti
hanno avuto un brivido nel sentirglielo dire), il chiodo era ormai
"quieto" nella sua mano perché, come voleva, era stato
raccattato. E
così, sempre a suo dire, ugualmente apposta due monelle di strada, mentre
lui stava per svoltare da quella dove aveva raccattato il chiodo, due
monelle, l'una di circa quattordici anni e l'altra appena di otto, si erano
azzuffate tra loro. Incendiate dentro un nembo di fuoco del sole estivo al
tramonto, facevano un groviglio di braccia di gambe di stracci di capelli; e
lì per lì, d'impeto, lui s'era gettato su loro, aveva alzato il pugno e
ficcato il chiodo in testa alla più piccola; poi, subito dopo, ma veramente
dopo un tempo infinito, nel vederla morta come da sempre, stramazzare ai
suoi piedi tutta insanguinata, era restato basito tra l'orrore della gente
accorsa. Perché
aveva colpito la piccola e non la grande non sapeva dire. Non conosceva né
l'una né l'altra. Non aveva avuto tempo neppur di vederle in faccia. Aveva
veduto soltanto che la grande teneva acciuffata la piccola per i capelli
sulle tempie, e che questi capelli della piccola erano rossi di rame, e una
sua mano, come artigliata, sulla faccia della grande, che le tirava da sotto
orribilmente un occhio, scoprendone tutto il bianco, fin quasi a farlo
schizzar fuori. Era
stato forse per quel colore dei capelli, per quell'occhio così tirato.
Perché poi s'era saputo che il torto era della grande che voleva fare alla
piccola una soperchieria, approfittandosi della gracilità di lei, malatina,
come s'era visto bene dal suo visino smunto affilato, che lì per terra, tra
il sangue, era sembrato di cera, una pietà, quel nasino, quella boccuccia,
tutte quelle lentiggini. Nessun dubbio che nella zuffa avrebbe avuto lei,
infine, la peggio. E
lui con quel chiodo l'aveva uccisa. Ora,
dopo l'interrogatorio, ascolta, curvo sulla seggiola, e con una cupa
maraviglia negli occhi, le mani gracili sui ginocchi, segnate da graffii che
forse lui stesso s'è fatti senza saperlo. Ascolta le ragioni che gli altri
escogitano per spiegare il suo atto. La
sua maraviglia è che possano esser tante, queste ragioni, mentre lui non sa
vederne nemmeno una; tante, e tutte parer vere e probabili sia quelle
escogitate in suo favore, sia quelle contro di lui. Ma
sì, pajono vere e probabili anche a lui, se si lascia prendere però a
considerarle come un costrutto di ingegnose supposizioni e invenzioni non
propriamente riferibili a lui e al suo atto; altrimenti no; talune lo
farebbero persino ridere, se non si sentisse trattenuto dallo sbigottimento
e da un'altra cosa che gli tengono sotto gli occhi, sul tavolino del
giudice: il chiodo, la cui ruggine s'è tinta d'un rosso più cupo; e da
un'altra cosa ancora, più terribile di tutte, che lui si tien nascosta nel
più profondo del cuore, quasi debba provarne vergogna. Ma non è vergogna.
E' spavento. E trema al solo pensiero che possa essere scoperta. Una
disperata pietà, uno sconsolato amore che gli è nato e a mano a mano
cresciuto per LEI, che solo adesso è venuto a sapere che si chiamava Betty;
così soltanto, Betty; perché così soltanto di nome era conosciuta; e
nessuno infatti è venuto a presentarsi per lei. Con
questo sentimento segreto, che lo cuoce, non gli importa se coloro che
parlano offendono la verità, e dicono cose contro di lui; anzi n'è
contento perché ogni cosa ingiusta che dicono gli dimostra sempre più che
vera è invece soltanto quell'altra a cui nessuno vuol credere, di quel
chiodo cioè caduto apposta e di Betty e dell'altra ragazza che, proprio
mentre lui svoltava dalla strada, si erano azzuffate ugualmente apposta
perché lui da quella loro zuffa trascinato a menar le mani, senza più
pensarci armato di quel chiodo, commettesse la feroce ingiustizia d'uccidere
una innocente. E
non è vero, Betty, dei tuoi capelli; che i tuoi capelli rossi non erano
belli. Erano belli, erano belli e ti stavano bene. E che importa che sul
visino affilato abbia tutte quelle lentiggini? Se aprissi gli occhi che non
t'ho nemmeno visti! Ah, fosse avvenuto il miracolo che tu, là per terra,
fra tutto quel sangue, per far passare a tutti lo spavento, d'improvviso
scoprissi la furbizia di due occhietti vispi. Ma non è avvenuto questo
miracolo. Gli occhietti te li ho visti soltanto chiusi, per sempre. Forse,
malatuccia, non potevi più averli vispi. Non importa, non importa: aprili,
aprili, Betty, e sorridi. Forse ti manca qualche dentino; non li avrai
ancora rimessi tutti; non importa, sorridi. Ma queste labbra bianche, queste
labbra bianche; bisogna lavare subito tutto questo sangue. Insulto
epilettico? Chi dice insulto epilettico? Lo
dicono per lui, e spiegano i sintomi del male. Ma lui è sicuro di non aver
