Karl Marx: Sulla questione ebraica
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L’uomo conduce non solo nel pensiero, nella coscienza, ma nella realtà, nella vita, una duplice esistenza, una celeste e una terrena, l’esistenza nella comunità politica in cui egli si ritiene un ente comunitario e l’esistenza nella società civile, nella quale opera come uomo privato, il quale intende gli altri uomini come strumenti. (K. Marx, Sulla questione ebraica)




Karl Marx, Zur Judenfrage, 1844; tr. it. Sulla questione ebraica, a cura di Diego Fusaro, Bompiani, Milano 2007.




QUARTA DI COPERTINA:

Apparso nel 1844 sugli «Annali franco-tedeschi», il saggio di Marx Sulla questione ebraica – destinato a grandi fraintendimenti e a grossolane strumentalizzazioni – è solo in apparenza uno scritto occasionale: con esso, Marx risponde a Bruno Bauer, che, nella sua Questione ebraica, aveva delineato come soluzione al problema dell’emancipazione degli ebrei l’eliminazione della religione dalla sfera statale e la sua riduzione all’ambito della vita privata degli individui. Marx mette in luce le contraddizioni e i limiti di questa pur moderna soluzione: l’emancipazione politica a cui mira Bauer è un punto di partenza, e non di arrivo. Infatti, emancipato politicamente, l’uomo non è per ciò stesso emancipato socialmente: si trova cioè a condurre contraddittoriamente una doppia esistenza, sperimentando l’uguaglianza nei cieli astratti della politica e della legge e, al tempo stesso, vivendo nella disuguaglianza sulla terra della società civile. Per poter superare questa dicotomia, occorre attuare un’«emancipazione reale» che muti radicalmente lo stato di cose. Ecco allora che, dall’iniziale questione dell’emancipazione degli ebrei, l’asse del problema si sposta sull’emancipazione dell’uomo in quanto tale, tema sul quale Marx si affaticherà per il resto della sua vita. Snodo cruciale nella genesi della «concezione materialistica della storia» e del superamento delle posizioni dei «Giovani hegeliani», lo scritto marxiano è ancora oggi di un’attualità straordinaria per la sua forza critica di denuncia delle libertà solo apparenti di cui si gode nella nostra società. Diego Fusaro è attento studioso del pensiero marxiano e marxista – nelle sue molteplici declinazioni otto-novecentesche – e dell’atomismo greco. Ha curato per Bompiani l’edizione della Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro di Marx (2004); con Salvatore Obinu,l’Apologia di Raymond Sebond (2004); la traduzione degli atomisti antichi nel volume I Presocratici di Diels e Kranz (2006). È l’ideatore e il curatore del progetto internet La filosofia e i suoi eroi (www.filosofico.net).




Dopo che per molto tempo la storia è stata risolta in superstizione, noi risolviamo in storia la superstizione. Il problema del rapporto tra l’emancipazione politica e la religione diventa per noi il problema del rapporto tra l’emancipazione politica e quella umana. Noi sottoponiamo a critica la fragilità religiosa dello Stato politico, giacché sottoponiamo a critica lo Stato politico, astraendo dalle fragilità religiose della sua costituzione mondana. Noi umanizziamo la contraddizione tra lo Stato e una determinata religione, per esempio l’ebraismo, nella contraddizione tra lo Stato e determinati elementi mondani, la contraddizione dello Stato con la religione in generale nella contraddizione tra lo Stato e le sue premesse. (K. Marx, Sulla questione ebraica)





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