PORFIRIO

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Approfondimento (di Matteo Areni)


Porfirio continuò le indagini del maestro Plotino , ancorandole più strettamente al patrimonio della religione pagana tradizionale e approfondendo l' esegesi dei testi platonici . Nato a Tiro nel 232 , studiò ad Atene con Longino , dal quale assorbì l' amore per l' erudizione . Divenne poi discepolo di Plotino , dal quale si allontanò nel 268 per recarsi in Sicilia su consiglio di Plotino stesso , allo scopo di recedere dalle sue intenzioni di suicidio . In Sicilia compose probabilmente il suo scritto Contro i cristiani , che é andato perduto . In vecchiaia sposò la vedova di un amico , Marcella . Morì all' inizio del quarto secolo , poco dopo la comparsa della sua edizione delle Enneadi di Plotino . A lui si deve la sistematizzazione e la pubblicazione degli scritti di Plotino - le Enneadi - e una sua biografia: "Vita di Plotino". Rivalutò il misticismo e le pratiche ascetiche, introducendo anche elementi esoterici orientali in un orizzonte spiccatamente greco e platonico. La sua impostazione presenta inoltre una maggiore influenza aristotelica rispetto alla dottrina plotiniana. Si occupò di filosofia, retorica, analisi dei miti, religione, matematica, astrologia e musica. Plotino lo definì "poeta, filosofo e ierofante" (Vita di Plotino). Manifestò una profonda avversione per il cristianesimo, che lo portò a scrivere la sua opera "Contro i cristiani". Un passo noto dei suoi scritti è quello sulla debolezza di Gesù, che pianse sulla croce e, al contrario di Socrate, non seppe affrontare la morte con dignità. Secondo quanto ci è pervenuto, Porfirio, nel frammento 88, cita la prima lettera di Paolo ai Corinzi: «E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio». Ma, si chiede Porfirio, com'è possibile che un uomo possa lavarsi in questo modo da tante macchie e diventare puro (katharos)? Com'è possibile che con dell'acqua (con il battesimo) un uomo possa eliminare le proprie colpe e responsabilità? Com'è possibile che «fornicazione, adulterio, ubriachezza, furto, pederastia, veneficio e infinite cose basse e disgustose» siano così facilmente eliminate «come un serpente depone le vecchie squame»? A questo punto «chi non vorrebbe commettere ogni sorta di nefandezza, sapendo che otterrà attraverso il battesimo il perdono dei suoi crimini?» La filosofia dei cristiani incita all’illegalità e toglie efficacia alla legge e alla giustizia stessa; introduce una forma di convivenza illegale e insegna agli uomini a non avere timore dell’empietà. Quindi nel Cristianesimo «chi è onesto non viene chiamato» (frammento 87). In questo Porfirio può essere percepito come un continuatore della tradizione filosofica anticristiana che annovera Celso tra gli antesignani. Compose una splendida analisi dei simboli di un passo omerico secondo lo schema esegetico delle allegorie tipico del neoplatonismo ("L'antro delle Ninfe") e un trattato sul vegetarismo "Sull'astinenza dalle carni degli animali". Si oppose alla decisione del suo allievo Giamblico di introdurre culti e rituali magici nella vita dei filosofi. Porfirio fu autore di numerosissimi scritti , alcuni dei quali sono conservati , quali la Consolazione a Marcella e Sull' astinenza , nel quale difende il vegetarianesimo . Probabilmente compose anche una sorta di storia della filosofia , della quale fa parte una Vita di Pitagora . Persi sono i suoi commenti al " Timeo " e al " Parmenide " , mentre un saggio della sua tecnica allegorica di interpretazione é documentato nello scritto Sull' antro delle Ninfe , concernente il libro 13 dell' Odissea . In esso , Porfirio ammette la possibilità di più significati allegorici di uno stesso mito . Il suo scritto più noto nel Medioevo , grazie alla traduzione latina di Boezio , fu l' Introduzione alle categorie di Aristotele , nota anche come Isagoge ( dal greco eisagoghè , introduzione ) . In un passo di essa é affrontata la questione dello status ontologico degli universali , la quale offrirà ampia materia di discussione alla cultura medioevale . Riprendendo la dottrina plotiniana delle ipostasi , Porfirio tende ad attenuare la distanza tra esse , insistendo sui legami di continuità di ciascuna con quella precedente o seguente . Egli esclude che si possa dire che il nous é altro rispetto all' Uno : anche l' alterità , infatti , é una forma di relazione con altro e pertanto comporta una limitazione da parte dell' altro . La stessa alterità , quindi , non può essere nell' Uno . La maggiore distanza dal maestro consiste nel riconoscimento dell' importanza della teurgia (operazione sulla divinità ) . Lo scopo dei rituali teurgici é l' incorporazione di una forza divina in un oggetto materiale ( come una statua ) o in un essere umano , che si viene così a trovare in uno stato di " trance " profetica . Porfirio scrisse un' opera intitolata La filosofia desunta dagli oracoli . Egli considerava gli oracoli una sorta di libro sacro , che insegna la via della salvezza attraverso la teurgia . Per l' uomo comune la teurgia é più utile della filosofia , ma per il filosofo essa non é necessaria . Nella Lettera a Anebo , un prete egizio che potrebbe essere reale o fittizio , Porfirio conduce infatti una critica alla religione popolare : gli dei non possono essere mossi da preghiere . Preghiere o pratiche magiche possono operare grazie alla simpatia che lega tra loro le cose sensibili , ma non possono avere influenza sulle anime superiori degli dei , come già aveva sostenuto il maestro Plotino . Ma le critiche di Porfirio sono anche esplicitamente indirizzate contro i cristiani . In ciò egli aveva dei predecessori , a partire dal Discorso vero composto da Celso verso il 178 . Esso é andato perduto , ma é ricostruibile attraverso la risposta che parecchi decenni dopo avrebbe dato ad esso Origene nell' opera intitolata appunto Contro Celso . Nello scritto di Celso era condannato il proselitismo nei confronti degli umili e degli ignoranti , spinti alla ribellione nei confronti dell' autorità dei saggi . Sul piano più strettamente teorico , Celso sottolinea l' assurdità dell' incarnazione divina , ossia di un dio che soffre e muore , e della resurrezione finale , incompatibile con la svalutazione del corpo , propria del platonismo . Su questi punti , Porfirio riprende le critiche di Celso , rifiutando in generale ogni forma di antropomorfismo ed escludendo pertanto qualsiasi movente arbitrario nell' agire divino . Di qui scaturisce una condanna dei miracoli e quindi della stessa incarnazione divina . Alla nozione cristiana di creazione , Porfirio contrappone la tesi tradizionale dell' eternità del mondo e considera l' immortalità una proprietà inerente alla natura stessa dell' anima , non una grazia concessa dalla divinità .


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