CENNI INTRODUTTIVI



Letta in trasparenza, la modernità può essere intesa come un passaggio dall’ignoranza al sapere, da condizioni di scarsità a condizioni di benessere, ma anche come transizione da uno stato di guerra ad uno stato di pace, con una progressiva estinzione della violenza in ogni sua forma. La modernità, inoltre, si caratterizza come passaggio dall’inaffidabilità dei rapporti alla loro sicurezza, come se l’inganno cedesse il passo al consenso. Eppure al giorno d’oggi l’uso della violenza e dell’inganno, in tutte le sue molteplici declinazioni, torna a dilagare: non è un caso che, con la caduta del muro di Berlino, si sia aperta una serie di anni dilaniati da conflitti e dal dispiego di violenza a livello endemico, anche in forme sconosciute alla tradizione antica (il terrorismo kamikazee in primis) e in contrasto con certe prescrizioni giuridiche che mettono al bando   la violenza e la guerra. Sicché l’inganno torna nuovamente a proliferare: e la filosofia politica è chiamata ad occuparsi di ciò, in particolare essa si assume l’ingrato compito di fare i conti con una realtà refrattaria al concetto quale è quella della storia e della politica: a tal proposito, in maniera significativa Hannah Arendt parla di naturale ostilità tra filosofia e politica da Socrate in avanti, e sicuramente non è un caso che nel Novecento i più grandi filosofi (Heidegger, Wittgenstein, Adorno) di politica non dicano quasi nulla. La filosofia politica si è tradizionalmente interrogata, a partire da Platone, su che cosa fossero la società giusta, l’ottimo governo, le leggi migliori, e così via; al giorno d’oggi, mutatis mutandis, noi avvertiamo l’esigenza di interrogarci su altri problemi, nella fattispecie su che cosa sia la società fraudolenta e violenta. Interrogarsi su ciò equivale a domandarsi, in prima battuta, che cosa siano il raggiro, la frode, la violenza, ecc; tutti termini, questi, che, in virtù della loro polisemia, debbono essere preventivamente chiariti, al fine di evitare confusione. Quando diciamo “democrazia” o “oligarchia”, tutti ci capiamo, se non al volo, sicuramente senza troppe difficoltà; tutto cambia quando invece parliamo di “legittimità”, di “forza”, di “violenza”, di “autorità”, di “potere”: in questi casi, diventa difficile capirsi, poichè manca un lessico trasparente. Ad esempio, che cos’è la frode? La si potrebbe definire come elusione di norme finalizzata a trarre vantaggi e a creare danni ad altri. Ma allora quali sono le relazioni e le differenze che legano o che dividono la frode, il potere e la forza? Occorrerà inoltre riflettere anche sul concetto di progresso quale è stato formulato negli ultimi tre secoli dalla filosofia della storia: infatti, se ammettiamo che torni a proliferare la frode, allora dovremo riconoscere che il regresso ha preso il posto del progresso; e significativamente il Novecento si è aperto all’insegna dello scritto di Sorel sulle Illusioni del progresso e si è chiuso con Il paradiso in terra. Il progresso e i suoi critici di C. Lasch.

 


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