ARNOLD RUGE
A cura di Erica Onnis e di Diego Fusaro
LA VITA
Arnold Ruge (1802-1880) appartiene a quel circolo
di pensatori politici che è passato alla storia come “Sinistra hegeliana” (secondo la definizione
di David Strauss) e che fece derivare conseguenze politiche rivoluzionarie dal
pensiero del filosofo di Stoccarda. Il motto hegeliano “ciò che è reale è
razionale; ciò che è razionale è reale” venne da loro inteso come un invito
rivoluzionario a razionalizzare il reale.
L'aspirazione politica di Ruge era quella di una repubblica borghese-democratica,
idea che causò il definitivo allontanamento del filosofo dalle posizioni
rivoluzionarie e totalmente antiborghesi di Karl Marx, con cui aveva pubblicato
i Deutsch-franzosische Jahrbucher. Nella tarda estate del 1846, Ruge
lasciò Parigi e, passando per la Svizzera, si recò a Lipsia, dove possedeva una
libreria. Accogliendo con favore la rivoluzione parigina del 1848, appoggiò il
diffondersi della rivoluzione in Germania. Nel periodo iniziale, prima della
fondazione dei partiti politici, potè unicamente frequentare il circolo
politico-letterario che si era formato attorno al Grenzboten. Ruge aderiva con
convinzione alle idee democratiche, come è attestato dalla sua piena adesione
alla rivoluzione del 48. Su di lui incise soprattutto l'insegnamento dei
riformatori sociali francesi e dei socialisti utopisti come Proudhon e Blanc. Ruge
incluse queste teorie nella sua opera L'istituzione della democrazia in
Germania o lo stato popolare e la libertà socialdemocratica, in cui sottolineò
gli interessi della classe operaia.
Dopo alcune incomprensioni che gli procurarono forti delusioni a Francoforte, spostò
le sue speranze politiche a Berlino, dove sperava si sviluppasse il centro del
movimento rivoluzionario. Propose di fondare una rivista radicale democratica e
progettava di trasferirsi a Berlino. Il suo giornale fu pubblicato con il nome Die
Reform nella casa editrice di Lipsia, con cui Ruge aveva già pubblicato le
altre sue opere. Come membro dell'associazione democratica, egli sviluppò
radicali concetti di democrazia e partecipò all'edizione in Germania del
manifesto elettorale del partito radicale democratico del 16 Aprile 1848. Die
Reform risultò in breve la rivista più radicale del partito
dell'opposizione borghese-democratico. Ruge fu anche l'autore del primo
manifesto programmatico della fazione Donnersberg e il suo impegno politico
verso il movimento democratico ebbe una fondamentale importanza durante la
rivoluzione. Nel Die Reform Ruge propugnò la costituzione di una
repubblica tedesca, il disarmo generale e una lega europea dei popoli. Le sue
frequenti assenze dal parlamento di Francoforte, dovute ai suoi numerosi
viaggi, lo portarono, nel 1848, a perdere il mandato. Come membro della
commissione che si occupava della questione austro-slava, supportò la
democrazia umanitaria, in quanto considerava questa forma di governo la
soluzione definitiva della questione polacca. Ma le forze conservatrici si
rafforzarono provocando non solo la chiusura della rivista di Ruge, il Die Reform,
ma anche la sua espulsione dalla Prussia in seguito alla quale il filosofo si
trasferì a Lipsia e assunse un nuovo ruolo supportando la rivoluzione del
maggio 1849 a Dresda: la sanguinosa repressione della rivolta lo obbligò a
fuggire rischiando l'arresto. L'attività di Ruge negli anni 1848-9, durante le
rivoluzioni, è sostanzialmente un’attività di ricerca. La sconfitta della
rivoluzione però fu per lui una gran delusione e lo costrinse per la seconda
volta ad abbandonare la Germania e a trasferirsi a Brighton, sulla costa
meridionale dell'Inghilterra. Fu ancora attivo nei primi anni che seguirono la
rivoluzione nella "Commissione democratica europea" a Londra, dove le
figure-guida dell'emigrazione politica, compresi Ledru-Rollin e Mazzini,
tentarono di coordinare i lavori dell'opposizione borghese-democratica. Da
questo momento in poi rimase relativamente inattivo fino alla morte, che lo
colse nel 1880.
IL PENSIERO
Per Ruge, fedele alla linea della Sinistra hegeliana, la realtà presente non ha ancora raggiunto la razionalità che le spetta: è infatti venata da infinite contraddizioni, soprattutto sul terreno sociale/politico. L’errore (o, come direbbe Marx, la “ideologia”) della Destra hegeliana sta nell’illudersi che il reale sia in sé razionale e pertanto degno di essere conservato nella sua interezza: proprio perché irrazionale, obiettano Ruge e gli altri della Sinistra, il reale dev’essere razionalizzato, ossia modellato in base all’idea di giustizia e di razionalità che per ora sussiste solo nelle menti degli uomini. Sicché il compito più autentico della filosofia è di negare lo status quo, smascherandone i vizi, le contraddizioni e le storture: la filosofia di Ruge e della Sinistra può allora essere tratteggiata come un costante anticipare il futuro attraverso la critica del presente. “Critica” è la loro parola d’ordine, accompagnata dalla negazione dialettica (mutuata da Hegel) del presente. Rispetto all’idea razionale dello Stato, inteso in modo liberale e democratico, la realtà presente non può che essere inadeguata: e pertanto ci si deve adoperare per trasformarla, per adeguarla al modello di Stato razionale. La religione stessa, per Ruge e per gli altri della Sinistra, deve cedere il passo alla filosofia, che – secondo gli insegnamenti di Hegel stesso – le è nettamente superiore perché fa uso del concetto anziché della rappresentazione. L’attività di Ruge e di buona parte dei membri della Sinistra è scandita soprattutto da pubblicazioni su giornali e riviste, anche alla luce del fatto che ad essi furono spesso preclusi l’insegnamento accademico e la pubblicazione di libri: comincia così ad affermarsi in Germania la nuova figura del letterato che vive solo dei proventi della sua attività professionale. A tal proposito, Ruge fonda nel 1838 gli “Annali di Halle per la scienza e l’arte tedesca” (poi intitolati “Annali tedeschi”), che saranno poi soppressi dall’agguerrita censura prussiana nel 1843. Nello stesso 1843, egli emigra a Parigi e incontra Marx: con lui fonda gli “Annali franco tedeschi”, di cui tuttavia vede la luce solo il primo numero. Ruge è perfettamente in sintonia con l’idea hegeliana secondo cui “la filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri”: fare filosofia significa capire la propria epoca. Ma Ruge dissente da Hegel nella misura in cui riconosce che lo spirito del tempo è naturalmente progressivo, sempre in corsa verso il futuro: l’errore di Hegel sta nell’aver invece cristallizzato i singoli momenti storici in essenze metafisiche. Sicché, fa notare Ruge, l’identità di reale e razionale dev’essere intesa non già come il presupposto della storia (come credevano Hegel e i membri della Destra hegeliana), bensì come il compito che deve essere in essa realizzato. Si tratta pertanto di mutare l’atteggiamento contemplativo di Hegel, che non aveva fede nelle elezioni e nella maggioranza, in azione politica volta a trasformare la realtà razionalizzandola.