AL-RHAZI
Nato in Iran nell’865 e morto
tra il 925 e il 935, al-Razi (noto ai latini come Rhazes o col soprannome di "Galeno
arabo") rappresenta un caso sui generis nel mondo musulmano.
Infatti, al-Razi, che fu il medico più celebre dell'antichità dopo Galeno, non
intende – come fecero parecchi suoi colleghi in quegli anni – la filosofia come
una rilettura e una chiosa della Rivelazione in chiave razionale; al contrario,
egli vede la filosofia come autonomia totale della
ragione, come sola via per la verità. Per la sua filosofia s'ispirò non
tanto ad Aristotele quanto a Platone e soprattutto ai naturalisti greci,
integrandone le dottrine con la tradizione pitagorica ed ermetica, nonché con
alcune credenze gnostiche, manichee, sabee, braminiche; anch'egli ebbe modo di
costruirsi un patrimonio culturale che gli permise di elaborare teorie in ogni
settore della filosofia.
In etica al-Razi si opponeva all'eccessivo ascetismo e si faceva interprete di
una rivalutazione della medietà, sulla scia di
Aristotele, ma anche di Epicuro. L'aspetto più celebre della filosofia di Razi
è l'ammissione di cinque principi eterni (ammissione che egli fa ispirandosi al Timeo
platonico e opponendosi al Corano): Dio, la materia, lo spazio,
il tempo e l'anima. Al-Razi parla sì di creazione, ma non di creazione ex
nihilo; Dio è incapace di creare dal nulla. Anche quando parla di creatore,
pensa in realtà ad un demiurgo che, sul modello di quello del Timeo di
Platone, plasma una materia preesistente. Il Dio a cui al-Rhazi fa riferimento
è dunque assai più simile al Demiurgo platonico che non al Dio del Corano.
Al-Rhazi rifiutò recisamente ogni possibilità di compenetrazione fra fede e
ragione, legge religiosa e filosofia. Caso più unico che raro in filosofia
islamica, infatti egli privilegia la ragione in quanto posseduta
indistintamente da tutti gli uomini. La scienza ha un valore terapeutico
rispetto all'anima, in quanto le consente di allontanarsi dal mondo materiale e
di riavvicinarsi a quello da dove è venuta: per cui una volta che il processo
di purificazione sarà completato, anche il mondo materiale si annullerà. Ma in
attesa di questo momento, le anime individuali sono soggette a trasmigrare
dall'uno all'altro corpo; ed è proprio in questo contesto che al-Rhazi ravvisò
una sia pur parziale giustificazione morale
dell'uccisione degli animali, per il resto da lui aspramente avversata.
Se, infatti, l'uccisione degli animali feroci può essere motivata da legittima
difesa, questo non vale certo per gli animali domestici: l'unico vantaggio che
essi avrebbero nell'essere uccisi, sarà che la loro anima potrà, in tal modo,
liberarsi dal corpo e accedere a una dimora "superiore" (come ad
esempio un corpo umano), avanzando così nel processo di purificazione. Molto
contrastavano con le generali idee musulmane anche le idee di al-Rhazi sulla metempsicosi; e soprattutto, com'è naturale, il fatto
che egli avesse posto oltre a Dio altri quattro principi eterni. D'altra parte
– e questo è davvero un aspetto sorprendente del suo pensiero – al-Rhazi criticò duramente tutte le religioni, che, essendo
necessariamente in contraddizione fra loro, risultano contrarie all'unica
autentica verità (quella colta dalla ragione), e sono motivabili solo in forza
della tradizione e dell'abitudine. Esse (e il nostro autore attacca anche le
varie forme di profetiamo) sono foriere solo di distruzioni e guerre e
ostacolano il progresso della filosofia e della scienza: certo Platone e
Aristotele o Euclide e Ippocrate furono più utili all'umanità che non gli
autori dei Vangeli. Ma al-Rhazi arrivò addirittura a negare il carattere
fondamentale della religione musulmana, cioè il profetismo. E se è dubbio che
egli possa essere considerato ateo, però, almeno per questo aspetto, sarà stato
considerato kafir dai Musulmani. Si tenga presente che kafir,
comunemente tradotto con "infedele", in senso proprio è colui che
rifiuta la grazia concessa da Dio al profeta nel momento in cui lo rende
depositario della Rivelazione. Comunque anche per il "laico" al-Rhazi,
il massimo obiettivo intellettuale coincide con la conoscenza del creatore,
ancora una volta posta in cima a un curriculum di scienze. In virtù
della sua radicalità, la posizione di al-Rhazi non ebbe alcun peso nel mondo
musulmano.