A cura di Alessandro Sangalli e Diego Fusaro
Joseph Priestley, pastore presbiteriano, chimico e filosofo, nacque nel 1733 a Fieldhead, nei pressi di Leeds. Nelle scuole superiori apprese il latino, il greco e imparò anche a stenografare. Sia grazie ai suoi insegnanti sia in veste di autodidatta divenne molto esperto in fisica, filosofia, algebra, matematica e in una grande varietà di lingue, tra cui antichi idiomi mediorientali e lingue moderne. Dopo quattro anni alla Dissenting Academy di Daventry, nel 1755 divenne pastore della piccola parrocchia di Needham Market, e lì scrisse "La dottrina biblica del Perdono". Nel 1758 si trasferì a Nantwich, e nel 1761 divenne insegnante alla Warrington Academy, nel Lancashire. Ordinato prete nel 1762, si sposò l'anno stesso con Mary Wilkinson, l'unica figlia di un impresario siderurgico gallese. La reputazione di Priestley e i suoi contatti con il mondo intellettuale inglese crebbero durante tutto il decennio 1760: la sua "Chart of Biography" (1765) gli fece ottenere il dottorato in Legge presso l'Università di Edimburgo, mentre i suoi esperimenti sull'elettricità lo fecero diventare membro della Royal Society nel 1766. Mentre era a Warrington, si recava di frequente a Londra, dove incontrò Richard Price e John Canton. Divenne inoltre amico intimo di Benjamin Franklin, il quale incoraggiò sempre le sue attività, sia in campo scientifico che politico. Risultato di questo continuo incoraggiamento fu il progetto, da parte di Priestley, di scrivere una Storia degli esperimenti sull'elettricità. Egli sosteneva, infatti, che scrivere una Storia della Scienza sarebbe stato un lavoro molto utile, dal momento che un'opera simile avrebbe potuto mostrare in che modo l'intelligenza umana possa arrivare a scoprire e governare le forze della natura. Una Storia della Scienza avrebbe inoltre potuto illustrare il generale progresso dell'intero genere umano. In "Storia e stato attuale dell'elettricità, con esperimenti originali" (1767) Priestley descrive diversi fenomeni elettrici e trae una serie di proprie conclusioni sulla base del metodo scientifico. Il suo interesse per l'elettricità lo condusse anche in altri ambiti della scienza. Nel 1772 pubblicò "Storia e stato attuale delle scoperte nel campo dell'Ottica, della Luce e dei Colori" come primo volume di un'opera sulla storia della filosofia empirista, lavoro che gli fece guadagnare un invito a prestare servizio come astronomo nel secondo viaggio di James Cook. In seguito, a causa delle idee religiose e politiche di Priestley, l'invito fu però ritirato. Si occupò, inoltre, anche di questioni più strettamente filosofiche, specialmente del problema del rapporto mente-corpo: riprendendo un suggerimento di John Locke, Priestley considerava le proprietà mentali come il risultato, come l'emergenza della struttura organica del cervello e del sistema nervoso in generale. Egli non aveva naturalmente idea di come queste proprietà potessero emergere, ma sosteneva che le proprietà mentali dovessero essere postulate sulla base di prove sperimentali quali l'attrazione gravitazionale, l'affinità chimica e il magnetismo. L'abilità di Priestley nell'uso di apparecchi scientifici da laboratorio si dimostrò preziosa nei suoi studi sulle proprietà chimiche dei gas. Il suo metodo per produrre l’acqua gassata (chiamata "mephitic julep"), bevanda grazie alla quale egli sperava si sarebbe potuto prevenire lo scorbuto durante i lunghi viaggi per mare, è molto interessante, ma molto più significativa fu la sua scoperta di una varietà di gas fino ad allora sconosciuti. Nel 1772 presentò alla Royal Society lo scritto “Sui diversi tipi di gas” : fu proprio questo lavoro che fece crescere la sua reputazione di chimico. Due anni dopo, preparò la prima edizione di “Esperimenti ed Osservazioni sui diversi tipi di gas”, opera che ripubblicò molte altre volte fino al 1790. Portando avanti il lavoro di Joseph Black e James Cavendish, Priestley arricchì la conoscenza delle proprietà chimiche dei gas. Egli arrivò a distinguere nove diversi tipi di gas, solo tre dei quali erano precedentemente conosciuti dal mondo scientifico. Particolarmente importante fu la "dephlogisticated air" (aria infiammabile, cioè ossigeno), che egli riuscì a produrre il 1° agosto 1774 scaldando ossido di mercurio: divenne così chiaro che l’aria non era un Elemento. Priestley isolò l’ossigeno ed osservò la sua importanza nel processo di combustione, e in seguito furono soprattutto