mai provato nulla di simile. Può darsi che sia affetto di quel male senza
saperlo, rimasto nascosto fino al momento del delitto e tutt'a un tratto
esploso in lui? Se
seguitano a dire di queste cose gli faranno scoppiare il cuore, o lo faranno
impazzire. Ma
ora dicono istinto malvagio. Preferisce
che dicano così, perché non è vero. Lui, istinto malvagio? Non ha mai
potuto assistere senza ribellarsi alle crudeltà dei suoi compagni di
ricreazione contro qualche bestiolina o un insetto. Mai rivelato, lui,
istinti malvagi. E se credono che ne sia prova quel chiodo raccattato per
terra, fanno ridere. Non lo conoscono. Non parlano di lui. Nessun istinto
s'era risvegliato in lui nell'atto di raccattare il chiodo; l'aveva
raccattato senza neppur pensare a quello che faceva; ed era così al tutto
alieno che, nel tratto di strada prima di svoltare, pensava soltanto al
carro, a un carro da cui quel chiodo poteva esser caduto; un carro che forse
s'avviava verso la campagna lontana. Perché lui tornava proprio dalla
campagna in quei giorni, dov'era stato a villeggiare con la famiglia,
l'estate, e ne aveva visti passare tanti di quei carri lungo i sentieri tra
le erbe alte. Ma,
del resto, dicano quello che vogliono; inventino; facciano le più assurde
supposizioni; non gli importa più di nulla: è già lontano, nella campagna
di Old Lime dove ha passato l'estate; rivede la villa e tutti i dintorni
deliziosi nell'aria serena; la barchetta a vela del padre ormeggiata presso
la sponda del fiume, il Connecticut, più azzurro del mare tra tanto verde
d'intorno; è andato col padre su quella barchetta fino all'oceano; più
oltre la mamma non permetteva che si andasse: la barchetta con tutta la vela
era così piccola; ma la villa era grande, con tante colonne per finta sulla
facciata, e tutta circondata da tanti grandi alberi belli, che il nonno era
sicuro fossero eucalipti e il babbo diceva platani e faggi; eucalipti,
eucalipti; platani, faggi; ma il fatto era che facevano tanta ombra, che
dentro la villa quasi non ci si vedeva ed era meglio passare le giornate
all'aperto; del resto in campagna ci si va per questo; ma attento, gli
gridava dietro la madre, di non allontanarti troppo; e loro, seduti sul
davanti, restavano a spiegare agli amici che venivano a trovarli che quella
villa era la più antica di Old Lime, e una delle più antiche di tutta
l'America; mentre lui o correva felice come un pazzo lungo le sponde del
fiume o si perdeva nella campagna, in mezzo all'erba così alta e spessa e
che sentiva così di tutti i succhi della terra che quasi soffocava e
ubriacava. Ma ora non può più esser solo. Ora è là in mezzo a tutta
quell'erba, con Betty; vuole giocar con lei; ma Betty dapprima non vuole;
poi gli dà la manina, una manina ancora fredda fredda, di gelo, che dà un
brivido a toccarla; non bisogna più pensarci; si china a guardarla; lei ora
lo segue a capo chino e col ditino dell'altra mano all'angolo della bocca.
Vanno e vanno. Ma così è inutile, se non debbono giocare. Non vuole più
giocare? Non può? E allora? Si vuol gettare di nuovo a terra? No! No! Betty
ora è guarita, e dev'esser vispa di nuovo, e ridere, ridere, sì. Ma Betty
si ferma e con la manina gli fa segno d'attendere un po'. Che cosa? Deve
allontanarsi un momento, un momentino solo. Un bisogno. Lui resta un po'
mortificato. Non gli piace che le femminucce facciano saper certe cose. Ma
ecco che invece di lei, dal punto dove è andata a nascondersi, vien fuori
un'altra ragazza; no, non è quella della zuffa; è una sua cuginetta,
grassa e brutta, quasi della sua età, venuta da Harlem con la madre per
passare in campagna tutta la giornata; lui non la può soffrire. Dov'è
andata Betty? Eccola là lontano che corre; ha preso questo pretesto per
fuggire; ha paura di lui. No, no, Betty; lui non ti farà più male; lui darà
la sua vita per farti rivivere e lascerà che tu prenda in casa il suo
posto. Ora sei qui; ci penserà la mamma a lavarti bene; e via tutti questi
straccetti; con un abitino nuovo ti vestirà, d'un colore che ti stia bene,
d'accordo con questi tuoi capellucci rossi, un abitino color pervinca; oh
come ora sei carina così; peccato che lui non ci debba esser più per
vederti, se ha dato per te la sua vita; e tu resterai sempre piccina così,
qua in campagna, senza mai farti grande per nessuno; in campagna, come in un
paradiso, Betty. Non
l'hanno incriminato. Dichiarato
libero, il ragazzo non ha dato segno di nulla. Ha tratto soltanto un
sospiro. E' sicuro che lui morrà di pena per Betty. Ma forse non morrà. Passeranno gli anni. E forse da grande penserà qualche volta a Betty. E la vedrà, sempre piccina, che lo aspetta in campagna a Old Lime, con l'abitino color di pervinca sempre nuovo, che s'accorda bene coi suoi capellucci rossi. |