MICHELE PSELLO
A cura di Elisa Chiti
Michele Psello nacque vicino a Costantinopoli nel
1018 da famiglia di medio livello sociale e per parte di padre di antico ceppo
aristocratico. Il suo nome originario era Costantino, ma lo mutò in Michele
quando entrò nell’ordine monastico. La madre insisté perché fosse data a Psello
un’educazione superiore e nel 1041-1042 entrò a far parte dell’amministrazione,
rivestì in seguito la carica di giudice a Filadelfia e riuscì infine a divenire
segretario imperiale. Nel 1043 divenne il segretario personale di Giovanni
Monomaco. Psello rivestì in seguito la carica di «console dei filosofi»
nell’Università secolare. Psello divenne presidente del senato all’ascesa
dell’usurpatore Isacco Comneno e da questa posizione a lui favorevole si oppose
a Michele Cerulario. Alla morte di Isacco Comneno, Psello favorì l’ascesa di
Costantino Duca e divenne il precettore dei futuri regnanti, fra cui Michele
Duca (1071-1078), suo allievo. Nel 1078 Niceforo III Botaniate lo estromise
dalla vita di corte e lo costrinse a ritirarsi in monastero. Psello morì
probabilmente verso il 1096-1097. La produzione di Michele Psello è molto
vasta: la sua produzione oratoria, di carattere prevalentemente encomiastico,
comprende due panegirici per Monomaco. Importante è la sua opera Sinossi
delle leggi, miscellanea in versi di norme legislative. La Cronografia è senza dubbio l’opera pselliana più importante: sette libri di storia
che coprono il periodo che va dal regno di Basilio II (976-1025) a quelli di
Romano III e Michele VII. Fra le sue opere filosofiche le più importanti sono
le due che riguardano l’anima: il trattato De anima e la Psicogonia platonica, in cui Psello cerca di applicare i metodi numerici e
armonici nel tentativo di spiegare la formazione dell’anima. Altre opere
importanti dal punto di vista filosofico furono anche i Commentarii al
Timeo di Platone e al De interpretatione e alla Fisica di
Aristotele, oltre che agli scritti di Porfirio. Importanti anche il De
omnifaria doctrina e gli scritti sugli Oracoli caldaici.
Psello ricerca l’uniformità dell’anima nelle sue partizioni (vegetativa,
sensitiva e razionale), e tale problema è legato alla consustanzialità divina,
non accontentandosi della spiegazione della fruizione del corpo da parte
dell’anima. La soluzione di Psello è molto complicata: l’anima è una sostanza,
ma dal momento che si può scindere nelle sue facoltà è divisibile, e nel
contempo, considerata separatamente da questa divisione è indivisibile. In
questo modo l’anima si trova ad essere intermedia fra due estremi: gli enti
intelligibili e quelli sensibili. Uno dei punti di maggiore difficoltà della
filosofia di Psello è senza dubbio il problema del raffronto fra Dio in quanto
Unità e Dio in quanto Trinità, che viene raffrontato con la prima triade
enadica di Proclo. Per evitare distinzioni fra le Tre Persone, Psello fa
procedere dal Padre lo Spirito Santo, al pari del Figlio. Il Padre è così
incausato e il Figlio e lo Spirito Santo hanno pari dignità, ma la superiorità
del Padre è in realtà sottolineata solo nel momento i cui si cerca di
sottolineare il movimento di riconversione delle due ipostasi causate nel
principio sostanziale dell’Unità divina. Accettando la creazione Psello è
costretto ad abbandonare il modello cosmologico emanatistico neoplatonico: il
mondo è creato e vincolato a generazione e distruzione. Molto importante è
anche la demonologia del filosofo bizantino, con la sua ampia divisione in
demoni intellettivi, secondo l’intelletto, razionali, razionali ed irrazionali
secondo l’essenza, materiali e punitivi. I demoni sono ovviamente quelli di
ascendenza platonica, e anche in questo caso rivestono un ruolo intermedio fra
mondo umano e divino.