Cavendish e Lavoisier ad apprezzare l’importanza teorica del suo lavoro. Nel 1774 fu compagno di viaggio di Lord Shelburne in un tour europeo e pubblicò “Lettere ad uno scettico”. In patria fu successivamente marchiato come ateo, nonostante nella sua “Dissertazione sulla Materia e sullo Spirito” affermasse la speranza nella nostra resurrezione sulla base della Rivelazione. Fu nominato membro dell’Accademia Francese delle Scienze nel 1772 e della St. Petersburg Academy nel 1780; in quello stesso anno divenne anche pastore di una cappella a Birmingham. Gli anni di Birmingham furono per Priestley i più felici e produttivi della sua vita: egli poté infatti sia partecipare agli stimolanti incontri mensili della Società Lunare di Birmingham sia perseguire i suoi interessi in campo teologico. La sua “Storia delle prime opinioni circa Gesù Cristo” (1786) è sintomo di una rinnovata controversia religiosa, dal momento che questo scritto difendeva l’unitarismo ed attaccava alcune dottrine quali l’ispirazione divina delle Sacre Scritture, l’immacolata concezione, la Trinità e la remissione dei peccati. La sua risposta alle Riflessioni di Burke portò, nel 1791, alla distruzione della sua casa e del suo laboratorio da parte di una folla fedele al Re e alla Chiesa ufficiale, nemica di ogni idea progressista. Sia Burke che Lord North espressero la loro soddisfazione per gli sviluppi della faccenda, ma Priestley accettò questo affronto con stoica dignità. Preferì comunque trasferirsi a Hackney, dove insegnò Storia e Scienza al New College, sempre considerato da molti un elemento portatore di idee pericolose come il deismo e il repubblicanesimo. Fu inoltre successore di Richard Price nel ruolo di predicatore mattutino alla Gravel Pit Chapel. Nel 1792 l’Assemblea Nazionale Francese lo nominò cittadino ed egli, sebbene avesse declinato gli onori dovuti, fu anche eletto membro della Assemblée Nationale. In seguito, però, la guerra tra Francia e Inghilterra e l’esecuzione di Luigi XVI nel gennaio 1793 minarono la sua posizione. Nel 1794 Priestley e sua moglie si trasferirono in Northumbria, Pennsylvania, dove egli costruì una nuova casa e un laboratorio. Anche se non divenne mai un cittadino statunitense né prese parte alla vita politica della nazione, Priestley fu in rapporti d’amicizia sia con John Adams sia con con Thomas Jefferson: quest’ultimo vedeva Priestley come “una dei pochi uomini preziosi per tutto il genere umano”. Priestley morì il 6 febbraio 1804 in Northumbria e lì fu sepolto in un cimitero quacchero: gentile ed affabile, metodico e laborioso, Joseph Priestley era convinto che l’applicazione pratica della scienza potesse portare progressi materiali a tutto il genere umano. Fu uno dei più brillanti scienziati di tutto il XVIII secolo. Sebbene sostenesse la libertà politica e civile e scrisse anche interessanti saggi sull’argomento, egli non fu mai un leader del movimento radicale inglese per le riforme parlamentari; ciononostante, fu una delle vittime eccellenti dei movimenti conservatori degli anni Novanta del 1700. Nell’opera Disquisizioni sulla materia e sullo spirito (1777), Priestley recupera il cartesiano tema del rapporto intercorrente tra la res cogitans e la res extensa, pervenendo all’ardita conclusione che l’anima è materiale. Il pensiero stesso – nota Priestley –, lungi dall’essere una realtà spirituale, è soltanto una funzione materiale di quell’emntità del tutto materiale che noi tutti chiamiamo “anima”. Nonostante queste sue prese di posizione in favore del materialismo hobbesiano e l’abolizione della res cogitans, egli nutrì, come David Hartley, una sincera e profonda fede religiosa, accompagnata da una radicale avversione per l’ateismo dei materialisti francesi (d’Holbach, La Mettrie, Helvetius). La salvezza eterna promessa dalla religione dipende, più che un’impossibile spiritualità dell’anima, dalla finale resurrezione dei corpi. Di grande rilievo è poi la riflessione politica maturata da Priestley: a partire dal suo scritto Saggio sui primi princìpi del governo (1768), egli va sostenendo che lo scopo principale dello Stato è quello di promuovere il bene e la felicità degli uomini, in particolare del maggiorn numero possibile di uomini (tema squisitamente utilitaristico). Fu proprio grazie a queste acute riflessioni di Priestley che l’amico Thomas Jefferson fece sì che il “perseguimento della felicità” fosse sancito dalla Costituzione americana tra i diritti imprescindibili dei cittadini.